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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un pessimo (non-)romanzo, splendidamente scritto.
Questo (non-)racconto lungo è un pastone senza capo né coda, scritto in modo straordinario.
Si tratta d'uno scritto "postmoderno", uno di quelli, cioè, in cui l'autore non scrive per il lettore, ma per se stesso, e per dimostrare quanto è bravo sia a scrivere, sia a dominare le convenzioni e i generi letterari.
In quanto scrittore postmoderno, l'autore non è capace di trovare alcun senso nell'atto di scrivere, e infatti senso questo scritto non ne ha. Si tratta di un centone nel quale convivono personaggi letterari e personaggi storicamente esistiti, con personaggi inventati che però giocano ad essere a loro volta rimandi letterari.
La
vicenda ricorda per molti versi il Ciclo
del Mondo del Fiume di Philip José Farmer, dato che qui
la razza umana degli anni Sessanta si risveglia "duplicata" su un mondo
artificiale, a forma di disco piatto, ampio come miliardi di Terre, in
un lontanissimo futuro.
I
motivi di quest'impresa titanica sono ignoti (e tali resteranno fino alla
fine), gli autori dell'esperimento pure, e la meccanica della cosa idem.
(Oltre tutto gli umani scoprono di non essere affatto la prima "duplicazione",
ma solo una delle varie duplicazioni che hanno avuto luogo sul nuovo pianeta).
Accanto
a loro stanno misteriore razze indigene, dotate d'intelligenza, e in mezzo
a loro stanno camuffati gli agenti della potenza che li ha trasportati
fin lì, che li manipolano per i loro ignoti fini (che ignoti resteranno
anche dopo il finale).
Universo distorto è un (non-)racconto di fantascienza, ma con talmente tante trasgressioni alle regole del genere che forse l'autore avrebbe fatto meglio a riscrivere direttamente l'Ulisse di Joyce, senza scomodare un genere così "povero" per esibire le sue alte aspirazioni letterarie. Alla fine infatti Stross non dimostra nulla, se non di avere un clamoroso talento, e di saperlo sprecare in modo clamoroso.
Sull'altro piatto della bilancia, abbiamo uno scrittore che riesce ad infilare nelle poche pagine di questo scritto una quantità strabiliante d'idee, tale che ogni capitolo sembra quasi l'inizio d'un romanzo diverso (peraltro, ahimè, MOLTO diverso, al punto che si arriva a chiedersi cosa "ci azzecchi" l'un capitolo con l'altro). La sua capacità di far emergere in modo vivido e potente nella mente del lettore il mondo che ha creato è straordinaria. Dieci di voto per queste capacità.
Peccato
solo che Stross, fedele al dogma postmodernista per cui non esistono né
la storia né storie, ma solo narrazioni, non è interessato
a portare la sua storia da nessuna parte. Per lui il narrare è fine
a se stesso. La "conclusione" stessa, è una sbrigativa ed arbitraria
distruzione di tutti i personaggi accumulati, senza alcuna ragione narrativa,
per il semplice piacere di dimostrare - per l'appunto - che ogni narrazione
è sempre fine a se stessa e che non ha necessità di "arrivare"
da nessuna parte.
Come
in effetti fa questa storia, che non arriva da nessuna parte.
Ovviamente come in tutti i casi in cui opera un'ideologia, anche in questo caso gli assunti che si basano su di essa si rivelano drammaticamente fallaci. L'autore è semplicemente disonesto nel presentare come racconto quello che è fondamentalmente un quiz letterario ("In quale romanzo era apparso precedentemente il personaggio di X che riappare qui?") ed un'esibizione di bravura fine a se stessa ("quanti generi letterari riuscite a riconoscere fra quelli che sono stati impastati nelle pagine di questo pastiche letterario?").
E
la trama? Non esiste. Zero di voto, quindi, per una cosa che non c'è.
Da
qui, facendo una media, un voto complessivo di un sei come giudizio finale.
Non consiglio affatto la lettura di quest'opera a tutti coloro che amano la fantascienza in senso tradizionale. Qui di fantascienza esiste solo la scorza esterna, e null'altro.
Coloro che amano i dogmi letterari del postmodernismo, invece, troveranno in questo racconto lungo un autentico gioiellino, una chicca rara e preziosa, che riesce ad esemplificare tali dogmi con particolare lucidità e coerenza.
Ciascuno scelga insomma sulla base dei suoi gusti letterari.
Quanto a me, se avessi saputo prima di spendere dieci euro cosa stavo per comprare avrei evitato di farlo... però al tempo stesso non riesco a pensare di aver sprecato quel denaro, e neppure a riservare a questo romanzo quel destino del macero che riservo ai romanzi che ho trovato brutti e noiosi...