Da: Alcune
cose del Paese della China sapute da certi Portoghesi, che ivi furon
fatti schiavi, et questo fu cavato da un trattato, che fece
Galeotto Perera, gentilhuomo, persona di molto credito, il quale stette
priggione nel sudetto luogo per alcuni anni [1561]. [1]
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Il nostro modo di far oratione [pregare] piaceva
lor tanto, che in prigione ci
importunavano molto à cioche le scrivessimo qualche cosa del Cielo, il /p. 71r/ che vedendo noi sodisfacessimo
all'appetito loro con alcune ragioni che sapevamo, benche malamente,
& quando fanno le loro idolatrie si
ridono di se stessi.
Se per alcun tempo questo Paese si confederasse [alleasse] co'l Regno di
Portogallo di modo che si potesse entrar liberamente &, trattar con loro, facilmente si convertirebbe tutto.
Et il maggior inconveniente [ostacolo], che per ciò trovamo, era quel peccato nefando, che frà le genti basse è molto comune, & fra li grandi
non è cosa nuova, il quale se loro lasciavano [lasciassero], il restante è [sarebbe] così ben disposto [predisposto] che in poco tempo con un
buon interprete si faria [farebbe] molto frutto, se però la terra [questa nazione], come ho detto, fosse confederata con noi.
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L'autore
ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori
dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti.
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Note
[1] Il testo da: Nuovi
avisi delle Indie di Portogallo, venuti nuovamente dalli R. padri della
compagnia di Giesù, Quarta parte, Michele Tramezzino, Venezia 1565,
online
su Google books, alle pp. 63r-87v.
L'avventuriero
e soldato Galeote Pereira o Galiote Pereira fu prigioniero in Cina dal
1549 al 1561.
La sua opera fu tradotta dal manoscritto
portoghese (Algũas cousas sabidas da China) in italiano, e pubblicata nella nostra lingua nel 1565. Il testo originale è stato edito solo nel 1989, (si veda a p. 28).
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