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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Capperi, quando uno sa scrivere, lo si vede...
Ci sono già così tante recensioni per questo volume che aggiungere la mia pensando che sarà letta fra tutte è un po’ presuntuoso.
Mi limiterò quindi a due appunti rapidi (perché volendo su questo romanzo ci sarebbe molto da dire): uno, Crichton conferma di saper scrivere, e due, se avete visto il pessimo film tratto da questo libro, be’, scordatevelo: il film è in pratica solo un bigino del libro, ma ne riduce all’osso la trama, lo sviluppo e il tono, perdendo per strada le sfumature e le sottotrame di cui il libro abbonda. Ma ehi, non tutti i registi riescono a rendere i romanzi di Crichton come in Jurassic Park, che è buono (quasi) quanto il libro da cui è stato tratto …
Crichton
amava documentarsi scrupolosamente per ogni volume che produceva, e per
capire quanto fosse scrupoloso basti solo vedere la bibliografia in calce
al volume, degna d’una monografia di storia.
L’immersione
nel medioevo francese in cui fa piombare i suoi personaggi, che volevano
solo testare il funzionamento della prima “macchina del tempo”, è
totalmente godibile: in pratica è una visita guidata a casa dei
nostri antenati, comprendente nel prezzo la partecipazione (controvoglia)
a un torneo (è semplicemente esilarante, la descrizione del panico
d’un uomo del XX secolo alla prese con le armi e gli usi guerreschi del
XIV), la visita a un monastero cistercense, o il coinvolgimento altrettanto
involontario in una sanguinosa scaramuccia della Guerra dei Cent’anni...
L’unico
vero difetto di questo scrittore era che troppo spesso pensava i suoi libri
già per la trasposizione cinematografica, e quindi abbondano ogni
poche pagine le situazioni improbabili ed acrobatiche in cui perfino uno
stuntman professionista faticherebbe a sopravvivere. Quindi aspettatevi
inseguimenti a go-go sui tetti e sulle travature e perfino sui controsoffitti,
voli di dieci metri da cui i protagonisti si rialzano senza un graffio
ed ovviamente sì, il classico dei film hollywoodiani: la persona
inseguita che scompare aggrappandosi a un cornicione, all’esterno di una
torre di un castello. È noto infatti che i castelli medievali venivano
costruiti dotandoli di cornicioni capaci di reggre il peso di un uomo,
in modo da favorire una migliore presa a coloro che intendessero scalarne
le mura...
Insomma,
a volte gli inseguimenti e le scazzottature sono così estremi e
cinematografici da strappare un “Ma per piacereeee!” al povero lettore.
E
tanto per restare all’hollywoodiano, anche i personaggi sono a tinte forti:
i cattivi per esempio non sono solo cattivi: sono pure decisamente stronzi!
E così via...
A parte questo, però le oltre 670 pagine si divorano d’un fiato. Tutto quadra, il meccanismo funziona senza cigolii, come un motore perfettamente oliato. È un romanzo splendido, che può essere consigliato e regalato a colpo sicuro. Ha elementi per piacere allo stesso modo, sia pure per motivi diversi, tanto al colto che all’incolto. E scusate se è poco.
E se per chiudere mi è concesso ancora un appunto, ne approfitto: Crichton è stato uno dei migliori scrittori di fantascienza del secolo scorso. Ma siccome è stato uno scrittore di successo, non viene mai inserito nella categoria “fantascienza”, tanto per confermare che se un libro è buono non può essere fantascienza, e se è fantascienza non può essere buono.
Questo volume invece è al 100% fantascienza, si basa sul classico cliché dell’invenzione della macchina del tempo, che risale addirittura ai pionieri del genere (H. G. Wells ne ha scritto già nel 1895!), anche se poi ha la marcia in più di essere gestito anche come un romanzo storico, molto attento alla verosimiglianza storica.
E mi fermo qua.