Da: Ricordi
[1393-1421] [1]
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Parte III
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Parte terza
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(...)
/ p. 227 / D'uno che abbi mutati più
traffichi
e più compagni o maestri, non avere a fare niente con esso; con
uno che giuochi, attenda a lussuriare (e
spezialemente con maschi) o che vesta di soperchio o conviti o abbia
il capo forato, non ti impacciare con esso
in affidarli il tuo o commetterli tue faccende.
(...) |
(...)
Con una persona che abbia
cambiato più volte mestiere e soci o maestri, non avere niente a
che fare; e con uno che abbia il vizio del gioco, si dedichi alla lussuria
(e specialmente se lo fa coi maschi) o che vesta in modo troppo
lussuoso o offra banchetti o abbia la testa bucata, non t'impegolare affidandogli
i tuoi soldi o incaricandolo dei tuoi affari.
(...) |
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Il testo da: Giovanni di Pagolo Morelli, Ricordi (1393-1421), Le Monnier, Firenze 1969, alle pp. 227-228. Il testo è online anche sul sito: "Biblioteca italiana".
Il brano è tratto da una serie di consigli (di solido "buon senso borghese") dati dall'autore al figlio.
Per un documento simile cfr. Paolo da Certaldo. |