Home page Giovanni Dall'Orto > Recensioni > Recensioni di fantascienza > Lui è leggenda!
 
Christopher Conlon (a cura di), Lui è leggenda! Omaggio a Richard Matheson, "Millemondi Urania", n. 57, autunno 2011 [2009].
 
Copertina di Christopher Conlon (a cura di), ''Lui è leggenda!''

[Antologia  horror]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Non è la fantascienza che è in crisi: è "Urania". Che ormai pubblica solo fantasy e horror... Perché?

Inizio con una "confessione". A me piace la fantascienza. Ripeto, f-a-n-t-a-s-c-i-e-n-z-a. Non horror, non fantasy, non thriller, non Harmony, non noir, non spy-story, non poliziesco... no: fantascienza.

Per questo motivo ho alcune strane abitudini. Per dire, se mi piace la fantascienza, allora compero libri di fantascienza (che so, i volumetti di "Urania") aspettandomi che pubblichino... indovinate cosa? Ebbene sì, fantascienza!
Eppure, questo concetto sembra diventato troppo complesso per i redattori di "Urania". Che ultimamente, dopo aver appena finito (deo gratias!) tutta la zavorra fantasy che i lettori s'erano rifiutati di comprare con "Epix", adesso passano alla zavorra horror...
Questo volume è infatti un'accozzaglia di prequel, sequel e spin-off di opere horror di Richard Matheson.

Ora, Matheson è un autore che ha saputo spaziare in vari campi, che vanno dalla fantascienza, al thriller, all'horror. Proprio per questo motivo, se compro un'antologia ispirata a lui in una collana di fantascienza, mi aspetto che tale antologia prenda in prestito i personaggi dei racconti di fantascienza di Matheson (e non, che so, dei suoi gialli). Dopo tutto, in passato lo si è già fatto con altri, per esempio Isaac Asimov, o Larry Niven, o Frank Herbert...


Ebbene, sbagliato. Preparatevi a far la conoscenza di zombies, fantasmi, morti viventi e vampiri.

Come sia questo libro io non lo so. Dopo la quinta storiella horror che mi ero dovuto sciroppare l'ho piantato lì. Perché non solo si tratta di racconti horror, ma addirittura di racconti horror che per essere capiti presuppongono che voi abbiate già letto, prima di leggere loro, l'Opera omnia di Matheson. Ebbene: quante sono le persone che rientrano in questa categoria? Davvero molto poche, credo. (Il che mi lascia intuire che "Urania" deve aver portato via per quattro euro i diritti di traduzione: "Eh, sì, effettivamente non è fantascienza, però costava così pocooo....").


Quanto è accaduto mi fa capire due cose.
Primo, il modello editoriale di "Urania" è scoppiato. Se non pubblica uno degli autori acquistati all'ingrosso dei quali sta proponendo di fatto l'Opera omnia, come Haldeman o Sawyer, non si può più permettere nessun altro, e quindi deve usare come riempitivo qualsiasi fondo di magazzino. (E Matheson in Italia è pubblicato da Fanucci, quindi se questo volume lo pubblica Mondadori vuol dire che Fanucci non ha reitenuto che valesse la spesa).
Secondo, per quanto il mercato editoriale italiano della fantascienza soffra particolarmente della crisi mondiale del genere fantascientifico, lo zoccolo duro dei lettori è ancora sufficientemente largo e fedele da poterlo continuare a maltrattare rifilandogli letteralmente qualsiasi schifezza di qualsiasi tipo. Forse non saremo rimasti in molti, ma noi che siamo rimasti siamo i "tossici marci", ed anche se ci tagliano la "roba" con borotalco e stricnina, non possiamo fare altro che continuare a "farci in vena" con quel che ci è venduto, perché abbiamo bisogno di quelle tracce di fantascienza pura che sopravvivono, quasi per sbaglio, in questa collana.
Per lo meno: questo è il modo in cui sembra che vedano la cosa ad "Urania". Me li vedo discuterne: "Tanto, quelli sono drogati, si farebbero di qualsiasi cosa, quindi fanculo la fatica di cercare di dar loro roba raffinata. Non la meritano! Per loro, champagne o Tavernello, è la stessa roba...".
Noto in effetti che, nonostante Matheson sia stato anche un giallista, la Mondadori si è ben guardata dall'osare pubblicare questo volume nella collana dei "Gialli Mondadori": Immagino temessero la reazione dei lettori (e giustamente).

Non so quanto possa durare una situazione così, per cui alla Mondadori prima raccattano quel che costa poco, e poi cercano d'immaginare in quale collana possono infilarlo, che c'entri o non c'entri.
A mio parere stiamo vivendo gli ultimi strascichi di un modo di distribuzione obsoleto, che appesantisce il budget con il costo non indifferente delle "rese" delle edicole, sottraendo risorse che sarebbero preziose per strappare contratti con autori meno assurdi di quelli pubblicati fin qui, e in questo modo tamponare il calo dei lettori.
Forse, anzi, probabilmente, fra dieci o cinque anni l'equivalente di "Urania" lo compreremo sotto forma di e-book. Io per ora un libro importante non me la sento di comprarlo in forma "virtuale" (troppo rischioso pensare possa "evaporare") e tanto meno ho voglia di pagare quanto il suo equivalente cartaceo un testo meramente virtuale. Ma per un prodotto di consumo, perché no: chi lo compra più, l'orario dei treni? Ed anche se ci viene recapitato a casa, chi lo sfoglia più, l'elenco del telefono?


In conclusione, forse questo ennesimo "incidente" (che dimostra che i primi a non comprendere più a cosa serva una collana di libri di fantascienza sono i redattori di "Urania"), ci mostra meglio di qualsiasi altro ragionamento che "Urania" ha ormai fatto il suo tempo.

Io d'ora in poi raddoppierò la cautela prima di comprare un "Urania". Ormai i bidoni avvengono in media un volume ogni due. Sto leggendo la quadrilogia di Jasper Fforde  (sono al quarto volume), venduta in libreria a prezzo pieno, che mi dimostra che la fantascienza geniale è ancora prodotta. A 17 euro a volume, mi è costata una bella sommetta, eppure calcolando che con "Urania" due volumi su tre sono da buttare, alla fine non mi è costata affatto di più, anzi ho evitato di sprecare il mio tempo iniziando robe che non mi potevano piacere.

Riposa in pace, cara vecchia "Urania": ormai sei un morto che cammina: questi continui inganni ai tuoi lettori segnalano la gravità della crisi nello stesso modo in cui la trasformazione delle sale cinematografiche in cinema porno, a suo tempo, fu il segnale della prossima fine dei cinemà per famiglie.

P.S. Di questo volume una cosa la salvo: la copertina. Non ci sono i soliti pupazzetti di gomma cromati... Questa si che è 'na leggenda!.


 
 
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons "Attribuzione - Non opere derivate 2.5" Italia.
La ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto i termini di tale licenza. La ripubblicazione parziale è concesso esclusivamente previo accordo con l'autore: scrivere per accordi.
[Torna alla pagina principale] [Torna all'indice delle recensioni]
[Mandami correzioni, suggerimenti o proponimi un nuovo link]