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di storia gay - Canzonette tedesche di prima del nazismo
(1900-1933)
--[1908]
Otto Reutter
(1870-1931), Das Hirschfeldlied / La canzone del dottor Hirschfeld;
--[1921]
Kurt
Schwabach (1898-1966), "Das lila Lied" / "La canzone lillà".
--[1928]
Max
Hansen (1897-1971), "War'n Sie schon 'mal in mich verliebt?" / "Lei
è mai stato innamorato di me?".
--[1928]
Marcellus
Schiffer (1892-1932), Wenn die beste Freundin / Quando l'amica
del cuore;
--[1928]
Claire
Waldoff (1884-1957), "Hannelore" / "Hannelore"; |
--[1929]
Robert
Gilbert (1899-1978), "Am Sonntag will mein Süßer mit
mir segeln geh'n" / "Domenica il mio amore mi porta in barca a vela".
--[1929]
Paul
O'Montis (1894-1940), "Ich bin verrückt nach Hilde!" / "Sono
pazzo di Hilde!".
--[1931]
Wilhelm
Ernst Karl "Wiga" Gabriel (1897-1956?), "Süßer! Süßer!"
/ "Dolcezza! Dolcezza!".
--[1931]
Fritz
Löhner-Beda (1883-1942), My little boy / My little boy;
-[1933]
Bertold Brecht
(1898-1956), Der Marsch ins Dritte Reich. |
N.B.
-- Alcune di queste pagine sono presenti nel mio sito ancora in forma provvisoria
e incompleta, specie per quanto riguarda la traduzione.
Queste canzonette:
cosa e perché
Non tutte queste canzoni
sono nate con l'intenzione di rivolgersi al mondo omosessuale di allora,
o di parlarne. Alcune sì, e questo da solo mostra quanto fosse avanzata
la Germania degli anni precedenti il nazismo, ma altre ci sono arrivate
solo collocandosi in un'"area grigia", nella quale il carattere
omosessuale di una canzone è più intuibile che dimostrabile.
"E chi vuol capire capisca"...
Questa "area grigia" poteva
esistere grazie a due motivi:
-
Il primo motivo è
che, al nascere dell'industria discografica, i tribunali avevano stabilito
che era lecito ad altri cantanti incidere una canzone dopo che l'aveva
incisa il cantante originale (il principio è valido ancor oggi)
ma con una limitazione: che il testo e la musica non potessero essere modificati
in nessun modo, per rispetto verso la proprietà intellettuale
dell'autore (e per evitare che iniziassero a girarne decine di versioni
anche molto cambiate). Come conseguenza di tale principio, se un cantante
di sesso maschile voleva incidere, anche per motivi di banale "cassetta",
una canzone molto celebre e richiesta, ma resa famosa da una donna, era
costretto a mantenere il testo d'amore rivolto ad un uomo. E viceversa.
Non esisteva nessun intento
omosessuale in questa pratica, senz'altro curiosa, di cui abbiamo
esempi in vari paesi e in varie lingue.
Il fatto che non esistesse
un intento non implica però che non ce lo si potesse mettere...
Gli omosessuali hanno sempre approfittato di ogni spiraglio che permettesse
loro di esprimersi senza entrare in conflitto con la società. Ed
è facile immaginare le possibilità che questa pratica permetteva.
Il fatto che dal dopoguerra le cover (come si chiamano ora) di canzoni
note vengano adattate al sesso della persona che canta, in modo che
il carattere eterosessuale del testo non venga più minacciato,
la dice lunga sul fatto che a un certo punto la società si deve
essere resa conto (in che anni? ...non lo so) degli "abusi" che questa
pratica rendeva possibili, e che è corsa ai ripari.
Alcune delle canzoni elencate
all'apertura di questa pagina fanno senz'altro parte di questi "abusi"
(penso, come esempio, a My
little boy).
-
Il secondo motivo è
che fra le due guerre la musica è ancora un prodotto che viene consumato
prevalentemente dal vivo. Certo, è la radio e - con l'avvento
del sonoro - il cinema a lanciare il motivetto che impazza, ma nei locali
da ballo, nei cafés
chantants, nei tabarins
e nelle "riviste musicali" a teatro, la musica è dal vivo, e non
come oggi riprodotta da un apparecchio meccanico (e non è detto
che ciò fosse un bene, perché solo i locali costosi avevano
orchestre impeccabili, mentre gli altri, per risparmiare...).
Ora, immaginiamo una città
come Berlino,
in cui esistevano, prima del 1933, letteralmente decine di locali con clientela
omosessuale. Alcuni di questi locali erano sale da ballo, ed anche qui,
come altrove, la musica era dal vivo. Quali canzoni avranno eseguito? Forse
canti da oratorio? O cori alpini? Poco credibile...
I più grandi (pochi)
fra questi locali, come
il celeberrimo "Eldorado", si potevano permettere spettacoli creati
su misura, ospitando cabarettisti, cantanti e maestri di musica anche
omosessuali per creare un prodotto a sensibilità omosessuale. Tutti
gli altri si saranno invece accontentati (esattamente come le loro controparti
eterosessuali) dei motivetti lanciati dall'ultima operetta, dall'ultimo
film, dall'ultimo spettacolo di variété... scegliendo
però le canzoni, intenzionalmente, in modo che non solo un
uomo cantasse testi pensati per una donna, ma scegliesse quelli che in
quel contesto acquisissero significati completamente diversi, e più
"adatti" alla clientela. Spero di trovare l'aiuto per trascrivere e tradurre
alcune canzoncine in cui la servetta saluta il gagliardo granatiere con
cui ha amoreggiato... ri-cantate da un uomo. Erano nate per rispettabilissime
operette... ma sentendole cantare da un uomo, pensando a quanto fosse comune
la prostituzione omosessuali dei soldati all'epoca, diventano semplicemente
esilaranti (penso per un esempio a Adieu, mein kleiner Gardeoffizier,
dal film Das Lied ist aus, incisa nel 1930).
Accanto a questa produzione
"grigia", utilizzabile dal mercato omosessuale pur senza essere nata per
esso, esistette una piccola produzione creata espressamente
per questo mercato, come ad esempio Das
lila lied o la straordinaria Hannelore
della "spudorata" cabarettista Claire Waldoff.
.
|
Due marchette
(sì, si chiamavano così) in vendita prima del 1933 all'"Eldorado"
di Berlino. Consegnandole ad uno dei gigolos, o delle gigolettes
(che prendevano una percentuale su ogni "marchetta" riconsegnata) si aveva
diritto a un ballo con loro. Berlino,
Schwules museums.
|
A questa produzione vanno aggiunte
alcune canzoni, specie di "varietà"
teatrale, che trattavano di omosessualità come argomento di cronaca,
magari umoristico (come Das
Hirschfeldlied) ma anche come ingrediente piccante, come nel caso
di Wenn
die beste Freundin, che gioca a dire e non dire, ma intanto titilla
col lesbismo.
Credo che la massima parte
di tale produzione sia perita per sempre, per lo meno nelle interpretazioni
originali, non essendo mai arrivata allo studio di registrazione. La registrazione,
il disco, all'epoca era infatti un punto di arrivo per un cantante
e una canzone (anche perché la qualità dell'ascolto, all'epoca
scadente, non reggeva certo il confronto con l'esecuzione dal vivo), e
non come oggi un punto di partenza. Il disco serviva come fissazione di
una interpretazione giudicata "memorabile", o come prodotto promozionale,
come "campione" di una voce che però si puntava a fare ascoltare,
per quanto possibile, dal vivo.
Di tanto in tanto accadeva
che una delle canzoni che giravano nei locali omosessuali riuscisse essere
fissata su disco, e in Germania esistono ben due raccolte su CD che ripropongono
la manciata di canzoni di questo tipo che si sono salvate dal naufragio.
Una, Die
schwule Plattenkiste - 1908-1933, è più miratamente
(e accuratamente: è quasi filologica) gay, l'altra (non più
in commercio), Es ist ja ganz gleich, wen wir
lieben - Lieder vom anderen Ufer[1926-1942], contiene molto
più materiale "grigio" e mescola senza criterio prodotti creati
per un pubblico omosessuale e canzoni incise addirittura nel periodo...
nazista, e che come unica caratteristica "gay" hanno quella di essere cover
maschili di canzoni scritte in origine per una donna... Ma è pur
sempre utile.
|
Un gruppo
di clienti dell'"Eldorado" (tutti uomini), dalla rivista francese "Voilà",
(1/7/1933) [collezione Raimondo Biffi]. Al momento di pubblicare quest'immagine,
l'"Eldorado" era stato già chiuso dai nazisti.
|
E l'Italia? Ebbene, un materiale
di questo genere dovette esistere anche in Italia, almeno prima
del fascismo, se non altro a giudicare dall'accanimento con cui i fascisti
combatterono l'"immoralità" delle canzoni da tabarin. In
Italia, per quanto ne sappiamo ora, non esistevano locali "gay", quindi
non è probabile che sia esistita una produzione rivolta a un (inesistente)
mercato omosessuale; tuttavia deve essere esistita una produzione
che prendeva in giro gli omosessuali o li
usava come spunto per canzoni umoristiche. Nel 1972 Rudy (Rodolfo Magnaghi)
ha inciso nell'LP Rudy fortissimamente Rudy due canzoni da "avanspettacolo",
"La cura del camaicà" (una probabile allusione a L'italiana
in Algeri di Rossini, nella quale il bey Mustafà nomina caimacàn
Taddeo, zio zitello di Isabella, sempre minacciato d'essere impalato fino
al momento in cui, assunto come caimacàn, non ce n'è
più bisogno) e "La ghiandola" che possono datarsi attorno
agli anni Venti per riferimenti a fatti dell'epoca ("La ghiandola" parla
degli "innesti
Voronoff", dal nome di un medico che a partire dal 1920 pretendeva
di ringiovanire i suoi pazienti anziani con innesti di... testicolo di
scimmia).
Entrambe fanno allusione
all'omosessualità, sia pure in modo poco rispettoso.
E non riesco a credere che
l'ondata
di scandali del 1907 non abbia lasciato qualche traccia
nelle canzonette satiriche dell'epoca, vista l'abitudine di comporre normalmente
e a getto continuo canzonette su fatti di attualità, inclusi fatti
di cronaca nera. E infatti su "Babilonia", n. 9 (1983) a p. 7 è
stato riprodotto un "foglio volante" con
una canzonetta da cantastorie di Cesare Picchi intitolata "Un brutto
fatto all'Incisa", su un consigliere comunale arrestato per corruzione
di minore, stampata proprio nel fatidico 1907.
Sono quindi convinto del
fatto che un lavoro di ricerca d'archivio in questo mare magnum darebbe
risultati anche in Italia.
Chissà però
quando qualcuno sarà in grado di proporceli...
Per ora, quindi, godiamoci
le canzoni tedesche.
[Per maggiori informazioni
sulla scena gay berlinese prenazista si veda l'ottimo, e illustratissimo,
catalogo: Andreas Sternweiler et al. (a cura di), Goodbye to Berlin?
100 Jahre Schwulenbewegung, Verlag rosa Winkel, Berlino 1997.
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