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Abele De Blasio (secc. XIX-XX)

Copertina di una riedizione recente del testo di Di Blasio

‘O spusarizio masculino 
(il matrimonio fra due uomini) [1897] [1]
-
Accanto ai martiri della lussuria troviamo i pederasti passivi di professione, distinti nella mala-vita coi nomignoli di femminelle, ricchioni o vasetti e chiamati dal Brouardel delinquenti nati semifemminei.

Essi fanno parte di quella folla che si agita per i bassi fondi della città e che si procura col furto il pane quotidiano.

Travestito brasiliano di fine Ottocento - Foto edita sullo Jahrbuch di Magnus Hirschfeld (da ''Race d'Ep'', p. 84).Giunti che sono i ricchioni alla prima alba della pubertà, sentono il bisogno di essere... goduti; e, trovano che hanno l’ommo 'e mmerda (pederasta attivo), l'amano, come ben si espresse il Mantegazza-[2], con una passione vera, ardente, che ha tutte le esigenze, tutte le gelosie di un amor vero.
Il vasetto, tutto contento dell'acquisto fatto, colma di carezze l'amante e poi cerca raggruzzolare quel tanto che è indispensabile per preparare l'ara dove spontaneamente va ad offrirsi in... olocausto.
Il luogo del sacrifizio è quasi sempre qualche lurida locanda, dove in giorno ed in ora stabilita si fa trovare l’amante, qualche sonatore di organetto e chitarra ed una schiera di ricchioni, che fan corona alla timida... fanciulla. Dopo un balletto erotico, il più provetto della... materia augura alla felice coppia la buona notte; ma la sposina, prima di lasciar partire gl'invitati, distribuisce loro i tradizionali tarallucci e vino.

Il giorno dopo, 'o ricchione anziano, accompagnato da un caffettiere ambulante, porta agli sposi due piccole di latte e caffè e poi fa nel talamo un'accurata rivista per accertarsi se il sacrifizio fu compiuto in tutta regola.
Dopo la luna di miele, che non dura oltre le 24 ore, e verso sera il sacrificato principia a serpeggiare pei quartieri più alti della città per procurarsi, come fanno le prostitute, qualche soggetto che conducono nella locanda di D. Luigi Caprinolo, detto 'o capo tammurro, o, se la persona è pulita (signore), nella casa particolare di donna Benedetta 'a turrese.
Intanto mentre l'attivo guazza in quel "loco d'ogni luce muto[3], un altro mascalzone, che già se ne stava nascosto sotto il letto, gl'invola dagli abiti il portafogli o qualche altro valore.

Le nostre femminelle di giorno si occupano di faccende domestiche, appunto come fanno le donne, e poi in ora stabilita si fanno alla finestra ed aspettano i loro amanti.

Parecchi vasetti, per rendersi ai soggetti più attraenti, si truccano gli occhi, altri si fanno tatuare sul viso qualche neo di bellezza e molti, mediante ovatta, cercano rendersi più formose le parti posteriori e più sporgente il petto.
Qualcuno si femminizza anche nel nome.
Il prezzo che ricavano dal loro ignobile mestiere lo versano ai loro mantenuti.

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Durante queste mie ricerche mi sono imbattuto in 12 vasetti noti alla questura come ladri di destrezza: 5 sono stati carcerati 4 volte, 6, 7 volte, ed un altro, perché sommamente geloso, si rese anche colpevole di sfregio in persona di Carmela Ferrini, nota prostituta di vico del Sole, che, secondo il vasetto Filippo G., faceva del tutto per carpirgli... l’amante.

Noto è poi il fatto del femminella Carlo C., il quale anche per gelosia si tolse la vita col fosforo, facendosi scrivere per l’amante Francesco T. la seguente lettera.
 

Caro Ciccillo.

Io mi avveleno colle capuzzelle [4] di fiammiferi perché tu ammogliandoti non potrai più abbracciare chi tanto ha sofferto per te arrivando a darti finanche il suo onore.

Del resto io ti perdono dell'offesa fattami perché sei cattivo come tutti gli altri uomini (sic).

In qualche momento della tua vita e delle tue gioie arricordati del
tuo aff. amante

CARLUCCIO.

Da ciò che innanzi abbiamo esposto si deduce che la 

"sodomia psichica non è un vizio, ma passione: passione colpevole, schifosa, ributtante finché volete, ma passione". (Mantegazza, Op. cit.).
''Pederasta passivo e rapinante'' dal libro di De Blasio, p. 100 - Archivio Raimondo Biffi
''Pederasta passivo e rapinante'', da De Blasio, Usi e costumi dei camorristi, p. 100. (Collezione Raimondo Biffi). Fare clic qui per una scansione ad alta definizione (63 Kb) di questa immagine.
 
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Studiando gli usi e costumi dei vari popoli troviamo, dice il noto professore di Antropologia di Firenze [5] che

"l'amore fra i maschi è uno dei fatti più orribili dell'umana psicologia e fu ed è in ogni tempo ed in ogni paese vizio assai più comune che non si pensi" (Op. cit. , pag. 142).

"In alcune parti del Messico settentrionale si facevano matrimoni tra uomini, e a questi, vestiti da donna, era proibito portar armi" (Op. cit., p. 146).

"Molti viaggiatori parlano di vizi contro natura fra gli indigeni dell'America settentrionale. Si vedevano uomini vestiti da donna e che attendevano in casa ai lavori muliebri, e ciò significava con troppa eloquenza a qual uso servissero queste abbiette creature".

E, mettendo da parte i tanti e tanti altri esempi di simili immoralità, un tempo comuni anche in Roma ed in Grecia, concludo collo stesso antropologo che:
"da Alaska fino a Darien si vedono giovani allevati e vestiti come donne, e che vivono in concubinato coi principi e coi signori" (Op. cit., pag. 147).


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Note

[1] Il brano qui riedito è un capitolo tratto dal libro di Abele De Blasio, Usi e costumi dei camorristi, Gambella, Napoli 1897, pp. 153-158.

Il testo è stato scansito e inviato da Raimondo Biffi, che ringrazio.

Dell'opera esiste anche una ristampa per le Edizioni del Delfino, Napoli 1973.

Mi pare sia superfluo commentare l'interesse di un rito di (finto) "matrimonio" all'interno della sottocultura criminale napoletana del secolo scorso.

[2] Qui e oltre si riferisce al libro di PaoloMantegazza (1831-1910), Gli amori degli uomini,Mantegazza, Milano 1886 (2 voll.).

[3] Dante, Inferno, canto 5, verso 28.

[4] Capocchie.

[5] Sempre Mantegazza (vedi nota 2).

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