MONDANITÀ PARIGINE
Un processo di passione [1].
Oportet ut scandala eveniant?... [2].
Parigi, 16 dicembre.
(Péplos) — Deve cominciare
domani alle Assise di Angoulême, nella Charente, un importante processo
di passione, attorno a cui si stanno volgendo da qualche giorno i commenti
di tutti i ritrovi aristocratico-mondani di Parigi. Il processo è l'epilogo
di un dramma avvenuto in uno scompartimento di prima classe presso Montmoreau,
il 28 aprile scorso. I lettori lo ricorderanno: Viaggiavano in quello scompartimento
di prima classe il signor Bouly de Lesdain, sua moglie Carlotta Mortier
e Regis Delbeuf, allora segretario di redazione delle Matinée
Espagnoles, rivista internazionale diretta da Maria Bonaparte vedova
di Urbano Rattazzi. Ad un tratto il marito,
che sonnecchiava o fingeva di sonnecchiare filosoficamente in un angolo,
si leva improvviso sulla moglie e sull'altro e scarica loro addosso una
mezza dozzina di colpi di rivoltella ferendoli entrambi, senza però
ucciderli.
E perché? Perché — disse il
Bouly de Lesdain al giudice istruttore — i due avevano approfittato del
suo sonno per infrangere il sesto comandamento del Decalogo [3].
* * *
Questo il fatto nudo e crudo,
che, dopo la prima eco prodotta dal po' di eccentricità che lo circondava,
sarebbe già sepolto o dimenticato per l'incalzante succedersi dei
dintorni drammi, di cui è terreno sì fecondo questa Parigi,
se, coi tre personaggi che compariranno domani alla Corte d'Assise, la
cronaca mondana non ne avesse scoperto un quarto. Questo quarto, anzi questa
quarta, poiché è donna, comparirà essa pure domani
dinanzi ai giurati dolla Charente, ma come semplice teste e non come accusata. Ho fatto più sopra
incidentalmente il nome della direttrice delle Matinées Espagnoles. Ebbene, questa quarta, che
è ora oggetto alle più piccanti rivelazioni da parte dell'indiscretezza
mondano-giornalistica di Parigi, è appunto lei. Essa non è veramente
una Bonaparte di nome, ma di un Bonaparte — il Luciano, fratello di Napoleone
I — è nipote, essendo figlia di Thomas Wyse e di Laetitia Bonaparte.
Maria Wyse, che nacque in
Inghilterra, fu successivamente: principessa de Solms, poi contessa Rattazzi
e poi marchesa De Rute. L'anno passato, non so con
quanto fondamento, era corsa voce che stesse per maritarsi una quarta volta,
sposando Emilio Castelar, il grande oratore spagnuolo. Ma la cosa fu smentita.
È appunto attorno
alla deposizione orale che farà la vedova Rattazzi che si fanno
i più svariati commenti. E commenti anche più piccanti ed
irriguardosi — se non per lei, almeno per l'alta posiziono de' suoi mariti
— si fanno attorno a certa sua corrispondenza scritta, che sarà
probabilmente letta al dibattimento e che, per intanto, dà pasto
alle indiscrezioni dei ritrovi mondani.
Ed anzitutto è da
chiedersi se sia davvero un bene per la giustizia questa febbre di scandalo
da cui si mostra invasa certa Stampa parigina nel pubblicare con morbosa
compiacenza lettere e scritti di indole privata ed intimissima, che tutto
al più potrebbero essere ragionevolmente lette in un processo a
porte ben chiuse.
Qui è proprio il
caso di chiedersi se davvero oportet ut scandala eveniant [2], o se
non piuttosto si vuol fare lo scandalo per lo scandalo.
Ma veniamo al processo ed
al come qualmente la vedova di Urbano Rattazzi vi sarebbe implicata.
* * *
Charlotte Bouly de Lesdain
— l'eroina del dramma in vagone — fu per molti anni cameriera prima e dama
di compagnia poi di madama Rattazzi-De Rute. Essa era allora ancora semplicemente
Charlotte Mortier; seguiva la Rattazzi dappertutto, anche in viaggio, e
gli habitués dei ricchi saloni della direttrice delle Matinées
Espagnoles ebbero molte volte sott'occhi questa figurina magro-bionda,
dai grandi occhi chiari e profondi, dal fare disdegnoso, che portava sempre,
con una marcata preferenza, la prima tazza di the alla sua padrona. Le lingue precocemente...
cattive mormoravano delle mezze parole, ed io stesso — nelle due o tre
volte che, per invito dell'attuale segretario delle Matinées,
andai ai ricevimenti della De Rute, nel ricco alloggio del Boulevard Poissonnière
— ne intesi qualcosa.
Ora non si tratterebbe più
delle solite intimazioni, ma di fatti provati e confessati dagli stessi
scritti della De Rute e scandalosamente dati in pasto ai lettori di giornali.
L'affetto della Charlotte per la sua padrona, e più ancora di questa
per quella, rivestirebbe un carattere ben più intimo ed immorale
di quello che esiste d'abitudine tra una signora e la Sua dama di compagnia...
Dallo svolgimento del processo
usciranno probabilmente assodati, indubbiamente illustrati, questi scandali,
che furano [rubano] gli amori e le gelosie morbose di questa gentildonna quasi settantenne
con una donna giovane a meno di trent'anni...
Gli scrutatori del carattere
umano, gli psicologi, gli studiosi delle stranezze viziose, prodotte indubbiamente
da un turbamento nell'animo, nel cuore e nei sensi di chi ad esse arriva,
troveranno molto pasto in questo processo. Vi dirò soltanto
ancora — acciò possiate comprendere il processo, di cui, se del
caso, vi terrò informati — che Charlotte Mortier si sposò
anni sono con Bouly de Lesdain; essi però non si amarono mai, quantunque
avessero due bimbi che poi sono morti. Carlotta continuò a restare
dalla De Rute, dove finì per intendersela con Delbeuf, segretario
della redazione delle Matinées. E se la intese tanto che
chiese al marito di divorziare per sposare Delbeuf, col quale — una volta
sposati — avrebbe abbandonata la casa della Rattazzi.
Ed è qui appunto
che questa entra in scena od almeno vi è fatta entrare dai pubblici
commenti sulla fede delle amorosissime lettere da essa scritte alla Charlotte,
in cui voleva assolutamente dissuaderla dall'andare col Delbeuf (il quale
sarebbe stato anch'esso il... prediletto della De Rute), ma la voleva sempre
a sé, tutta a sé.
Si arriva persino ad accusare
la De Rute di avere essa in ultima analisi montato il dramma in ferrovia,
avvertendo il marito, facendolo viaggiare colla moglie e coll'... altro,
ecc...
Ed è quanto vedremo
al processo di domani, se pure, come già nel decorso settembre,
non si troverà modo di rimandarlo.
Il processo d'Angoulême
[4].
Parigi, 17 dicembre.
(Péplos) — Il telegrafo reca che
la signora Rattazzi De Rute non si è presentata all'udienza dinanzi
alle Assise di Angoulême. Come già nello scorso settembre,
essa fece presentare un certificato medico di sofferenza.
In proposito mi vien riferito di un dialoghetto
passatosi ieri tra Delboeuf, l'ex-segretario di redazione delle Matinées
Espagnoles ed alcuni amici che lo accompagnarono ieri sera alla stazione
mentre si accingeva a partire per Angoulême.
« — Essa non verrà all'udienza»
— avrebbe detto il Delboeuf. «— Eppure la presenza di madama De Rute sarebbe
stata capitale ed avrebbe forse fatto passare in secondo rango il principale
accusato d'oggi». « — Che volete dire ? » — gli chiese
uno degli amici. «— Voglio dire — continuò
Delboeuf — che alla udienza, data la presenza della De Rute, avrebbe potuto
prodursi tale incidente da provocare l'immediato arresto della direttrice
delle Matinées.»
Vi ho riferito questo dialogo senza assumere
responsabilità delle gravi asserzioni in esso contenute, ma non
senza aggiungervi che questa è pure la voce ch'io ho raccolta in
alcuni di questi ritrovi mondani, dove appunto mi sono recato in cerca
di notizie.
***
Ed ora eccovi quanto ci recano della prima
udienza i telegrammi che mi sono gentilmente comunicati:
Come si comprende, regna attorno al palazzo
delle Assise una viva agitazione, promossa da un numeroso pubblico impaziente
di sapere e d'entrare.
L'entrata però è severamente
limitata, non è concessa che ai magistrati, agli avvocati ed ai
giornalisti. Si nota però nella sala un gruppo di privilegiati,
tra cui parecchie signore.
Il punto interessantissimo è di
sapere se la signora Rattazzi De Rute verrà all'udienza. Ma quando
si fa l'elenco dei testi, come vi ho detto, essa risulta assente.
Si produce subito un mormorio nel pubblico,
che dalla presenza di lei si riprometteva una serie di piccanti incidenti
e di nuove scandalose rivelazioni.
Il cancelliere legge l'atto d'accusa,
che vi è già noto nelle sue linee generali.
Il De Lesdain (il marito che sparò
in treno i colpi di rivoltella sulla moglie e l'amante di lei) resta impassibile
durante tale lettura. Esso è correttamente vestito dì nero.
Interpellato dal presidente, il De Lesdain riconosce la materialità
del fatto; solo aggiunge che l'attitudine di sua moglie e di Delboeuf lo
autorizzava a sparare su di loro.
Il presidente osserva che in queste condizioni,
dato che proprio esso avesse sparato sui due al... momento della... infrazione,
era impossibile ferirli entrambi al fianco sinistro... De Lesdain dice che sparò prima
su sua moglie, che chiama semplicemente Carlotta Mortier, poi, quando Delboeuf
si alzò, sparò su di lui pure.
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Maria Wyse a Firenze nel 1866, quando era moglie di Urbano Rattazzi. |
Il dramma di Montmoreau
alla Assise di Angoulême [5].
Parigi, 18 dicembre (mattino). (Péplos) — Lasciando
gli interrogatorii dell'imputato prima e delle sue vittime poi, che si
aggirano attorno al dramma di Montmoreau in ferrovia, il quale non si stacca
dalla banalità di un dramma comune, rileverò specialmente
ciò che ha attinenze col sotto-dramma, quello cioè che rifletterebbe
il quarto, ossia la quarta, di cui vi ho già scritto. - Epperciò vi riferisco
soltanto alcune gravi testimonianze di testi che riguarderebbero direttamente
la signora Rattazzi.
***
Il suo valet de chambre,
Frément, dice chiaramente che tutti i domestici erano al corrente
dei progetti che aveva il marito di assassinare la moglie ed il Delboeuf.
Aggiunge che quando madama Rattazzi ritornò, incontrando suo fratello,
il principe Napoleone Bonaparte-Wyse [6], gli avrebbe detto, parlando del Delboeuf:
Purché sia morto!
I testi che succedono al
valet ["valletto", NdR] depongono anche più gravemente contro la De Rute. Un altro domestico depose
che il signor Thuillier, che era cassiere-amministratore delle Matinées
Espagnoles, inteso del dramma in ferrovia, corse a dirlo a madama,
gridandole: Il colpo è fatto!...
«E le diede i giornali
che narravano i fatti — aggiunse malinconicamente il domestico. — Ce n'erano
per 3 franchi e 50 di giornali, li avevo comprati io e non mi furono mai
rimborsati.» (Il pubblico ride, ma poi
ripiomba sotto il peso di una viva sensazione).
La Corte delibera allora
di citare telegraficamente come teste il signor Thuillier, che si trova
a Parigi. Prosegue intanto l'audizione
di altri.
II giovane chasseur
["reporter", NdR] del giornale diretto da madama Rattazzi dice che il signor Bouly de Lesdain
(il marito che sparò su Carlotta e su Delboeuf) era odiato dalla
signora De Rute, la quale non lo lasciava mai entrare a vedere sua moglie.
Esso però veniva ad abbracciarla furtivamente su per le scale di
servizio. Aggiungo che madama De Rute, parlando di Bouly de Lesdain, lo
chiamava: Jupillon (che equivarrebbe a qualcosa di poco più
pulito che souteneur) [7].
Altri testi assodano che
la De Rute avrebbe realmente fatto attaccare una gran scritta nella loggia
del portinaio, in cui era detto: Défense de laisser monter monsieur
Bouly de Lesdain [8].
***
È chiamato il teste
Napoleone Bonaparte-Wyse, che è fratello della signora Rattazzi-De
Rute. È un vegliardo piuttosto piccolo di statura, tutto calvo,
con una lunga barba quasi incolta. Io ricordo di averlo visto ad una soirée
in casa della sorella, e di avere scambiato con lui anche qualche parola. Mi fece allora l'effetto
di un povero vecchio rimbambito, la cui intelligenza si deve essere molto
affievolita. È del resto — a quanto dicono i dispacci — l'impressione
che produce dinanzi alla Corte d'Assise di Angoulême [9].
Esso si diffonde subito
a far l'elogio di sua sorella, e si diffonde tanto che il presidente finisce
per togliergli la parola. «Sì, — dice
ancora prima di ritirarsi questo vecchio pronipote di Luciano Bonaparte,
— sì, tutto questo affaire non è che un chantage [10] contro madama De Rute, dietro il quale c'è il redattore congedato
da essa » (il Delboeuf, l'amante).
Sono queste asserzioni la
verità, o piuttosto sono più degne di fede quelle dei domestici?
Entrambe possono essere sospette. Si capisce che il fratello voglia scagionare,
per quanto può e sa, la propria sorella. Ma si capisce anche che
i testi, che sono domestici ed impiegati congedati, possano aver calcato
le tinte per vendetta. Ed è quello che sarà
chiarito all'udienza d'oggi o di domani.
***
Telegrafano da Parigi che
Bouly è stato assolto: fu condannato ad una lira di danni ed alle
spese del processo.
Minaccie di querele della
signora De Rute [11].
Telegrafano da Parigi:
È tornata la signora De
Rute, il cui nome è stato mescolato nel processo recentemento dibattuto
ad Angoulême. (Pel tentato omicidio del Delboeuf commesso dal signor De
Lesdain in ferrovia. Di questo processo s'è parlato diffusamente
nei giorni scorsi).
Essa ha manifestato il proposito
di processare i giornalisti calunniatori, nonché i servitori che
sparlarono di lei. Anche il fratello della signora De Rute, signor Wyse,
si dichiara «enormemente indignato» e dice che aiuterà
la sorella a processare tutti.
La De Rute spiega il significato
delle proprie lettere, dicendosi abituata allo stile immaginoso. Per esempio
con «Nana» e «Messalina» intendeva designare i
propri piedi, così chiamati dal defunto marito, che li trovava
graziosi [12].
Essa si faceva abitualmente grattare i piedi dai giovinetti,
pagando loro cinquanta centesimi ogni quarto d'ora. Essa si qualifica «une
bécasse sentimentale» [13].
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