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Vernor Vinge, Alla fine dell'arcobaleno, "Urania" n. 1561, 2010 [2006].
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Il ''Neuromante'' del XXI secolo.
Vernor
Vinge ha scritto il Neuromante
del XXI secolo.
Con
l'evoluzione sempre più wireless della Rete, che attorno
a noi procede a velocità non solo mozzafiato ma addirittura crescente,
la fantascienza s'è finora rivelata troppo reticente nel porsi domande
sul dove saremo, di questo passo, fra 25 anni.
Forse
tanta reticenza si spiega col fatto che le più avveniristiche previsioni
di dieci o quindici anni fa risultano già più datate, e quindi
ridicole, di quanto non sembrino i romanzi postbellici di Asimov...
In
effetti, quando si affronta il ciberspazio o si ha un'immaginazione robusta
e fantasmagorica (e Vinge ce l'ha, alla pari di un Gibson o di uno Sterling)
o si rischia di farla sfigurare davanti a una realtà che si sta
dimostrando ogni giorno più audace delle più pazze fantasie
di pochi anni fa (persino l'altrimenti eccellente Il
terminale Uomo di Michael Crichton, del 1972, non ha retto a fronte
di un'evoluzione dell'informatica andata oltre le più folli
previsioni "fanta"scientifiche).
Vinge ci propone qui un futuro in cui la "realtà aumentata" (attraverso lenti a contatto, proiezioni olografiche e quant'altro) è la norma: in essa interagiscono senza interruzioni persone reali, avatars, oggetti robotici, ologrammi animati... e chi più ne ha più ne metta.
In questa fantasmagoria Vinge ficca il suo protagonista, un vecchietto ritornato alla coscienza del reale dalle nebbie del Morbo di Alzheimer, per il quale è stata finalmente trovata una cura.
Purtroppo l'ormai arzillo vecchietto si trova a sbattere contro una realtà troppo evoluta nel frattempo, al punto che non la comprende più, cosicché deve tornare a scuola, assieme ai bambini, per imparare a muoversi nella realtà aumentata.
Leggendo i giudizi dati in altre recensioni, devo dire che non ho trovato affatto troppo "hard-SF" questo romanzo: la realtà in cui la Rete è always-on non riguarda il 2025, riguarda l'oggi. Sì, ci sono molti neologismi, ma per lo più dal contesto se ne comprende il significato.
Ho
invece trovato vera la critica relativa al fatto che il racconto procede
a scatti, con dettagli che appaiono dal nulla risultando incomprensibili
e personaggi che fanno cose strane senza ragioni apparenti...
La
polemica relativa al taglio del 15% del testo originale mi ha reso
conscio del fatto che questa situazione potrebbe essere dovuta (anzi, probabilmente
lo è: il 15% è un bel po' di roba!) più ai tagli dell'editore
che all'insipienza narrativa dell'autore.
Il
fatto che gli sia stato dato un Premio Hugo mi convince ancor più
del fatto che tanto cane a scrivere non deve essere... se non lo si tagliuzza
troppo.
La vicenda procede su piani intrecciati: oltre al "ritorno alla vita" del protagonista (già poeta di fama, che scopre di aver perso l'ispirazione) c'è una complicata spy-story nella quale ha un ruolo di primo piano un avatar, il "coniglio", che non è chiaro se sia una Intelligenza Artificiale o una persona reale che fa l'hacker.
Né manca un visionario piano di (letteralmente) triturare i libri per scansirli in automatico, creando un database "assoluto" della conoscenza contenuta nei volumi del passato, anche al costo di ridurre i volumi stessi in coriandoli. Il protagonista si lascerà coinvolgere in un'azione di protesta contro il progetto, finendo per trovare più di quanto andava cercando.
Posso definire questo romanzo di Vinge solo con una parola: "visionario". Le sue sono vere visioni del futuro, veri vaticinii, di grande forza immaginativa, originali, convincenti, intriganti!
La
lettura è quindi consigliata agli appassionati di fantascienza,
anche se risponde al vero la critica di chi dice che la vicenda a tratti
risulta poco scorrevole, anche a causa dell'elevato numero di personaggi,
alcuni dei quali sono avatars di altri.
Ma
a quanto pare Vinge aveva avuto una visione perfino relativamente al destino
di questo libro, triturato dall'editore addirittura prima d'essere pubblicato.
:-)
A mio
parere, lo sforzo necessario per superare i punti più criptici (peraltro,
non numerosi) è ampiamente compensato dal godimento procurato, grazie
alla forza e all'originalità delle visioni presenti, nelle parti
più chiare e scorrevoli (che costituiscono la maggioranza del volume).
Quindi,
tutto soppesato, io la lettura di questo splendido romanzo la consiglierei.