Da: Storia dell'introduzione
del cristianesimo in Cina [1607-1610; prima ed.: 1615] [1]
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Par. 156
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Ma quello che più si può
piangere in questa materia, e più dichiara la miseria di questa
gente, è che, non manco [non meno] si essercita tra loro
la libidine naturale con la contrannaturale e prepostera,
la quale né è prohibita per leg<g>e, né tenuta
per illecita, né anco per vergogna. |
E così
publicamente si parla di essa, e si essercita in ogni parte, senza aver
chi l'impedisca. |
E in alcune
città, dove più regna questa abominatione, come in questa
Corte.[2],
capo delle altre, vi sono strade pubbliche, piene di putti composti [acconciati]
come meretrici, e parimente persone che comprano questi putti, e gli
insegnano a sonare, cantar e ballare; e vestiti molto galantemente e conci
con belletti come donne accendono gli poveri huomini a questo vitio
nefando. |
L'autore ringrazia fin
d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su
persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti.
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Note
[1]
Il testo è copiato da: Matteo Ricci, Storia dell'introduzione
del cristianesimo in Cina, vol. 1, Libreria dello Stato, Roma 1942,
p. 98. Una nota a piè di pagina informa che "Fin dal 1583 il Ricci
sembra aver informato il Valignano "acerca del pecado nefando, al qual
todos son muy dados... acerca del qual nenguna vergüença ni
empacho tienen" ("a proposito del peccato nefando, al quale sono
tutti molto dediti, e a proposito del quale non mostrano nessuna vergogna
o ritrosia").
[2]
A Pechino. |