--[Prima del 66 d.C.] Tito Petronio Niger, detto Petronio "Arbiter" (? - 66 d.C.), Satyricon. (Link a - Biblio-net).
--Traduzione italiana, con lo stesso titolo, in formato .txt zippato. (Link a - Progetto Ovidio).
Romanzo, giuntoci frammentario, che narra le vicende e la competizione di due giovani innamorati entrambi dello stesso ragazzo sedicenne, Gitone.
Come dice il titolo questo è un romanzo satirico: gli eccessi qui descritti,
sessuali e d'altro tipo, sono stati sapientemente amplificati per
produrre un effetto comico. Non andranno perciò presi alla lettera: il
testo va letto come un romanzo fantastico, non come un reportage
giornalistico (come troppo spesso si è fatto).
Ovviamente l'amore omosessuale è uno dei cardini attorno a cui si svolge l'intera vicenda.
L'opera si legge ancor oggi con divertimento e gusto. Purtroppo Fellini ne ha tratto nel 1969 un film in cui il satirico e lieve diventa grottesco e greve.
[Ne esistono inoltre in commercio --varie traduzioni a stampa].
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--[97 / 102 d.C. circa] Decimo Giunio Giovenale (ca. 55 - ca. 130 d.C.), Saturae. (Link a - The latin library).
--Traduzione italiana come: Satire. (Link a - Testilatini).
Reazionario arrabbiato, per Giovenale tutto sta decadendo e "ovviamente" l'omosessualità dilaga.
La sua importanza sta anche nel fatto che egli divenne il modello
letterario della satira, quindi l'eco delle sue lamentele (e persino la
sua terminologia) si ritrova in moltissimi scritti anti-omosessuali,
fino all'età barocca. Si vedano le satire:
II: interessante invettiva
contro il (presunto) dilagare della "effeminatezza" omosessuale in Roma
e del "travestitismo" degli uomini, che arrivano a celebrare matrimoni
fra loro (che però alcuni studiosi hanno ipotizzato essere in realtà
"matrimoni mistici" con la divinità, tipici di alcuni culti misterici,
palesemente antipatici a Giovenale).
IV 105-106: insulta Rubrio Gallo come "cinedo";
V 55-68: chiama "Ganimede" un brutto schiavo negro;
VI 33-37, VI 310-312, VI 321-322, VI 365, 1-30 (sic), VI 377-78: contro le donne. Varie allusioni alla decadenza (omo)sessuale del tempo, comprese due al lesbismo;
VIII 14-15: Fabio è più molle di un agnello e si depila;
IX: l'intera satira dà voce (in modo divertito) alle lamentazioni del prostituto (attivo!) Nevolo, che non riesce a guadagnare per l'avarizia estrema dei "cinedi". Un brano molto colorito, ovviamente esagerato e fazioso, ma ricco di spunti, e buffo.
X 295-309: i genitori di un figlio bello trepidano;
XIV 30: la figlia di Larga affida ai cinedi bigliettini per gli amanti.
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-[162/166
d.C. circa]
Luciano
di Samosata (120-dopo 180 d.C.), Dialogo n. 5, dai Dialoghi
delle cortigiane.
Sola traduzione dal greco, inedita, (di Lorenzo Lozzi Gallo)
di un dialoghetto fra prostitute, una delle quali racconta la seduzione
da parte d'una donna più che lesbica "transessuale", che parla di sé al
maschile e dichiara di avere "il pensiero, il desiderio e tutto il resto, da uomo".
[Ne esistono in commercio --varie traduzioni a stampa].
Ho messo online una mia bibliografia dell'omosessualità nell'opera di Luciano di Samosata.
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[162/166 d.C. circa] Luciano di Samosata (120-dopo 180 d.C.), Dialoghi degli dèi [Theòn diàlogoi; Dialogi deorum].
In questi
dialoghi dissacratori, gli dèi antichi vengono canzonati per gli
attributi eccessivamente "umani" e assai poco dignitosi affibbiati loro
dai miti greci e latini. Ivi compresi gli amori omosessuali. Online si trova la traduzione di due di questi ultimi:
--dialogo
4, che mostra Giove mentre cerca di convincere Ganimede,
un bambinetto troppo semplice per apprezzare "l'onore" di diventare suo
amante, a fare buon viso a cattivo gioco;
--dialogo
14: Apollo piange la morte dell'amato Giacinto.
(Link a - Iconos).
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--[177-178
d.C. circa]
Luciano
di Samosata (120-dopo 180 d.C.), Una storia vera [Alethòn
dieghemàton, oppure: Alethoùs istoriàs].
Sola traduzione italiana dal greco. Satira dei romanzi d'avventura antichi, che contiene alcuni passi a tema omosessuale: I 22; II 17-19; II 28. (Per maggiori dettagli fare clic qui). (Link a - Mori's humour page).
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--[sec.
II-III] Filostrato
di Lemno senior (ca. 170 - ca. 245 d.C.), Le immagini, I, 24 ("Giacinto").
Raccolta di descrizioni di dipinti [Eikònes, Imagines]. Vedi:
Descrizione, lievemente sprezzante verso la stupidità del mito, d'una pittura che rappresenta la morte accidentale di Giacinto per mano del suo amante Apollo. (Link a - Iconos).
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--[fine
del sec. III] Filostrato
di Lemno junior (sec. III d.C.) I ritratti, n. 14 ("Giacinto").
Descrizione di una pittura che esalta la bellezza di Giacinto, rappresentato mentre parla con Apollo, suo divino amante. In sola traduzione italiana. (Link a - Iconos).
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--[305/306
ca.] Concilio
di Elvira (Concilium illiberitanum o elibertanum).
Testo cristiano. Ai "corruttori di ragazzi" non va mai più data la comunione, neppure in punto di morte.
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-[303/310]
Lattanzio
(Lucius Caecilius Firmianus Lactantius, ca. 250-dopo 326 d.C.), Institutiones
divinae.
Tre estratti in latino dall'opera uno dei più antichi apologeti cristiani, che accusa i pagani e i loro dèi di praticare ogni sregolatezza morale, inclusa l'omosessualità (come Giove, con Ganimede).
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--[342]
Costanzo
II (Flavius Iulius Constantius) 317-361 d.C.) e Costante
(Flavius
Iulius Constans) (ca. 320-350 d.C.), Legge del 4/12/342, "Cum vir nubit
in feminam" (=
Codex
theodosianus,
IX 7, 3, poi Codex
Iustiniani Augusti, IX
9, 30 (31)).
La celebre legge, mille volte citata dai giuristi successivi e base della repressione antiomosessuale per un millennio e mezzo.
Se un uomo "si accoppia come una donna" e il sesso "ha perso la sua funzione", la spada vendicatrice della legge lo castighi.
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--[sec. IV?] Elio Lampridio (Aelius Lampridius, sec. IV?), Antoninus Heliogabalus. (Link a - The Latin library).
Il pettegolezzo più basso (dall'ombelico in giù) al servizio della politica, per calunniare in tutti i modi la memoria d'un imperatore romano "scomodo", Eliogàbalo o Elagàbalo.
Qui accusato d'ogni possibile nefandezza coi maschi, al punto da
chiedere al suo medico se fosse possibile aprirgli una vagina
artificiale in corpo per poter essere ancora più donna.
Nulla in quest'opera (a cominciare dal nome dell'autore, Elio Lampridio, che appare solo nella Historia Augusta) è vero, ma nulla è più divertente del delirio-camp di questo scritto.
[Dell'opera
esistono ---traduzioni
italiane, anche a stampa].
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--[390] Teodosio I (347-395), Valentiniano II (371-392) e Arcadio (ca. 377-408), Legge del 390, "Non patimur urbem Romam".
Questa è la legge che per la prima volta stabilisce la pena del rogo
per l'uomo che si sottoponga alla passività sessuale. Non è però chiaro
se si applicasse ai soli prostituti, o se fosse mirata contro tutti i
"sodomiti". Resta il fatto che creò un precedente, che sarebbe stato
ripreso con entusiasmo nel medioevo.
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