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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Idee scoppiettanti e assai originali, ma svolgimento della narrazione un po' goffo.
A mio
parere Hal
Clement è uno dei più grandi scrittori mondiali di fantascienza,
autore di autentici "classici" del genere (come Stella
doppia 51 Cygni, o Enigma 88, o Pianeta di ghiaccio),
ma è funestato da un problema non piccolo: l'enorme disomogeneità
qualitativa della sua produzione.
A
differenza di quanto accade con autori come Isaac Asimov, al cospetto
dei quali si sa che se quanto si sta per leggere non sarà un capolavoro
sarà almeno un prodotto di media qualità, con Clement ogni
libro è un terno al lotto. Ci si può imbattere in un capolavoro
assoluto, o in un romanzetto dozzinale. Quello che manca nella sua
produzione è proprio la media qualità, direi.
E
si può immaginare quanto ciò abbia giovato alla sua fama
(decisamente inferiore ai suoi meriti) e alla conoscenza delle sue opere.
Per mia sfortuna Nati dall'abisso, che ho faticato un poco per rintracciare sul mercato dell'usato, appartiene alla categoria dei romanzetti. È un'opera che nulla aggiunge e nulla toglie al genere fantascientifico, pur non essendo malvagia, e pur potendo contare sull'usuale quantità industriale d'idee scientifiche audacissime e spinte alle estreme conseguenze che Clement riversa nei suoi scritti.
La trama si basa su una Terra futura - in piena crisi energetica – in cui il protagonista è chiamato a indagare su misteriose sparizioni di esploratori oceanici. Per non farla troppo lunga, si scoprirà che causa delle sparizioni sono i rapimenti da parte di una comunità d'esseri umani che all'inizio della crisi energetica hanno scelto di ritirarsi segretamente in fondo al mare, adattandosi alle condizioni di pressione estrema, per non condividere il destino del resto della razza umana. Di più preferisco non dire.
Clement
è un esponente della fantascienza hard, quella che mette
l'accento più sulla parola "scienza" che sulla parola "fanta". Le
estrapolazioni scientifiche lo affascinano come il fuoco affascina una
falena, ed ogni suo scritto, anche il più scadente, garantisce sempre
uno zampillìo continuo d'idee, ipotesi, estrapolazioni.
Su
certi aspetti ci ha azzeccato al punto da crearci qualche problema nel
ricordarci che questo romanzo è del 1973 (e quindi se parla di manipolazione
genetica e creature transgeniche sta parlando di qualcosa che al suo tempo
era al di là dal venire...).
Ciò
detto, resta il fatto che a volte Clement si lascia prendere la mano (proprio
come il suo successore Greg
Egan) dalla bellezza dell'ipotesi in quanto tale, dal gioco di
risolvere scientificamente i problemi, a tutto scapito della narrazione
vera e propria.
Il
punto debole di Nati dall'abisso è infatti la vicenda stessa
-- e scusate se è poco, per un romanzo.
Le
motivazioni per cui il gruppo umano s'è rifugiato in fondo all'abisso
(l'egoismo -- per non sottostare al contingentamento dell'energia), sono
semplicemente ridicole, specie poi per il fatto che pur di non doversi
ricordare di spegnere la luce quando si esce da una stanza questi signori
hanno rinunciato a tutta la cultura della razza umana (a pressioni altissime
l'atto del respiro rischia di lacerare i polmoni, quindi hanno rinunciato
a respirare, e a parlare, ed anche a scrivere... Comunicano a gesti! Che
razza di Paradiso, hanno costruito!).
Clement
si diverte a escogitare soluzioni una più ingegnosa dell'altra per
spiegare come la razza umana potrebbe sopravvivere in fondo a un abisso
oceanico.
Il
romanzo è un fuoco di fila di trovate astute e a volte addirittura
eleganti per spiegarci il "come". Il problema è che manca totalmente
la risposta relativa al "perché" dovrebbe farlo. Il pretesto
della crisi energetica è semplicemente risibile, come risibili
sono le dinamiche fra i personaggi, che si comportano in modi bizzarri
e spesso ben poco umani... Tutta l'attenzione dello scrittore è
in effetti dedicata alla risoluzione delle sfide intellettuali poste dalla
sua domanda iniziale: "Come potrebbe l'Uomo vivere in fondo a un abisso
oceanico?".
Questo
romanzo è una risposta originale e a tratti anche divertente a questa
domanda.
Ma
non rispondendo in modo soddisfacente, come detto, alla domanda "Ma
per quale cappero di motivo dovrebbe mai fare una cosa tanto assurda?",
alla fine il responso può essere solo uno: il romanzo non
è pienamente riuscito.
Peccato. Perché la mente e la fantasia di Clement sono tanto originali che perfino in una ciambella riuscita senza buco come questa non si può fare a meno di ammirarle...