Una associazione
a delinquere nel reato di violenza carnale contro natura [1929] [1].
Queste note
intorno ad una associazione delittuosa, nel reato di violenza carnale contro
natura costituiscono certamente, nel vasto campo della casistica dei reati
contro il buon costume, un documento inconsueto.
Nella congerie
di fatti delittuosi, molto disparati per la qualità delle vittime
e dei criminali, che le codificazioni sogliono riunire nel reato di violenza
carnale si incontrano, di regola, delitti individuali; i reati collettivi
sono meno frequenti e assumono di solito la forma di concorrenza di
più individui al fatto delittuoso per associazione occasionale.
L'associazione
criminosa con carattere di permanenza e di vera organizzazione nel reato
di violenza carnale in genere, e in particolare anche in forma omosessuale,
costituisce un fatto di eccezione.
Più
facilmente, il lenocinio, svolgendosi sulle basi di una vasta e completa
organizzazione può spianare la via al reato; si tratta per altro
di un quadro criminoso ben diverso e del tutto estraneo alle azioni delittuose
che ora cercheremo di tratteggiare.
Le notizie qui
riferite abbiamo raccolto nell'occasione, di una serie di accertamenti
peritali compiuti, per incarico del Tribunale di Catania, sulle persone
delle vittime e di qualcuno dei componenti dell'associazione delittuosa.
Alcuni rilievi
obiettivi delle nostre indagini avremo occasione di riferire in altro luogo;
qui ci limitiamo ad appunti criminologici.
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Veduta
dell'Etna da Catania, 1898
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Da
parecchio tempo giungevano alle Autorità di P. S. di Catania,
notizie riguardanti atti di libidine e congiungimenti carnali contro natura,
esercitati generalmente con violenza o minaccia, in danno di numerosi giovanetti;
notizie che trovavano conferma nel fatto che alcune vittime erano ricorse,
o ricorrevano per le cure ai Reparti Celtici degli Ospedali [2].in
parte perché affette da sifilide con manifestazioni primarie
all'ano, in parte con segni gravi ed evidenti di patiti traumatismi anali [3].
Si moltiplicavano
nel frattempo le querele che ribadivano manifestamente la gravità
dei fatti. Le Autorità di P. S. ordinarono attive indagini che portarono
rapidamente a soddisfacenti resultati.
In primo luogo
vennero studiati e sorvegliati i ragazzi che vagabondavano con mille pretesti
nelle diverse piazze della città e si intrattenevano in luoghi notoriamente
mal frequentati. Nella quasi totalità dei casi si trattava di giovanetti
scappati di casa, che la sera dormivano all'aperto o rifugiandosi, se d'inverno,
entro qualche androne o in qualche barca e, privi di denaro come erano
ricorrevano ad ogni possibile espediente per trovare di che sfamarsi e
soddisfare sopra tutto al bisogno, divenuto in loro irresistibile, di fumare.
Fra questi fu trovato il maggior numero di coloro che avevano subite le
violenze.
Dopo questo
primo accertamento furono sottoposti a speciale sorveglianza quanti adulti
per inveterata consuetudine o per necessità <di> mestiere erano
soliti svolgere la loro equivoca attività nelle piazze o alla marina,
dove pure alcuni la notte dormivano.
Si era infatti
constatato che una grave familiarità e promiscuità esisteva
fra i giovanetti e questi uomini appartenenti agli infimi strati della
città e notoriamente dediti al vizio e al delitto. Tale era la familiarità
e la promiscuità, da andare a dormire l'uno accanto all'altro, spesso
in gruppi numerosi, e frequentare insieme le rappresentazioni di un cinematografo,
noto come covo di borsaioli e di pregiudicati della peggiore specie.
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Catania:
cantastorie e alcuni ragazzi, ai primi decenni del secolo scorso.
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Le confessioni
di alcuni ragazzi - da prima, restii per la paura di minacciate vendette
- permisero di appurare, nei loro particolari, i fatti delittuosi e di
identificare gli autori dei delitti lamentati.
Dalle dichiarazioni
delle vittime (di cui qualcuna si mantenne per altro reticente) resultò
che i criminali avevano comuni sistemi di adescamento: l'offerta di qualche
sigaretta o di cibarie per alcuni, l'inganno o la minaccia o la violenza
per altri<,> che a volte erano sorpresi nel sonno.
Le vittime erano
generalmente figli di illegittime unioni o orfani, in ogni modo giovanetti
abbandonati e privi di ogni protezione.
Comuni le località
ove gli sciagurati erano sorpresi o condotti; comune il centro di raccolta,
rappresentato dall'equivoco cinematografo già ricordato; i compressori [4].tutti
pregiudicati e vagabondi in genere con nominali professioni di pescivendoli
e braccianti.
Alcune delle
vittime, esse pure depravate, consentivano con lieto animo, altre
invece cedevano a forza e venivano oltraggiate.
Quando una
nuova vittima cadeva nelle reti tese da uno dei criminali, il suo nome
veniva rapidamente comunicato agli altri perché lo potessero a lor
volta possedere.
Tutto questo
dimostrava non si tratti di reati isolati, ma di gesta criminali di una
vera e propria associazione a delinquere.
Crimine ab
uno disce omnes.[5].
L'analisi dei fatti delittuosi insieme legati non presenta per vero notevole
intrinseca varietà. I luoghi, e le figure dei reati hanno tuttavia
un colorito così caratteristico, da formare nel complesso un quadro
lugubre di primordiale criminalità forse senza precedenti nella
letteratura medico legale.
Vediamo, sopra
tutto dei racconti di qualcuna delle vittime, di ricostruire, sia pure
frammentariamente, la trama della consociazione criminale [6].
Ecco una delle
vittime T. A., appena quattordicenne. Resulta dagli atti processuali
figlio di ignoti; convive con la madre. La sua professione nominale è
garzone barbiere.
Nel marzo 1926
fugge da casa, per lasciare il lavoro e darsi ad ozioso vagabondaggio.
I luoghi preferiti sono il porto, la marina e, soprattutto, la pescheria.
La
pescheria.[7].di
Catania è un vecchio mercato del pesce costretto in un androne
semibuio, sempre invaso da una folla rumorosa. Il vocio dei venditori ambulanti
di ogni qualità si alterna con quello dei pescivendoli che offrono
insistenti la loro mercanzia, su rozzi banchi vengono esposti e venduti
i ricchi prodotti della pesca appena sbarcati nel porto vicino.
Fra i banchi
e nelle località adiacenti, adibite a mercati diversi, si aggirano
per antica consuetudine i peggiori pregiudicati della città. Lì
si prendono accordi e si intessono i piani per i reati più svariati.
Né mancano
i borsaioli che, nel luogo stesso, hanno campo di esercitare le loro losche
imprese; così mentre i tonni e i pesci spada giganteschi sono fatti
a pezzi a colpi di scure dinanzi alla folla intenta dei compratori, i portafogli
bene spesso vengono con rapida mano sottratti ai meno attenti.
Accanto al
borsaioli scaltri ed inveterati abbondano i giovanetti, che fanno tesoro
degli insegnamenti di destrezza dei maestri e in occasioni non rare li
traducono in pratica.
Questo l'ambiente
preferito del traviato fanciullo, che, dopo la fuga, non conosceva nemmeno
per la notte la casa e, secondo la consuetudine locale dei vagabondI, si
coricava al porto in una delle numerose barche pescherecce ormeggiato nel
luogo ove avviene lo sbarco del sale.
Il ragazzo non
era sfuggito ad un tristo figuro, V. A., di anni 20, pregiudicato
e vagabondo, noto nei bassifondi, per le sue tendenze pedofile,
con il significativo nomignolo di Strazza causi (Straccia
pantaloni).
Lo Strazza
causi una sera insegue il T. A. e pretende di coricarsi e passare la
notte nella stessa barca dove questi si era rifugiato Quando il ragazzo
è addormentato gli si fa addosso<,> gli strappa i pantaloni e
sotto minaccia di gettarlo a mare gli usa violenza per via anale.
Lo Strazza
causi tenta ripetere un'altra sera la stessa manovra, ma è costretto
a desistere per la ribellione del ragazzo.
Il nome della
vittima è per altro propalato. Un giorno il T. A. è avvicinato
da un losco figuro, ex-coatto e vigilato speciale, che dimostrando di conoscerlo,
vuoi farlo salire a forza sul tranvai che conduce alla Plaia.[8].
Ne nasce una
disputa, accorrono due agenti di P. S. che riconoscono l’ex-coatto e lo
traggono senz'altro in arresto. Il T. A. viene così salvato per
caso dalla nuova insidia che lo minacciava.
Lo Strazza
causi, per quanto la sua losca figura di corruttore sembri sovrastare
quella di tutti gli altri componenti dell'associazione, non sempre è,
il primo ad iniziare gli episodi violenti.
A lui stesso,
per contraccambio, sono fatti conoscere altri giovanetti, come nel caso
di H. P.
È questo
un giovanetto sedicenne, precocemente traviato senza mestiere. Il ragazzo,
una sera, nell'inverno 1926 (meglio non sa precisare), viene messo quasi
fuori di conoscenza con libagioni, innaffiate abbondantemente di vino dell'Etna,
in una sala da ballo, per soli uomini.
E vino e cibi
sono forniti dal tenitore stesso del locale il pregiudicato F. P. di
anni 41, noto sotto il nomignolo di don Pasqualino.
Ancora frequenti
a Catania fino a pochi anni fa, queste sale accessibili ai soli uomini,
sono ora ridotte ad un numero veramente esiguo e, sperabilmente, le
poche ancora superstiti tra breve chiuderanno i battenti.
Nulla si potrebbe
pensare di più squallido e repugnante. Una stamberga disadorna,
a terreno di qualche povera casa, costituisce propriamente la sala.
Un organo scordato
(di quelli comunemente trainati per le strade dai suonatori girovaghi)
ripete le note di qualche ballabile di moda e le danze si intrecciano fra
i clienti cenciosi.
I frequentatori
sono in genere ragazzetti degli infimi strati sociali, dal quattordici
ai diciassette anni, che ballano fra loro, alternandosi nelle parti di
uomo e di donna.
Per ciascun
ballo si paga uno o due soldi.
Le donne non
penetrano mai in questi locali.
Ben di rado
uomini di età più matura vi convengono e (per quanto ho potuto
assumere da diversi informatori) la loro presenza si spiega con il desiderio
di allacciare relazioni omosessuali con i giovanetti clienti. Li invitano
al ballo pagando loro la tassa, offrono loro sigarette, legandoseli con
un legarne di gratitudine e simpatia.
L'istinto sessuale
dei giovanetti, anche se normale non ancora consolidato, si ecciterebbe
nella danza, e più facile dopo questo secondamento, si svolgerebbe
in secondo tempo la rebuttante seduzione.
Si può
tuttavia presumere che nella maggior parte dei casi venga dai giovani opposta
resistenza; la violenza e la minaccia garantiscono egualmente il successo
e valgono ad assicurare il silenzio delIa vittima.
P. R. non si
era presentato solo nella sala da ballo di don Pasqualino, lo aveva introdotto
un comune conoscente, il pregiudicato P. C., di anni 24, noto, esso
pure, sotto un nomignolo<,> Apodoro.
Anche costui
partecipa, è naturale, al pranzo inconsueto.
Calata ormai
la notte don Pasqualino e Apodoro conducono il ragazzo in una sciara
deserta non lontana dalla città dove si trovavano.
La sciara.[9].è
forse il luogo ove più di consueto si consumano i reati contro li
buon costume nella regione etnea e in particolare a Catania: né
altro potrebbe immaginare più propizio.
Le sciare sono
i terreni invasi in epoche più o meno recenti dalla lava distruggitrice,
non ancora ricoperti di fertile humus, tolti e non ancora ridati
alla paziente opera di cultura degli uomini.
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Sciara
a Catania, con edificio distrutto dalla lava, nel 1901.
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Il terreno lavico
è accidentato, ingombro di cumuli petrosi, irto di monoliti superbi,
scavato da incrinature e da infossamenti; tutto nascondigli naturali.
I muschi e
i licheni avvivano, qua e là, il grigio monotono e cupo della lava
pietrificata; soltanto il fico d'India e qualche misero arbusto possono
crescere affondando fra le fessure le radici tenaci.
Solerte, l'opera
dell’uomo precede il lavorio lento di disgregazione e naturale reintegrazione
del terreno sciaroso, aprendo faticosamente le prime brecce per le culture.
In pari tempo
le case, a poco a poco sorgono, nel deserto petroso, nei dintorni della
città facendosi più numerose, sembrano per così dire
abbracciarlo; così si spiega come anche a pochi metri dall'abitato
e perfino dalle vie popolose possa stendersi squallida la sciara.
Qui la ragazza
ingenua ed incauta è condotta con lusinga, e sotto minaccia deflorata
dall'uomo che, non ostante la promessa di matrimonio, l'abbandonerà
e la coprirà di disprezzo.
Qui l'episodio
del ratto improprio [10],
suole avere la suggellazione cruenta, che vale a strappare il consenso
al matrimonio alla famiglia che ne era restia.
Qui l'amore
sessuale si esplica fuori della legge e contro la legge, calpestando strapotente
la consuetudine primitiva e radicata di onore sessuale, che è vanto
magnifico delle popolazioni siciliane.
Qui ancora,
più di rado, la sessualità maschile deviata dai suoi obiettivi
fisiologici, si traduce in atto, materializzandosi in forme innaturali [11].
Appunto nelle
sciare don Pasqualino violenta per via anale lo stordito ragazzo, che
prima aveva sottoposto ad oscenità toccamenti.
La relazione
così iniziata si continua per ben quattro mesi.
Le lusinghe
e le minacce di don Pasqualino garantiscono il silenzio del ragazzo, che
del resto negli ultimi tempi accetta di buon grado la sua parte, né
disdegna qualche regalo in denaro.
Il possesso
di don Pasqualino non è tuttavia esclusivo; egli non dimentica gli
amici che presentandosi l'occasione non si dimenticheranno di lui.
Trovandosi
R. P. una sera al cinematografo malfamato, di cui era diventato
frequentatore assiduo, venne avvicinato appunto dallo Strazza causi
che dopo avere preso confidenza con lui gli spiattellò che
gli era noto come egli avesse avuti già rapporti con l'amico don
Pasqualino e finì con il condurlo al molo, ove lo possedette contro
natura.
Il ragazzo avverte
dolori alla regione anale, che si aggravano nei successivi giorni; la famiglia
se ne accorge e lo conduce alla sala celtica [12].
Viene riconosciuto affetto
da ragadi traumatiche all'ano.
Dopo circa
un mese si manifesta nella stessa regione un sifiloma primario [13].
Anche un altro
figuro, del quale avremo occasione di rioccuparci, l'ex coatto M. S.,
detto Sciaveriu u Pisciaru (Saverio il pescivendolo) fece
oscene proposte al ragazzo; sembra però senza fortuna.
D. S.,
giovanetto sedicenne, è adescato dallo Strazza causi presso
gli stabilimenti balneari della Plaia, dove si recava spesso, disertando
il lavoro, ad insaputa dei genitori. Gli sono offerte sul luogo cibarie
e vivande...
Quando già
annottava, il ragazzo venne condotto dalle Strazza causi in una
sciara deserta e con violenza e minaccia violentato contro natura.
S. D. ritorna
a tarda ora presso i genitori, ma, sotto l'incubo delle minaccie, non ha
il coraggio di parlare.
Dopo pochi
giorni D. S. va, come di consueto, alla sala da ballo di don Pasqualino;
questo lo accoglie con insolita gentilezza, non esige denaro per il ballo,
anzi gli offre sigarette...
A notte don
Pasqualino con un pretesto conduce la sua vittima alle sciare non
lontane, trae qualche soldo e offrendolo al ragazzo gli dice di aver saputo
dall’amico Strazza causi che già egli si era dato a lui.
Violenza e minacce valgono a rompere le ultime resistenze del traviato
giovinetto. Dopo questo primo rapporto, il ragazzo si concedette a don
Pasqualino per ben quindici sere di seguito.
Né mancarono
al ragazzo altre profferte, chiaramente indicative della consuetudine fra
gli associati di comunicarsi i nomi delle vittime.
Si tratta dei
soliti frequentatori della pescheria e del cinematografo malfamato, tutti,
senza eccezione, sono pregiudicati. Gli atti processuali segnano i nomi
di coloro che avrebbero posseduto il ragazzo: V. S., di anni 43, detto
Sbarapassi; il già ricordato Sciaveriu u Pisciaro,
G. S., di anni 28, denominato Tigna.
Men fortunato
fu il pregiudicato D. N., ventenne, noto sotto il nome di Natale
u Siraturi (Natale il Segatore) che schiaffeggiò in piena
strada il ragazzo, che si rifiutava di piegarsi alle sue voglie...
Il ragazzo (sifilizzato
con ogni presunzione dallo Strazza causi), dopo essere stato sottoposto
ad un periodo di cura in un ospedale cittadino, venne avviato al lavoro
dai genitori e quindi costretto a vita più regolata.
Una sera, per
altro, venne riconosciuto per istrada da due componenti della banda e condotto
con altri ragazzi rimasti sconosciuti nel ridente paesello marinaro di
Ognina e nuovamente indotto a congiunzione carnale contro natura.
Analoga è
la storia di un altra delle vittime, C. A., appena quindicenne.
Scappato di
casa nell'estate del 1927 si porta per dormire alla marina, vi trova un
carretto e vi si adagia.
Verso le due
di notte è svegliato di soprassalto e si vede ai lati due pregiudicati,
lanu u Scuparu e Turi u Purpu.[14]
(Sebastiano lo Scopaio e Salvatore il Polipo), il primo ventiduenne,
il secondo di ventisei anni.
I due malviventi
impongono al ragazzo sbigottito di fare silenzio, gli abbassano i calzoni
e usano su di lui violenza, producendogli gravi lesioni anali.
II nome della
vittima viene ancora una volta diffuso fra i consociati e un giorno C.
A., sempre alla marina, di piena mattina, venne avvicinato dal pregiudicato
V. C. detto Liddu (Luigi), diciottenne appena, che
subito lo avrebbe palpato e attirato a se volendolo baciare; temendo gli
si volesse usar violenza C. A. fuggì di gran corsa...
S. G.,
quindicenne, fuggito neII'inverno 1927 di casa, di giorno vagabondava per
la città, e alla sera si recava a dormire alla marina, in qualche
barca.
Una notte mentre
appunto dormiva coricato in una barca fu svegliato da Ianu u Scuparu.
Costui, salito sulla barca, minacciava il ragazzo di gettarlo in mare qualora
avesse gridato.
Il ragazzo
non osa fiatare e, lanu abbassatigli i pantaloni e messolo bocconi si getta
su di lui usandogli violenza per via anale.
Fugge quindi
il compressore e la vittima spaventata e dolorante lascia la barca, aggirandosi
per la marina fino all'alba; soltanto alle prime luci raggiunge la propria
casa, ma non ha il coraggio di fare rivelazioni ai genitori.
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Il porto
di Catania a inizio secolo (cartolina colorata a mano).
|
Dopo qualche giorno,
trovandosi S. G. aIla pescheria, si imbatte nuovamente con Ianu u Scuparu.
Il ragazzo
cerca di sfuggirlo, ma inutilmente. lanu, questa volta, lo adesca
con le buone maniere; insiste a dichiararsi suo amico, lo fa entrare in
una bettola vicina e gli offre cibi e sigarette.
Si incamminano
quindi insieme per gli scogli lavici della marina ed essendo ormai notte
ed il luogo deserto lanu u Scuparu comincia a minacciare il ragazzo
mostrandogli il bastone che teneva in mano. S. G. spaventato cede al malvivente,
che fattagli senz'altro appoggiare la testa contro un muro che si trovava
li presso, praticò la immissio per anum.[15].
Dopo questi
avviamenti i rapporti innaturali furono ripetuti fino ad agosto, allorquando
intervenne l'Autorità di P. S.
lanu u Scuparu
fece conoscere la sua vittima a numerosi suoi compari. Così il pregiudicato
V. C. detto Vitu u Turnaturi (Vito il Tornitore) lo
possedette più volte; un altro pregiudicato da noi già ricordato,
Natale u Siraturi, usò pure dei ragazzo per diverse
volte e non già solo a Catania, ma anche a Paternò,
ove il ragazzo fu trattenuto per cinque giorni.
In questa singolare
villeggiatura i due si coricavano insieme negli agrumeti circostanti la
città e ogni notte si ripetevano i rapporti.
La lista non
finisce qui; e toccamenti e congiunzioni più o meno complete per
via anale furono reiterate da numerosi altri malviventi.
Anche don
Pasqualino conobbe lo sciagurato; che anzi spinse tanto oltre la sua
audacia, da usare di lui nella stessa sala da ballo...
Una sera il
ragazzo fu condotto ad Ognina da un'intera comitiva di malviventi e posseduto
da ben quattro dei componenti.
A. M., quattordicenne,
è avvistato per la prima volta dallo Strazza causi nel cinematografo
malfamato (in epoca imprecisata dell'inverno 1927).
ll triste figuro
spia per qualche tempo la sua vittima.
Una sera viene
a conoscenza che il ragazzo è fuggito di casa (ove viveva con la
madre; il padre è ignoto) e ne approfitta per condurlo ad una lunga
passeggiata alla marina.
In una località
deserta lo fa salire sopra una barca e, giunto al largo, sotto minaccia
di morte, lo fa assentire al congiungimento.
In questo episodio
violento non si esaurisce l'attività criminale dello Strazza
causi, che costringe lo sciagurato incube.[16].a
convivere con lui, sempre sotto minaccia di morte se i fatti fossero propalati.
Il possesso
non è per altro esclusivo. Dopo qualche giorno A. M. è fatto
conoscere dallo Strazza causi ad un ex-coatto suo amico, che abbiamo
già ricordato, Sciaveriu u Pisciaru. Anche costui
con minaccia costringe il ragazzo a congiunzione carnale.
Qui non si chiude
la serie delle avventure ributtanti, bensì si allarga in misura
a mala pena concepibile. Resulta sicuramente documentato che i due malviventi
in pochi giorni fecero conoscere il ragazzo a ben altri sei compari del
cinematografo, i quali tutti in breve tempo lo possedettero nelle sciare,
alla marina, al molo.
In qualche
mese, attraverso un'allargata cerchia di conoscenze; A. M. diviene così
noto nell'ambiente dei frequentatori del cinematografo che, appena questi
lo vedevano entrare nella sala, a turno uscivano con il ragazzo per soddisfare,
alla marina, alla perversione del loro istinto...
Catania,
Via Stesicoro / Etnea nel 1912.
Riteniamo sufficienti
le poche scene tratteggiate di questo sordido dramma per prospettarne la
inaudita tragicità. Un gran numero di giovanetti è
traviato alla scuola del delitto e della corruzione sessuale più
repugnante di ex-coatti e di pregiudicati di ogni specie [17].
Una vera banda
di malviventi adocchia e fa suoi gli adolescenti che vagabondano oziosi
in alcune località malfamate; con atti di violenza fisica e morale
abilmente li inizia al coito innaturale. Successivamente a grado a grado
li avvia ad irreparabile corruzione.
È una
vera e propria caccia al giovinetto, e la preda assuefatta alla più
bassa depravazione è mantenuta in servaggio [18].obbrobrioso,
alla mercé della collettività degli associati.
La forma dell'associazione
è di primordiale semplicità; ogni componente si adopera a
procacciare quante più vittime gli è possibile, la preda
è messa al più presto in comune per i consociati.
Non resulta
che vi siano propriamente dei capi; forse l'audacia di qualcuno crea delle
preminenze. In ogni modo – considerando il tempo relativamente breve cui
i fatti sono compresi – si deve ritenere che ciascuno dei componenti in
breve volgere di tempo abbia avuto a disposizione un numero di giovinetti
assai notevole.
Dal punto di
vista della diagnosi sessuologica si tratta di manifestazioni di
pedofilia (efebofilia) di forma omosessuale [19].
È una
sessualità patologica che si svolge con manifestazioni brutali,
senza aureola passionale; ogni esclusivismo è bandito a vantaggio
della varietà e del numero.
Per ciò
che si riferisce alla modalità di estrinsecazione indubbiamente
prevalgono i congiungimenti (più o meno completi) per anum,
la cui violenza è bene spesso testimoniata dalla gravità
dei traumatismi anali [20].
L'indubbia
abilità criminale de' compressori è secondata dall'abbandono
familiare e dal traviamento morale dei giovanetti, dalla fama che li astringe
e, fors'anche, dalla difficoltà locale, per essi, di dare sfogo
adeguato, eterosessuale, all'istinto già desto e precocemente esaltato.
Così
si spiega più facilmente la perversione e la corruzione precoce
di molti giovinetti che indubbiamente finiscono con l'accedere di buon
grado ai congiungimenti.
Il carattere
costituzionale della psicopatia sessuale sospettabile in alcuni del giovanetti
e sopra tutto nei compressori, presenta quasi insormontabili difficoltà
di clinica valutazione, per la reticenza dei soggetti.
Il nomignolo
di alcuni dei criminali (Strazza causi, Turi u Purpu) non
lascia tuttavia dubbi sulla consuetudine inveterata alla pedofilia
ed ai congiungimenti omosessuali in genere di alcuni componenti della banda.
La Corte di
Assisi [sic] di Catania con sentenza resa il 2 febbraio 1929 condannava
18 degli imputati a pene variabili da 1 a 9 anni di reclusione per vari
capi di imputazione: delitto di associazione e di oltraggio al pudore,
violenza carnale e corruzione continuata, atti di libidine violenti e continuati,
delitti commessi in luogo pubblico ed esposto al pubblico nel tempo e per
occasione dell'associazione di cui gli imputati facevano parte.
Tutti i malviventi
che compaiono negli episodi da noi riferiti, ad eccezione, delle figure
secondarie di Apodoro e di Liddu, a carico dei quali non
resultarono prove sicure di partecipazione ai reati, furono tra i condannati [21].
Si rileva nella
sentenza che la mitezza delle pene trova la sua ragione nel fatto che i
reati furono secondati dalla depravazione delle vittime e dall'abbandono
in cui queste erano tenute dai familiari e dai parenti.
Serie provvidenze [22].si
impongono dinanzi a tanto dilagare
di azioni criminali e di corruzione sessuale, per le quali limitate
sanzioni punitive non costituiscono - è troppo chiaro - alcun efficace
rimedio.
Una maggiore
vigilanza degli individui e dei luoghi malfamati, il
risanamento di alcuni quartieri della città, la chiusura
di alcuni locali (sale da ballo, cinematografi) potranno
essere sufficienti ad evitare il ripetersi di queste espressioni brutali
di criminalità [23].
L'opera epuratrice
dovrà naturalmente integrarsi con l'incremento delle istituzioni
di protezione e tutela dell'infanzia e della gioventù abbandonata
o traviata.
Il vivace risveglio
di tutte le attività civiche e assistenziali in particolare che
caratterizza la vita attuale di Catania,
offre a questo riguardo le speranze migliori per l'avvenire. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Amedeo Dalla Volta, Una associazione a delinquere nel reato di violenza
carnale contro natura, in “Zacchia. Rassegna di studi medico legali”,
VIII 1929, pp. 1-12.
La scansione
del testo è stata realizzata da Stefano
Bolognini, che ringrazio.
Per rendere
più leggibile online il testo ho provveduto ad aggiungere
interlinee, acapo e neretti.
Ho aggiunto
anche alcune note, indicando in corsivo le note originali di Dalla
Volta.
Questo saggio
estremamente interessante rivela due tipi diversi d'informazioni.
Da un lato
descrive, sia pure attraverso l'ottica deformante del Potere, un giro di
prostituzione minorile, in parte basato sulla violenza ma in parte volontaria,
dettata da disperazione e necessità. (E c'è da dire che Dalla
Volta riesce a mostrare simpatia umana per questi ragazzi, considerandoli
"vittime", mentre il moralismo in quegli anni tendeva a vedere semmai in
chi si prostituiva una persona "viziosa" e "immorale").
Dall'esame
dei verbali
degli arresti di omosessuali, effettuati nel 1939 nelle medesime
sale da ballo
menzionate qui da Dalla Volta, si viene a sapere che la loro frequentazione
era deliberata, e
che i frequentatori erano ben coscienti di quale tipo d'incontri potessero
avvenirvi... e di quale tipo di prestazioni fosse possibile scambiare
con denaro o favori.
Un dato simile
emerge qui e là anche dalla descrizione di questo perito, anche
se non è mai portato chiaramente alla luce. Forse perché,
facendolo, sarebbe venuto spontaneo chiedersi che razza di società
fosse quella che permetteva che ragazzini giovanissimi, orfani, "bastardi",
fossero costretti a una prostituzione squallida e brutale per mancanza
di alternative. Era più comodo attribuire la loro condizione
a una "scelta", alla "scioperataggine", alla mancanza di voglia di lavorare...
Il comportamento
della banda di "corruttori" (elementi della malavita locale, quindi ben
al corrente delle tecniche per trasformare in prostituta una ragazza...
e un ragazzo) dimostra che essi sceglievano a colpo sicuro coloro
che non avevano la protezione d'una famiglia, di un lavoro, di una casa.
Anche laddove interveniva lo stupro, la vittima era comunque scelta fra
i più deboli e privi di appoggi (tipicamente, il ragazzo che
per dormire non ha alcun altro posto che non sia la spiaggia: l'antenato
dell'extracomunitario senza casa "rimorchiato" alla stazione ferroviaria
e retribuito con un letto, una cena e qualche soldo... in cambio di sesso).
E che questa
fosse la regola sociale nota a tutti, lo dimostra l'"omertà" (lamentata
più volte da Dalla Volta) da parte delle vittime, che evidentemente
pensavano di non avere nulla da guadagnare dalla denuncia di ciò
che avevano subito.
L'altro dato
che emerge è quello "antropologico", su una cultura (quella
siciliana) ancora legata alla mentalità patriarcale e a codici dell'onore
"mediterranei".
Lo stupro è
qui ancora visto come un reato contro l'onore e contro la morale,
e non contro la persona. Una volta perduto l'onore, sia pure
per effetto di violenza, è stato come infranto un sigillo,
e la vittima dell'atto diventa terreno di caccia legittimo per chiunque,
al punto che la si può schiaffeggiare per strada se ha l'impudenza
di rifiutarsi, o costringerla a fuggire di continuo per evitare nuovi atti
di stupro.
Qualcuno (probabilmente
i più deboli e privi di protezione famigliare) si rassegna a questo
che appare ormai come un "destino", e magari diventa un prostituto seguendo
una strada parallela a quella delle ragazze avviate alla prostituzione
con l'identico metodo: dopo lo stupro diventano "merce guasta" e al tempo
stesso "preda legittima" per chiunque.
Questi due
elementi interagiscono fra loro in un intrico di mentalità e
pregiudizi tale che non è ben chiaro cosa sia davvero avvenuto in
quel contesto.
Da un lato
gli stupri ci furono, anche ai danni di un bimbo di appena nove
anni!
Dall'altro
l'intimidazione appare qui anche come una specie di rituale
ritenuto in qualche modo componente necessaria del rapporto sessuale (la
"dolce violenza" di cui delirava Cesare Musatti, che pretendeva
fosse gradita alle donne).
In altri processi
simili spesso vediamo il partner più giovane dichiarare (passando
così dal ruolo di complice a quello di vittima e parte lesa) di
essere stato costretto a subire con la forza anche in casi in cui
l'incontro era avvenuto in luoghi di prostituzione e dopo una transazione
in denaro.
Viceversa, il
reo, conscio di questo fatto, pretendeva sempre che la vittima "in
realtà ci stava", e che i suoi rifiuti facessero solo parte del
rituale di corteggiamento in cui alla "preda" era chiesto di mostrare ritrosia
anche quando fosse consenziente.
Se non presupponessimo
un contesto mentale di questo tipo sarebbe per noi impossibile capire la
"incoscienza" con cui la vittima, fresca di stupro, si trasforma entro
ventiquattr'ore nell'amante fisso dello stupratore, oppure accetta subito
dopo di rivederlo da solo in ore e luoghi in cui anche un idiota
avrebbe evitato di appartarsi con uno stupratore (tant'è che lo
stupratore ripete la violenza!).
Io credo che
questa cultura e questa mentalità siano ormai lontane dalla
nostra (per fortuna), proprio per il fatto che sia i "corruttori" sia i
"corrotti" davano per scontato un certo livello di violenza come
connaturato alla sessualità, come normale. "Se vuoi fare sesso,
un po' di stupro deve esserci, dato che il sesso alla fine quello, è...".
Addirittura
questi atti tanto brutali, come lo stesso Dalla Volta riconosce, costituiscono
una sorta di aberrante iniziazione al sesso per questi ragazzi a
cui qualsiasi rapporto eterosessuale era precluso, per la loro assoluta
povertà (le sole donne disponibili erano le prostitute, e costavano).
Allo stesso
tempo, credo vada evitata la tentazione di leggere, razzisticamente,
tutto quanto qui raccontato, come esotico rituale di corteggiamento di
una popolazione "primitiva".
Quello che
Dalla Volta descrive qui è infatti il banale - e brutale, molto
brutale - mercato della prostituzione, che spingeva adolescenti poverissimi
e senza speranze a vendere la sola cosa che avessero: il loro corpo.
In conclusione,
nel caso qui descritto stupro e seduzione, sopraffazione e consenso, violenza
e iniziazione alla sessualità si mescolano in modi tali che non
si riesce più a districarli.
La storia,
vista da vicino, può non essere tanto semplice quanto sembrava a
prima vista...
(Sull'omosessualità
in Sicilia un ventennio prima, si veda qui la
serie di tre articoli di Umberto Bianchi, del 1908).
[2].Reparti
per le malattie a trasmissione sessuale.
[3]
Lesioni all'ano.
[4].Dal
verbo latino comprimere, "stuprare": "gli stupratori".
[5]
"Comprendi uno di questi crimini e li avrai compresi
tutti".
[6]
"Gli imputati, senza eccezione negavano l'esistenza dei fatti loro attribuiti.
Avendo avuto
ripetute volte l'occasione di visitare qualcuno di essi a scopo peritale,
non potei avere mai alcuna confidenza; nessuno volle confessare la propria
anomalia sessuale.
Veniva negata
anche la pregressione di malattie venere e sifilitiche; quando pure suggellata
da inequivocabili stigmate". [Nota di Dalla Volta].
[7]
"Per quanto nuovi mercati siano aperti nella città, questo quartiere
del mercato del pesce permane per antica consuetudine frequentatissimo
di acquirenti.
I vasti
progetti di risanamento edilizio della città lasciano tuttavia sperare
che il piccone demolitore farà scomparire questo luogo tanto malfamato,
a tutto vantaggio del risanamento morale della città". [Nota
di Dalla Volta].
[8]
"Stazione balneare, non lontana dalla città.
A breve
distanza dagli stabilimenti, verso il sud, la spiaggia ionica si prolunga
brulla e generalmente deserta". [Nota di Dalla Volta].
[9]
"Dall'arabo sciarar, bruciare". [Nota di Dalla Volta].
[10].Cioè
la fuitina, il rapimento consensuale.
[11]
"Queste considerazioni sono tratte dalla nostra esperienza peritale
in tema di reati contro il buon costume". [Nota di Dalla Volta].
[12]
Sempre il reparto dell'ospedale riservato alle malattie
a trasmissione sessuale.
[13].Cioè
la prima manifestazione del contagio della sifilide.
[14]
"Il nomignolo Purpu (Polipo) suole generalmente essere applicato
a Catania ai pederasti passivi". [Nota di Dalla Volta].
[15]
"Introduzione del pene nell'ano".
[16].Colui
che subisce l'atto di sodomia.
[17]
"Basti qui ricordare che gli imputati di violenza erano in numero di
22, le vittime 12.
Sulla base
di numerose informazioni (dalle stesse nostre narrazioni facilmente lo
si intravede), si può ritenere che la portata dei fatti sia stata
di gran lunga più ampia di quanto l'alacre opera della P.S. ci ha
rivelato.
Le minacce,
senza dubbio alcuno, hanno indotto moltissimi giovanetti e perfino alcune
famiglie al silenzio". [Nota di Dalla Volta].
[18]
Schiavitù.
[19]
"Delle 12 vittime da noi esaminate una contava solo 9 anni, 2 avevano
13 anni, 2 erano quattordicenni, 4 erano di 15 anni, 3 sedicenni. Dei 22
compressori 4 hanno età inferiore ai 20 anni (18-19), 11 hanno dai
20 ai 30 anni, 1 è trentaduenne, gli altri hanno più di 40
anni (il più anziano ha 49 anni).
Qualcuno,
come don Pasqualino, resulta ammogliato". [Nota di Dalla Volta].
[20]
"Non è trascurabile il danno sociale derivante dalla diffusione
delle malattie veneree e sifilitiche legata a queste azioni delittuose:
fra le 12 vittime, 3 resultano sifilizzate (con ogni presunzione tutte
ad opera dello Strazza causi, che resultò affetto da sifilide
recente e che all'epoca dei fatti si poteva ritenere capace di contagiare);
in parecchi dei giovinetti si ebbe anche trasmissione di ulcere veneree,
giunte a guarigione senza complicanze". [Nota di Dalla Volta].
[21]
"Così lo Strazza causi, per limitarci ad uno dei più
foschi compressori, oltre ai delitti di associazione e di oltraggio al
pudore, venne giudicato ancora colpevole, col beneficio della continuazione
e colle circostanze di cui agli art. 336 N. 21 e 350 C. P., di ben sette
violenze carnali, di cui due tentate, nelle persone di S. G., T. A., M.
A., R. P., D. S., C. A., R. A., con l'aggravante della lesione (sifilide)
nei ragazzi T. A., R. P. e D. S. e più ancora di atti di libidine
violenta in persona di T. S., e infine di corruzione (pure continuata)
dei minori degli anni sedici S. G., T. A., M. A., R.P., D. S., C. A., R.
A.
Egli venne
condannato alla reclusione per anni 9, mesi 6, giorni 6". [Nota
di Dalla Volta].
[22].Seri
rimedi.
[23]
Queste sale risultano però ancora aperte nel 1939, all'epoca
delle
"retate" fasciste che costarono il confino a una cinquantina di omosessuali
catanesi. Evidentemente erano troppo radicate nel costume per
essere facilmente eliminabili. Ed erano apertamente luoghi di "battuage"
e di prostituzione omosessuale, esecrate come tali dalle autorità. |