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Lorenzo Andolfatto (a cura di), Shi kong. China futures, "Urania" n. 1564, novembre 2010 [1980-2006].
 
Copertina di ''Shi Kong. China futures''.

[Antologia di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Che tenerezza... Sembra d'essere tornati agli anni Cinquanta.

Dunque, esiste un Paese in cui una rivista di fantascienza vende mezzo milione di copie, e viene letta, a furia di passaggi di mano, da cinque milioni di esseri umani.
Sembrerebbe il paradiso degli scrittori di fantascienza, che a rigore, con un pubblico di quelle dimensioni, gliela fanno una gran pernacchia, a Dan Brown e ai suoi best-sellers da pezzentone.
Doverosa era quindi una puntata esplorativa in questo universo tanto diverso e lontano da quel pianetino chiamato Italia, dove la fantascienza langue, sospira e vivacchia con poche migliaia di copie vendute al mese. Chissà a quali straordinari talenti avrà permesso di fiorire, un mercato tanto vasto!

Un bel "bravo" quindi a "Urania" che s'è presa il maldipancia di aprirci uno spiraglio su questa realtà (che poi sarebbe la Cina), con un'antologia del mejo der mejo dal 1980 al 2006.
(Questo a quanto pare è il volume uno, dato che a quanto leggo si recidiverà con un volume due).


Orbene, se la fantascienza è costituita da favole per bambini che hanno per protagonisti barbosi professori universitari con nomi di una sola sillaba, allora questa è fantascienza.
E se da un lato m'ha affascinato moltissimo poter dare una sbirciata a un mondo e a una mentalità così diverse dalle nostre (e alle quali faremo bene ad abituarci da subito, e magari a farcele piacere, visto quel che ci serba il futuro...), dall'altra quel che ho visto sbirciando sarà anche insolito, però ondeggia fra il puerile e il noioso.

Qui troviamo studenti universitari che scoprono un siero per... riportare in vita i cadaveri recuperati in mare dai pescatori locali (e sì che perfino Harry Potter ci ha insegnato che quando hai i neuroni ormai quatriduani neppure la magia conosce rimedi, figuriamoci la scienza) e per soprammercato scoprono pure (ma guarda tu com'è piccolo il mondo!) che si tratta della figlia del caro professore d'università caduto in disgrazia politica.
Abbiamo batteri extraterrestri capaci di corrodere tutto (metalli, rocce... esseri umani) in un amen, che però vengono sconfitti grazie all'eroico e patriottico sforzo delle lungimiranti e competenti autorità accademiche cinesi e al sacrificio personale dei professori universitari che li studiano.
Abbiamo costruttori di tombe e mausolei che girano per i pianeti a costruire le degne ultime dimore per gli eroi del lavoro sacrificatisi sul campo del dovere (il che implica che pure in Cina costino molto meno i mausolei che l'antinfortunistica..).
Abbiamo il Sole che minaccia di schioppare, e allora le eroiche e sagge autorità politiche spostano la Terra verso un'altra stella, così, nel vuoto cosmico, incuranti delle incomprensioni del popolino che tumultua: tanto alla fine si dimostrerà che avevano ragione loro.
Abbiamo perfino uno studente (universitario: e che altro?) che duplica se stesso perché l'originale non ha il coraggio di fare la dichiarazione d'amore alla compagna di studi, ma il duplicato sì.
Devo davvero proseguire nell'elenco? Manca solo "Biancaneve e i Sette onorati spiriti degli antenati", e l'antologia è completa.


Non sono scontento del fatto che "Urania" abbia aperto questa finestra e questo spiraglio su un mondo che non conoscevamo. Onore e gloria alla grande redazione popolare e patriottica della rivista "Urania"! Lunga vita ai compagni uraniastri, avanguardia e guida del popolo dei lettori di fantascienza italiano!
Però, non è colpa loro, lo so, ma se leggendo questi racconti sembra di ripescare quei raccontini riempi-fascicolo che si trovano in fondo ai vecchissimi numeri di "Urania", scritti malissimo e di un'ingenuità sconvolgente, cosa ci posso fare, se non mettermi a ridere?

Certo che sì: anche le tigri di carta imperialiste americane sono perfettamente in grado di scrivere racconti di fantascienza brutti (il che vuol dire piatti, banali, ingenui, ripetitivi, scontati, prevedibili) come questi: lo sanno fare, e lo hanno fatto: a lungo. Però lo hanno fatto negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso!
Che poi sarebbero oltre tutto gli anni dell'"Epoca d'oro" della fantascienza, quella in cui al di sopra delle rivistacce popolate di scienziati pazzi che inventavano il fluido per diventare invisibili, si facevano strada i titani come Asimov, Clarke, Pohl e compagnia cantante...
Starà accadendo lo stesso anche in Cina? Sotto la cenere starà covando il fuoco dei nuovi Philip Dick dagli occhi a mandorla? Me lo auguro.
Soprattutto per quei cinque milioni di poveracci che sono costretti a leggere questa robaccia, in mancanza di meglio...

Quanto a me, col cavolo che compro il volume due.
Specie ora che quegli sparagnini di uraniastri ci han tolto la plastificazione alla copertina per risparmiare 0,001 centesimi a copia, così che basta un nulla per rigarla e sporcarla...


P.S. Off-topic: non mi piacciono mai le copertine di "Urania", tutte assolutamente identiche, tutte con gli stessi pupazzetti inespressivi e tutte con la stessa ferraglia cromata, totalmente intercambiabili, totalmente im-memorabili (tanto varrebbe uscire ogni mese con la copertina bianca, ed amen).
Ma questa volta, l'astronave rosso fiammante in copertina è proprio carina. E negli edifici sotto di essa c'è un lieve tocco surreale, o almeno lo sforzo per mettercelo.
Con un poco di sforzo e molta immaginazione si potrebbe addirittura sognare che sia tornato Karel Thole. Niente niente vuoi vedere che gli avran dato l'apposito filtro cinese?


 
 
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