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Peter Hamilton, Il sogno del vuoto, "Urania Millemondi", primavera 2010 [2008].
 
Copertina di ''Il sogno del vuoto'', a cura di Peter Hamilton.

[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


572 pagine di vuoto sono un po' troppe, da reggere...

Peter Hamilton, un dotato autore britannico di fantascienza, crede palesemente d'essere Lev Tolstoj; peccato solo che questo "Il sogno del vuoto" non sia Guerra e pace, se non per le dimensioni.
"Oltre 500 pagine!", vanta uno strillo in copertina -- dimenticandosi d'aggiungere: "interminabili...".

E questo non è ancora tutto. Perché le 572 (!) pagine che servono ad Hamilton per srotolare la sua trama, sono solo la prima parte d'una vicenda che nelle ultime righe s'interrompe sul più bello senza concludersi, facendoci capire che questo era SOLO un prequel.
Che a sua volta presuppone la lettura d'altri volumi, contenenti le premesse (a cui i personaggi alludono di continuo, rendendo così il garbuglio ancora più incomprensibile), peraltro mai pubblicati in Italia...
E decidere di pubblicare il sequel del prequel prima del prequel del prequel è sinceramente geniale...


Ovviamente, per riempire mezzo migliaio di pagine ce ne devi infilare, di cose. Per cui l'autore saltabecca freneticamente da un pianeta all'altro, intervallando storie diverse e totalmente slegate, che non dubito che fra altri dodici volumi troveranno "miracolosamente" una sintesi, ma che per ora sono riuscite solo a farmi un sacco di confusione in testa.

Qui ci sono esseri umani ridotti a memorie in un'enorme Intelligenza Artificiale comprendente miliardi di personalità (suddivise in fazioni in lotta mortale le une con le altre), c'è un ragazzo con superomistiche doti paranormali su un pianeta semifeudale (che a quanto intuisco dovrebbe essere in realtà il... paradiso sognato da altri personaggi), c'è un guerriero potenziato alla ricerca d'un personaggio messianico proveniente dai volumi precedenti (sic), c'è un culto religioso che vuole cercare il paradiso (appunto) oltre una misteriosa barriera aliena (col rischio di fare scomparire l'universo), c'è una giovane imprenditrice che si alterna fra le speculazioni immobiliari e le scopate (anche se qui è geniale qui il personaggio della personalità singola suddivisa in molti corpi, con i quali lei organizza orgette), c'è una spruzzata di alieni dai ruoli peraltro marginali eccetera eccetera.
Cosa c'entrino questi personaggi gli uni con gli altri non è sempre dato saperlo -- non in questo volume. Ne riparleremo di certo fra un migliaio di pagine o giù di lì.

Naturalmente lo scrittore, per dimostrare d'essere un vero artista, ci coccola.
Infatti ogni volta che i suoi personaggi mangiano, deve rifilarci una pagina o due per descriverci il menu dei loro cibi immaginari (vino rosso di qjkdhdj da Aldebaran con salsa di xmhrgtx di Cassiopea, o qualcosa del genere...), ed ama entrare con frequenza in infiniti dettagli del tutto INUTILI. Compresi rapporti sessuali descritti in inutile dettaglio, da romanzetto porno per militari di naja. Nooooia! (...A meno che non leggiate i romanzi di fantascienza proprio per le scene di scopate, ovviamente!)


Per farla breve: questo è un buon prodotto seriale, con buone e abbondanti idee e personaggi solidi, scritto con rispetto delle regole del genere e sicuro mestiere.
I singoli episodi, se presi in sé, sono godibili, e la fantasia dell'autore regge bene alla miriade d'ambienti e vicende che butta a getto continuo davanti a noi. Se ci fosse solo questo, staremmo parlando di un ottimo romanzo.

Quel che costituisce problema è il fatto che la saga è scappata di mano all'autore, e soprattutto all'editore, con una metastasi incontrollabile di logorrea in cui c'è troppo di tutto, ("This is not Space Opera, this is space soap opera", ha giustamente scritto un recensore anglofono su Anobii: "Questa non è epopea spaziale, questa è telenovela spaziale") e manca un nucleo centrale attorno a cui ruoti la vicenda.

Una potatura di almeno un terzo dello scritto, oltre a un robusto riassunto nelle prime pagine e un elenco della miriade di personaggi, avrebbe reso la lettura di questo polpettone un'esperienza umana più tollerabile.

Non dubito del fatto che i fans della saga (che visto che viene pubblicata non dubito esistano) apprezzeranno questo mattone (lo spessore del tomo è tale da renderlo fisicamente simile all'utile elemento edilizio).
Tuttavia, per i non amanti delle saghe interminabili (e devo ancora capire perché ci sia qualcuno che nelle recensioni su Anobii vanta il fatto che "bisogna essere all'altezza" per sciropparsi migliaia di pagine di saghe di SF, come se non avere nulla di meglio da fare nella vita fosse un merito), molta pazienza e una lettura a piccole tappe (oltre ad un taccuino per segnare via via chi cavolo siano i 999 personaggi) saranno necessarie per uscire vivi dall'impresa.

Che non è sgradevole ("Urania" ci ha rifilato schifezze infinitamente peggiori), ma che certo un'estasi perpetua non è...


 
 
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