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Recensione di Giovanni
Dall'Orto
Splendido
libro, molto difficile, ma che merita lo sforzo!
Quando
ero al Liceo avevo un (ottimo) professore di matematica che nutriva un
amore per la sua materia del tutto incomprensibile, al punto che nelle
ore libere si rilassava risolvendo equazioni.
Greg
Egan è fatto dello stesso stampo di quel mio professore. La fantascienza
che scrive non è hard, è very very hard!
Il
piacere che prova Egan nell'abbandonarsi a speculazioni matematiche è
palese. Come chiarisce in appendice a questo libro, alcune sono addirittura
speculazioni fisico-matematiche nemmeno condivise da tutti gli scienziati.
E con questo ho detto tutto. Cioè che Egan è matto furioso,
ed aprendo questo libro preparatevi alla costruzione da zero d'un sistema
fisico-matematico da parte d'una razza aliena, alle prese con un'emergenza
per scampare alla quale deve risolvere con urgenza una serie di problemi
scientifici. E si dà un sacco da fare per riuscirci.
(Una
serie di saggi matematici sulle basi del romanzo è sul sito di Egan,
con tanto di animazioni).
Aggiungo subito che questo libro è un capolavoro (pur NON essendo il migliore di Egan). Possiede la compatta coerenza d'un fascio d'ipotesi messe sul piatto in base a precise regole di partenza, seguite con coerenza ferrea per vedere dove portino. Questa è fantascienza speculativa nella sua forma più nobile e più pura, che non ha paura d'introdurre concetti scientifici nuovi a un pubblico generale.
Dunque, sul lato positivo della bilancia c'è il fatto che Egan ha ripreso a osare, come faceva la fanta-scienza dell'epoca d'oro. Chiarisco che non sto implicando che soltanto la speculazione scientifica sia "vera" SF, bensì solo che Egan costituisce, nel panorama contemporaneo, una solida àncora alla parola "scienza" del genere fanta-scienza.
La
vicenda ci scaraventa nel futuro lontanissimo, governato da una "Amalgama"
delle razze intelligenti che hanno ormai il controllo sulla materia e sulla
natura, al punto da aver reso l'esistenza fin troppo prevedibile e noiosa.
Il controllo sulla materia è tale che è possibile scansire
e digitalizzare fino all'ultima molecola un corpo, e trasmetterlo come
segnale da un capo all'altro della Galassia.
Come
in altri romanzi di Egan, anche qui le personalità scansite possono
essere replicate all'interno della rete di computer e condurre esistenza
autonoma lì dentro. Per esempio, la co-protagonista non è
una "figlia del DNA": è stata creata (programmata) all'interno d'un
computer, e solo in un secondo tempo s'è "travasata" in un corpo
materiale.
La
vicenda inizia quando a uno dei due protagonisti umani una misteriosa viaggiatrice
offre un rimedio contro la noia: la razza che occupa il centro della nostra
galassia le ha mostrato un meteorite con tracce di DNA, proponendole in
pratica di cercare il mondo, sconosciuto, da cui proviene.
Il
protagonista trova un utile diversivo allo spleen esistenziale in
questa avventura e parte, accompagnato dalla donna "nata nel computer".
La vita cercata sarà trovata abbastanza alla svelta (anche troppo), e si rivelerà come evolutasi in una razza d'insettoidi (o meglio, aracnidi) intelligenti. Che ha dovuto trovare il modo per sopravvivere alla frantumazione del suo pianeta (sgretolato dal passaggio troppo ravvicinato d'una stella vagante) bioingegnerizzando una progenie in grado di vivere nel vuoto, e sfruttando come concime della vegetazione il ricco vento solare della stella catturatrice (il Mozzo).
Il
mondo degli alieni è una scheggia lunga meno d'un chilometro, traforata
dalle gallerie in cui vivono i nostri eroi, caratterizzata da assenza di
gravità al centro, e gravità crescente man mano che ci si
avvicina all'esterno (le
condizioni della camera centrale sono riprodotte sul sito di Egan;
si possono anche ripetere virtualmente gli esperimenti).
Gli
alieni "vedono" grazie a una radiazione in grado d'attraversare gli oggetti,
quindi la loro "luce" non è la nostra: vivono in un mondo traslucido.
Qualcosa accade nella vita serena e sempre uguale degli insettoidi: le forze di gravità stanno cambiando. Ciò risveglia l'interesse d'un solitario studioso/scienziato, che inizia a "reclutare" un gruppo per aiutarlo a risolvere il problema. Apprenderemo verso la fine che un meccanismo biologico ingegnerizzato dagli avi ha fatto sì che uno su diecimila dei loro discendenti abbia una sete insaziabile di sapere, e che in caso d'emergenze costui sia in grado di contagiare rapidamente i suoi consimili, strappandoli all'apatia.
Il
resto del romanzo racconta, da un lato l'avvicinamento progressivo degli
umani alla razza "perduta", fino al contatto (sullo stesso frammento o
su un altro??) per mezzo d'un avatar insettoide, dall'altro la costruzione
da zero d'una matematica e d'una fisica in grado di spiegare quanto sta
avvenendo.
Che
è l'avvicinamento d'un corpo celeste, il Viaggiatore, il cui passaggio
troppo ravvicinato rischia di sbalzare dall'orbita il mondo degli alieni,
verso la fornace della stella (l'"Incandescenza").
La sfida degli alieni è modificare l'orbita, aprendo gallerie nelle quali il vento solare agisca come un jet direzionale. E non dico altro, altrimenti che gusto c'è a leggere il romanzo?
Il piatto negativo della bilancia contiene due obiezioni.
Da
un lato, le lezioni di matematica e fisica finiscono col risultare decisamente
noiose, dato che Egan ci porta attraverso tutto il funzionamento del metodo
scientifico per prove ed errori. Compresi gli errori.
La
scoperta aliena segue l'evoluzione umana della scoperta delle leggi della
gravitazione universale (e un ripassino delle stesse, prima di affrontare
il libro, può essere davvero utile). Mi pare d'aver riconosciuto
la
scoperta degli epicicli, e la scoperta del pendolo (non nella forma
del pendolino che conosciamo noi, ma in quella meno familiare di una T
dotata di pesi alle estremità minori).
Per
molte altre cose invece non ho capito affatto di cosa si trattasse,
specie alla fine, quando Egan sborda nella fisica post-einsteniana e delira
di spaziotempo curvo con la massima tranquillità.
L'altro aspetto negativo è che Egan parla di fisica usando i termini (geografici, fisici) degli alieni, senza averci mai dotati d'una vera mappa di quel mondo, che tocca a noi scoprire e ricostruire in base agli indizi che dissemina. Immagino che per quelli della razza di Egan ciò costituisca un piacere intellettuale aggiuntivo, con i neuroni che frizzano di eccitazione, ma per noi della razza homo non troppo sapiens a tratti è frustrante e basta. Cioè noioso. A un certo punto, io ho iniziato a saltare puramente e semplicemente le lezioni di fisica, e la lettura di colpo è diventata più gradevole del 300%.
Non
sarò così sciocco da definire "brutto" questo ottimo libro
solo perché io non sono stato in grado di capirlo fino in fondo.
Se leggessi un romanzo in portoghese non lo direi "brutto" solo perché
la mia conoscenza zoppicante di quella lingua non è sufficiente
a capire tutte le parole e tutti i dettagli. Nello stesso modo so che questo
libro concede due o tre livelli di lettura, a seconda delle conoscenze
fisico-matematiche di chi lo sta leggendo.
La
cosa che interessa a noi "del livello basso" (e magari delle cantine, già
che ci sono) è che si tratta d'un romanzo talmente ricco di invenzioni,
idee, ipotesi, da avere pane anche per i nostri denti.
Nonostante
la folle astrusità di Egan, non mi sono annoiato (specie
dopo che ho iniziato a saltare le lezioni di matematica!). I dettagli sulla
razza aliena sono tanti e tali, l'universo dell'Amalgama ipotizzato da
Egan è talmente alieno ed affascinante, che la noia era semplicemente
esclusa. Questo non è un libro facile, però merita lo
sforzo. Qualche neurone lo fa frizzare anche a noi homines non troppo
sapientes.
Il solo dettaglio che non me la sento di perdonare a Egan, che come tutti i figli dei Nuovi Mondi (è australiano) non ha idea di quale orco sia il Tempo, è avere ipotizzato una razza rimasta stabile per lo sproposito di cinquanta milioni d'anni pur essendo attraversata senza posa da un vento radioattivo. Con quel tempo e quelle condizioni, non c'è ingegneria genetica in grado di mantenere stabile un genoma.
Con
questo unico appunto, concludo suggerendo di affrontare la lettura di questo
romanzo.
Certo,
non è per palati deboli (come
quelli di coloro che si sono appena avvicinati a questo genere letterario),
ma per quelli c'è già tanto Asimov in libreria, che è
ottimo per i primi passi nel genere.
Assaggiare
per credere.
P.S. Brava "Urania", che ogni tanto ci azzecca... A giudicare dal modo brusco e improvviso in cui il romanzo finisce, con un finale sospeso, Egan ha intenzione di darci un sequel. Guai se non verrà tradotto anch'esso!.