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Angelo Poliziano (1454-1494)

Probabile ritratto di Poliziano, del Mantegna.
Probabile ritratto del Poliziano dalla "Camera degli sposi" del Mantegna.

 
Da: Detti piacevoli [1477-1482] [1].

[134] – Fu al tempo di Cosmo un matto, chiamato Uguccione, il quale trovatolo in piazza insieme con uno de' Salviati, huomo prudente, ma alquanto infame di sodomia, gli disse: Cazzo in culo.
All'hora voltosi Cosmo disse: Dallo qua a costui che se ne diletta
Et egli rispose: Tu sai pur, Cosmo, pigliar piacere de' savi, e de' matti.

[134] - Ci fu al tempo di Cosimo un matto, chiamato Uguccione, il quale trovatolo in piazza assiema ad uno della famiglia Salviati (uomo serio, ma che aveva fama di sodomita) lo insultò: "Cazzo in culo".
Allora Cosimo girandosi disse: "Dallo qua a costui, a cui piace".
E l'altro rispose: "Tu sai anche, Cosimo, prenderti gioco dei savi e dei matti assieme".
[169] – Puccio, quando avea consigliato che 'l partito non si vinceva, soleva dire che non era da dubitare che gl'avevano l'argomento in corpo. [169] - Puccio, quando aveva capito che la discussione non avrebbe avuto esito positivo, soleva dire che non c'era dubbio che gli altri avevano buoni argomenti [2].in corpo.

[184] – Il Pelletto, ripreso di attendere a zacchere avendo donna, disse che usava quello per utriaca quando gli pareva per altro essere ammorbato.

[184] - Il Pelletto, rimproverato di darsi ad atti nefandi pur essendo sposato, disse che li usava come medicina quando gli pareva di essere ammorbato da "altro".

[185] – Messer Marsilio dice che si vuole usare le donne come gl'orinali, che, come l'uomo v'ha pisciato drento, si nascondono e ripongono.

[185] - Messer Marsilio <Ficino> dice che le donne vanno usate come orinali, e dopo averci pisciato dentro si nascondono e si mettono via.[3]

[192] – Dice messer Marsilio che i preti sono più cattivi de' secolari, e frati de' preti, de' frati e monaci, de' monaci e romiti, de' romiti le donne.

[192] - Dice messer Marsilio <Ficino> che i preti sono più cattivi dei laici, e i frati dei preti, e i monaci dei frati, e gli eremiti dei monaci, e le donne degli eremiti. 

[200] – Sandro di Botticello fu stretto da messer Tomaso Soderini a tor moglie.
Risposegli così: – Messer, i' vi vo' dire quello che m'intervenne una notte. Sognavo aver tolto moglie, e fu tanto el dolore che io n'ebbi nel sogno, che io mi destai; et ebbi tanta la paura di non lo risognare, che io andai tutta notte per Firenze com'un pazzo, per non avere cagione di radormentarmi. – Intese messer che non era terreno da porvi vigna. 

[200] - Sandro Botticelli fu messo alle strette da Tommaso Soderini perché prendesse moglie. 
Rispose così: "Messere, io voglio dirvi cosa mi accadde una notte. Sognavo d'essermi sposato, e fu tanto il dolore che ne ebbi nel sogno, che mi svegliai, ed ebbi tanta  paura di sognarlo di nuovo, che andai tutta la notte per Firenze come un pazzo, per non rischiare di riaddormentarmi". 
Soderini capì che quello non era un terreno da piantare a vigne [4].
Botticelli - Angelo adolescente
Botticelli: Angelo dalla "Madonna del Magnificat" [1483-5]. Firenze, Uffizi.

[211] – L'Altrito, scolare a Pisa, per purgare sua fama andava spesso nel luogo publico et egli stesso si bociava. 

[211] - L'Altrito, studente a Pisa, per salvare la sua reputazione andava spesso in bordello, e lui stesso se ne vantava.

[228] – Fra Sinibaldo confessava una volta una donna e domandava se il marito usava con lei a mal modo. 
Disse la donna: – Oh, fass'egli di costì? –; rispuose il frate: – Non vi si fa altro! –

[228] - Fra Sinibaldo confessava una volta una donna e domandava se il marito avesse con lei rapporti sodomitici
Disse la donna: "Oh, lo si fa anche di lì?". Rispose il frate: "Non vi si fa altro!".

[233] – "Per un po' meno ferma per me". Questo detto è diventato già proverbio, la cui origine è questa: che, dilettandosi Donatello scultore di tenere in bottega belli discepoli, gnene fu messo un per le mani il quale molto gl'era lodato come bel giovane; e mostrandogli, chi glielo metteva innanzi, un fratello di detto giovane, e affermando che assai era più bello quell'altro che con esso cercava di acconciare, disse le sopradette parole: – Per un po' meno ferma per me! –

[233] - "M'accontenterò d'un po' meno".
Questo detto è diventato già un proverbio, e la sua origine è questa: allo scultore Donatello piaceva tenere in bottega bei garzoni, e gliene fu offerto uno molto lodato come bel giovane; e mentre chi glielo offriva gli mostrava un fratello di quel giovane, affermando che era assai più bello il primo dei due, Donatello disse le sopraddette parole: "<Vorrà dire che> m'accontenterò di un po' meno" [5].

[234] – "E' rise a me, e io risi a lui". 
E questo ancora nacque dal sopradetto Donatello, dal quale essendosi partito un giovane suo discepolo con chi avea fatto quistione, se n'andò a Cosimo per trar lettere al marchese di Ferrara, dove era il giovane fuggito, affermando a detto Cosimo che in ogni modo voleva andargli drieto et amazzarlo.

[234] - "Lui rise a me, ed io risi a lui".
A anche questo proverbio nacque dal sopraddetto Donatello, dal quale essendo fuggito un giovane suo garzone con cui aveva litigato, se ne andò dal duca Cosimo per fargli mandare lettere al marchese di Ferrara, dove il giovane era fuggito, dicendo a Cosimo che ad ogni costo voleva andargli dietro e ammazzarlo.
Ora, conoscendo Cosimo la sua natura, gli fe' lettere come a lui parve, e per altra via informò il marchese della qualità di detto Donatello. Ora, conoscendo Cosimo la sua natura, gli scrisse lettere come gli chiedeva, e per altra via informò il marchese del carattere del detto Donatello.
Il signore gli diede licenza di poterlo uccidere dove lo trovassi. Ma, riscontrandosi il garzone in esso, cominciò di lungi a ridere, e Donatello, a un tratto rappacificato, ridendo, inverso lui corse. Il marchese gli diede licenza d'ucciderlo ovunque lo trovasse. Ma il garzone, incontrandolo per strada, cominciò da lontano a ridere, e Donatello, a un tratto rappacificato, ridendo, corse verso di lui.
Dimandavalo poi il marchese se egli l'avessi morto; a cui Donatello: – No, in nome del diavolo!, ch'e' rise a me, e io risi a lui. – Gli chiedeva poi il marchese se lo avesse ucciso, e allora Donatello: "No, in nome del diavolo! Perché lui rise a me, ed io risi a lui".

[242] – Il Piovano Arlotto era in galea con alcuni giovani a dormire, e, manomettendo a uno di loro il canestro, colui disse: – Ohimè, Piovano, che fate voi?! –; e lui rispose: – Perdonami, io credetti che fusi il mio!

[242] - Il Piovano Arlotto era a dormire, in galera, con alcuni giovani, e mettendo la mano alla patta d'uno di loro, costui disse: "Ohimè, pievano, che fate?!". E lui rispose: "Perdonami, credevo fosse il mio[6].

[251] – Nicolò Amici fotteva la Maria Bella da Roma, e, per paura di non la ingravidare, sempre entrava per l'uscio dell'orto. 
Un tratto, parendogli d'avere errato dett'uscio, se ne chiariva con le mani. Ora, detta Maria gli diceva: – Se' tu chiaro? –, e egli: – Sì, che tu hai un gran forame! –

[251] - Nicolò Amici fotteva la Maria Bella da Roma.[7] e, per paura d'ingravidarla, entrava sempre dalla porta sul retro. 
Una volta, sembrandogli di avere sbagliato la detta porta, verificava con le mani. Allora la detta Maria gli chiese: "Hai verificato?". E lui: - "Sì, che tu hai un gran bucone!" [8].

[291]Guglielmo Borsiere, piacevole uomo, standosi a Bologna, veduto un dì passare un malandrino, suo amico e molto infame, lasciato un cerchio di cittadini corse là a inginocchiarsigli a' piedi, e fégli un gran motto.

[251] - Guglielmo Borsiere, uomo gioviale [9], stando a Bologna e visto un giorno passare un malandrino, suo amico e uomo di pessima fama, lasciato un cerchio di cittadini corse là a inginocchiarglisi ai piedi, e l'ossequiò.
Di che ripreso poi da' cittadini, disse: – A voi fo onore delle robe vostre portandole indosso; al malandrino fo onore perché non me le tolga. – Ed essendo poi rimproverato per questo dai cittadini, disse: "Io onoro voi per le vostre cose portandole addosso [10]; il malandrino lo onoro perché non me le tolga".
Costui appiccava le candele a santi e diavoli: a quelli perché gli facessino bene, a questi perché non gli facessino male. Costui accendeva le candele ai santi e ai diavoli: a quelli perché gli facessero del bene, a questi perché non gli facessero del male.

[302] – Nofri, sendo preso per sessantasei, si scusava con dire: – Io non sapevo nulla di questo, ché io attendevo a sodomitare e fare e fatti miei! – 

[302] - Onofrio <Parenti>, essendo in carcere per il sessantasei [11] si scusava col dire: "Io non sapevo nulla di questo, badavo a sodomizzare e a farmi i fatti miei".

[303] – Giovansimone dice che l'arte del toccato è cattiva arte, perché ne guadagna più il discepolo che il maestro.

[303] - Giovansimone <Tornabuoni> dice che il mestiere del sodomita è un cattivo mestiere, perché ci guadagna più il garzone che il mastro.

[306] – Un frate soleva venire in Orto San Michele a trovare un certo cherico. Fugli detto da uno di que' preti: – Non vi vergognate voi, frate, a ire drieto a cotestui che è maggior di voi? –
Il priore di Lucardo, che era quivi presente, disse che allora sta bene la vite quando il palo la sopragiudica.

[306] - Un frate soleva venire all'Orsanmichele a trovare un certo chierico. Gli fu detto da uno di quei preti: "Non vi vergognate voi, frate, ad andare dietro a costui, che è più grande di voi?".
Il priore di Lucardo, che era lì presente, disse che la vite cresce bene quando il palo la sopravanza [12].

[326] – Donatello tigneva e suoi fattori perché e' non piacessino agli altri. 

[326] - Donatello sporcava di fuliggine i suoi garzoni perché non piacessero ad altri.
Il celebre David di Donatello
Donatello, "David" [ca. 1440]. 
Firenze, Museo del Bargello.

[353] – Lodavano certi un cortigiano per uomo da bene; e il Piovano disse: – Volete voi vedere se egli è il vero? In tanto tempo che egli è stato in corte non ha avuto mai nulla! –

[353] - Un cortigiano veniva lodato da certi come uomo dabbene; il Piovano <Arlotto> disse: "Volete vedere se sia vero? In tanto tempo che è stato in Corte non ha mai guadagnato nulla!" [13].

[356] – Invitando uno a desinare, il Piovano Arlotto disse: – Io ho certi gallettini che si saltano adosso tutto dì l'un l'altro, in modo che io gli ho tutti condannati al fuoco! –

[356] - Invitando uno a mangiare, il Piovano Arlotto disse: "Io ho certi gallettini che si saltano addosso l'un l'altro tutto il giorno, per cui li ho condannati al fuoco[14].

[360] – A un paio di nozze, menando un cittadino moglie, certi giovani scherri diedono delle busse a non so che altri giovani e sonatori che si trovavano a quelle nozze, e, intra l'altre cose, rubarono un anello alla sposa.

[360] Durante un matrimonio in cui un cittadino si ammogliava, certi giovani attaccabrighe picchiarono non so quali altri giovani e suonatori che si trovavano a quelle nozze, e fra le altre cose rubarono un anello alla sposa.
Contavasi questa novella in presenza di Lorenzo de' Medici, e un certo, così motteggiando, disse: – Egli è usanza che si dà delle busse quando si fanno le nozze! – Si raccontava di questo fatto in presenza di Lorenzo de' Medici, e qualcuno, scherzando, disse: "Del resto è l'usanza che quando ci si sposa si diano delle belle botte!".
Rispose Lorenzo: – Cotesta usanza è quando si dà l'anello, e non quando e' si toglie! – Rispose Lorenzo: "Questa usanza vale quando si dà l'anello, non quando lo si prende!" [15].

[371] – Messer Toccante da Lucca, a uno che si doleva d'un fante che gli avea fatto cattivo servigio perché aveva penato otto dì o più a ire da Roma a Lucca, disse: – Ohimè, lascia dire a me, che un fante m'ha promesso già un mese di venire a Campo di Fiore, e non è venuto! – 

[371] - Messer Sodomita da Lucca, a uno che si lamentava di un ragazzo che lo aveva servito male perché aveva penato otto giorni o più per andare da Roma a Lucca, disse: "Ohimè, lascia dire a me, che un ragazzo m'ha promesso già da un mese di venire a Campo de' Fiori.[16], e non è ancora venuto!".

[372] – Messer Toccante, sentendo uno che si vantava d'averlo fatto a una femina molte volte, disse: – Per Dio, ch'io l'ho più caro che se io proprio l'avessi fatto! –

[372] - Messer Sodomita, sentendo uno che si vantava di averlo fatto a una donna molte volte, disse: "Per Dio, l'idea mi piace come se fossi stato io nei suoi panni!" [17].

[404] – In uso di proverbio è il detto del duca di Milano Galeazzo Maria di un ragazzo nero e brutto, il quale disse maravigliarsi perché il padrone lo tenessi, se non avessi già qualche virtù segreta.

[404] - È diventato proverbio il detto del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, che si meravigliò d'un padrone che teneva un ragazzo nero e brutto: che evidentemente aveva qualche "virtù" nascosta [18].

[408] –

[408] - [Proverbi fiorentini con doppio senso]
(...) (...)
"Costui è un uomo da capire in ogni lato". "Costui è uomo da prendere [19] da tutte le parti" [cioè servizievole].
(...) (...)
"Egli è un uomo che s'arragazza", cioè sodomito. "È un uomo che bambineggia", cioè sodomita.
Botticelli: Angelo dalla "Madonna della melagrana" [1487].  Firenze,Uffizi.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. 

Note

[1] Angelo Ambrogini, detto "il Poliziano" (1454-1494), Detti piacevoli, a cura di Tiziano Zanato, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1983, su cui mi sono basato per note e chairimenti.

Il testo che qui uso è però, per comodità, quello messo online dal sito Mori's humour page, tratto dall'edizione curata da Mariano Fresta, Editori del grifo, Montepulciano 1985.

La parafrasi in italiano moderno è mia.

Si tratta di una raccolta di barzellette, da cui ho scelto quelle che parlano di omosessualità e di sodomia eterosessuale
Come si nota, il tema è trattato con la massima naturalezza, coinvolgendo nei pettegolezzi personaggi anche famosi.

Abbiamo qui la dimensione della "tolleranza" di Firenze, città in cui tutti sapevano di tutti, ma che scelse la linea "morbida" nella repressione della sodomia: molti processi ma condanne lievi, pochissimi roghi e solo per casi atroci (come stupro e assassinio di bambino).
Sull'omosessualità nella Firenze del Rinascimento si veda l'ottimo libro di Michael Rocke, Forbidden friendships. Homosexuality and male culture in Renaissance Florence, Oxford University Press, Oxford e New York 1996.
Su questo saggio si veda l'articolata recensione online di Paul Varnell, Forbidden friendships in Florence.

Sull'omosessualità del Poliziano stesso si veda la pagina che gli ho dedicato.

Si noti infine in margine che, come in molti altri testi antichi, contrariamente a quanto affermano i sostenitori gay del "costruzionismo storico", qui è perfettamente teorizzata la contrapposizione fra "preferire gli uomini" e "preferire le donne". Se così non fosse, non avrebbe senso un aneddoto come il n. 211, dato che la sola fama di cui ci si può "purgare" frequentando un bordello è quella di preferire gli uomini, non certo quella di preferire la sodomia al coito in vagina (l'aneddoto 251 dimostra che le prostitute si prestavano a tali atti). E gli aneddoti 371-372 ci mostrano addirittura un appassionato della sodomia passiva... 
Ma ovviamente non saranno dei banali documenti storici a far cambiare idea ai sostenitori d'una teoria talmente bella da stare in piedi anche senza basi storiche...

[2] "Argomento" significava anche "clistere".

[3] Il violento disprezzo di Ficino per le donne si sposa con l'estatico amore "spirituale" per ragazzi. Quale sarà mai stata la causa di tale atteggiamento?

[4] Sospetto che l'ultima frase dell'aneddoto contenga un doppio senso osceno, ma non saprei quale.
Botticelli subì almeno un processo per sodomia. Una denuncia del 1502 accusa: "Sandro di Botticello si tiene un garzone". Si veda Rocke, Op. cit., p. 298, nota 121.

[5] Anche Donatello? Be', sì. Non è colpa mia se ha lasciato tante tracce delle sue preferenze per gli adolescenti, nella sua arte e al di fuori. Al punto che della sua omosessualità si discute da un bel pezzo: si veda la bibliografia sul tema elencata da Rocke, Op. cit, p. 298, nota 119.

[6] Questa barzelletta appare già nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti e nei Motti e facezie del Piovano Arlotto, Ricciardi, Milano e Napoli 1953, facezia 79.

[7] Una prostituta.

[8] Si noti che l'aneddoto documenta la sodomia eterosessuale a fini anticoncezionali, una pratica che dovette essere diffusa (vedi anche la facezia 228), ma di cui le fonti antiche parlano con molto disagio e reticenza.

[9] Se non si tratta di un omonimo, va notato che Dante aveva collocato Guglielmo Borsiere all'Inferno, tra i sodomiti, quindi il suo gesto d'inginocchiarsi davanti a un "malandrino" per adorarlo assume ben altro significato...

[10] Perché  indebitato al punto che nemmeno gli abiti potevano più dirsi "suoi"? O perché indossava i vestiti di Bologna? Non saprei.

[11] Secondo il curatore dell'edizione citata alla nota 1,  "sendo preso per sessantasei" significa "imprigionato per omosessualità". 
(Dalla forma delle cifre "66", che ricordano un sedere stilizzato).

[12] L'aneddoto si basa su un doppio senso. "Ire dietro" significava infatti anche "sodomizzare" (cfr. la "Canzona dei visi addietro").
Anche qui sospetto un doppio senso (che non mi è chiaro) nell'ultima frase.

[13] L'edizione a stampa citata rivela (p. 182, nota) che l'aneddoto originale sottintendeva: "prostituendosi".

[14] La pena del rogo per sodomia è qui scherzosamente trasformata in pena... dell'arrosto.

[15] L'aneddoto si basa sui doppi sensi: "dare busse" = "praticare un coito"; "anello" = "ano" e "vagina"...

[16] Nel gergo burchiellesco "campo" indica l'ano.

[17] "Suoi" della donna, non dell'uomo! Ed anche se "messer Toccante" è personaggio di fantasia ("toccare" è termine burchiellesco per: "praticare la sodomia"), è pur sempre un personaggio che vive l'omosessualità in modo aperto, anzi sfacciato. "Sodomitical Pride" nel Quattrocento italiano?

[18] Nel gergo burchiellesco "virtù" è "membro virile".

[19] Ma anche: "Tale che lo prende da tutte le parti".


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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