Da: Il
Trecentonovelle [1378/1395] [1]
Novella
CXXXIX
Uno
Massaleo da Firenze,
essendo in prigione con uno giudice stato della Mercatantia, con una
strana
piacevolezza usata nel giudice si mostra avere errato.
Massaleo
degli
Albizi-fu uno nuovo uomo, e
con molte nuove piacevolezze.
Essendo
costui stato in
prigione buon pezzo e ancora essendovi, venne per caso che uno
giudice
della Mercatantia, assai giovane e pulito e chiaro, nel
tempo
del suo sindacato, per certa cosa accusato, non potendo per quella dar
mallevadore, convenne che andasse alle Stinche-[2].
Le
Stinche di Firenze nel 1832,
poco prima della demolizione.
Massaleo
veggendo questo giudice, entrò con lui in ragionamento, e per quello
che v'era, e molte altre cose; e in fine lo invitò a cena, ed elli cenò
con lui-[3].
Avendo
cenato, e vegliato
un pezzo, Massaleo veggendo che 'l giudice ancora non era fornito del
suo
letto, lo invitò a dormire con lui; e 'l giudice ancora, veggendo
la domestichezza di Massaleo, si coricò nel letto. Dove ragionato
che ebbono un pezzo, e venendo sul cominciare a sonneferare-[4];
e
Massaleo mosso più per piacevolezza che per vizio, e per comprendere
un poco de' modi del giudice, però che a lui stesso parea un bigolone-[5],
disteso
il braccio per lo letto verso lui, gli pigliò il picciuolo-[6],
e
cominciandolo a rimenare; il giudice, che già era mezzo addormentato,
subito destossi, dice:
-
Oimè, o che fé
a costui vu?
Massaleo
subito risponde:
-
Perdonatemi, che io credea
che fosse il mio-[7].
E
'l giudice disse:
-
In fé di Dio,
voi smarriresti bene un'altra cosa, quando voi smarrite questa.[8].
E
Massaleo disse:
-
Io era abbarbagliato
già dal sonno, e non credea che altro che 'l mio ci fosse in questo
letto - : e cominciò ad allegare con una gramatica grossa: - Domine
judex, reputate non esse malitiam, sed errorem.[9].
Dice
il giudice:
- Mo, messer
Massaleo,
e' par che vo' sia per caleffare-[10];
lagàme-[11].dormire,
che io ve ne prego.
E
Massaleo ed egli s'addormentorono,
e così finì quest'opera. Che saputa che questa novella di
fuori fu per Firenze, li più valenti uomeni che v'erano scoppiavono
delle risa.
E
'l giudice poi per maraviglia
del grande errore, e di Massaleo, quando a ciò pensava, parea quasi
un uomo invasato; e fecesi recare un letto per lui, e in quello, mentre
che stette in prigione, si dormì, acciò che Massaleo più
non cadesse in simile errore..
|
L'autore
ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori
dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli
segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
|
Note
[1] Il testo
è quello messo online dal Progetto Manuzio,
che a sua volta si rifà all'edizione Einaudi,
Torino 1970, a cura di Emilio Faccioli.
Sacchetti
si prende gioco tanto di Massaleo, per la speciosità della sua scusa,
quanto e soprattutto del giudice, che non capisce che un gesto del
genere non può che essere intenzionale e pretende perciò di "chiarire"
l'accaduto.
[2] Accadde
per caso che un giovane giudice dei Mercanti, non potendo, noi diremmo
oggi: "pagare cauzione", fu costretto a lasciarsi rinchiudere nelle
carceri di Firenze, le "Stinche".
[3] Iniziò a
discutere con lui, e del motivo per cui era lì, e infine lo invitò a
cena.
Il sistema
carcerario antico prevedeva che i detenuti, di preferenza, si
procurassero il cibo, o pagassero per il mantenimento: ecco perché
Massaleo "invita a cena" il giudice.
E si noti che
qui i carcerati devono farsi portare da casa perfino il letto.
[4]
Sonnecchiare, addormentarsi.
[5] "Un
bighellone" (così il Grande
dizionario della lingua italiana del Battaglia). Ma a me
pare più probabile il significato (anche) odierno del termine: "uno
stupido".
[6] Membro
virile.
[7] La battuta
divenne una celebre "barzelletta", la ritroviamo nei Detti
piacevoli [1477-1482] del Poliziano
(Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1983, facezia 242 = 239) e
nei Motti e
facezie del Piovano Arlotto, [ca. 1478/1488], (Ricciardi,
Milano e Napoli 1953, facezia 79), attribuita al Piovano
Arlotto.
[8] "Voi
sareste capace di smarrire qualunque cosa, se smarrite questa".
[9] E cominciò
a chiedere in un latino grossolano: "Signor giudice, non giudicatela
malizia, ma solo errore".
[10] Mi state
prendendo in giro.
[11]
Lasciatemi.
|