(...)
Giusto,
nel
corridoio, qualcuno si avanzava, dirigendosi verso Lucio Sabini:
si fermò lui dappresso, mentre il principe di Campobello, dopo un
lieve sorriso sarcastico che il terzo non vide, si allontanava col suo
passo elastico di buon schermitore e di buon ballerino.
Con
un movimento
indietro, sulla soglia della sua stanza, Lucio Sabini, tentò sfuggire
l'incontro e la conversazione con Sergio de Illyne: ma non vi
riuscì.
Costui,
piegando
la sua alta statura, piegando il suo bel volto, gli disse, in un
francese
purissimo, con una voce musicale:
-
Voi permettete?
Vorrei dirvi due parole... -
Lucio,
a malincuore,
dovette farsi da parte e farlo entrare.
Sergio
de Illyne
restò in piedi, poichè l'altro non gli disse di sedere.
Era
un giovine
alto, di forme quasi statuarie, nel vestito moderno: egli era già
in marsina, con una stupenda orchidea all'occhiello e un singolare
panciotto
di velluto verde pallido, a bottoni di argento bruciato.
Sergio
de Illyne
era di una rara beltà maschile: bianchissimo di carnagione, con
grandi occhi oscuri e carichi di un fluido di dolcezza, con una bocca
florida,
sotto i sottili mustacchi biondo-castani, con un collo rotondo e
bianco.
Le
sue mani,
accuratissime, rosee, erano cariche di bizzarri anelli, di forme
antiche,
con gemme di colori strani: e sotto il polsino della sua camicia,
ricadeva
sul suo polso un braccialetto di oro, a foggia di serpente, con occhi
di
carbonchio.
-
Perchè
caro conte Sabini, - chiese il russo, con la sua voce di canto, -
fumate queste cattive sigarette? Permettete che ve ne mandi delle mie,
squisite? -
-
Vi ringrazio
- disse, un po' recisamente, Sabini. - Ma sono abituato alle mie.
-
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La littérature
à Saint Moritz. Caricatura di Matilde Serao e Robert de
Montesquiou.
Da: Cir, Cartons mondaines n. 9, 1904-1905. (Collezione
Raimondo
Biffi).
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L'altro,
in
attitudine tranquilla, col suo volto bellissimo, ove fioriva un
sorriso,
non si scoraggiò. - È acqua di Lubin,
che usate? - ricominciò a dire. - Perché non usate,
mescolandoli, dell'ambre e del chypre? Vi assicuro che
sono
deliziosi... -
E
gli tese
una mano rosea e ingemmata, quasi per fargliela fiutare. Sabini finse
di
non accorgersene, non fiutò la mano, non la toccò e rispose,
rudemente:
-
Sono profumi
di donne, anzi di cocottes [2].
Non mi piacciono. -
Il
giovine russo
crollò il capo, graziosamente. Poi, vedendo che, un po' impaziente,
in piedi, Lucio Sabini lo interrogava con gli occhi, disse:
-
Ero venuto
a dirvi, caro Sabini, se volevate venire, con noi, dopo pranzo, a
Saint-Moritz
Bad... [3]
-
-
Con voi
e con altri? Con chi, dunque? -
-
Ma... con
me, dapprima; e con Hugo Pforzheim, sapete bene, il caro Hugo, quel
così
grazioso tedesco... e Lewis Ogilvie, lo psicologo scozzese, colui, che
ha inventato la teoria della musica dei colori..., e Jacques Field, un
altro amico, un artista della matita... i suoi disegni sono stupendi...
non li conoscete? -
-
Tutto il
vostro gruppo, infine? - disse, fremendo di fastidio, don Lucio
Sabini.
-
Tutto il
nostro gruppo, certo - mormorò candidamente Sergio de Illyne.
- Andiamo da Reginald Rhodes, voi dovete saperne il nome... è
il celebre... il poeta inglese... si degna, stassera, di leggerci un
poema...
un poema inedito... sovra un soggetto affascinante... -
-
E quale?
-
-
Narciso:
Narcissus, ecco
il titolo.
-
-
Ah! -
esclamò Lucio Sabini, al colmo dell'impazienza. - E voi
volete che venga anche io? Vi sono donne? -
-
Oh no !
no! - esclamo Sergio de Illyne, con un atto di noia. - Noi non
abbiamo
mai donne, con noi. -
-
Le odiate,
eh? - ghignò Lucio Sabini.
-
Non le
odiamo: le crediamo delle creature vanitose, sciocche e inutili, -
disse de Illyne, con atto di disdegno.
-
Ebbene,
se non vi sono donne, io non vi posso venire - concluse ridendo
sarcasticamente
Lucio Sabini. - Io amo la compagnia delle donne... -
-
Dommage,
dommage! [4]
-
mormorò
con la sua voce melodiosa, il russo.
-
Questa
sera, ho un convegno amoroso, - disse ruvidamente Lucio Sabini.
-
Oh! esclamò
l'altro, - come scandalizzandosi, ma interrogando con gli occhi
belli
e teneri.
-
Proprio:
un convegno amoroso. E vi debbo lasciare, per vestirmi, -
insistette,
sempre con una punta d'insolenza, Lucio Sabini.
-
Con
chi, un convegno amoroso? - mormorò Sergio de Illyne.
L'altro
lo guardò
con tanto intenso e muto sdegno, sul viso, che il bellissimo russo
impallidì,
un poco, si girò sui tacchi, e se ne andò curvando la sua
alta persona dalle forme statuarie, mentre Sabini, con un energico moto
di spalle, a guisa di saluto offensivo, spariva dietro il paravento,
per
andarsi a vestire.
(...)
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