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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un bel romanzo, a suo tempo di grande avanguardia, e che dopo sessant'anni è ancora godibile.
Per apprezzare questo romanzo occorre contestualizzarlo. Uscito nel 1953 raccogliendo un ciclo di racconti pubblicati negli anni precedenti, l'opera apparve proprio nel bel mezzo del maccartismo, il rigurgito parafascista di "caccia alle streghe" (e ai "diversi" di tutti i tipi) che colpì il mondo occidentale fra il 1950 e il 1954.
Per quegli anni non doveva essere tanto indifferente costruire un romanzo di fantascienza in cui quattro bambini "sottoumani" (due gemelle negre e afasiche, un minorenne criminale, un "mongoloide" e una bimba asociale) e un adulto, idiote sçavant, tutti dotati d'insospettati poteri ESP, si uniscono e formano assieme un nuovo passo dell'evoluzione umana, un super-uomo "di gruppo".
E qui
pensiamo a come risalisse a meno d'un decennio prima la sconfitta del tentativo
di creare gli Über-menschen
ariani attraverso lo sterminio fisico degli "scarti umani": handicappati,
invalidi, ebrei, froci, zingari...
Insomma,
decisamente questo romanzo, alla sua pubblicazione, doveva suonare notevolmente
provocatorio...
"Purtroppo"
(per il romanzo, non certo per noi) oggi le idee per le quali combatteva
Sturgeon sono molto meglio accolte, e quindi tutto questo aspetto "scandaloso"
e "provocatorio" non lo percepiamo più. Peccato.
E
se l'ottima postfazione (quasi più interessante del romanzo stesso)
ci aiuta a ben contestualizzare questo autore, resta il fatto che il suo
stile di scrittura è un po' impacciato e la sua costruzione narrativa
è goffa. Non so in effetti definire altrimenti un finale in cui
il ragazzo criminale, che dopo tutto ha assassinato la donna che
aveva aiutato i cinque nel momento del bisogno, si rende conto di aver
fatto del male dopo un "sermone" del protagonista buono, si pente, e si
redime.
Bleurgh...
Qui siamo
nel più scontato romanzo edificante, che magari sarà
stato famigliare - e quindi plausibile - per i lettori di allora, ma che
a me nel XXI secolo fa solo venire il latte alle ginocchia.
E
che dire dell'onniscienza di "Baby", il neonato, in grado di agire come
un calcolatore umano senza aver avuto la minima esperienza della vita?
Diciamo insomma che la verosimiglianza in questo romanzo ce la scordiamo...
evidentemente erano altre, le cose che stavano a cuore all'autore!
Ma
sarebbe ingiusto essere troppo severi con Sturgeon. È troppo facile
sottolineare i suoi difetti dopo che la rivoluzione da lui portata
nel romanzo di fantascienza ha dato i suoi frutti più maturi.
Sturgeon
fu infatti un innovatore: fu lui a cercare di dare uno spessore "umano"
ai personaggi della fantascienza, che fino a quel momento erano stati bidimensionali,
"tipi fissi" (lo Scienziato, la Pupa dello Scienziato, l'Alieno, il...)
di un genere letterario molto stereotipato.
Ecco
perché questo è un romanzo antiretorico, che ci promette
Superman nel titolo e poi ci mette a confronto con handicappati, disadattati,
e "diversi" in genere. Sostenendo che di essi sarà il Regno dei
Cieli, perché la pietra scartata dai costruttori è diventata
pietra angolare per l'Evoluzione dell'Homo sapiens... Amen.
E
questa tesi la sostiene con un buon mestiere narrativo, che permette una
lettura gradevole, anche se non al punto da fare gridare anche me al "capolavoro
letterario", come han fatto altri recensori. Io in effetti trovo Nascita
del Superuomo un buon prodotto, anche se non un capolavoro.
Lo
stesso Sturgeon ha scritto di molto meglio, negli anni successivi.
Vedo
del resto dalle recensioni precedenti alla mia che questo romanzo può
risultare commovente, affascinante, struggente.
A
me non ha smosso queste emozioni: il mio apprezzamento è
più intellettuale ("Però, che fegato aveva per scrivere
queste cose senza paura in quegli anni!") che emotivo (le scene più
drammatiche mi sanno troppo di romanzo rosa o di Incompreso,
scusatemi: è più forte di me).
Ma siccome il bello d'un romanzo, se è buono (e questo lo è, nonostante i difetti che denunciavo) è che ammette più d'un livello di lettura, non ho dubbi sul fatto che sì, commovente e toccante, in effetti, forse lo è davvero. Basta solo essere in sintonia con questa dimensione...