Da: Paradossi, cioè sentenze
fuori del comun parere [1543] [1]
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Paradosso XXIX.
Che Aristotele non fusse solo un ignorante ma anche lo più malvagio
uomo di quella età.
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Paradosso 29.
Aristotele non fu solo un ignorante, ma anche l'uomo più malvagio del suo tempo.
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/p.
256/ Scrisse il tristo [2] nel settimo de' suoi Morali,
e a Nicomaco suo figliuolo scrisse, che il farsi dar le pèsche [3]
non fusse vizio, ispezialmente se da fanciullo vi /p.
257/ fusse avezzo (sì come vizio non era nelle femine lo
congiungersi con l'uomo): e dove hai tu appreso sì malvagia e diabolica
dottrina?
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Quel malvagio [2] scrisse, nel libro settimo della sua Etica Nicomachea,
e scrisse a suo figlio Nicomaco, che farsi sodomizzare non era un
vizio, specialmente se ci si era abituati a farlo fin da bambini
(proprio come non è vizio nelle donne il congiungersi con l'uomo). Ma
dove hai imparato, o Aristotele, una dottrina tanto malvagia e
diabolica? |
Halla tu forsi appresa da Platone, il quale non fu però
molto miglior da te (e gracchino pur quanto vogliono li platonici moderni).[4]?
Paionti queste cose da scrivere a' figliuoli, o gentil filosofo che tu
sei, o costumi dilicati?
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L'hai forse appresa da Platone, che però non fu molto migliore di te (e
gràcchino pure quanto vogliono i suoi discepoli di oggi) [4]?
Ma ti
sembrano queste cose da scrivere ai figli, caro il mio nobile filosofo,
o questi ti sembrano costumi raffinati? |
Scrive ancora questo valent'uomo
della sodomia nella sua Politica, et in tal maniera ne scrive che
secondo il
giudizio di alcuni (più di me acuti investigatori) come cosa alle
republiche utile l'approva, e pare indubitatamente ch'egli lodi quelli
che tal cosa usano.
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Questo galantuomo torna sul tema della sodomia nella sua Politica,
scrivendone in modo tale che secondo il giudizio di alcuni (studiosi
più acuti di quanto non lo sia io) l'approva come fenomeno utile allo
stato, e pare senz'altro che egli lodi coloro che la praticano.
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Ritratto ideale di Aristotele, da un'incisione del 1574.
L'autore ringrazia fin d'ora
chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone,
luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo è quello a cura di Antonio Corsaro: Paradossi,
cioè sentenze fuori del comun parere, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma 2000, pp. 256-257, online su Google books.
La parafrasi in italiano moderno pubblicata qui accanto è mia.
Questo brano
testimonia del turbamento che poteva causare in un cristiano (per quanto eretico) sia la tesi
aristotelica secondo cui in alcuni esseri umani la predilezione per il
coito anale nel ruolo passivo potrebbe essere innata, sia l'approccio tollerante di Platone vero l'amore (ma non il coito) omosessuale.
L'importanza storica dell'opinione d'Aristotele è analizzata in: Joan Cadden, Nothing natural is shameful, University of Pennsylvania, 2013.
[2] Il bersaglio di Lando è qui appunto Aristotele. La citazione dell'Etica è da VII 6 (= 1148b-1149a). Il brano della Politica a cui pensa Lando è probabilmente V 10, 1311a-b, sugli amanti che uccisero tiranni.
[3] Tipica espressione del gergo burlesco, nel quale tutti i frutti indicano il membro virile.
[4]
Questo attacco a Platone si inquadra nella svalutazione del carattere
omoerotico del "Vero amore", accettato un secolo prima da Marsilio
Ficino, ma nel 1550 visto ormai come semplice giustificazione della
sodomia. Di ciò ho scritto in: Socratic love as a disguise for same-sex love in the Italian Renaissance, "Journal of homosexuality" XVI, n. 1/2 1989, pp. 33-65. Anche in: Kent Gerard e Gert Hekma (curr.), The pursuit of sodomy: male homosexuality in Renaissance and Enlightenment Europe, Haworth Press, New York 1988, pp. 33-65.
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