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È
passato oltre un secolo da quando Oscar
Wilde (1854-1900), reduce
da due anni di carcere inflittigli per la sua omosessualità [1]
decise di venire in Italia a passare l'inverno e, forse, a vivere per sempre.
Com'è noto, invece, avrebbe finito per passare la maggior parte
dei tre anni che gli restavano a Parigi, dove morì.
Wilde era stato liberato a metà del 1897, e per quattro mesi abitò in Francia, cercando di rifarsi una vita, lavorando alla celebre Ballata del carcere di Reading e tentando di dimenticare l'uomo che l'aveva portato alla rovina, Alfred Douglas (1870-1945) detto "Bosie" [2]. Purtroppo però, per parafrasare Pascal, il cuore ha ragioni che la Ragione non conosce, e così in breve l'amore ebbe ragione della Ragione di Wilde: eccolo rimettersi in contatto con Douglas, dargli un appuntamento e decidere di trascorrere con lui l'inverno a Napoli, dove già soggiornavano parenti di "Bosie". Tutto ciò irritò gli amici di Wilde, che ben sapevano quale influsso avesse Douglas su Wilde. Al quale, da brava vittima dell'amore, non rimase che ribattere, in una lettera del 23 settembre 1897: "Molto di quanto dici nella tua lettera è vero, ma continui a trascurare il grande amore che io ho per Bosie. Lo amo, e l'ho sempre amato. Mi ha rovinato la vita, e per questa stessa ragione sembro costretto ad amarlo di più. (...)Così fu che i due amanti arrivarono a Napoli il 20 settembre 1897 e dopo pochi giorni si installarono sulla collina di Posillipo, nella Villa Giudice.
Ad essere sinceri
era ingenuo pretendere di mantenere il segreto, visto che Wilde
aveva sùbito frequentato i letterati napoletani, nella speranza
che qualcuno traducesse le sue opere [5].
"il cameriere dell'albergo disse che una sera Wilde era tornato seguito da cinque soldati: un marinaio, un artigliere, un granatiere, un bersagliere e un fantaccino, coi quali aveva trascorso tutta la notte. Io, aggiunse il cameriere, mi svegliavo di tanto in tanto chiedendomi: chissà quale arma monta la guardia in questo momento!" [6].E che razza di ambiente sociale frequentasse Wilde per procurarsi gli amanti lo rivelerà una lettera del 16 aprile 1900: facendo tappa a Napoli di ritorno da Palermo, trovò che: "la maggior parte dei miei amici sono (...) in prigione" [7].Così a poco a poco i pettegolezzi si trasformarono in scandali, come quello avvenuto il 15 ottobre 1897 a Capri, dove Wilde e Douglas erano andati in gita. La coppia aveva preso alloggio all'Hotel Quisisana la sera prima, ma il giorno dopo lo scrittore svedese Axel Munthe (1867-1949) li incontrò per strada, palesemente depressi: "Nessuno dei due aveva cenato e respiravano il fresco della sera aspettando il vapore che all'alba doveva condurli a Napoli. "Mi hanno negato il pane", disse il poeta con amabile rassegnazione.Dopo questo incidente Wilde tornò a Napoli il 18 ottobre 1897; Douglas invece si fermò nella "Villa san Michele" di Munthe per qualche giorno.
Il preoccupante
clima di scandalo spinse i famigliari, tanto di Douglas quanto di Wilde,
prima a chiedere, poi ad intimare, poi ad obbligare i due a separarsi.
A tal scopo Wilde fu privato della piccola rendita garantitagli
dalla moglie separata, mentre a "Bosie" vennero tagliati i fondi dalla
madre.
"la mia esistenza è uno scandalo.Né furono quelle famigliari le sole pressioni. Douglas ricordò che: "uno degli addetti all'ambasciata d'Inghilterra a Roma - avevo passato l'inverno con mia madre in quella città - venne a Napoli espressamente per vedermi e farmi capire che avrei dovuto separarmi da Wilde immediatamente.Di fronte all'implacabile ostinazione dei nemici, il 25 novembre 1897 Wilde scrisse a Robert Ross (1869-1918), che curava i suoi interessi:
"Quello che mi stupisce e mi interessa della mia posizione attuale è che nel momento in cui le forze del mondo cominciano a perseguitare qualsiasi persona, non smettono mai più. (...)
Così, alla fine di dicembre, "Oscar fu costretto a lasciare villa Giudice e a trasferirsi in una sordida locanda procuratagli dall'allora amico del cuore, Alfredo" [13],in via S. Lucia 31. Falliti i tentativi di mettere in scena le sue opere teatrali e di far tradurre le sue opere, il 13 febbraio 1898 Wilde infine partì per Parigi, da dove protestò in una lettera del 18 febbraio: "La gente è molto sleale a maltrattarmi per via di Bosie e di Napoli. I patrioti incarcerati perché amavano la patria amano la patria, e i poeti incarcerati perché amavano i ragazzi amano i ragazzi. Modificare la mia vita sarebbe equivalso ad ammettere che l'amore uraniano [omosessuale, NdR] è ignobile. Per me è nobile - più nobile di altre forme" [14].
Il ritorno a
Parigi non significò comunque l'addio di Wilde al nostro Paese.
Nell'aprile 1899 eccolo infatti a Genova (città nel cui cimitero
di Staglieno è sepolta sua moglie, Constance
Lloyd, 1857-1898) e a Santa
Margherita Ligure.
"Parto domenica per Genova - Albergo di Firenze. Mi è impossibile andare a Parigi: non mi bastano i soldi. Voglio provare a trovare un posto vicino a Genova, dove poter vivere per dieci franchi al giorno (ragazzo compris [compreso, NdR]).La castità della Svizzera mi ha dato sui nervi" [15].E il giorno dopo: "Parto domattina per Genova - Albergo di Firenze - una piccola locanda sul lungomare, abbastanza mal-famée ma economica. (...)
Le cose non andarono comunque come previsto. Nell'aprile Wilde scrisse, dall'albergo Cristoforo Colombo di Santa Margherita Ligure, ancora a Robert Ross, chiedendogli di venirlo a trovare, perché si sentiva solo. E Ross venne davvero, ma solo perché Wilde "si cacciò certamente in qualche guaio serio, poiché Ross, che in quel periodo era ammalato, dovette da Londra correre in tutta fretta a Santa Margherita per cavarlo dai pasticci" [17].Così il 16 maggio 1899 Wilde era di nuovo a Parigi, da dove scrisse una lettera di ringraziamento per Ross.
L'ultimo
viaggio di Wilde in Italia avvenne nel 1900, poco prima della morte.
Stavolta Wilde arriverà fino a Palermo, a spese di Harold
Mellor (1868-1925), un ricco omosessuale assai nevrotico, che provava
giovamento dalla compagnia di Wilde.
"C'è un tipo incantevole chiamato Harold Mellor (espulso da Harrow a quattordici anni perché amato dal capitano della squadra di cricket). (...)Particolarmente gustosa è la descrizione delle visite che Wilde fece tra il 2 e il 19 aprile 1900 alla cattedrale di Monreale: "Ci andavamo spesso in carrozza, essendo i cocchieri ragazzi modellati nel modo più squisito. La razza si vede da loro, non dai cavalli di Sicilia. I favoriti erano Manuele, Francesco e Salvatore. Li amavo tutti, ma ricordo solo Manuele. Partito da Palermo,
Wilde si ferma a Roma, dove dal 16 aprile al 15 maggio 1900 circa
alloggia presso "Cook & Son" in Piazza
di Spagna.
Ross
è un personaggio importante nella vita di Wilde: fu lui, diciassettenne
o poco più, a spingere nel 1886 il trentaduenne Wilde alla sua prima
relazione sessual-affettiva con un uomo.
Wilde scherzava sulla "velataggine" di Ross, come quando lo avvisò di avergli spedito: "una lettera lunga, interessante e, naturalmente, seriamente compromettente. Se per caso cadrà nelle mani dell'autorità, sarai immortale"[20].Oscar però non poteva sapere che proprio Ross, che lo aveva rimproverato dicendogli: "Ricorda sempre che tu hai commesso l'imperdonabile e volgare errore di farti scoprire" [21],sarebbe morto d'infarto per il tentativo di ricatto di un cameriere con cui era "troppo intimo", poco dopo essere scampato ad un rabbioso processo intentatogli da Alfred Douglas, ormai convertito al cattolicesimo e (in)felicemente sposato. Comunque sia, durante il suo soggiorno romano Ross aveva con sé un ragazzotto, tale Omero, che "passò" a Wilde quando dovette partire all'improvviso [22], per affari, alla volta di Milano: "Robbie mi ha lasciato in eredità una giovane guida, che non sa niente di Roma. Si chiama Omero, e gli sto mostrando la città",scherza Wilde in una lettera del 26 aprile [23].
E quando Omero cerca di carpire l'indirizzo di Ross per proseguire la "proficua" relazione, "Wilde, maliziosamente, gli confida che l'amico si chiama Edmund Gosse, il noto e intransigente critico e poeta, e gli fornisce l'indirizzo di Londra; aggiunge che Gosse usa a volte altri nomi e indirizzi e gli fornisce nomi e indirizzi di tutti i più rigidi benpensanti dell'élite londinese, "ragion per cui immagino che vi saranno molte lettere interessanti in arrivo a Londra" [24].Durante il soggiorno romano Wilde scrive a Ross raccontandogli la sua vita trascorsa in un vortice di marchette belle e disoneste:
"Ho abbandonato Armando, un giovane Sporo romano molto sveglio e elegante. Era bello, ma le sue richieste di indumenti e cravatte erano incessanti: abbaiava letteralmente per degli stivali, come un cane verso la luna. Ora mi piace Arnaldo: era il più grande amico di Armando, ma l'amicizia è finita.Ma poi, descrivendo il 22 aprile una gita ad Albano, aggiunge: "Con me c'era Omero, e anche Armando, momentaneamente [sic!] perdonato. È così assurdamente simile all'Apollo del Belvedere che quando sono con lui mi sembra di essere Winckelmann" [26].E nel maggio, dopo una "visita" a un'udienza papale:
"Avevo dato un biglietto a un nuovo amico, Dario.Infine il 14 maggio 1900, prima di andarsene, Wilde fece lucidamente il punto della situazione: "Nella sfera mortale mi sono innamorato e disamorato. (...) Com'è malvagio comprare l'amore, e venderlo! Eppure quali ore purpuree si possono carpire a quella cosa grigia e lenta che chiamiamo Tempo! La mia bocca è contorta dai baci, e mi nutro di febbri. Il Chiostro o il Caffè - lì è il mio futuro. Ho provato il Focolare [il matrimonio eterosessuale, NdR] ma è stato un fallimento" [28]. Con questo bilancio
Wilde
riparte alla volta per Parigi, dove infine la malattia avrà ragione
del suo corpo, e del suo spirito così indomito fino alla fine.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Sul processo Wilde segnalo:
Non ho ancora consultato: Richard Lemman, Oscar Wilde, Mondadori, Milano 2000. Segnalo inoltre che le opere di Wilde sono state raccolte in:
[4] Matilde Serao ("Gibus"), C'è o non c'è, "Il Mattino", 7/10/1897. Ora in: Renato Miracco, Op. cit., pp. 27-29. [5] Cfr. su ciò Vita di..., Op. cit., pp. 445, 463, 468. [6] Miracco, Op. cit., p. 39. [7] Vita di..., Op. cit., p. 545. [8] Miracco, Op. cit., p. 36. [9] Vita di..., Op. cit., p. 453. [10] Alfred Douglas, Con Oscar Wilde, Op. cit., p. 88. [11] Vita di..., Op. cit., p. 464. [12] Pier Francesco Gasparetto, Oscar Wilde. L'importanza di essere diverso, Sperling & Kupfer, Milano 1981, pp. 253 e 257. [13] Miracco, Op. cit., p. 53; Vita di..., Op. cit., p. 469. [14] Vita di..., Op. cit., pp.. 470-471. Va segnalato che Miracco, Op. cit., p. 55, censura, modificandola, tutta l'ultima frase! [15] Vita di..., Op. cit., p. 531. [16].Ibidem, pp. 532-533. [17] Gasparetto, Op. cit., pp. 298-299. [18]
Vita di..., Op. cit., p. 520. Eolo era di La Spezia (Ibidem,
p. 524).
[19] Ibidem, pp. 544-545. [20].Ibidem, p. 547. [21].Ibidem, p. 466. [22].Ibidem, pp. 546, 548 e 552. [23].Ibidem, p. 552. [24] Gasparetto, Op. cit., pp. 316-317. [25].Vita di..., Op. cit., p. 548. [26].Ibidem, p. 550. [27].Ibidem, p. 553. [28].Ibidem, pp. 554-555. |
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