Recensione di Giovanni Dall'Orto
Tutti i pregi e tutti i difetti di un prodotto seriale di qualità media
Questo libro è un clone della Pattuglia del tempo di Poul Anderson ed epigoni, e non riserva nessuna sorpresa rispetto al modello. L'unica novità è la scelta di usare come protagonisti tre adolescenti, evidentemente per rivolgersi nelle vendite a un pubblico juvenile.
Immagino
che per il pubblico per cui è stato scritto, data la tenera età,
la vicenda costituisca una sorpresa straordinaria, che letteralmente apre
un mondo. Le
recensioni entusiastiche scritte su Anobii mostrano che in effetti
è proprio così.
Ma
qui tutto è già visto: dall'idea su cui si basa il
racconto, alla struttura della vicenda, fino al compagno di missione di
uno dei ragazzi (Liam) che è un palese clone letterario di Terminator.
Dal lato positivo sta il fatto che il libro è scritto seguendo pedissequamente tutte le regoline delle scuole di "scrittura creativa": tutto sarà forse scontato e prevedibile, ma in questa produzione predigerita ed omogeneizzata si sa ancor prima di partire che la qualità sarà media, le sorprese di media qualità, la creatività media, il divertimento medio, l'interesse medio, il... Tanta "medietà" in italiano si può esprimere con una parola: mediocrità.
Ma la mediocrità non è di per sé malvagia, specie se si pensa alla doccia scozzese a cui l'editoria italiana sottopone da troppo tempo il lettore, con collane come "Urania" capaci di sfornare senza batter ciglio e a ripetizione schifezze pressoché illeggibili.
Ma
illeggibile questo libro non lo è affatto: è stato progettato
per essere un "page turner" e lo è. Fila via liscio che è
un piacere, anche se poi è un piatto letterario che ha il valore
nutritivo della saccarina.
Io
spesso ho saltato pagine e pagine di descrizioni pensando dentro me "eccetera
eccetera" ma daccapo, tutto sta nel vedere quanti altri libri sullo stesso
tema uno ha letto prima di questo. Per chi s'avvicina ora alla fantascienza,
questo romanzo è un'esplosione d'idee e concetti assolutamente nuovi
e strabilianti (voglio dire: un androide che somiglia a Schwarzenegger
che accompagna un ragazzino e lo protegge: che idea gaaaanza! Tanto che
uno ci potrebbe anche tirare fuori un film!).
Per
chi invece ha qualche lettura alle spalle, è inevitabile provar
fastidio per un romanzo sui viaggi temporali che della storia della razza
umana conosce solo: il Titanic, l'assassinio di Kennedy, l'11 settembre,
un attentato terroristico su un aereo, ed Adolf Hitler. Fine della storia
umana: a quanto pare tutto ciò su cui Hollywood non ha ancora girato
un film, non è storia.
Tutto
ciò ha un nome: "americanata per ragazzini" (peraltro non
particolarmente svegli). Rispetto alle stralunate e bizzarre cavalcate
nel tempo proposte dall'originale di Anderson qui tanto malamente clonato,
si assiste a un impoverimento e a una banalizzazione da far cascar le braccia.
Il mio non è antiamericanismo (oltre tutto, l'autore è britannico... il che spiega come mai la sua America sembra uscita da un film di Hollywood). Penso solo a quale altro spessore e finezza abbia l'uso della storia statunitense in romanzi come per esempio La grande congiura di Michael Flynn, e dico che volendo si sarebbe potuto fare un prodotto meno grossolano, ovvio e banale. Qui sembra invece che il lettore di questa serie non conosca nessun personaggio storico che vada oltre Gesù, Cristoforo Colombo e Capitan America.
Verificate
in quale categoria vi trovate e decidete voi se valga la pena di comprare
questo libro. Che oltre tutto promette (o minaccia, decidete voi
quale parola usare) di avere dei sequel, che sappiamo già fin d'ora
come saranno: predigeriti, omogeneizzati, mediocri, però sicuramente
non malvagi e capaci di farsi leggere tutti d'un fiato. In questi tempi
di schifezze a ripetizione da parte di "Urania", si tratta pur sempre d'una
certezza non spiacevole.
Anche
la letteratura seriale, dopo tutto, ha i suoi pregi.