Nota di Giovanni Dall'Orto:
Questa pagina, realizzata da Yuri Guaiana e Massimo Franceschelli in occasione di una gita tenuta per e con l'Arcigay di Como nel 1998, era ospitata in origine sul sito dell'Arcigay Koiné. Non esistendo più quel sito, ho chiesto e ottenuto la gentilezza di poterla trasferire sul mio sito. Il testo è mio, la realizzazione della pagina e dei file audio è di Massimo e Yuri, che ringrazio per avermi "passato" il loro lavoro: lo ripropongo uniformando la grafica a quella del mio sito. Gite storiche dello stesso tipo avevo già organizzato in occasione del Gay Pride a Milano (tre volte, due diversi itinerari) e a Venezia. Non escludo di metterne online il testo.
In queste pagine troverai il resoconto completo della visita avvenuta nel mese di Ottobre 1998 con Giovanni Dall'Orto alla scoperta dei luoghi storico/culturali della Como gay. BUONA LETTURA!
Introduzione Ascolta Giovanni Dall'Orto in RealAudio (77 Kb - 1 min e 10 sec)
Nelle vicinanze di questa chiesa, nel prato (oggi completamente urbanizzato) o nel torrente Cosia (oggi completamente interrato) veniva un tempo montato il patibolo per i condannati a morte, compresi quelli per sodomia.
Dell'attività di una confraternita (forse proprio quella di Como? Non ho potuto appurarlo) che accompagnava all'estremo supplizio i condannati è rimasta un'impressionante immagine nella Pinacoteca civica.
Ai lati del portale centrale sporgono due splendide statue del XV secolo in onore dei due grandi scrittori latini nati a Como: a destra Plinio il vecchio e a sinistra Plinio il giovane. A destra della facciata, appena girato l'angolo, è poi murata nel Duomo una lapide romana autentica, dedicata proprio a Plinio il giovane e sopravvissuta miracolosamente attraverso i secoli, accompagnata da una lapide più recente del Giovio (vedi: Palazzo Giovio) [2]. Caio Plinio Cecilio Secondo (61/62 - ca. 112/113 d.C.), detto "Plinio il giovane", ci ha lasciato un Epistolario, scritto fra il 96 e il 109 d.C., in cui ci tramanda (VII 4, 4-6) questa goffa poesia, scritta per amore del suo schiavo Tirone ed ispirata (così ci assicura) dalla lettura dei versi "lascivi" che Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) aveva scritto per il "suo" liberto dello stesso nome, Marco Tullio Tirone (ca. 98 a.C.- 2 d.C.):
(Questo brano ha scandalizzato i commentatori della nostra epoca per attentato all'immagine di Cicerone come eterosessuale di ferro [4]). In un'altra lettera (III 3, 4-5) Plinio il giovane raccomanda a un'amica un precettore "sicuro" per il figlio di lei, che per l'eccezionale bellezza è in pericolo se messo in mani non affidabili,
Su Plinio il giovane cfr. anche Palazzo Giovio. Anche Caio Plinio Secondo (23-79 d.C.) detto "Plinio il vecchio", zio del precedente, parla di omosessualità nella sua monumentale Storia naturale, ma con tono diverso da quello del nipote, visto che esecra (X 172) il fatto che il maschio umano abbia escogitato, solo fra gli animali, uno "scempio della natura" (scelus naturae), uno "sviamento della sessualità" (deverticula veneris) quale l'omosessualità (e cfr. anche XI 230 e XI 275). Curiosamente però altrove testimonia dell'esistenza di comportamenti omosessuali proprio fra gli animali (X 166), specie le pernici (X 100), che a suo dire praticano stupri fra maschi, mentre la iena (VIII 105 e XXVII 92) cambia sesso ad anni alterni e la lepre (VIII 219) possiede entrambi i sessi: la femmina figlia perciò anche in assenza di maschio copulando con le altre femmine [6]. Ascolta Giovanni Dall'Orto in RealAudio (141 Kb - 2 min e 10 sec)
Ex-Manicomio provinciale, "Mombello" Ascolta Giovanni Dall'Orto in RealAudio (115 Kb - 1 min e 45 sec) In questo edificio fu rinchiuso nel 1893 un certo M.L., nato nel 1851, notaio, che nella primavera aveva suscitato a Como un grave scandalo:
Analoga sorte ebbe il 18 aprile 1925 C. L., un minorenne di 19 anni, internato con l'accusa di avere derubato e dato un calcio al padre per procurarsi il denaro necessario a fuggire di casa per soddisfare le sue tendenze omosessuali prostituendosi, dall'età di sedici anni, in altre città (Milano e Venezia).
Di un altro caso ancora è stata conservata memoria: quello di P. A., che a 33 anni fu internato, il 23 aprile 1925, nello stesso manicomio, dopo una vita passata a battersi contro l'emarginazione a cui, dall'adolescenza in poi, lo aveva condannato la sua "diversità":
Vi abitò l'umanista e vescovo Paolo Giovio (1483-1552), che è celebrato da alcuni affreschi settecenteschi al primo piano.
Fra i nemici più tembili del Giovio fu nientepopodimenoché Pietro Aretino che nel 1527, in occasione del Sacco di Roma, affermò che i lanzichenecchi non avevano avuto rispetto per nessuno, nemmeno per il Giovio:
(cioè: dopo averlo stuprato si sono accorti che lo stupro gli è piaciuto ed allora vogliono essere pagati per il servizio!). In una composizione dello stesso anno l'Aretino arriva a mandargli questa maledizione indubbiamente originale:
Infine in una pasquinata sempre del 1527 circa, attribuita all'Aretino, ai versi 222-226 Giovio è accusato in gergo burchiellesco di essere alla cera paziente, cioè "passivo in sodomia" [13]. Ecco poi due buffi falsi epitaffi per lui, il primo dei quali opera di Francesco Grazzini(1503-1584):
Spostando ora l'attenzione dal Giovio al museo contenuto nel suo palazzo troviamo: Piano terreno. Sala romana (a destra del portone d'ingresso) Frammento di lapide [dopo il 100 d.C.] dedicata a Plinio il giovane (vedi: Duomo). A destra dell'ingresso, nell'angolo [15]. L'aquila di Giove rapisce Ganimede, bassorilievo romano su frammento di zoccolo, forse una base di colonna (è la prima a destra per chi entra; l'immagine è sul lato opposto alla porta d'ingresso). La parte superiore del rilievo non si è conservata.
Ascolta Giovanni Dall'Orto in RealAudio (68 Kb - 1 min e 02 sec) Scalone d'ingresso. Pianerottolo. Ganimede e l'aquila di Giove [sec. XVII/XVIII]. Lo stucco un po' goffo di un putto a cavallo di un rapace, che dallo stile direi sei-settecentesco, funge da portalampada per lo scalone (il lume pende dalla mano del putto).
Ascolta Giovanni Dall'Orto in RealAudio (141 Kb - 2 min e 09 sec) Primo piano. Sala greca. Giovanbattista Rodriguez (sec. XVIII), Alleanza fra Bacco e Amore [ca. 1780]. L'affresco, che sta sul lato verso la "sala egizia," è tratto da un'incisione francese (di un certo Coypel, avvisa il cartellino) e simboleggia l'incitamento alla libidine causato dal vino.
Pinacoteca civica
Ha sede nel palazzo Volpi, del 1616, che nell'Ottocento fu tribunale e, fino a una decina d'anni fa, carcere. Nel museo non sono conservate opere d'interesse omosessuale; sono però da segnalare due quadri perché sono rari documenti iconografici sull'amministrazione della giustizia antica, di cui anche i sodomiti dovettero purtroppo sperimentare la barbarie. Fino a poco tempo fa erano esposti al primo piano le seguenti opere (ora relegate nei magazzini, dopo però possono essere esaminate previa richiesta alla Direzione): Anonimo lombardo (sec. XVII), Il conforto del condannato;
La gran quantità di spazio occupato nei due quadri dai nobiluomini che svolgono il compito di "confortatori" e la macabra precisione anatomica della scena di decapitazione (certo non adatta a un salotto casalingo!) suggeriscono che i due quadri "abbellissero" forse in origine la sede di una congregazione (quella di san Giovanni decollato?) che offriva assistenza religiosa ai condannati a morte. Anzi, il costume di tale congregazione, bianco con un crocifissone dipinto sulla manica sinistra, si osserva assai bene nella figura di destra nel secondo quadro. Le due opere rappresentano la prima la visita in carcere d'un condannato a morte, incatenato, e la seconda il momento immediatamente successivo alla decapitazione d'un condannato.
Di proprietà pubblica, è aperta in occasione di mostre, dibattiti e concerti. Nel salone della musica (a cui si accede direttamente dall'ingresso) sul soffitto, a destra, appare un affresco (sul quale non ho dati più precisi: nel palazzo sono entrato clandestinamente mentre stavano montando una mostra) nel quale è Giove con ai piedi l'aquila e un puttino che, avendo in mano una coppa, è identificabile con Ganimede.
Facendo clic qui si può leggere (in formato immagine, 53 Kb) un ritaglio sulla gita. Alessandro Dall'Orto sarei io, ma non si può pretendere che i giornalisti verifichino quel che scrivono. O sì? L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Giovanni Baserga,
[2]Su di essa vedi: Plinio il giovane (Caio Plinio Cecilio Secondo, detto), Lettere ai familiari, Rizzoli, Milano 1961, p. 298. [3] Plino il giovane, Op. cit., p. 205. [4] William Mc Dermott, M. Cicero and M. Tiro, "Historia", XXI 1972, pp. 259-286, specie alle pp. 272-275. [5] Plinio il giovane, Op. cit., p. 89. [6] Plinio il vecchio (Caio Plinio Secondo, detto), Storia naturale, Einaudi, Torino 1983-1988 (5 voll.). [7] Lino Ferriani, Un caso di pervertimento sessuale, "La scuola positiva", III 1893, pp. 909-912, p. 910. [8] Lino Ferriani, Op. cit., 911-912. [9] Mario De Paoli, Contributo allo studio della omosessualità passiva, "Quaderni di psichiatria", XII 1925, pp. 239-251, p. 242. [10] Mario De Paoli, Op. cit., p. 243. [11] Antonio Marzo (a cura di), Pasquino e dintorni, Salerno, Roma 1990, p. 84. [12] Danilo Romei, Scritti di Pietro Aretino nel Codice Marciano It. XI 66 (= 6730), Cesati, Firenze 1987, p. 46. [13]Coriero mandato da Venere a cercare l'amore. In: Antonio Marzo (a cura di), Pasquino e dintorni, Salerno, Roma 1990, pp. 41-64, ai versi 222-226. [14] Vittorio Cian, Gioviana, "Giornale storico della letteratura italiana", XVII 1891, pp. 277-357, p. 355. [15] Su di essa vedi Plinio il giovane, Op. cit., p. 298. [16] Giacinto Manara, Notti malinconiche, Ferroni, Bologna 1658.
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