Tre lettere d'amore
omosessuale da Domenico
Pelliccia
a Giovan
Bernardino Contestabile [1594] [1]
Prima
lettera (folii 883 r-v) - 15 agosto 1594
Testo
Honoratissimo giovine. |
Parafrasi
Onoratissimo giovane. |
Non posso imaginare, unica mia speranza, e vita della mia vita, donde proceda che tanto tempo ch'io ho speso affatigarmi in servirvi, dì e notte<,> e fatto sempre tutto quello che vi è stato appiacere, ed ogni miglior modo, e studio che se è possuto cognoscere, e che <nonostante ciò> anchora non habia altro da voi che promissione, et anchora quelle da dì in dì di continuo son mancate, e, quante volte son stato da quelle messo in in <sic> cima, tanto <volte esse> m'hanno trabboccato al fondo senza rispetto, alcuno, de mie tante lunge fatiche, |
Non posso immaginare, unica mia speranza e vita della mia vita, da dove derivi che io abbia speso tanto tempo ad affaticarmi e a servirvi, dì e notte, ed a fare sempre tutto quello che vi piaceva (come pure ogni migliore disposizione e sforzo che ho potuto immaginare), e che ciononostante non abbia avuto da voi altro che promesse -- e anche quelle disattese giorno dopo giorno. E quante volte queste promesse mi hanno portato in alto, altrettante mi hanno gettato sul fondo, senza rispetto alcuno delle mie tanto lunghe fatiche. |
le quali quando mi aremembrano non posso fare <a meno> di lamentarmi di voi fortemente, vedendovi tante volte mancato di quello che havete promesso, como si aspetta il mio fidel servire, il quale è stato come per effetto havete visto, senza macula alcuna, con quello amore, con quella fede, che si apertiene a un verissimo servitore verso di voi mio signore e patrone, al quale son spinto da grandissima ragione di adimandarvi la mia inpromessa<.> |
Quando mi ricordo di esse, non posso fare a meno di lamentarmi fortemente di voi, vedendo che per tante volte non avete mantenuto quello che avete promesso, come merita il mio fedele servire, il quale è stato, come avete visto, senza alcuna macchia, con quell'amore, con quella fedeltà che si richiede a un verissimo servitore verso di voi, mio signore e padrone, verso cui sono spinto da grandissima causa di chiedervi ciò che mi avete promesso. |
Non già chio voglia trarvi fuori dalla vostra spontanea voluntà, ma prega<n>do come è deb<ito> che osservate, non havendo lecita cagione a rimoverla<.> |
Non che io voglia obbligarvi contro la vostra spontanea volontà, ma solo pregarvi che onoriate il debito, non avendo una ragione lecita per rinnegarlo. |
La qual cosa, più penso, manco vi trovo causa sicché quando pensarete bene il tutto mi facete torto massime che non è apertinente a voi, anzi di essere pieno di fede, pieno di constantia, humile, gentile, pietoso, et observatrice <sic> d'ogni promessa, per fare che il vostro asspetto <sic> nobilisimo, sia conrispondente tutto, al quale di novo mi ricommando, et offero di essere sempre suo servitore fidelissimo. |
Più penso alla vicenda, e meno ne capisco la ragione, sicché quando penserete bene al tutto vedrete che mi fate un torto, soprattutto perché non è degno di voi non essere pieno di fede, pieno di costanza, umile, gentile, pietoso e rispettoso di ogni promessa, per fare in modo che al vostro aspetto nobilissimo corrisponda tutto il resto.
Ad esso di nuovo mi raccomando, e mi offro di essere sempre vostro servitore fedelissimo. |
Da Roma li 15 di Agosto 1594.
Io tuo tanto fidelissimo a te suo core e, più che nissuno altro, a sé carissimo, con sua propria mano. |
Da Roma il 15 agosto 1594.
Io tuo fedelissimo, a te, mio cuore e a me carissimo più che nessun altro, <ho scritto> di mia propria mano. |
Le prime righe dell'autografo della lettera trascritta qui sopra. Roma, Archivio di Stato.
Seconda
lettera (folii 884 r-v) - 16 agosto 1594
Testo
Honorato patron mio. |
Parafrasi
Onorato mio padrone. |
Non posso immaginarmi donde proceda che tanto tempo chio ho speso affatigarmi, in servirvi dì e notte, e fatto sempre tutto quello che vi è stato <a> piacere, e poi così subitamente mi habiate abbannonato <sic>, e fatto segno de inimicitia<,> il che non ve l<'>o servito et mi pare tutto il contrario di quello che sempre mi havete dimostrato, e detto a bocca, e poi ho trovato il contrario<.> |
Non posso immaginarmi da dove venga che dopo tanto tempo da me speso ad affaticarmi, a servirvi giorno e notte, facendo tutto quello che vi è piaciuto, poi così di colpo mi abbiate abbandonato, e fatto segno di inimicizia, cosa che non ho meritato e che mi pare tutto il contrario di quello che sempre mi avete dimostrato e detto a voce, mentre poi mi sono trovato di fronte al contrario. |
Credo non vi possate doler di me, ogni cosa haverei pensato eccetto questo, che mi havessi così presto abba<n>donato senza causa alcuna, certo di una cosa vi possete doler di me<:> che vi habia amato con troppo amore e sviscerato core, ma io mi pensava di havere da voi la pariglia, che si suol dire, chi ama deve essere amato, che questo è segno di cor senciero, como si doveva trovare in voi che sempre mi havete dimostrato, di volermi amare e poi ho trovato il contrario, non si conveniva a unpar vostro, e maxima con me che sapete quel che ho fatto per voi, ma ne ringratio Dio, ma non mi voglio lamentar di vo<i>, ma si ben della mia mala fortuna, che sempre mi è stata contraria<.> |
Credo non vi possiate dolere di me, che mi sarei aspettato tutto eccetto questo: che mi abbandonassi così presto senza causa alcuna.
Certo di una cosa potete lamentarvi di me: che io vi abbia amato con troppo amore e sviscerato cuore, ma io pensavo di ottenere lo stesso da voi, perché si suole dire "chi ama deve essere amato", perché questo è segno di cuore sincero, come doveva essere quello dentro di voi, che sempre mi avete dimostrato di volermi amare, mentre poi ho sperimentato il contrario.
Non era degno di un pari vostro, e soprattutto con me che sapete quello che ho fatto per voi. Ma ne ringrazio Dio, però non mi voglio lamentare di voi, bensì della mia malasorte, che sempre mi è stata contraria. |
Io haverei da scrivere molte cose ma per il gran dolore che mi abbonda, io non posso più scrivere, e dubito che non mi crepa il core, che già mi sento mancare. |
Io avrei molte cose da scrivere, ma per il gran dolore che abbonda in me, io non posso più scrivere, e temo che mi si spezzi il cuore, perché già mi sento venir meno. |
Però la prego se pregar la posso a favorirmi di venir subito a trovarmi, acciò mi possa sfogar quel che tengo dentro del mio misero core ché se non venete vi prometto che dimane io non serrò vivo, e voi serrete causa di tanto male per me<.>
Però adesse mi chiarirò del tutto, et con questo fo fine e state sano<.> |
Perciò la prego, se pregar la posso, di farmi il favore di venire subito a trovarmi, in modo che io possa sfogare quello che tengo dentro il mio misero cuore, perché se non verrete prometto che domani io non sarò vivo, e voi sarete la causa di tanto male per me.
Perciò adesso mi chiarirò del tutto, e con questo finisco e vi auguro che stiate sano. |
Da il luoco solito li 16 di Agosto 1594
Quel che vi ha amato più che se stesso.
<P.S.> Non mancate strapparla subito che serrà da voi letta. |
Dal solito luogo 16 agosto 1594.
Colui che vi ha amato più di se stesso.
<P.S.> Non dimenticate di strapparla subito dopo averla letta. |
Questa è la scrittura del ragazzo pluri-concupito.
Terza
lettera (folii 885r-886r) - 26 agosto 1594
Testo
Amico gia fusti
De quel che se<m>pre ho tenuto, signor mio carissimo quel certamente vedo con effetto che mè accascato, cioè che voi di continuo havete creso troppo alle maledicenti lingue, per le quali, mi vedo da voi abbanonato, senza nesuna lecita causa, e non mi ha giovato como già havete visto, per la qual cosa mi doglio, e mi lamento che più presto havete creso, a quelle, che al mio fidelissimo servire, le quale v'han depinto tutto il contrario del vostro, vero amico, né mai havete voluto udire nessuna mia ragione<.>
|
Parafrasi
Al mio ex amico
Dal comportamento che ho sempre avuto con voi, signore mio carissimo, vedo chiaramente che cosa ho ottenuto, cioè che voi di continuo avete creduto troppo alle lingue maldicenti, per colpa delle quali mi vedo da voi abbandonato, senza nessuna causa lecita, ed il mio comportamento non mi ha giovato, come avete già visto. E di questo mi dispiaccio, e mi lamento perché avete preferito credere a quelle malelingue piuttosto che al mio fedelissimo servirvi. E quelle malelingue vi hanno dipinto il vostro vero amico per tutto il contrario di quello che è, e voi non avete mai voluto sentire la mia discolpa. |
Però vi scrivo, che quando vi piaccia mi donate tanto spatio e luoco chio possa dimostrare con la esperientia in mano la verità, et vederete per effetto che quelle <lingue> sonno tutte, commettetrice d'ogni scandalo, impie, perverse, invidiose, inique, false, insidiose, busciarde, da meritare non un suolo suplitio, ma mille per una, le quali cercano de usurpare, el ben daltrui, tutta volta, e de tirarvi al lor perverso volere, et farvi simile all'horo, prive dogni bene umano<.> |
Perciò vi scrivo, perché quando vi piacerà mi concediate abbastanza tempo e luogo da potervi dimostrare, con i fatti in mano, la verità. E con i fatti vedrete che quelle lingue sono tutte istigatrici di ogni scandalo, empie, perverse, invidiose, inique, false, insidiose, bugiarde, tali da meritare non un solo supplizio, ma mille supplizi ciascuna, perché cercano di usurpare la felicità altrui, e di convincervi del loro perverso modo di pensare, e farvi simile a loro, che sono prive di ogni bene umano. |
Però amico mio, essendo voi tutto divino, tutto agnelico tutto pietoso, pieno di eterna bellezza humana, gentile, pietoso, dove ogni alterissima virtù alberga, dove si vede di continuo scerzare amore, non vogliate perdere tanto bene, che ve ha donato la natura, per essere del numero di quelli, ma cercate de salire più alto, como a voi si conviene, e non abbanonate me vostro fidelissimo amico, che sempre cerco di continuo di alzarvi con li effetti, e con le parole, como già havete visto per il passato<.> |
Perciò amico mio, essendo voi tutto divino, tutto angelico, tutto pietoso, pieno di eterna bellezza umana, gentile, pietoso, <voi che avete un corpo> dove abita ogni virtù più alta, e in cui di continuo si vede scherzare Amore, non vogliate perdere tante virtù, che vi ha donato la natura, per diventare una di quelle malelingue, ma cercate di salire più in alto, come si conviene a voi, e non abbandonate me, vostro fedelissimo amico, me che cerco sempre di continuo di innalzarvi, con i fatti e le parole, come avete già visto in passato. |
Che quel che ho fatto per voi, non l'averia fatto per nesuno homo del mondo, e questo che ho fatto, lo fatto per vostro contento e voi lo sapete e poi per riconpensa cercate di darmi la morte, e sappiate che io non fo altro che lacrimare, e dubito che non mi crepa il core di dolore ogni volta chio penso che mi havete mancato la vostra parola la quale tante volte mi havete promesso di venirmi a trovare e mai non sete venuto non meritava questo la mia fideltà, che ho usata con voi. |
Perché quello che ho fatto per voi, non l'avrei fatto per nessun uomo del mondo, e ciò che ho fatto, l'ho fatto per accontentarvi, e voi lo sapete, e poi per ricompensa cercate di darmi la morte! E sappiate che io non faccio altro che piangere, e temo che mi si spezzi il cuore per il dolore ogni volta che io penso che avete mancato alla parola che mi avete dato, perché tante volte mi avete promesso di venirmi a trovare e non siete venuto mai. Non meritava questo, la fedeltà che ho dimostrato verso di voi. |
Ho Dio, è possibile che non lo cognoscete? Che io per amor vostro serrei andato mille miglia lotanto <sic>, e voi non vi volete movervi a pietà di venire sino in casa, che sapete già che non vi ho usata mai discortesia, anzi vi ho dimostrato sempre granne amore, però la prego, se è vero quello che tante volte mi havete detto, di non mi abbandonare mai, adesso lo vedo in questo mio bisogno, di gratia speranza mia non mi abbandonate che certo havete già torto, favoritemi di venire subito e non dubitate di cosa alcuna, scacciate il timore, e non habiate paura, né di quello che vi ha vietato.[2]né
de nesuno altro che so non vi potranno nocere (...). [3]. |
Oh Dio, è possibile che non lo sappiate che io per amor vostro sarei andato lontano mille miglia? E voi non volete muovervi a pietà nemmeno al punto da venire sino a casa mia, nonostante sappiate che non vi ho mai mancato di rispetto, anzi vi ho dimostrato sempre grande amore. Perciò la prego, se è vero quello che tante volte mi avete detto, di non abbandonarmi mai, e adesso che ne ho bisogno lo vedo bene <come state mantenendo la promessa>.
Di grazia,
speranza mia, non mi abbandonate, che certo avete torto. Favoritemi di
venire subito e non temete nulla, scacciate il timore, e non abbiate paura
né di colui che vi ha proibito di vedermi [2]
né di nessun altro perché so che non vi potranno nuocere
(...). [3]. |
E questa littera, che io vi mando, subito che havete letta, nascondetela e riportatela con voi quando mi verrete a parlare per molti degni rispetti quali vi dirrò a bocca. |
Questa lettera che vi mando, appena l'avrete letta, nascondetela, e riportatela con voi quando mi verrete a parlare per molte cose oneste che vi dirò a voce. |
Non altro; fo fine<.> Il dì 26 di Agosto 1594. |
Non ho altro da aggiungere, e concludo. Il 26 agosto 1594. |
Quello che tanto desidera servilla. |
Colui che desidera tanto servirla. |
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Originariamente edite in: Improvvisamente... quattro secoli fa, su "Babilonia" n. 139, dicembre 1995, pp. 84-86, testo che contiene la spiegazione e il commento alle lettere qui pubblicate.
[2] Da una lettera di Giovan Bernardino conservata nello stesso fascicolo apprendiamo che tale proibizione era venuta dal "compare" dello zio.
[3] Segue la patetica "rivelazione" d'avere scoperto trame contro di lui: se verrà le saprà e così sbaraglierà i suoi nemici. |