Indice
del presente saggio:
Premessa
Lo storico tedesco Lothar Machtan è riuscito a piazzare contemporaneamente in una dozzina di Paesi un libro, uscito in italiano come Il segreto di Hitler[1] che sostiene una tesi audace ma non nuova: Adolf Hitler era omosessuale, e molte azioni della sua vita furono motivate dal bisogno di preservare questo "segreto". La tesi, dicevo, non è nuova, e circola da almeno tre quarti di secolo, come lo stesso Machtan documenta minuziosamente, catalogando una per una le allusioni e le voci di collaboratori e conoscenti di Hitler. Ciò che è nuovo è l'acribia con cui Machtan ha buttato all'aria archivi e biblioteche, testimonianze e diari, mettendo al lavoro una squadra di ricercatori per rintracciare, con teutonica scrupolosità, ogni più piccolo frustolo di carta che servisse alla sua tesi. Tanto di cappello a una simile capacità lavorativa. Ne è uscito un libro storicamente impeccabile (al contrario di altri che avevano in precedenza sostenuto questa tesi [2]), che documenta e dimostra:
Ciò proseguì almeno fino al 1934, quando o liquidò fisicamente gli omosessuali (come il citato Röhm) o li obbligò a rientrare nei ranghi, utilizzando l'omosessualità come arma di ricatto per tenerli in suo potere (anche se Machtan sostiene che viceversa certi omosessuali fecero carriera in cambio del loro silenzio sull'omosessualità di Hitler) [4].
2)
Un libro che non ha raggiunto il suo scopo
L'unica che non riesce a dimostrare, ahimè, è proprio quella per cui ha scritto il libro, cioè che Hitler fosse omosessuale: da questo punto di vista l'opera fallisce lo scopo. Intendiamoci subito: come gay antifascista non sono per nulla terrorizzato dall'idea che un criminale come Hitler fosse omosessuale (tanto, da Gengis Khan a Stalin a Pinochet, la storia è già piena di massacratori eterosessuali). Né mi turba il sonno il fatto che un assassino di professione come Röhm fosse provatamente omosessuale (e Machtan s'è premurato di allungare la lista d'omosessuali - veri o presunti - che ruotarono attorno a Hitler o al partito nazista: Peer Baedeker, Hans Blüher, Erich Ebermayer, Ritter von Epp, Heinz Hanns Ewers, Karl-Günther Heimsoth, Rudolf Hess (?), Max Lorenz, Kurt Lüdecke, Siegfred Wagner, Hans Severus Ziegler ed altri ancora) perché tutto questo a me al massimo dimostra solo, una volta di più, quanto sbaglino (ieri come oggi) gli omosessuali che militano a destra, credendo che l'omofobia sia un "accidente" correggibile e non parte dell'essenza profonda del pensiero di destra. All'epoca di Hitler molti omosessuali pagarono con la vita questo "errore d'analisi" ma, di nuovo, ciò non rende "scandalosa" un'ipotesi come quella di Machtan, né illecita la ricerca che ha compiuto. Sono anzi lieto del fatto che egli abbia scritto il libro, e sono lieto di averlo letto, perché nella massa (addirittura eccessiva) dei documenti citati, qualcosa di nuovo s'impara comunque (per esempio, il capitolo su Röhm è la migliore monografia sulla sua omosessualità oggi disponibile in italiano). Il problema
è semmai un altro, cioè che Machtan si muove nel vuoto
pneumatico di documenti sul suo punto centrale, e giustamente sottolinea
che all'epurazione degli archivi da parte dei nazisti non è sopravvissuto
nulla di "compromettente".
Oppure no? Chi trova in libreria un volume di 400 pagine su un simile tema ritrito spera che ciò che ne ha motivato la scrittura sia stato un colpo di scena, una scoperta inattesa, un documento riemerso da qualche oscura legazione tedesca o da una cassetta di sicurezza svizzera... Purtroppo quest'attesa risulta, capitolo dopo capitolo, vana: non c'è nessun colpo di scena: solo le vecchie voci, o voci a proposito di voci, o accuse, o accuse a proposito di voci. Più spesso, il puro e semplice silenzio. Che a volte Machtan cerca di spacciare per prova ("Il programma prevedeva anche qualche passeggiata. Ma per il resto? Ziegler tace, ma il suo è un silenzio eloquente" [5]), passando così i limiti del consentito [6]. Manca un fatto, almeno uno, che permetta di inferire l'omosessualità di Hitler, autorizzandoci così a rileggere tutti gli indizi in questa luce. In assenza di tale fatto (una lettera, un diario, la confessione o le memorie di un ex amante, una denuncia, un...) lo sforzo di Machtan equivale a quello di sollevarsi da terra tirandosi per i capelli.
3) Sul dare per scontato ciò che va invece dimostrato Machtan inizia
il suo libro affermando subito, apoditticamente, che Hitler era omosessuale,
dopodiché procede immediatamente a rileggere alla luce di questa
affermazione ogni fatto della sua vita.
Ebbene, questo metodo è scorretto. Gli stessi gesti assumono significati diversi a seconda del fatto che un personaggio sia o no omosessuale, quindi usare questi gesti per provarne l'omosessualità è una petitio principii, cioè l'utilizzo della teoria da dimostrare come dimostrazione della teoria da dimostrare... Il serpente
si morde la coda. Se Hitler era omosessuale, allora quei
documenti possono essere letti in quel modo. Tuttavia, se
non si leggono quei documenti in quel modo, allora non si
ha il minimo dato che suggerisca che Hitler fosse omosessuale!
4) Il problema non è la raccolta dei documenti, ma la loro interpretazione Il problema di Machtan non è insomma la raccolta dei documenti (scrupolosissima, lo ripeto), quanto la loro interpretazione. La questione è presto detta: come ben sanno gli storici gay (ma non Machtan) i documenti che parlano dell'omosessualità d'una celebrità "velata" del passato (quando essere omosessuale era un'infamia e/o un reato) vengono, con pochissime eccezioni, solo dai loro nemici (o ex-amici). Dai quali, spero, nessuno s'aspetta il massimo dell'attendibilità e veridicità... I documenti antichi che parlano d'omosessualità vivono di accuse ed incriminazioni quando sono ufficiali, di pettegolezzo quando dicono la verità, e di calunnia quando non la dicono… Belle alternative! Ecco perché, dovendo muoversi fra o accuse o pettegolezzi o calunnie, capire le motivazioni (politiche o meno) per cui certe affermazioni sono state fatte è essenziale, se si vuole fare storia gay… Tralasciando il caso palese a chiunque dell'inaffidabilità (in assenza di riscontri) delle semplici insinuazioni di nemici e ricattatori, vorrei usare un caso più elusivo e meno autoevidente per rammentare quanto la contestualizzazione delle testimonianze, e delle loro motivazioni, sia indispensabile. Nel suo saggio Machtan usa qua e là come griglia interpretativa alcune tesi di Hans Blüher, teorico e militante omosessuale di destra, che nel nazismo vide la realizzazione del suo sogno misogino d'una società di soli maschiacci che si palpano fra loro (però virilmente, neh?). Per Machtan
il fatto che Blüher fosse omosessuale è garanzia di significatività
delle sue analisi. Invece, al contrario, è proprio l'omosessualità
nazisteggiante di Blüher a farne un testimone quanto mai inattendibile:
egli infatti non descriveva ciò che vedeva, bensì
l'ideale erotico che sperava di vedere realizzato (e il bello è
che Machtan lo sa, perché non è uno stupido: cfr. p. 241):
a Blüher il maschiaccio garbava brutalone.
Insomma, non
è vero che, come scrive Machtan,
Non è vero, in primo luogo, perché Blüher non fu un ideologo della virilità nazista, ma solo (con Benedict Friedlaender e il sopra citato Karl-Günther Heimsoth) un ideologo dell'estrema destra del movimento omosessuale tedesco d'anteguerra [9]. Non è vero, poi, perché ammesso che abbia avuto qualche influenza, poté palesemente averla solo prima, e non certo dopo, l'uccisione di Röhm ed Heimsoth, assieme ai quali morirono le loro idee eterodosse in fatto d'omosessualità. (Chissà se per Machtan vorrà dire qualcosa il fatto che la sterminata bibliografia di Blüher registri un buco totale fra gli anni 1933 e 1949?). E non è
vero, infine, perché non si capisce da dove spunti il fatto
che l'omosessualità fosse "protetta" sotto il Terzo Reich!
5) Per l'antifascismo omofobo tutti i nazisti sono omosessuali La seconda
debolezza del libro di Machtan emerge non da quanto egli discute, ma
da
quanto egli non discute, mai, cioè i saggi storici
che prima del suo hanno sostenuto l'omosessualità di Hitler. Magari
basandosi sulla propaganda visceralmente omofoba di certo antifascismo,
specie
cominternista...
della quale l'accusa d'omosessualità alle gerarchie naziste
fu un cavallo di battaglia[11].
Non si trattò d'una tesi circoscritta all'Urss e al ComIntern, bensì d'un luogo comune che mise salde radici anche nel mondo occidentale ed anticomunista. Già durante la guerra troviamo da parte americana la produzione di un'analisi [12] che riporta le voci d'una possibile omosessualità di Hitler, pur non dando molto peso alla teoria (ma affibbiando a Hitler una collezione d'altre perversioni sessuali). Da qui in poi fu un crescendo. Nonostante lo scarso credito iniziale, a poco a poco l'idea penetrò nel senso comune, infiltrandosi come dato noto e autoevidente che non aveva bisogno d'ulteriori prove. Ed arrivando fino ai nostri giorni (in fondo il libro stesso di Machtan è solo il rampollo più recente di tale pianta). Si vedano, per
un esempio fra tanti, le dichiarazioni della psicoanalista israeliana Eliane
Amado Lévy Valensi, che nel suo L'enigma dell'omosessualità-[13]
arrivò a sostenere che il nazismo era e non poteva che essere
"intrinsecamente" omosessuale, aggiungendo:
Rincarando la
dose:
L'esempio più sorprendente della persistenza e diffusione ai giorni nostri di tale luogo comune è il libro The pink swastika, che riprende la tesi da un'ottica di… estrema destra[16]. Gli autori, Scott Lively e Kevin Abrams, sono due fascisti (un cristiano americano ed un ebreo canadese/israeliano, esponenti dell'assurda alleanza tra fanatismo ebraico e fanatismo protestante), che sostengono appunto che il nazismo fu una congiura di froci decadenti ed europei, aggiungendo che il movimento gay attuale ne è la diretta prosecuzione... [17].
5.1) "Nazisti = omosessuali" nel cinema Una citazione
dal sito dei due autori di questo testo ci mostra poi un ulteriore campo
di diffusione "popolare" della teoria cara a Machtan:
E in effetti è proprio vero: il luogo comune era penetrato anche nel cinema, e non solo ad Hollywood. Per restare all'Italia si pensi solo a un film come La caduta degli dèi, dell'omosessuale e comunista Luchino Visconti, in cui omosessualità, "decadenza" e crollo della civiltà sono legati (secondo un purissimo cliché stalinista) a doppio filo. Di più. Scagliare accuse di perversione sessuale divenne talmente banale negli anni Settanta-Ottanta che nacque addirittura un filone di pellicole "porno-nazi", con il pretesto della denuncia sociale… sulla scia aperta da film più colti come Il portiere di notte di Liliana Cavani o Salò di Pierpaolo Pasolini (anch'egli omosessuale e comunista) che legavano (oh, ardita metafora! oh, audace simbologia!) nazifascismo e pervertimento sessuale come un tutt'uno indistricabile.
5.2) "Nazisti = omosessuali" nella storiografia... gay! Ma non basta. La capacità mimetica di tale luogo comune è dimostrata ulteriormente dalla sua infiltrazione nella già citata prima edizione di Homocaust[19] del militante gay Massimo Consoli. Segno che era ormai talmente banalizzato che nemmeno nel movimento gay se ne percepiva più la carica ideologica, fortemente omofoba. Questa tesi, come ho detto, al momento in cui Consoli accrebbe notevolmente l'opera per la terza edizione [19] semplicemente evaporò: è palese che non aveva retto a una verifica. Eppure Consoli era almeno riuscito a trovare ciò che Machtan ha cercato invano: la testimonianza d'un rapporto omosessuale di Hitler, da lui pubblicata nel lontano 1971 nell'articolo Un maschio per il fuehrer[20], basato sulla testimonianza d'un certo Ernst Waldbauer. Costui affermava d'avere avuto, sedicenne, un rapporto sessuale con il futuro Führer. La testimonianza (esplicita e circostanziata -- Waldbauer specifica che Hitler lo masturbò) era apparsa su una rivista gay tedesca dell'epoca, ma non è citata nel documentatissimo libro di Machtan, che pure esce pazzo per trovare, invano, la minima evidenza d'un atto sessuale compiuto da Hitler con un uomo.
Insomma, come mostra questo esempio, uno spoglio della letteratura precedente non sarebbe stato disutile a Machtan. Perché non l'ha fatto, allora? Ma palesemente perché farlo avrebbe documentato il fatto che l'accusa d'omosessualità rivolta a Hitler esiste da sempre, per motivi politici, ed avendo motivi politici (e non di analisi storica) sta in piedi anche in totale assenza di prove[21]. In altre parole: è un mito, che vive di ciò di cui vivono i miti: la voglia viscerale che quanto afferma sia vero, e non fatti o riscontri. Nello stesso
modo, oggi, non occorrono prove per dare del "frocio" a Bin Laden o a Saddam
Hussein… e infatti lo si fa. Gli americani che hanno leggiadramente soprannominato
"Sodom
Hussein" il dittatore iracheno, o scritto "Dirottate
questo, froci" sulle bombe destinate agli afgani (suscitando gli strilli
isterici del movimento gay americano - non per le bombe: per l'insulto)
mostrano in che modo nascano certe voci: anche in assenza di qualunque
prova.
Parimenti, sono
apparse durante la seconda guerra mondiale cartoline di propaganda [22],
che davano del rottinculo sia ad Hitler che a Mussolini… Sono forse "prove"?
Insomma: sarebbe
questo il "tabù" che, secondo
Machtan, nessuno storico avrebbe mai voluto infrangere prima di lui?
7) La tesi dell'omosessualità di Hitler non chiarisce, anzi confonde Visto il risultato, resta da chiedersi allora perché Machtan abbia voluto scrivere un libro come questo, imbarcandosi in un'impresa di cui alla fine non è riuscito a venire a capo. Di sicuro non per "Revisionismo", dato che lo scopo dei revisionisti è rendere accettabile il nazismo, permettendogli il ritorno sulla scena politica. Escludo che un libro che scaglia contro Hitler l'accusa più grave per un nazista (a parte quella d'essere ebreo) abbia uno scopo revisionista (si leggano su amazon.com-le reazioni furibonde e gli insulti a suo carico da parte dei lettori neonazisti). Cui prodest, allora? Forse a nessuno, e questo temo sia un giudizio più grave di quello che darei se dicessi che, almeno, questo libro serve a qualcosa o a qualcuno (fosse pure ai Revisionisti). Al contrario, con le sue spiegazioni inconsistenti Machtan si limita, per amore caparbio d'una tesi di cui è aprioristicamente incapricciato, ad ingarbugliare la nostra comprensione della storia, rendendo strano e incomprensibile ciò che prima del suo intervento non lo era. Per
fare un esempio: è noto il fatto che l'assassinio di Röhm
in realtà ebbe poco a che fare con la sua omosessualità,
e che semmai suggellò la definitiva liquidazione delle istanze "proletarie"
del "Partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi",
e la sua consacrazione definitiva quale partito dei capitalisti
tedeschi e delle gerarchie militari tradizionali. A tutto ciò il
populista Röhm era d'ostacolo, tanto più che controllava l'imponente
forza armata delle SA. La sua liquidazione
fu insomma la
resa dei conti con l'ala sinistra (in ambedue i sensi) dell'NSDAP.
Insomma: a cosa
e a chi serve trasformare la storia, da analisi dello scontro fra i progetti
di diversi gruppi sociali, a sequela di beghe di condominio fra checche
isteriche che si pugnalano alle spalle?
8) La tesi non riesce a spiegare la persecuzione nazista dei gay Per ultimo ho tenuto il mio dubbio maggiore. Se davvero
il nazismo fu quel che sostiene Machtan, come si spiega la persecuzione
degli omosessuali che esso scatenò appena raggiunse il potere?
E qui emerge quanto le ricerche degli storici gay siano un'entità aliena per gli accademici tradizionali alla Machtan, che appare poco interessato agli studi sul tema dell'Omocausto, delle sue radici ideologiche e politiche, delle sue cause sociali, del suo radicamento nelle ideologie otto-novecentesche... Tutto questo, in un libro di 400 pagine sul tema dell'omosessualità di Hitler, è assente! Sarebbe come scrivere un libro per sostenere che Diocleziano era segretamente cristiano, per poi scordarsi del problemino posto dalle sue persecuzioni ai cristiani... Eppure, se una cosa non si può rimproverare ai nazisti, è di non avere minacciato di fare ciò che fecero. Molti anni prima della presa del potere promisero che avrebbero risolto il problema dell'omosessualità in base all'antico diritto germanico... che prevedeva la morte per l'omosessuale. Lo promisero... e lo fecero (in barba ai vari Blüher, che furono molto "delusi"… poverini!). Le persecuzioni naziste, viste alla luce della documentazione storica raccolta fin qui, non hanno nulla di misterioso: sono l'attuazione d'un programma che era stato annunciato con ampio anticipo. Promisero, e mantennero. Punto. Tuttavia,
se nell'equazione s'inserisce l'elemento "x" proposto da Machtan allora
i conti, anziché tornare in modo più preciso, sballano
di nuovo.
"Provaci ancora, Lothar...".
9) Conclusione - Un libro che crea molte più domande di quante ne chiarisca Insomma: stabilito che in assenza di documenti storici che provino il suo punto di vista quella di Machtan è per ora solo un'ipotesi, non si capisce il senso storico e l'utilità di tale ipotesi. Non si capisce cosa ci aiuti a capire, dato che essa crea molte più domande di quante contribuisca a chiarirne. E allora, a cosa serve? Be', Machtan
ha venduto grazie al succès de scandale-[25]
un sacco di copie di questo libro, in tutto il mondo.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]Lothar Machtan, Il segreto di Hitler, Rizzoli, Milano 2001, € 20,14. [2]
Come la prima e seconda edizione di Homocaust
di Massimo Consoli (OMPO, Roma 1980 e La Fiaccola, Ragusa 1984, che sostenevano
che il nazismo nacque "da un gruppo di omosessuali che volevano scardinare
l'ordine sociale per costruire una società in cui l'omosessualità
fosse uno dei pilastri dello Stato"), per fortuna sostituite da una
terza edizione di ben altro respiro e approfondimento, Homocaust. Il
nazismo e la persecuzione degli omosessuali, Kaos, Milano 1991, che
infatti non sostiene più la tesi sopra citata.
[3] Hitler dichiarò al proposito: "A prescindere dallo spreco di tempo prezioso, che invece andrebbe dedicato alla lotta per la libertà, devo dichiarare che le SA hanno un preciso scopo politico. Non sono un ente morale per l'educazione di vecchie zitelle, bensì un'associazione di rudi combattenti. (...) La vita privata può pertanto essere oggetto di considerazione solo se infrange principi essenziali della concezione nazionalsocialista". (Da: Lothar Machtan, Op. cit., p. 183). [4] Ma a questo livello di ragionamento, la stessa cosa si potrebbe allora ipotizzare, che so, dell'omosessuale Cicerin nei confronti di Stalin, sostenendo da ciò l'omosessualità di Stalin... L'argomento, insomma, non convince. [5] Lothar Machtan, Op. cit., p. 248. [6]
Sono stato io stesso a sostenere, in passato, che
quando si fa storia dell'omosessualità ci sono silenzi che urlano.
Ma si tratti di certi tipi di silenzio, non del silenzio tout
court: senza documenti non si ha storia. Quando su un personaggio possediamo
una documentazione tanto abbondante che su lui/lei sappiamo tutto, ma ogni
volta che ci avviciniamo alla sfera della sessualità improvvisamente
la documentazione tace, o è sparita, o è stata distrutta,
allora qui sì che siamo in presenza di "un silenzio eloquente".
In certi casi è anzi possibile ricostruire la sessualità
del personaggio, come dai calchi di Pompei, riempiendo lo spazio vuoto
e usando il vuoto come stampo.
[7]Testo del discorso segreto tenuto da Heinrich Himmler il 17-18 febbraio 1937 ai generali delle SS in relazione ai "pericoli razziali e biologici dell'omosessualità". Da Massimo Consoli, Homocaust. Il nazismo e la persecuzione degli omosessuali, Kaos edizioni, Milano 1991, pp. 191-205. [N.B.: Un errore di scansione nel testo online ha trasformato Blüher in Bliiher]. [8] Lothar Machtan, Op. cit., p. 241. [9] Su Blüher e l'estrema destra del movimento omosessuale tedesco d'anteguerra si veda: Manfred Herzer, Asexuality as an element in the selfrepresentation of the right wing of the German gay movement before 1933 (Elisar von Kupffer, Benedict Friedlaender, Hans Blüher, Karl Günther Heimsoth), Atti del convegno "Among men, among women," Universiteit van Amsterdam, Amsterdam 1983, pp. 315-321 e 581. [10] Esiste ormai una corposa letteratura Revisionista che qualifica di "mito" la persecuzione nazista degli omosessuali. Per leggere qualche esempio online di testi Negazionisti, fare clic qui. [11]Maxim
Gorkj, in un suo articolo intitolato Umanismo proletario, non
si peritò di dichiarare verso il 1934: "Nei Paesi fascisti l'omosessualità,
che è la rovina dei giovani, fiorisce senza essere punita; nella
nazione dove il proletariato ha audacemente preso il potere sociale l'omosessualità
è stata dichiarata un crimine sociale e viene punita pesantemente.
C'è già uno slogan in Germania: 'Estirpate gli omosessuali
e il fascismo scomparirà'". (citato in: John Lauritsen e David
Thorstad, Per una storia del movimento dei diritti omosessuali (1934-1935),
Savelli, Roma 1979, p. 86).
[12] Walter Langer, Psicanalisi di Hitler, Garzanti, Milano 1973, pp. 215-217. [13] Eliane Amado Lévy Valensi, L'enigma dell'omosessualità, Cittadella, Assisi 1976. [14] Eliane Amado Lévy Valensi, Op. cit. p. 43. [15] Ibidem, pp. 43-44. [16] Vedine una confutazione in ottica gay e di sinistra in: The annotated Pink Swastika. [17]
Questi due autori salutano
ora Machtan come la star che ha portato più acqua al
loro mulino: "In fact, one of the most remarkable facts we uncovered
in our research is the near complete dearth of references to homosexuality
in the Nazi Party in books published in the United States since the end
of the 1960s. Nearly all of our mainstream U.S. sources (by American writers)
pre-date the 1970s, when the "gay" movement became a powerful political
force in this country. However, other resources, mostly German works translated
into English, have continued to enlarge our knowledge of the homosexual/Nazi
connection. One important contributor is, of course, German academic
Lothar Machtan, whose Hidden
Hitler (2001), argues persuasively
that Hitler’s secret "gay" life defined his career.
[18] I due idioti non si rendono conto di stare dicendo che la loro tesi storica non è altro che uno stereotipo hollywoodiano, svelando così quale, e quanto profonda, sia la base della loro cultura storica... [20] Luciano Massimo Consoli, Un maschio per il fuehrer, ''Men'' n. 45, 8 novembre 1971. [21]
Personalmente valuto la persistenza del mito secondo cui il nazismo
fu invenzione d'una banda di froci scatenati, come l'equivalente
nel campo gay del mito
dei Protocolli
dei Savi di Sion nel campo ebraico. Per questo ritengo sia
importante studiarlo, esattamente come va studiata la pericolosa letteratura
sui Protocolli.
[22] Riedite come: Nazifascismo proibito. Sette cartoline non gradite ai regimi gemelli, Colonnese, Napoli 1978. [23]
Splendidamente sul problema s'è espresso Sergio Luzzatto,
L'omosessualità
di Hitler può spiegare il suo regime?, "La stampa", 1
febbraio 2002:
[24]"La
feroce persecuzione pubblica degli omosessuali serviva agli interessi privati
di Hitler: il dittatore intimidiva i testimoni e ostacolava i ricatti,
trasformando l'omosessualità in una sorta di monopolio, o meglio,
nel suo monopolio. È evidente che tutto ciò era legato anche
a disturbi psichici, o per essere più precisi a una forma di schizofrenia".
(Lothar Machtan, Op. cit., p. 34).
La persecuzione degli omosessuali è un fenomeno comune (in gradi diversi) a tutti i totalitarismi degli anni Trenta, stalinismo e fascismo italiano inclusi: spiegandolo come un capriccio personale di un solo dittatore Machtan rinuncia a capire e spiegare perché la storia europea abbia conosciuto tale ondata di persecuzioni. Le basi di tali persecuzioni stanno nelle teorie scientifiche degli ultimi decenni dell'Ottocento, alle quali attingono sia Hitler sia, e per lo più lo si ignora, Stalin. (Si veda in proposito: Giovanni Dall'Orto, Il concetto di degenerazione nel pensiero borghese dell'Ottocento, "Sodoma" n. 2, 1985, pp. 59-74). [25]Online si può consultare:
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