"Le favole, compar,
ch’om dice tante…" [sec. XIII] [1]
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/ p. 299 / Le favole, compar, ch'om dice tante,
Son ver per cert' e nessun
le contenda:
Ch'anticamente fur orchi
e gigante
E streghe, che andavan
en tregenda. |
Compare, le molte
favole che si raccontano,
sono assolutamente vere e
nessuno le contesti:
anticamente esistettero orchi
e giganti
e streghe, che andavano al
Sabba; |
E
parlavan le bestie tutte quante
Secondo
Isòpo
conta en so' leggenda;
Ed ancor oggi viene 'l
semegliante:
E s' i' nol provo, vo'
che l'om me penda. |
e
tutte quante le bestie parlavano,
a quanto racconta
Esopo
nelle sue Favole.
Ed ancor oggi succede lo
stesso:
e che m'impicchino se non
te lo provo ora: |
Ser
Lici è orco e mangia li garzone.[2],
E 'l Muscia.[3].strega,
ch'è fatto, d'om, gatta,
E va di notte e poppa
le persone. |
ser
Lici è orco, e divora i ragazzi.[2],
e Muscia.[3].è
strega e da uomo si fa gatta,
per girar di notte e succhiarlo
alle persone, |
Guglielmo
de Bediera è per ragione
Gigante, che n'è
nata la sua schiatta;
Ser Benecasa parla, ed
è montone [4]. |
Guglielmo
di Bediera è a buona ragione
gigante, dato che la sua
famiglia è nata così,
ser Benecasa parla, ed è
montone [4]. |
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Il testo lo si trova in: Poeti giocosi del tempo di Dante, a cura di Mario Marti, Milano, Rizzoli 1959, p. 299 (online, per ora, c'è solo qui).
La parafrasi in italiano moderno è mia. Sull'omosessualità nella poesia del Duecento ho scritto qui.
[2] Secondo le fiabe gli orchi mangiano bambini. Ovviamente qui ser Lici (che non so chi fosse) li "divora" in senso sessuale.
[3] C'è un gioco di parole: "muscia" in senese vale "micia". Essendo sia il poeta sia il suo bersaglio di Siena, è possibile che questo Muscia sia quello, senese, che ci ha lasciato un canzoniere d'amore omosessuale.
[4] Bestia, e cornuto. |