Viaggio nell'India
orientale e oltra l'India per via di Soria [1587-8].[1]
/p. 659/ <In Birmania>
Le
donne tutte, siano di che condizione esser si vogliano [di qualunque
condizione sociale, NdR] , portano una camisetta [camicetta]
sino alla centura, di dove sino al collo del piede si cingono un panno
di tre brazza [lungo tre braccia] e mezzo aperto dinanzi e tanto
stretto, che non possono far il passo che non mostrino [senza mostrare]
le
coscie quasi fino in cima, quantunque caminando fingono di voler con le
mani tenersi coperte, ma non è possibile per la strettezza del panno.
Dicono che fu questa invenzione d'una regina, per rimuovere gli uomini dal vizio contra natura, che molto vi s'usava, e incitarli con questa vista ad attendere [preoccuparsi delle] alle donne; le quali anch'esse vanno scalze, con le braccia piene di cerchii d'oro carichi di gioie e le deta [dita] di preziosi annelli, con i capegli rivolti [avvolti] intorno alla testa, e molte di loro portano su le spalle un panno. |
La mappa dell'Asia di Abraham Ortelius [1570]
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Note
[1] Il testo è quello del Progetto Manuzio, che riproduce: Viaggio di messer Cesare de' Fedrici nell'India orientale e oltra l'India per via di Soria. In: Giovanni Battista Ramusio, Navigazioni e viaggi, Einaudi, Torino 1985, vol. 6, pp. 631-659.
Ne esiste un'edizione moderna: Cesare Federici, Viaggio di m. Cesare de' Federici nell'India orientale et oltra l'India, in: Viaggi di C. Federici e G. Balbi alle Indie orientali, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1962. Il brano che cito è a p. 659.
Il testo racconta del viaggio in Asia di un veneziano negli anni 1563 e seguenti.
Carina l'idea per cui basta vedere carni femminili nude per farsi passare le tentazioni omosessuali...
Si confronti con quanto scrive Balbi nel 1590 e Michele Savonarola nel 1450 circa. |