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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Splendida cavalcata nella storia dell'editoria italiana a stampa
Dai,
non facciamo finta di niente: questo è uno di quei libri che richiede
appassionati della materia di cui tratta: la storia dell'editoria e del
libro. Se il tema non vi appassiona, lo giudicherete "pesante" e "noioso",
per quanti sforzi facciate per farvelo piacere.
Questo libro non è - prevedibilmente
- accessibile a chi non abbia almeno un'infarinatura sulla letteratura
italiana, e non sappia almeno chi siano Dante, Petrarca, Boiardo, Ariosto,
Aretino, Foscolo, Manzoni, De Amicis, D'Annunzio, Vittorini, Gadda, Pasolini...
Se invece questa storia vi affascina, con questo libro avrete trovato un ottimo maestro e un'ottima guida nei meandri dell'evoluzione del signor libro a stampa, e del mercato del libro, e dell'evoluzione della professione di persona-che-scrive. Il tutto scritto in tono serissimo e documentatissimo, ma con la capacità di alleggerire la narrazione con esempi, aneddoti e curiosità tali da tener costantemente accesa l'attenzione del lettore, che così non si annoia mai.
Ragone saltabecca dall'uno all'altro di una serie di personaggi emblematici, autori di opere emblematiche ("classici" della nostra letteratura), ognuna delle quali ebbe una sua fortuna o sfortuna editoriale, per motivi anche estranei al valore letterario di quanto era stato scritto. Capacità promozionali (eccellenti nell'Aretino o in D'Annunzio), amicizie, protezioni, presenza o meno di mecenati, qualità della rete commerciale dell'editore prescelto, anche semplice fortuna o sfortuna, contribuirono al successo o all'insuccesso di ciascuno di questi autori (alcuni dei quali divennero famosi solo dopo la morte, altri furono celebri in vita e dimenticati in morte).
L'opera di Ragone incuriosisce piace e
diverte anche per il modo in cui mostra le opere nel loro crearsi. Fra
atti di pirateria, di censura (un capitolo è dedicato a Ferrante
Pallavicino, decapitato per i suoi romanzi anti-cattolici, e a tutto
l'ambiente letterario ed editoriale di Venezia, all'epoca capitale italiana
dell'editoria), guerre commerciali, edizioni "accresciute" e "nuovamente
ricorrette" per fregare le imitazioni pirata eccetera eccetera... Un romanzo
sul libro, insomma.
Anche i capitoli sui personaggi meno noti,
come il Pulci col suo Morgante (successo strepitoso fra i suoi contemporanei)
sono gustosi quanto quelli sui personaggi più noti.
Personalmente ho trovato meno interessanti gli ultimissimi capitoli, quando la storia sfuma nella contemporaneità e Ragone, non potendo fare il vero storico, si mette a fare il critico letterario, con lunghe pagine in criticoletterariese sul carattere intrinseco ed estrinseco dell'Arte del tal scrittore. Uff! Ma si tratta di poche scivolate, tollerabili. In compenso diverte, e parecchio, seguire la progressiva nascita dell'editoria italiana contemporanea, intesa come industria, da Treves a Feltrinelli e da Foscolo a Bianciardi.
Sono poi un vero, piccolo romanzo le pagine e pagine dedicate alla tormentatissima storia di Cuore di De Amicis, con lo scrittore che per anni scalpita scalcia e non lo vuole scrivere, e l'editore Treves che incoraggia, blandisce, un po' minaccia, un po' lusinga, ed alla fine dimosta di aver visto giusto.
Altrettanto divertente è la guerra del Manzoni contro le contraffazioni dei Promessi sposi e il Foscolo di quella dell'Ortis, da lui lasciata a metà, e "miracolosamente" completata da un editore che aveva a cuore il pubblico del Foscolo più di quanto non potesse averne il Foscolo stesso.
Ma altrettanto affascinanti sono pure i capitoli sui secoli precedenti, come quello sull'arrivo della stampa in Italia e l'impatto sul mercato del libro manoscritto, o sul trionfo di Venezia nei primi secoli dell'editoria non solo per aver attratto umanisti geniali come il Manuzio, ma anche per il fatto di possedere una rete commerciale collaudata che garantiva un facile smercio ai libri ivi prodotti (il che attirava umanisti geniali eccetera, in un circolo virtuoso).
Per farla breve, ogni capitolo si raccomanda per gli aspetti curiosi, insoliti ed anche divertenti che garantiscono agli appassionati del tema e ai bibliofili in genere una lettura sempre varia e mai noiosa.
E visto che ho parlato di perle divertenti, concludo citandone una: l'invocazione ai lettori da parte di uno stampatore cinquecentesco affinché non prestino i libri ma costringano gli amici ad andarseli a comprare, per non danneggiarlo anzi e dargli modo di pagare una prosecuzione dell'opera allo scrittore (che, piccolo dettaglio, non era l'autore originale dell'opera, il Boiardo):