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[Saggio]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un testo gradevole, ma che sa un po' di dispensa universitaria.
Comincio
ad averne piene le scatole dei volumi che nel titolo promettono tutt'altro
rispetto a quel che poi si trova in effetti nel libro. Come in questo caso,
dove il titolo promette di parlare di "Bisanzio", mentre poi tratta esclusivamente
del periodo di Giustiano. Periodo interessante, per carità, ma a
ben guardare "tardoromano" più che "bizantino".
Giustiniano
era di lingua latina, si considerava imperatore romano, e lo era.
Le leggi, la religione, le istituzioni (esercito incluso) che reggevano
il suo impero erano quelle ereditate dall'impero romano (tardo).
Dunque,
un'analisi dell'esercito nel periodo giustinianeo non ci dice nulla del
vero e proprio impero bizantino che è più familiare al grande
pubblico, quello di lingua greca che si consolidò come realtà
statuale originale dopo che Bisanzio ebbe perso i domini occidentali
e una bella fetta di quelli orientali. Ovvero, a partire dall'ascesa dell'Islam.
So
che questo incidente non si deve di certo all'autore, bensì all'editore.
Il che non toglie però che sia seccante.
Per
quanto riguarda il libro, esso ha l'asciuttezza e le l'aspirazione all'esaustività
tipica delle dispense d'un corso universitario.
E
in effetti riesce ad essere esaustivo, anche se a costo di una certa noiosaggine,
visto che l'autore cade spesso nella tentazione degli elenchi. Elenchi
delle vittorie e delle sconfitte bizantine durante la guerra gotica. Elenco
del tipo di tattiche scelte dai bizantini durante la guerra persiana. Elenco
dei tipi di armi... Elenco...
In un testo divulgativo come questo (e un tascabile di 200 pagine non può essere altro che divulgativo) non muore nessuno anche se si tralascia di elencare il più dimenticato scontro nelle più dimenticate aree dei più dimenticati conflitto dell'epoca. Magari, si sarebbe potuto trascurare qualche dettaglio a vantaggio d'una maggiore veduta complessiva... Magari cercando di comprendere il senso militare delle scelte di Giustiano e successori... (Giustiniano fu un pazzo reazionario ancorato a un passato morto e fossile, o al contrario l'ultimo vero imperatore dotato di una "Visione" nella tarda antichità? Leggete questo libretto... e non lo saprete, perché l'autore si astiene dal porsi queste domande... Preferisce elencare tipo di armamento e tipi di reggimento...).
Leggendo questo volumetto si comprende il motivo delle critiche mosse dagli specialisti di Bisanzio, quale è Ravegnani, ad un'opera come La grande strategia dell'impero bizantino di Edward Luttwak, che ribalta questo tipo d'impostazione espositiva.
Laddove Ravegnani arranca con ritmo regolare, un passo dopo l'altro, Luttwack spazia. Il primo è accademicamente corretto ma noioso: lo leggi per dovere, non per il piacere della conoscenza. Il secondo è accademicamente scorretto ma brillante e provocatorio: lo leggi per il piacere della conoscenza. Ho faticato a finire le 200 pagine tascabili del libro di Ravegnani, mentre il problema non si è posto per le 540 pagine in formato pieno del libro di Luttwack. È vero che nella vita lo stile non è tutto, però poterci contare sopra, aiuta.
Paradossalmente, le parti più vivaci del libro di Ravegnani sono quelle in cui riassume l'andamento delle guerre, in primis quella gotica, il che dimostra che volendo è capace di narrare anche lui. Ma è la sua formazione mentale di accademico a spingerlo ad essere pedestre, e prudente, in modo esasperante.
In conclusione: questo è un buon testo di livello universitario, scritto da persona le cui credenziali accademiche sono al di sopra di ogni sospetto, ma è nato con ambizioni divulgative che a mio parere non sono state pienamente soddisfatte.
Certo, fra gli alti meriti devo anche riconoscergli quello di avermi fatto venir voglia di rileggere Procopio di Cesarea... ma questo è un altro discorso.