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San Sebastiano "santo gay"?[1]
di: Giovanni Dall'Orto.
San Sebastiano del Perugino (1450-1523)
 
 
20/1/1999 
[domanda]  

>richiesta di un chiarimento: mi sono sempre 
>chiesto perché la figura di San Sebastiano è associata agli omosessuali: 
>è solo per via dell'immagine ignuda con la quale si usa raffigurarlo, con 
>la storia delle avances omosex respinte che gli costarono la vita o 
>cos'altro?  
>Da qualche anno qui a Cagliari usiamo festeggiarlo in maniera 
>molto pagana organizzando una festicciola e scambiandoci addirittura gli 
>auguri tra noialtri (giusto per ridere), ma io continuo a chiedermi qual è 
>la vera storia di San Sebastiano...[1]

(Risposta) 
L'associazione fra san Sebastiano e l'omosessualità è recente (non ha più di un secolo). 

Anch'io da anni cerco di saperne di più, e quel che ho trovato è solo quanto segue: 


Non esistono (a quanto pare) nell'agiografia di san Sebastiano accenni a un preteso rapporto fra lui e un imperatore (come quello che si vede nel film Sebastiane di Derek Jarman). Almeno, nessuno è mai stato in grado finora di indicarmene uno. 

Il documento più antico in materia che ho trovato è il Martyre de saint Sébastien [1910, messo in scena nel 1911] di Gabriele D'Annunzio, che dipinge Sebastiano come un "favorito" dell'imperatore. 

È probabilmente da qui che Jarman ha preso l'idea  per Sebastiane, che a sua volta ha fatto esplodere l'idea nell'immaginario gay. (Il che mostra una volta di più quanto contribuisca il cinema alla creazione dei miti contemporanei). 


Non esistono (che io sappia) utilizzi antichi della figura di san Sebastiano a fini omosessuali.  
Nelle bestemmie e nel folclore dei sodomiti antichi, il santo sodomita era semmai san Giovanni Evangelista (non Giovanni Battista, che lo fu invece nella pittura), perché è colui che all'Ultima Cena "giaceva sul petto" di Gesù ("qui recubuit super pectus eius"). 

Jesus-Johannes Minne (1310-1320 - Berlino, Staatliche museen)
San Giovanni appoggia la testa sul petto di Gesù. Scultura tedesca del 1310-1320. (Berlino, Staatliche museen)
Perfino sui santini cattolici d'oggi san Giovanni è rappresentato come un bel ragazzino, femmineo sino alla svenevolezza: far "giacere sul petto" di Gesù un uomo barbuto è troppo, per i kattolici... 

San Sebastiano ha attratto l'attenzione degli artisti del Rinascimento come occasione di "bella anatomia" maschile, del corpo maschile adulto, ma non necessariamente omoerotica.  
Va infatti ricordato che Sebastiano era un militare (e come tale patrono degli arcieri e dei balestrieri... e per eredità, oggi, dei... vigili urbani!) e quindi non poteva essere rappresentato come ragazzino: doveva essere un uomo fatto e "virile". 
Pensiamo solo a quel catalogo di muscoli addominali che è il san Sebastiano del Mantegna (anzi, i tre Sebastiani del Mantegna). 

Ho detto Rinascimento, perché prima d'allora non era nemmeno un santo nudo: ho appena visto il bellissimo mosaico in San Pietro in Vincoli a Roma, del VII secolo, in cui Sebastiano è barbuto e vestito con le ricche vesti del "palatinus", dell'attendente di palazzo.  
Ripeto: era un soldato, ed era nel Palazzo imperiale, e come una guardia del palazzo imperiale (di Bisanzio) del suo tempo venne quindi rappresentato. 

È il Rinascimento che lo "inventa" come santo nudo, scegliendo il momento in cui è già stato spogliato e legato a far da bersaglio. 


Va aggiunto che per via della metafora della Peste come "freccia divina" di punizione, san Sebastiano era (in quanto colpito da >>------> frecce ma sopravvissuto ad esse!), assieme a san Rocco e alla Madonna, parte della triade dei santiincielo a cui ci si votava contro la peste.  

Se fate attenzione, in molti dei polittici in cui appare san Sebastiano, al centro sta sempre la Madonna, e da qualche parte c'è anche san Rocco (vestito da pellegrino), magari condito con qualche altro santo locale. 
Sono ex-voto commissionati dalla comunità per la fine della peste, o per averla scampata.  
Dubito che in quel frangente qualcuno volesse giocherellare con l'omoerotismo... 


L'omoerotismo maschile antico (piaccia o no) è tendenzialmente pederasta o efebofilo. I Davide e Golia o il san Giovannino sono quindi temi più congeniali ad un'espressione omoerotica, in quel periodo. 
Solo quando il pittore è uno dei rari "androfili" (prendiamo Guido Reni) il bel maschione che è san Sebastiano è anche soffuso di erotismo. 
 

Guido Reni (1575-1642), San Sebastiano. Bologna, Pinacoteca nazionale
Sennò abbiamo casi come quello clamoroso del Sodoma in cui il maschio adulto è sì desiderato, ma è anche illanguidito, femminilizzato -- "adolescentizzato", se così posso dire. 

Un esame di un sito su san Sebastiano-[1] mostrerà solo pochi esempi d'uso del corpo di Sebastiano a fini erotici, prima dell'Ottocento, e tutti da parte di artisti o omosessuali oppure (se sapete spiegarmi il perché, io non l'ho ancora capito) caravaggisti. 
 

Andrea Vaccaro - San Sebastiano - Napoli, museo di Capodimonte
Di Andrea Vaccaro (Napoli, museo di Capodimonte) ecco uno dei molti "Sebastiani" caravaggisti a forte connotazione (omo)erotica. Il dato curioso è che Caravaggio non dipinse mai un "san Sebastiano"...

La situazione si ribalta a fine Ottocento. Cambiano (e questo è uno dei fenomeni che nessuno storico gay ha ancora preso in considerazione per cercare di spiegarlo) i gusti erotici dei froci, che iniziano a scoprire la bellezza del corpo adulto e virile. Magari non troppo maturo, rispetto ai gusti d'oggi (fra i 18 e i 21, diciamo), ma comunque non più preadolescente o adolescente (quel tipo di nudo, semmai, è ora proposto in base ai moduli del mito greco: ganimedi, giacinti, ciparissi, bacchini e pastorelli vari eccetera, ma questo è un altro discorso). 

'Ottocento si scopre così a "delibare" in chiave omoerotica quadri rinascimentali di giovani maschi più o meno vigorosi. E scopre che gli piacciono. E dunque scopre Sebastiano come "icona gay" 
In modo sempre più deliberato, ammiccante.  

Contemporaneamente, comunque, sparisce del tutto e per non più tornare, fateci caso, il san Giovannino come icona gay, mentre è rimasta fra noi grazie alle sue valenze S/M quella del Davide  (il bel giovanotto, trionfatore dell'uomo maturo grazie alla sua crudele bellezza, le beau garçon sans merci eccetera). 


Il Martirio di san Sebastiano sopra citato (parole di D'Annunzio, musiche-di Debussy) meriterebbe d'essere studiato di più per molti motivi: 

    Lev Bakst, bozzetto per ''Le martyre de saint Sébastien'', 1911.1) Si colloca sul crinale di questa scoperta della bellezza virile, ma ci gioca, in parte rinnegandolo. Il manifesto di Bakst per il Martyre del 1911 mostra un giovanetto efebico e languidissimo, coi capelli lunghi.  
    Nella prima edizione fu una donna a recitare en travesti la parte di Sebastiano: la ballerina (lesbica o bisex che sia) Ida Rubinstein. 

    Gli arcieri, mentre uccidono Sebastiano, gli gridano il loro amore per la sua bellezza. Ma è a una donna travestita da uomo che lo fanno, eccetera. 
    Ed è un etero che ha scritto il testo. 
    Essendoci di mezzo D'Annunzio, è escluso che questo guazzabuglio di ambiguità non fosse del tutto intenzionale. 

    2) Non viene mai notato, ma il Martyre è la risposta italiana, eterosessuale e provinciale, alla Salomè di Wilde 
    Tema sacro per entrambe le opere, atmosfere morbose ed omoerotiche per entrambe (se non avete mai guardato con attenzione i disegni di Beardsely, riguardatevi "Un lamento platonico": si tratta del soldato che carezza il compagno morto, per cui poco prima aveva espresso il suo amore: "platonico" era, all'epoca, parola in codice sufficientemente esplicita, un po' come "ambiguo" oggi). 

    Soprattuto, la scelta per entrambi del francese (la lingua internazionale di cultura di allora) come lingua di stesura: D'Annunzio volle anzi strafare, e la scrisse in francese rinascimentale. Uff.

    3) Il Martyre raggruma un interesse che gli preesisteva (secondo Internet, il primo a fare la connesione fra san Sebastiano e l'omosessualità fu lo scrittore omosessuale Georges Eeckhoud nel 1909), ma che qui è reso esplicito: san Sebastiano come icona gay. 
    L'arte dalla fine dell'Ottocento alla prima metà del Novecento (ma via via fino ad oggi), ci ha ripresentato san Sebastiano come icona sempre più spudoratamente gay. 
    Negli anni più recenti l'iconografia di san Sebastiano si è addirittura prestata a opportune riletture gay in chiave bondage, fetish e S/M! 
     
    Iannis Tsarouchis (1910-1989) - San Sebastiano (1970)
    In questo quadro del 1970 di Iannis Tsarouchis (1910-1989) lo sguardo omosessuale è ormai esplicito: si noti solo il dettaglio fetish delle scarpe da tennis...
     

Da quando poi è uscito il film di Jarman, tutti danno per scontato che "da sempre" Sebastiano sia un "santo gay". Poi, chi prova ad andare indietro, non trova nulla. Perché non c'è: è un po' il discorso che facevamo per la parola "frocio", no? Ci pare antichissima, ma ha solo un secolo [3]. 

Ecco qua. Questo è quel che ho trovato. Ditemi se vi convince. 
Inoltre vorrei sapere se  qualcuno riesce a rintracciare i primi usi deliberatamente omoerotici della figura di Sebastiano nell'arte figurativa (Moreau, forse, che lo dipinse una decina di volte? O prima? E chi, allora?). 

Gustave Moreau (1826-1898) - Saint Sébastien (1876)

Ciao. 

G. Dall'Orto 

 

[Tra le risposte a questa mail ci fu, in data 21/1/1999, quella di Davide Daolmi, che scrisse]: 
 

>Due o tre anni fa avevo avuto modo di seguire le prove di un spettacolo 
>genovese sulla vita dei santi tratto dalla Leggenda aurea di Iacopo da 
>Varagine, scritta nel 1264. Durante le prove mi ero messo a leggere il testo 
>originale (non il rimaneggiamento teatrale) in una traduzione italiana. Di san 
>Sebastiano Iacopo diceva espressamente che era il favorito degli imperatori 
>Domiziano e Massimiano e da loro molto amato (finché poi evidentemente non 
>cambiarono idea).  
>È assai probabile che D'Annunzio abbia tratto da qui lo spunto per il Martyre.
Direi che mi pare un'ottima indicazione di quella che può esser stata la fonte (diretta o indiretta) di D'Annunzio! [2]. 

Anche se dobbiamo ricordare che "favorito" nell'italiano antico aveva un altro significato (il "favorito" è l"'uomo di fiducia" del re). Oggi noi lo interpretiamo alla luce del significato del termine "favorita" nel Settecento, che da allora significa "la amante del re".  
È solo il maschilismo che fa sì che la "favorita" possa essere considerata, in quanto donna, utile al re solo dal punto di vista sessuale, e non in quanto "uomo/donna di fiducia/tuttofare". In realtà molte favorite ebbero (anche) un ruolo politico non certo secondario eccetera eccetera. 
Ciò non toglie che sì, in effetti alcuni favoriti arrivarono al re passando dal suo letto, ma in casi limitati e ben noti (Luigi XIII ed Enrico III in Francia, James I in Inghilterra ecc. - ci fu perfino una "favorita" lesbica, Sarah Churchill con la regina Anna d'Inghilterra). 

Iacopo da Varagine, tuttavia, scrisse in un'epoca in cui i "favoriti" del re eraano ancora i nobili della sua corte, non i suoi amanti.  
E se fosse lui l'origine della pia leggenda del san Sebastiano "favorito", allora sarebbe escluso che proprio uno pio fino all'ottusità come lui potesse volerci metter dentro doppi sensi omosessuali... 

===

Vorrei infine aggiungere un'informazione che forse a qualcuno interessa: quando ho visitato l'"Elisarion artis Kupffarion" a Minusio (Svizzera) il bibliotecario/custode mi mostrò una raccolta di centinaia di foto (inevitabilmente in bianco e nero, data l'epoca) di san Sebastiano che il pittore e scrittore omosessuale Elisar von Kupffer commissionò per tutta Europa e collezionò. 
Questo museo di Minusio è a pochi chilometri da Milano: chi fosse interessato al tema potrebbe fare un viaggio che, dato il tema e dato l'orientamento sessuale del collezionista, potrebbe riservare sorprese, chissà. 

===
 
 
...Sulla questione dei Sebastiani "barbuti" (...) 
>a me pare invece proprio il contrario. Se i san Sebastiano nei mosaici 
>medievali erano barbuti, poi l'immaginario rinascimentale tende a ringiovanire 
>e devirilizzare il soldato. L'unico san Sebastiano Quattro-Cinquecentesco che 
>conosco con la barba è quello di Gozzoli a San Gimignano (chiesa di 
>Sant'Agostino), ma altri santi di Gozzoli sono assai più giovani. Certo, ce  
>n'è qualcuno più attempatello (per esempio quello del Mantegna) ma in 
>generale sono tutti al possibile adolescenti o post-adolescenti.
Certo che il Rinascimento ringiovanisce e soprattutto denuda il santo: i quadri nelle nostre chiese e nei nostri musei lo mostrano.  
Tuttavia "post adolescente" è qui l'esatto contrario di "adolescente", così come un post-giovane, ebbene, giovane non è più. Adolescente, o lo si o è, oppure non lo si è. 

Comunque, sono andato a riguardarmi la mia collezione di immagini di san Sebastiano: non ho trovato "adolescenti". Può darsi che il mio sia un caso di cecità involontaria (semplicemente, mentre le raccoglievo ho scartato i sansebastiani ragazzini perché non m'interessavano). 
Ma in tale eventualità, occorrerebbe verificare, iniziando raccogliere le immagini di sebastiani adolescenti, per vedere quale sia l'iconografia prevalente. 

I sebastiani che ho raccolto finora possono essere languidi sì (come quelli del Sodoma), giovani di certo ("young adults", direbbero gli anglosassoni, giovinetti e giovinotti, diremmo noi) ma adulti comunque. 

Lo stesso invece non si può dire per i santi Giovannini, che spesso sono addirittura bambinetti (pensate solo ad uno che gay di certo non è, quello celebre di Raffaello al Pitti, un nudo che oggi beccherebbe la denuncia del Telefono Azzurro). 
 

>Non so se i San Sebastiano di Moreau sono omoerotici (si nota solo che mancano 
>le frecce). Conosci invece il San Sebastiano di Puvis de Chavannes (di cui 
>sopravvivono gli ancora più espliciti disegni preparatori)? È un dipinto del 
>1857 che raffigura una scena con Sebastiano trafitto e i soldati (nudi) che si 
>riposano dopo l'impresa (sembra uscito da qualche immaginario S/M di "Drummer" o 
>simile). 
(...) 


 
Bruce Weber - immagine per campagna pubblicitaria di Versace.
Questa foto di Bruce Weber per una pubblicità di Versace mostra come l'immaginario omoerotico filtri nell'immaginario collettivo per le vie più impensate. 
Due considerazioni su questa discussione. Mi ha stupito notare come anche una cosa banale come una festicciola in un gruppo gay, la scherzosa adozione d'un santo piuttosto che un altro, abbia richiesto la rielaborazione di generazioni e generazioni di persone omosessuali, e soprattutto mi ha stupito che questa rielaborazione sia riuscita silenziosamente a filtrare a volte perfino nella cultura di massa eterosessuale (come nel caso dell'Opera da cui siamo partiti), a volte invece si sia rifugiata in realtà più underground e circoscritte  alla realtà gay, quale il film Sebastiane di Jarman.  
La cosa stupefacente è che una generazione abbia passato all'altra (inconsapevole) questa lettura, questa cultura estetica. 

Ogni volta che si parla di cultura omosessuale, e si nega che esista e che possa esistere, bisognerebbe tenere presenti questi casi, che sono molti, che è troppo facile liquidare come "folklore gay", ma che se esaminati da vicino rivelano una tradizione, una trasmissione, un'estetica, un gusto, un impatto sulla cultura di massa del loro periodo, una storia, nonché il coinvolgimento di  figure artistiche di primo piano, e perfino una mitologia (come la favola di Sebastiano "amante" dell'imperatore). 

Se tutto questo non è una cultura, magari solo in senso antropologico, ci dicano gli avversari del concetto di "cultura gay" cosa sia mai la cultura! 
Ciao. 
G. Dall'Orto 

Si veda qui la postilla di un utente della mailing list "Storiagay" a proposito di questa pagina web. 

 

Postscriptum: San Sebastiano  
nello sguardo omoerotico contemporaneo
 
 
Alfred Courmes (1898-1993) - Saint Sébastien (1935)
Corrado Cagli  (1910-1976) - San Sebastiano (1937)
Raymond Voinquel (1912-1994) - Saint Sébastien (1954)
Rafaél Cauduro (1950-viv.) - 1986
Pierre et Gilles - Bouabdallah (1987)
Delmas Howe - The persecution of an esthete - Sebastian and Diocletian - 1990
Hervé Lebeaupin - St Sébastien (Didier) - 1992
Raffaele Buccomino - San Sebastiano (1995)
Mario Patiño - (Da El museo del gayo)
Fare clic su una qualsiasi delle miniature se si desidera vederne l'ingrandimento.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina

Note 

[1] Quello che segue è un breve estratto da un esteso scambio di mail su san Sebastiano, avvenuto sulla mailing list italiana di storia gay, "history" (ora "Storiagay". Per motivi di privacy non ho citato le mail dei miei interlocutori, se non di quelli ai quali ho potuto chiedere il permesso di riproduzione. 

Lo ripropongo adesso che questa lista ha chiuso, perché era un tema che si riaffacciava ciclicamente attraverso i nuovi iscritti. 

Prima di leggere il pezzo consiglio di consultare due siti sull'iconografia di san Sebastiano, per avere presenti le opere a cui si fa riferimento: 

[2] La Leggenda Aurea è un testo molto importante, perché con le sue storielline e leggende sulle vite dei santi ha ispirato generazioni di pittori e scultori; inoltre ha avuto una quantità incredibile di edizioni e traduzioni (segno che la gente lo leggeva con piacere). 

[3] Sul rapporto fra san Sebastiano e l'omosessualità esiste una crescente letteratura, in parte anche in Rete: 

Eekhoud, Georges, Saint Sébastien dans la peinture, "Akademos" n. 1 (15 feb. 1909), pp. 171-75. Opera di uno scrittore omosessuale belga, è oggi indicato come il primo scritto a collegare espressamene san Sebastiano ed omosessualità. Tuttavia, poiché la rivista su cui apparve era poco diffusa, questo scritto va considerato non come l'iniziatore della moda, ma come il primo affioramento d'un punto di vista già  diffuso negli anni precedenti in modo sotterraneo. 

Derek Jarman, Sebastiane, 1977, Raro Video (sul quale esiste: Maria Wyke, Playing Roman soldiers: the martyred body, Derek Jarman’s Sebastiane and the representation of homosexuality, in: Maria Wyke (a cura di), Parchments of gender: deciphering the bodies of antiquity, Oxford University Press 1998. 

Le Targat, Francois, Saint-Sebastién dans l'histoire de l'art depuis le XVe siécle, (Paris: Paul Vermont, 1977) 

François Le Targat, Saint-Sebastién: Adonis et martyr, Editions Persona, Paris 1983. 

James Saslow, The tenderest lover: Saint Sebastian in Renaissance painting: a proposed iconology for North Italian art, 1450-1550, "Gai Saber" I 1 (Spring 1977), pp. 58-66, e replica di  Wayne Dynes, "Gai Saber" I 2 (Summer 1977), pp.150-51. 

Richard Kaye, "Losing His Religion: Saint Sebastian as Contemporary Gay Martyr" in Outlooks: lesbian and gay sexualities and visual cultures, a cura di. Horne & Lewis, Routledge, 1996. 

Poderosa anche se scomoda da consultare la tesi di laurea, interamente online, di Karim Ressouni, La chair et la flèche. Le regard homosexuel sur saint Sébastien tel qu'il etait representé en Italie autour de 1500, in (scomodissimo) formato .pdf. Tramite "Google" è però possibile consultarla anche in formato html. 


Si veda anche la postilla di un utente della mailing list "Storiagay" a proposito di questa pagina web. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Eikoh Hosoe (1933-viv.) - Lo scrittore Yukio Mishima come san Sebastiano - 1963 

Eikoh Hosoe (1933-viv.) - Lo scrittore Yukio  Mishima come san Sebastiano - 1963


Scritti in origine nel 1999 per la lista di storia gay "history". Riproduzione consentita previo consenso dell'autore.
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