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Alex Scarrow, Time riders, ReNoir, Milano 2011 [2010].
 
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[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Tutti i pregi e tutti i difetti di un prodotto seriale di qualità media

Questo libro è un clone della Pattuglia del tempo di Poul Anderson ed epigoni, e non riserva nessuna sorpresa rispetto al modello. L'unica novità è la scelta di usare come protagonisti tre adolescenti, evidentemente per rivolgersi nelle vendite a un pubblico juvenile.

Immagino che per il pubblico per cui è stato scritto, data la tenera età, la vicenda costituisca una sorpresa straordinaria, che letteralmente apre un mondo. Le recensioni entusiastiche scritte su Anobii mostrano che in effetti è proprio così.
Ma qui tutto è già visto: dall'idea su cui si basa il racconto, alla struttura della vicenda, fino al compagno di missione di uno dei ragazzi (Liam) che è un palese clone letterario di Terminator.


Dal lato positivo sta il fatto che il libro è scritto seguendo pedissequamente tutte le regoline delle scuole di "scrittura creativa": tutto sarà forse scontato e prevedibile, ma in questa produzione predigerita ed omogeneizzata si sa ancor prima di partire che la qualità sarà media, le sorprese di media qualità, la creatività media, il divertimento medio, l'interesse medio, il... Tanta "medietà" in italiano si può esprimere con una parola: mediocrità.

Ma la mediocrità non è di per sé malvagia, specie se si pensa alla doccia scozzese a cui l'editoria italiana sottopone da troppo tempo il lettore, con collane come "Urania" capaci di sfornare senza batter ciglio e a ripetizione schifezze pressoché illeggibili.

Ma illeggibile questo libro non lo è affatto: è stato progettato per essere un "page turner" e lo è. Fila via liscio che è un piacere, anche se poi è un piatto letterario che ha il valore nutritivo della saccarina.
Io spesso ho saltato pagine e pagine di descrizioni pensando dentro me "eccetera eccetera" ma daccapo, tutto sta nel vedere quanti altri libri sullo stesso tema uno ha letto prima di questo. Per chi s'avvicina ora alla fantascienza, questo romanzo è un'esplosione d'idee e concetti assolutamente nuovi e strabilianti (voglio dire: un androide che somiglia a Schwarzenegger che accompagna un ragazzino e lo protegge: che idea gaaaanza! Tanto che uno ci potrebbe anche tirare fuori un film!).
Per chi invece ha qualche lettura alle spalle, è inevitabile provar fastidio per un romanzo sui viaggi temporali che della storia della razza umana conosce solo: il Titanic, l'assassinio di Kennedy, l'11 settembre, un attentato terroristico su un aereo, ed Adolf Hitler. Fine della storia umana: a quanto pare tutto ciò su cui Hollywood non ha ancora girato un film, non è storia.
Tutto ciò ha un nome: "americanata per ragazzini" (peraltro non particolarmente svegli). Rispetto alle stralunate e bizzarre cavalcate nel tempo proposte dall'originale di Anderson qui tanto malamente clonato, si assiste a un impoverimento e a una banalizzazione da far cascar le braccia.

Il mio non è antiamericanismo (oltre tutto, l'autore è britannico... il che spiega come mai la sua America sembra uscita da un film di Hollywood). Penso solo a quale altro spessore e finezza abbia l'uso della storia statunitense in romanzi come per esempio La grande congiura di Michael Flynn, e dico che volendo si sarebbe potuto fare un prodotto meno grossolano, ovvio e banale. Qui sembra invece che il lettore di questa serie non conosca nessun personaggio storico che vada oltre Gesù, Cristoforo Colombo e Capitan America.


Verificate in quale categoria vi trovate e decidete voi se valga la pena di comprare questo libro. Che oltre tutto promette (o minaccia, decidete voi quale parola usare) di avere dei sequel, che sappiamo già fin d'ora come saranno: predigeriti, omogeneizzati, mediocri, però sicuramente non malvagi e capaci di farsi leggere tutti d'un fiato. In questi tempi di schifezze a ripetizione da parte di "Urania", si tratta pur sempre d'una certezza non spiacevole.
Anche la letteratura seriale, dopo tutto, ha i suoi pregi.


 
 
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