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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Buon prodotto seriale, senza cadute di tono ma anche senza ispirazione.
Nella
scheda che Giuseppe Lippi ha dedicato all'autore, in calce a questo romanzo,
Allen Steele è lodato per il fatto d'ambientare le sue storie non
nel "cyberspazio, ma [nel]lo spazio tout-court della sf interplanetaria".
E
in effetti, un'insolita quantità di spazio (mi si perdoni il gioco
di parole) è dedicata in questo romanzo alla descrizione del
viaggio in quanto tale, inteso come processo in cui è necessario
entrare in un veicolo, prendervi posto, controllare la strumentazione,
regolarla, manovrarla, e verificare il risultato, poi alla fine atterrare
e ripetere la procedura alla rovescia.
In
Galassia nemica (a proposito, che c'azzecca questo titolo con la
trama? Risposta: nulla) ci sono alcune pagine sullo Spazio che sono riuscite
a riportami allo stupore con cui da bambino guardavamo in tv le immagini
della conquista della Luna, stupore che Steele palesemente non ha mai perso.
Poi
però ci sono decine e decine di altre pagine il cui scopo è
semplicemente farci sapere che il protagonista s'è spostato da qui
a lì. Pagine che ho trovato fino a un certo punto interessanti,
e da quel certo punto in poi prolisse, noiose, e totalmente inutili.
Valga
come esempio la prima parte del romanzo, dedicata al modo rocambolesco
in cui il protagonista riesce a imbarcarsi come clandestino su un'astronave,
e a giungere su un altro pianeta, Coyote.
Poiché
la vicenda ha inizio solo a partire dall'arrivo del protagonista/io narrante
su Coyote, una frase iniziale in cui ci si avvisava che l'io narrante era
sbarcato come clandestino sarebbe stata più che sufficiente. Ma
sarebbe stato chiedere troppo...
Come
scrittore di genere Steel ha, di buono, un solido mestiere. Una volta deciso
che il suo "genere narrativo" è quello dei viaggi interstellari,
si applica con diligenza, passione e zelo a fornirci un viaggio interstellare
dietro l'altro. Non ci risparmia nulla, dalla descrizione dell'equipaggio
alla descrizione degli screzi fra i membri dell'equipaggio, passando dalla
presenza dell'alieno di bordo, che non può mancare in questo tipo
di resoconti.
Sono
convinto che per chi ama questo sottogenere, Galassia nemica risulterà
un romanzo gradevole, onesto, costruito rispettando tutte – ma proprio
tutte - le regole che il lettore si aspetta di veder rispettare. Anche
a costo d'essere totalmente prevedibile e terribilmente deja
lu.
Oltre
alla prevedibilità, il secondo difetto di Steele è la debolezza
degli intrecci. I suoi personaggi si spostano da A a B, dove succede la
cosa X che li costringe ad andare da B a C, dove avviene il fatto Y che
li costringe ad andare da C a D... e così via.
A
un certo punto una razza aliena desidera far collocare una sonda sulla
luna d'un pianeta che sta per essere risucchiato da un buco nero. Non trovando
alcun volontario per farlo, gli alieni ricattano il nostro valoroso
equipaggio. Ciò avviene nonostante sia in corso un esodo disperato
in cui non è chiaro se tutti gli alieni del pianeta condannato riusciranno
o no a fuggire.
Immaginare
che questo alieni possano offrire le loro dieci astronavi da trasporto
più grandi in cambio d'un volontario del pianeta condannato, è
al di là della capacità immaginativa di Steele. A cui la
verosimiglianza della narrazione, palesemente, importa poco.
A
lui serviva che il protagonista potesse descrivere con insospettato lirismo
le epiche scene del buco nero in avvicinamento al pianeta condannato, però
non sapeva come farcelo arrivare, e quindi ha raffazzonato la prima cosa
che gli è passata per la mente.
Tanto
sprezzo per la funzione della trama merita quasi ammirazione. (Ho detto
"quasi").
Insomma,
questo romanzetto m'ha lasciato indifferente.
Di
definirlo "brutto", sinceramente, non me la sento. L'autore non prende
per il culo il suo lettore come fanno gli scrittori "post-moderni" di sf
e desidera sinceramente farlo divertire, e questo è già molto,
oggi come oggi.
Inoltre
qualche bella scena spaziale e qualche scenario alieno la cui descrizione
raggiunge la sufficienza salvano il libro dall'ignominia.
Però
una volta detto che il romanzo si lascia leggere, che non annoia eccessivamente,
si è detto tutto. Perché Galassia nemica è
un prodotto seriale, costruito a moduli preconfezionati con situazioni
tutte ampiamente stra-lette, diligente quanto scialbo, senza particolari
cadute di tono ma anche senza particolare ispirazione.
È
opera d'un autore palesemente in grado di scrivere altri seicento romanzi
analoghi, semplicemente rimescolando l'ordine dei moduli prefabbricati.
Non a caso Lippi annuncia che questo è solo il primo volume di un'esalogia...
che lui spera di propinarci per intero, e di cui tutti sentivamo un
enorme bisogno.
Chissà perché inizio a pensare al passaggio d'un buco nero come a un'alternativa attraente...