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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Una maionese né riuscita né impazzita.
Invitare un gruppo di amici a condividere il personaggio che s'è creato, come ha fatto Massimo Mongai col suo Rudy Turturro, cuoco d'astronavi, è molto carino ed altruista e a volte (come in una memorabile antologia su personaggi creati ad hoc da Isaac Asimov) dà risultati eccellenti.
Occorre però che l'autore originale non sia stato troppo vulcanico nei volumi precedenti, perché fare di meglio con limiti narrativi non scelti da sé può dare risultati frustranti... E questo è purtroppo il caso del presente volume.
Queste
nuove avventure di Turturro sono un esperimento riuscito a metà.
In
parte gli autori si dimostrano all'altezza della sfida (anche se il racconto
meglio riuscito è a mio parere "Uova di bazzone al ristorante Slofud",
scritto - ma guarda tu il caso!, da Massimo Mongai!).
In
parte invece fanno "impazzire" la maionese, in particolare laddove utilizzano
gli aspetti "goliardici" del personaggio, che in certi trattamenti diventa
semplicemente pecoreccio, rivelando quanto incredibile maschilismo
alligni ancora nella testa dei maschi italiani. Lasciata libera la loro
fantasia, le situazioni che ne risultano sono francamente ripugnanti. Per
esempio laddove Turturro rinuncia a denunciare un assassinio ricattando
le due criminali affinché gli facciano da schiave sessuali per tutto
il resto del viaggio. Se doveva essere una spiritosaggine, m'è sfuggita
la parte che faceva ridere.
E
tralascio qui gli
stereotipi omofobi di Leo Sorge e i suoi "ricchioni maledetti"
(p. 123), di cui parlerò in
altra sede. Sconsolante.
Chi ha amato i precedenti volumi di Mongai saprà insomma apprezzare anche questo, a patto però di accettare un certo scadimento della qualità pur di vedere ancora all'opera Rudy (che peraltro in un racconto viene ucciso e mangiato: Riposi In Pace).
A tratti
alcune invenzioni (come la trascrizione fonetica inglese dei nomi italiani
o romaneschi di pianeti e persone) di Mongai sono riprese con troppo zelo,
al punto da risultare stucchevoli, ma in fondo sono stato io a volere che
mi fosse servita un'ulteriore porzione di Turturro, quindi non posso certo
lamentarmi se poi il sapore si ripete...
È
solo, diciamola così, che alla terza porzione la pasta rimasta s'è
ormai raffreddata, e occorre riscaldarla.
E
la pasta, si sa, è come l'amore: "se si raffredda si può
riscaldare... ma non è più la stessa cosa".
Insomma, questo è un libro che si lascia leggere con ragionevole piacere: non vincerà il Nobel per la letteratura, però in compenso, complessivamente, non annoia (quasi).
Certo che se Mongai si decidesse a scriverne un altro lui....