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Péplos (1891)

Maria Wyse Bonaparte
Maria Wyse Bonaparte da giovane.
 
"Gazzetta piemontese"  e "La Stampa" [dicembre 1891]

MONDANITÀ PARIGINE

Un processo di passione [1]. 
Oportet ut scandala eveniant?... [2]. 

Parigi, 16 dicembre.  
(Péplos) — Deve cominciare domani alle Assise di Angoulême, nella Charente, un importante processo di passione, attorno a cui si stanno volgendo da qualche giorno i commenti di tutti i ritrovi aristocratico-mondani di Parigi.
Il processo è l'epilogo di un dramma avvenuto in uno scompartimento di prima classe presso Montmoreau, il 28 aprile scorso.
I lettori lo ricorderanno:
Viaggiavano in quello scompartimento di prima classe il signor Bouly de Lesdain, sua moglie Carlotta Mortier e Regis Delbeuf, allora segretario di redazione delle Matinée Espagnoles, rivista internazionale diretta da Maria Bonaparte vedova di Urbano Rattazzi.
Ad un tratto il marito, che sonnecchiava o fingeva di sonnecchiare filosoficamente in un angolo, si leva improvviso sulla moglie e sull'altro e scarica loro addosso una mezza dozzina di colpi di rivoltella ferendoli entrambi, senza però ucciderli.  
E perché?
Perché — disse il Bouly de Lesdain al giudice istruttore — i due avevano approfittato del suo sonno per infrangere il sesto comandamento del Decalogo [3].

* * * 

Questo il fatto nudo e crudo, che, dopo la prima eco prodotta dal po' di eccentricità che lo circondava, sarebbe già sepolto o dimenticato per l'incalzante succedersi dei dintorni drammi, di cui è terreno sì fecondo questa Parigi, se, coi tre personaggi che compariranno domani alla Corte d'Assise, la cronaca mondana non ne avesse scoperto un quarto. Questo quarto, anzi questa quarta, poiché è donna, comparirà essa pure domani dinanzi ai giurati dolla Charente, ma come semplice teste e non come accusata.
Ho fatto più sopra incidentalmente il nome della direttrice delle Matinées Espagnoles.
Ebbene, questa quarta, che è ora oggetto alle più piccanti rivelazioni da parte dell'indiscretezza mondano-giornalistica di Parigi, è appunto lei.
Essa non è veramente una Bonaparte di nome, ma di un Bonaparte — il Luciano, fratello di Napoleone I — è nipote, essendo figlia di Thomas Wyse e di Laetitia Bonaparte.

Maria Wyse, che nacque in Inghilterra, fu successivamente: principessa de Solms, poi contessa Rattazzi e poi marchesa De Rute.
L'anno passato, non so con quanto fondamento, era corsa voce che stesse per maritarsi una quarta volta, sposando Emilio Castelar, il grande oratore spagnuolo. Ma la cosa fu smentita.

È appunto attorno alla deposizione orale che farà la vedova Rattazzi che si fanno i più svariati commenti. E commenti anche più piccanti ed irriguardosi — se non per lei, almeno per l'alta posiziono de' suoi mariti — si fanno attorno a certa sua corrispondenza scritta, che sarà probabilmente letta al dibattimento e che, per intanto, dà pasto alle indiscrezioni dei ritrovi mondani.

Ed anzitutto è da chiedersi se sia davvero un bene per la giustizia questa febbre di scandalo da cui si mostra invasa certa Stampa parigina nel pubblicare con morbosa compiacenza lettere e scritti di indole privata ed intimissima, che tutto al più potrebbero essere ragionevolmente lette in un processo a porte ben chiuse. 
Qui è proprio il caso di chiedersi se davvero oportet ut scandala eveniant [2], o se non piuttosto si vuol fare lo scandalo per lo scandalo.

Ma veniamo al processo ed al come qualmente la vedova di Urbano Rattazzi vi sarebbe implicata. 

* * *

Charlotte Bouly de Lesdain — l'eroina del dramma in vagone — fu per molti anni cameriera prima e dama di compagnia poi di madama Rattazzi-De Rute.
Essa era allora ancora semplicemente Charlotte Mortier; seguiva la Rattazzi dappertutto, anche in viaggio, e gli habitués dei ricchi saloni della direttrice delle Matinées Espagnoles ebbero molte volte sott'occhi questa figurina magro-bionda, dai grandi occhi chiari e profondi, dal fare disdegnoso, che portava sempre, con una marcata preferenza, la prima tazza di the alla sua padrona.
Le lingue precocemente... cattive mormoravano delle mezze parole, ed io stesso — nelle due o tre volte che, per invito dell'attuale segretario delle Matinées, andai ai ricevimenti della De Rute, nel ricco alloggio del Boulevard Poissonnière — ne intesi qualcosa.

Ora non si tratterebbe più delle solite intimazioni, ma di fatti provati e confessati dagli stessi scritti della De Rute e scandalosamente dati in pasto ai lettori di giornali. L'affetto della Charlotte per la sua padrona, e più ancora di questa per quella, rivestirebbe un carattere ben più intimo ed immorale di quello che esiste d'abitudine tra una signora e la Sua dama di compagnia...

Dallo svolgimento del processo usciranno probabilmente assodati, indubbiamente illustrati, questi scandali, che furano [rubano] gli amori e le gelosie morbose di questa gentildonna quasi settantenne con una donna giovane a meno di trent'anni...

Gli scrutatori del carattere umano, gli psicologi, gli studiosi delle stranezze viziose, prodotte indubbiamente da un turbamento nell'animo, nel cuore e nei sensi di chi ad esse arriva, troveranno molto pasto in questo processo.
Vi dirò soltanto ancora — acciò possiate comprendere il processo, di cui, se del caso, vi terrò informati — che Charlotte Mortier si sposò anni sono con Bouly de Lesdain; essi però non si amarono mai, quantunque avessero due bimbi che poi sono morti. Carlotta continuò a restare dalla De Rute, dove finì per intendersela con Delbeuf, segretario della redazione delle Matinées. E se la intese tanto che chiese al marito di divorziare per sposare Delbeuf, col quale — una volta sposati — avrebbe abbandonata la casa della Rattazzi.

Ed è qui appunto che questa entra in scena od almeno vi è fatta entrare dai pubblici commenti sulla fede delle amorosissime lettere da essa scritte alla Charlotte, in cui voleva assolutamente dissuaderla dall'andare col Delbeuf (il quale sarebbe stato anch'esso il... prediletto della De Rute), ma la voleva sempre a sé, tutta a sé.

Si arriva persino ad accusare la De Rute di avere essa in ultima analisi montato il dramma in ferrovia, avvertendo il marito, facendolo viaggiare colla moglie e coll'... altro, ecc...

Ed è quanto vedremo al processo di domani, se pure, come già nel decorso settembre, non si troverà modo di rimandarlo.


Il processo d'Angoulême [4].

Parigi, 17 dicembre. 
(Péplos) — Il telegrafo reca che la signora Rattazzi De Rute non si è presentata all'udienza dinanzi alle Assise di Angoulême. Come già nello scorso settembre, essa fece presentare un certificato medico di sofferenza.
In proposito mi vien riferito di un dialoghetto passatosi ieri tra Delboeuf, l'ex-segretario di redazione delle Matinées Espagnoles ed alcuni amici che lo accompagnarono ieri sera alla stazione mentre si accingeva a partire per Angoulême.


« — Essa non verrà all'udienza» — avrebbe detto il Delboeuf. «Eppure la presenza di madama De Rute sarebbe stata capitale ed avrebbe forse fatto passare in secondo rango il principale accusato d'oggi».
«Che volete dire ? » — gli chiese uno degli amici.
«— Voglio dire — continuò Delboeuf — che alla udienza, data la presenza della De Rute, avrebbe potuto prodursi tale incidente da provocare l'immediato arresto della direttrice delle Matinées.»

Vi ho riferito questo dialogo senza assumere responsabilità delle gravi asserzioni in esso contenute, ma non senza aggiungervi che questa è pure la voce ch'io ho raccolta in alcuni di questi ritrovi mondani, dove appunto mi sono recato in cerca di notizie. 

***

Ed ora eccovi quanto ci recano della prima udienza i telegrammi che mi sono gentilmente comunicati: 
Come si comprende, regna attorno al palazzo delle Assise una viva agitazione, promossa da un numeroso pubblico impaziente di sapere e d'entrare. 
L'entrata però è severamente limitata, non è concessa che ai magistrati, agli avvocati ed ai giornalisti. Si nota però nella sala un gruppo di privilegiati, tra cui parecchie signore. 
Il punto interessantissimo è di sapere se la signora Rattazzi De Rute verrà all'udienza. Ma quando si fa l'elenco dei testi, come vi ho detto, essa risulta assente. 
Si produce subito un mormorio nel pubblico, che dalla presenza di lei si riprometteva una serie di piccanti incidenti e di nuove scandalose rivelazioni. 
Il cancelliere legge l'atto d'accusa, che vi è già noto nelle sue linee generali.

Il De Lesdain (il marito che sparò in treno i colpi di rivoltella sulla moglie e l'amante di lei) resta impassibile durante tale lettura. Esso è correttamente vestito dì nero. Interpellato dal presidente, il De Lesdain riconosce la materialità del fatto; solo aggiunge che l'attitudine di sua moglie e di Delboeuf lo autorizzava a sparare su di loro. 
Il presidente osserva che in queste condizioni, dato che proprio esso avesse sparato sui due al... momento della... infrazione, era impossibile ferirli entrambi al fianco sinistro...
De Lesdain dice che sparò prima su sua moglie, che chiama semplicemente Carlotta Mortier, poi, quando Delboeuf si alzò, sparò su di lui pure.

Maria Wyse Rattazzi nel 1866
Maria Wyse a Firenze nel 1866, quando era moglie di Urbano Rattazzi.



Il dramma di Montmoreau alla Assise di Angoulême [5].

Parigi, 18 dicembre (mattino).
(Péplos) — Lasciando gli interrogatorii dell'imputato prima e delle sue vittime poi, che si aggirano attorno al dramma di Montmoreau in ferrovia, il quale non si stacca dalla banalità di un dramma comune, rileverò specialmente ciò che ha attinenze col sotto-dramma, quello cioè che rifletterebbe il quarto, ossia la quarta, di cui vi ho già scritto. -
Epperciò vi riferisco soltanto alcune gravi testimonianze di testi che riguarderebbero direttamente la signora Rattazzi

***

Il suo valet de chambre, Frément, dice chiaramente che tutti i domestici erano al corrente dei progetti che aveva il marito di assassinare la moglie ed il Delboeuf. Aggiunge che quando madama Rattazzi ritornò, incontrando suo fratello, il principe Napoleone Bonaparte-Wyse [6], gli avrebbe detto, parlando del Delboeuf: Purché sia morto!

I testi che succedono al valet ["valletto", NdR] depongono anche più gravemente contro la De Rute.
Un altro domestico depose che il signor Thuillier, che era cassiere-amministratore delle Matinées Espagnoles, inteso del dramma in ferrovia, corse a dirlo a madama, gridandole: Il colpo è fatto!...
«E le diede i giornali che narravano i fatti — aggiunse malinconicamente il domestico. — Ce n'erano per 3 franchi e 50 di giornali, li avevo comprati io e non mi furono mai rimborsati
(Il pubblico ride, ma poi ripiomba sotto il peso di una viva sensazione).

La Corte delibera allora di citare telegraficamente come teste il signor Thuillier, che si trova a Parigi.
Prosegue intanto l'audizione di altri.

II giovane chasseur ["reporter", NdR] del giornale diretto da madama Rattazzi dice che il signor Bouly de Lesdain (il marito che sparò su Carlotta e su Delboeuf) era odiato dalla signora De Rute, la quale non lo lasciava mai entrare a vedere sua moglie. Esso però veniva ad abbracciarla furtivamente su per le scale di servizio. Aggiungo che madama De Rute, parlando di Bouly de Lesdain, lo chiamava: Jupillon (che equivarrebbe a qualcosa di poco più pulito che souteneur) [7].

Altri testi assodano che la De Rute avrebbe realmente fatto attaccare una gran scritta nella loggia del portinaio, in cui era detto: Défense de laisser monter monsieur Bouly de Lesdain [8]

***

È chiamato il teste Napoleone Bonaparte-Wyse, che è fratello della signora Rattazzi-De Rute. È un vegliardo piuttosto piccolo di statura, tutto calvo, con una lunga barba quasi incolta. Io ricordo di averlo visto ad una soirée in casa della sorella, e di avere scambiato con lui anche qualche parola.
Mi fece allora l'effetto di un povero vecchio rimbambito, la cui intelligenza si deve essere molto affievolita. È del resto — a quanto dicono i dispacci — l'impressione che produce dinanzi alla Corte d'Assise di Angoulême [9].

Esso si diffonde subito a far l'elogio di sua sorella, e si diffonde tanto che il presidente finisce per togliergli la parola.
«, — dice ancora prima di ritirarsi questo vecchio pronipote di Luciano Bonaparte, — sì, tutto questo affaire non è che un chantage [10] contro madama De Rute, dietro il quale c'è il redattore congedato da essa » (il Delboeuf, l'amante).

Sono queste asserzioni la verità, o piuttosto sono più degne di fede quelle dei domestici? Entrambe possono essere sospette. Si capisce che il fratello voglia scagionare, per quanto può e sa, la propria sorella.
Ma si capisce anche che i testi, che sono domestici ed impiegati congedati, possano aver calcato le tinte per vendetta.
Ed è quello che sarà chiarito all'udienza d'oggi o di domani. 

***

Telegrafano da Parigi che Bouly è stato assolto: fu condannato ad una lira di danni ed alle spese del processo.



Minaccie di querele della signora De Rute [11].

Telegrafano da Parigi:

È tornata la signora De Rute, il cui nome è stato mescolato nel processo recentemento dibattuto ad Angoulême. (Pel tentato omicidio del Delboeuf commesso dal signor De Lesdain in ferrovia. Di questo processo s'è parlato diffusamente nei giorni scorsi).

Essa ha manifestato il proposito di processare i giornalisti calunniatori, nonché i servitori che sparlarono di lei. Anche il fratello della signora De Rute, signor Wyse, si dichiara «enormemente indignato» e dice che aiuterà la sorella a processare tutti.

La De Rute spiega il significato delle proprie lettere, dicendosi abituata allo stile immaginoso. Per esempio con «Nana» e «Messalina» intendeva designare i propri piedi, così chiamati dal defunto marito, che li trovava graziosi [12].
Essa si faceva abitualmente grattare i piedi dai giovinetti, pagando loro cinquanta centesimi ogni quarto d'ora. Essa si qualifica «une bécasse sentimentale»
[13].


L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note

[1] Il testo da: Péplos, Un processo di passione, "Gazzetta piemontese", 18.12.1891, p. 2. Online, come anche gli articoli successivi, sul sito storico de "la Stampa".

Questi articoli raccontano, sia pure con tutte le prudenze di linguaggio del caso, uno dei maggiori scandali lesbici del XIX secolo, quello che coinvolse una discendente della famiglia Bonaparte (nonché vedova del primo ministro italiano Urbano Rattazzi), nel tentato omicidio del marito della propria supposta amante e dama di compagnia.
Grazie al leak di alcune lettere d'amore (e gelosia possessiva) della Wyse-Bonaparte alla sua amata, passate ai giornali non si sa a chi, il caso ebbe ampia eco, e fu citato perfino negli studi d'antropologia criminale, dato che collegava lesbismo e comportamenti criminali, il che ben si adattava ai preconcetti di Cesare Lombroso. Cfr. ad esempio Scipio Sighele, La coppia criminale. Capitolo IV: continuazione e fine, "Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale", n. 13 (6) 1891, pp. 505-542 e Cesare
Lombroso, Psicologia di una uxoricida tribade, "Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale", Serie II, n. 24 (1/2) 1903, pp. 6-10.
Sull'accaduto ha scritto una ricostruzione illuminante Nerina Milletti, a cui si rimanda per meglio comprendere i fatti a cui il giornalista allude in modo a volte oscuro: Nerina Miletti,
Una principessa poco prudente, "Quir", n. 10, 1994, pp. 20-23.

[2] "È opportuno che gli scandali scoppino?".

[3] Ossia: "Non commettere adulterio". 

[4] Il testo da: Péplos, Il processo d'Angoulême, "La Stampa" - 19.12.1891 - numero 351 - pagina 2.

[5] Il testo da: Péplos, Il dramma di Montmoreau alla Assise di Angoulême, "La Stampa" - 21.12.1891 - n. 353 - p. 2

[6] Napoleon Alfred Bonaparte-Wyse (1822-1895).

[7] "Magnaccia", "sfruttatore di prostitute". 

[8] "È proibito lasciar salire il signor Bouly de Lesdain".

[9] Si noti l'aristocratico disprezzo gratuito verso questi membri collaterali (discendenti per via femminile) della dinastia che aveva occupato il trono di Francia dal 1852 al 1870, particolarmente evidente nell'ultimo articolo, che si picca di non citarli mai usando il cognome "Bonaparte", chiamandoli invece coi loro (meno prestigiosi) cognomi anagrafici. Marie era oltre tutto nata fuori dal matrimonio: il fatto di chiamarla "signora De Rute" anziché "principessa Bonaparte" è chiaramente un rifiuto ostentato di considerarla membra legittima dell'aristocrazia.

[10] "Ricatto".

[11] Il testo da: Anonimo - Minaccie di querele della signora De Rute, ''La Stampa'' - 31.12.1891 - n. 362 - p. 2. 

[12] Allude a un passo di una delle lettere all'amante pubblicate sui giornali: "Ti scrivo invece di riposarmi, ingrata; ah! quanto ti amerei se tu non potessi vedere che me nell'orizzonte della tua vita, tutta mia, esclusivamente mia, con Messalina e Nanà per sole amiche!". Citazione tratta dall'articolo di Sighele sopra citato.

[13] "Una beccaccia dei sentimenti".


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