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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Che tenerezza... Sembra d'essere tornati agli anni Cinquanta.
Dunque, esiste un Paese in cui una rivista
di fantascienza vende mezzo milione di copie, e viene letta, a furia
di passaggi di mano, da cinque milioni di esseri umani.
Sembrerebbe il paradiso degli scrittori
di fantascienza, che a rigore, con un pubblico di quelle dimensioni, gliela
fanno una gran pernacchia, a Dan Brown e ai suoi best-sellers da
pezzentone.
Doverosa era quindi una puntata esplorativa
in questo universo tanto diverso e lontano da quel pianetino chiamato Italia,
dove la fantascienza langue, sospira e vivacchia con poche migliaia di
copie vendute al mese. Chissà a quali straordinari talenti avrà
permesso di fiorire, un mercato tanto vasto!
Un bel "bravo" quindi a "Urania" che s'è
presa il maldipancia di aprirci uno spiraglio su questa realtà (che
poi sarebbe la Cina), con un'antologia del mejo der mejo
dal 1980 al 2006.
(Questo a quanto pare è il volume
uno, dato che a quanto leggo si recidiverà con un volume due).
Orbene, se la fantascienza è costituita
da favole per bambini che hanno per protagonisti barbosi professori
universitari con nomi di una sola sillaba, allora questa è fantascienza.
E se da un lato m'ha affascinato moltissimo
poter dare una sbirciata a un mondo e a una mentalità così
diverse dalle nostre (e alle quali faremo bene ad abituarci da subito,
e magari a farcele piacere, visto quel che ci serba il futuro...), dall'altra
quel che ho visto sbirciando sarà anche insolito, però ondeggia
fra il puerile e il noioso.
Qui troviamo studenti universitari che
scoprono un siero per... riportare in vita i cadaveri recuperati in mare
dai pescatori locali (e sì che perfino Harry
Potter ci ha insegnato che quando hai i neuroni ormai quatriduani
neppure la magia conosce rimedi, figuriamoci la scienza) e per soprammercato
scoprono pure (ma guarda tu com'è piccolo il mondo!) che si tratta
della figlia del caro professore d'università caduto in disgrazia
politica.
Abbiamo batteri extraterrestri capaci
di corrodere tutto (metalli, rocce... esseri umani) in un amen, che però
vengono sconfitti grazie all'eroico e patriottico sforzo delle lungimiranti
e competenti autorità accademiche cinesi e al sacrificio personale
dei professori universitari che li studiano.
Abbiamo costruttori di tombe e mausolei
che girano per i pianeti a costruire le degne ultime dimore per gli eroi
del lavoro sacrificatisi sul campo del dovere (il che implica che pure
in Cina costino molto meno i mausolei che l'antinfortunistica..).
Abbiamo il Sole che minaccia di schioppare,
e allora le eroiche e sagge autorità politiche spostano la Terra
verso un'altra stella, così, nel vuoto cosmico, incuranti delle
incomprensioni del popolino che tumultua: tanto alla fine si dimostrerà
che avevano ragione loro.
Abbiamo perfino uno studente (universitario:
e che altro?) che duplica se stesso perché l'originale non ha il
coraggio di fare la dichiarazione d'amore alla compagna di studi, ma il
duplicato sì.
Devo davvero proseguire nell'elenco? Manca
solo "Biancaneve e i Sette onorati spiriti degli antenati", e l'antologia
è completa.
Non sono scontento del fatto che "Urania"
abbia aperto questa finestra e questo spiraglio su un mondo che non conoscevamo.
Onore e gloria alla grande redazione popolare e patriottica della rivista
"Urania"! Lunga vita ai compagni uraniastri, avanguardia e guida del popolo
dei lettori di fantascienza italiano!
Però, non è colpa loro,
lo so, ma se leggendo questi racconti sembra di ripescare quei raccontini
riempi-fascicolo che si trovano in fondo ai vecchissimi numeri di "Urania",
scritti malissimo e di un'ingenuità sconvolgente, cosa ci posso
fare, se non mettermi a ridere?
Certo che sì: anche le tigri
di carta imperialiste americane sono perfettamente in grado di scrivere
racconti di fantascienza brutti (il che vuol dire piatti, banali,
ingenui, ripetitivi, scontati, prevedibili) come questi: lo sanno
fare, e lo hanno fatto: a lungo. Però lo hanno fatto negli anni
Quaranta e Cinquanta del secolo scorso!
Che poi sarebbero oltre tutto gli anni
dell'"Epoca d'oro" della fantascienza, quella in cui al di sopra delle
rivistacce popolate di scienziati pazzi che inventavano il fluido per diventare
invisibili, si facevano strada i titani come Asimov, Clarke, Pohl e compagnia
cantante...
Starà accadendo lo stesso anche
in Cina? Sotto la cenere starà covando il fuoco dei nuovi Philip
Dick dagli occhi a mandorla? Me lo auguro.
Soprattutto per quei cinque milioni di
poveracci che sono costretti a leggere questa robaccia, in mancanza di
meglio...
Quanto a me, col cavolo che compro il volume
due.
Specie ora che quegli sparagnini di uraniastri
ci han tolto la plastificazione alla copertina per risparmiare 0,001 centesimi
a copia, così che basta un nulla per rigarla e sporcarla...
P.S. Off-topic: non mi piacciono mai
le copertine di "Urania", tutte assolutamente identiche, tutte con
gli stessi pupazzetti inespressivi e tutte con la stessa ferraglia cromata,
totalmente intercambiabili, totalmente im-memorabili (tanto varrebbe uscire
ogni mese con la copertina bianca, ed amen).
Ma questa volta, l'astronave rosso fiammante
in copertina è proprio carina. E negli edifici sotto di essa c'è
un lieve tocco surreale, o almeno lo sforzo per mettercelo.
Con un poco di sforzo e molta immaginazione
si potrebbe addirittura sognare che sia tornato Karel
Thole. Niente niente vuoi vedere che gli avran dato l'apposito
filtro cinese?