Da: Epigrammi e
novellette galanti [s.d.] [1].
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p. 10 /
Due fiorentini
scapoli,
rei di quell'opra
sporca
per cui
l'ira del ciel arse Pentapoli.[2],
andavano
alla forca.[3]. |
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p. 10 /
Due fiorentini
scapoli,
colpevoli di
quell'azione sporca
per cui l'ira
divina bruciò la Pentàpoli.[2],
andavano alla
forca.[3]. |
Uno
di loro all'affollata gente
gridò:
faccio saper ch'io fui l'agente. |
Uno di loro
agli spettatori che si affollavano
gridò:
"Faccio sapere ch'ero io l'attivo". |
Il
confessore, ch'eragli d'appresso,
- A
prepararvi per l'eternità,
disse, attendete:
non è tempo adesso
di pensare
alle umane vanità.[4]. |
Il confessore,
che gli era accanto,
"Preoccupatevi
di prepararvi per l'eternità",
disse, "adesso
non è più il momento
di pensare
alle vanità umane".[4]. |
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Frontespizio
dell'edizione del 1809 (la quarta) delle opere di Pananti.
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418.
La questione
teologica
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418.
La questione
teologica
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pp. 113-114/
Un giovin
petulante
a un frate
zoccolante:
Voglion
da voi la decision se sia
il
dar di naso in culo.[5],
sodomia. |
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pp. 113-114/
Un giovane
petulante
chiese a un
frate minore:
"Vi si chiede
un chiarimento sul fatto se
ficcare
il naso in culo [5].sia
sodomia". |
Il
frate replicò:
Generalmente
nò.
Sarebbe
se voi fosse il mio ragazzo [6],
perchiocché
avete voi viso di cazzo. |
Il frate replicò:
"Generalmente
no;
lo sarebbe
solo se foste un mio garzone [6],
dato che
avete una faccia da cazzone". |
465.
Epitaffio
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465.
Epitaffio
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/
p. 125 /
Qui giace
chi godea tanto a pigliare.[7];
e tanto
avea quel mestiere.[8].appreso,
che un lavativo
ch'egli avea preso,
render non
volle, e volle pria crepare. |
/
p. 125 /
Qui giace uno
che godeva tanto a prendere.[7],
e aveva imparato
quel mestiere.[8].tanto
bene,
che dopo aver
subito un clistere
non volle renderlo,
e preferì piuttosto crepare. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo da: Filippo Pananti, Epigrammi e novellette galanti, Tinto,
Catania 1927.
[2]
Il gruppo di cinque città di cui facevano parte Sodoma
e Gomorra.
[3]
Perché condannati
a morte per sodomia.
[4]
Le "vanità umane" sono di solito le glorie della vita non
religiosa: trionfi politici, militari, economici, culturali, sociali...
La battuta
di questa barzelletta consiste nel fatto che il frate, senza pensarci,
equipara a una gloria umana il fatto d'essere stato "attivo" in
un rapporto sodomitico.
Questa barzelletta
era apparsa già due secoli prima in un epigramma
anonimo, di gusto libertino.
[5]
"Dar di naso in culo" (cioè "ficcare il naso nel culo di
qualcuno") era un modo di dire che, nonostante l'immagine colorita,
significava semplicemente: "impicciarsi nelle faccende altrui".
Il ragazzo
chiede insomma, per sfottere, se "ficcare il naso" sia un peccato sessuale.
[6]
Come garzone o servitore il ragazzo avrebbe avuto modo di "impicciarsi
degli affari" del frate.
[7]
L'uso di questo verbo ha qui sia un senso innocente
("pigliare" la roba altrui, per avidità), ed un secondo che innocente
non è...
[8]."Rubare",
ma anche "farsi sodomizzare" (l'uso di "mestiere" o "arte" come eufemismo
per indicare la sodomia è infatti comune, in antico).
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