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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Il solito minestrone all'italiana. "Fantascienza" con dentro le fate. E per di più noiosa..
"Il cane torna sempre al suo vomito", e quando si parla di fantascienza italiana non c'è sforzo o discorso che tenga, o "premio Urania" che stimoli. Gli autori italiani non si vogliono rassegnare al fatto che la fantascienza è un genere letterario d'intrattenimento, imperniato sugli avvenimenti e sulle idee, e non sull'approfondimento psicologico. Quindi cercano di distorcerla per farne lo sfogo per le loro mire di Grande Letterati Incompresi.
Ed è così che il primo dei due racconti riuniti in questo fascicolo del mensile "Urania" fatica a partire, anzi s'ingorga fin da subito nella NOIA più barbarica, dato che l'autore decide di dare "spessore psicologico" al suo personaggio, che peraltro avrebbe funzionato perfettamente anche senza essere "spesso" ed avere una malattia terminale che lo consuma. (Che il tema sia trattabile nella Fantascienza, peraltro, lo dimostra lo splendido racconto "Tiny Tango" di Judith Moffett (1989), Premio Nebula... che però non è stato scritto da un italiano, e quindi funziona).
Lo
"spessore" ovviamente va inteso all'italiana: qui si soffre un po', si
rimugina molto, si languisce anzichenò, si soliloquia vieppiù,
si hanno Profonde Intuizioni su "la
Vita, l'Universo e Tutto Quanto"... e ci si dimentica invece di rendere
interessanti le vicende che dovrebbero tenere in piedi la narrazione. Per
dirne una sola: una banale scampagnata in montagna diventa l'occasione
per pagine e pagine di racconto, in cui non succede nient'altro che l'arrampicata
stessa, del tipo: "Forza, mancano pochi metri". "Vai avanti tu,
non ce la faccio". "No, dai, ce la fai".
Santo
cielo, è noioso e non vuol dire nulla, quindi può essere
altro se non Arte, tutto ciò? Complimenti ad "Urania"!
Per
carità: una volta che si è capito che questo è il
solito Libro con Messaggio Profondo, si procede spediti: è sufficiente
saltare a piè pari tutte le pagine di seghe mentali che "danno
spessore psicologico"!
Così
drasticamente alleggerita la vicenda inizia ad essere leggibile,
e a tratti perfino godibile. I personaggi sono tutti improbabili, però
simpatici, e in fantascienza l'improbabilità non è un difetto,
anzi è una risorsa...
Ma
che palle però quando, dopo tante attese, iniziano a spuntare
fuori le fate e i folletti. E questa sarebbe fantaSCIENZA?
In più, la vicenda si svolge in un'improbabile valle agreste a metà fra Pavese e Buzzati (e naturalmente tutti noi sentivamo un urgente bisogno di avere una riproposizione "povera" e di seconda mano di Pavese e Buzzati...), una Shangri-La (a proposito di cliché scontati...) inaccessibile dall'esterno, dove la popolazione segue misteriosi e arcani riti celtici e druidici...
Vero,
a un certo punto l'autore si rende conto di averla fatta grossa, scrivendo
un racconto di fantascienza senza fanta e senza scienza, e ci ficca
dentro un disco volante. Ma niente paura, sono appena due pagine
sul oltre cento, e così come c'è entrato il disco volante
svanisce subito, e l'attenzione, com'è giusto, si
concentra nuovamente sulla malattia terminale del protagonista e i suoi
amori "impossibili" con una fata locale...
Posso
dirlo? Una minchiata solenne!
E questo
in barba al fatto che ogni tanto, quando l'autore scorda di avere un Messaggio
Importante Da Dare al Mondo, la vicenda rischia anche di prendere il volo.
Ma
niente paura: ogni volta, con mira sicura, Claudio Asciuti la impallina
prima che riesca a decollare, grazie a ulteriori ruminazioni interiori
del protagonista.
Al rogo!
Il
secondo racconto ci porta invece a una distopia in cui gli oroscopi
e l'astrologia sono diventati una religione dominante, e il protagonista
fa parte del corrispondente locale della Inquisizione.
Ha
però un problema, un problema grave: sta perdendo la Fede, e
si tormenta molto per questo fatto, e soffre, e...
La
parabola che ha compiuto il volumetto, per raggiungere la cassetta della
carta da riciclare, aveva un'eleganza geometrica degna delle migliori analisi
di balistica. Così, alla fine, un poco di "scienza" sono riuscito
a farcela entrare io, in questo fantalibraccio.
Non
compratelo, o scrivete lettere furibonde alla redazione di "Urania".
E poi dicono che la fantascienza sia in crisi. Ma se si adattasse al livello qualitativo di questo libro, riuscirebbe ad essere in crisi addirittura la pornografia!
Al rogo!