Reis glorios, verais
lums e clartatz / Re glorioso, vera luce e splendore [1].
Reis
glorios, verais lums e clartatz,
Deus poderos,
Senher, si a vos platz,
al meu companh
sïatz fizels ajuda,
qu'eu non
lo vi pos la nochs fo venguda, |
Re
glorioso, vera luce e splendore,
s’è
a voi gradito, Dio potente e Signore,
del mio compagno
siate un fedele aiuto:
io non l’ho
visto da che il buio è venuto, |
e ades sera
l'alba.
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ed or verrà
l’alba.
|
Bel
companho, si dormetz o veillatz?
Non dormatz
plus, suau vos ressidatz,
qu'en orïent
vei l'estela creguda
qu'amena.l
jorn, qu'eu l'ai ben coneguda, |
Bel
compagno, dormite o vegliate?
Non più
dormite, dolcemente vi destate,
poiché
la stella vedo sorgere a oriente
che con sé
porta il giorno, lo so certamente, |
e ades sera
l'alba.
|
ed or verrà
l’alba.
|
Bel
companho, en chantan vos apel:
non dormatz
plus, qu'eu aug chantar l'auzel
que vai
queren lo jorn per lo boscatge,
et ai paor
que.l gilos vos assatge, |
Bel
compagno, questo è il mio appello:
non più
dormite, già odo cantare l’augello,
canta nel bosco
e cerca il nuovo giorno.
e un uomo geloso
cerca voi all’intorno [2], |
e ades sera
l'alba.
|
ed or verrà
l’alba.
|
Bel companho,
eissetz al fenestrel,
et esgardatz
las ensenhas del cel;
conoisseretz
si.us sui fizels messatge:
si non o
faitz, vostres n'er lo damnatge, |
Bel compagno,
se voi vi affacciate,
e i segni del
cielo più attento guardate,
messaggi della
mia fedeltà a voi giungeranno;
se poi non
lo fate, solo a voi sarà il danno, |
e ades sera
l'alba.
|
ed or verrà
l’alba.
|
Bel companho,
pos mi parti de vos,
eu non dormi
ni.m moc de ginolhos,
ans preguei
Deu, lo filh Santa Maria,
que.us mi
rendes per lejal companhia, |
Bel compagno,
poi che partii da voi, ier sera,
vegliando rimasi
in umile preghiera,
e supplicai
Dio, il figlio di Maria,
che mi rendesse
voi qual leale compagnia, |
e ades sera
l'alba.
|
ed or verrà
l’alba.
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Bel companho,
la foras als peiros.
me prejavatz
qu'eu no fos dormilhos,
enans velhes
tota noch tro al dia;
aras no.us
platz mos chans ni ma paria, |
Bel compagno,
mi chiedeste, là sui gradini:
"Stanotte,
non dormite, anche se siam vicini,
fino al giorno,
vi prego, veglierete";
or dal mio
canto e presenza conforto non avete, |
e ades sera
l'alba.
|
ed or verrà
l’alba.
|
Bel dous
companh, tan sui en ric sojorn
qu'eu no
volgra mais fos alba ni jorn,
car la gensor
que anc nasqués de maire
tenc et
abras, per qu'eu non prezi gaire |
Bel dolce compagno,
né alba né giorno desidero adesso
finché
posso godere di un piacevole amplesso:
questa donna
è la più nobile che al mondo sia nata,
e così
dalla mente ogni traccia è lavata |
lo fol gilós
ni l'alba.
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del folle geloso…
e anche dell’alba!
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Due giovani
cavalieri a caccia.
Miniatura del
1250 ca.
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo è quello online sul
sito di Craig Bertholet. La traduzione dal provenzale, inedita
("senza troppe pretese, in versi liberi (praticamente prosa!) ma rimati"),
m'è stata offerta da don
Marco, che ringrazio.
Questa è
una canzone (di
cui c'è arrivata anche la musica) che inizia come preghiera
e finisce in risata. Si tratta d'una "albada", una "sveglia" cantata
da chi ha fatto la guardia mentre un cavaliere o un nobile dormiva... o
faceva altro (in questo caso, seduceva una donna).
Adorabile in
questa canzone la perfetta ambiguità con cui negando si afferma.
I versi finali
riaffermano infatti la superiorità della scelta etero- su
quella omosessuale, ma al tempo stesso una serpeggiante vena di gelosia
percorre il testo, spingendo infine l'io narrante a vendicarsi del
"bel e dolce compagno" che "non gradisce il suo canto e il far coppia assieme"
e gli preferisce una donna. Come? Tradendolo, a sua volta, con una
donna!
È innegabile
che questo testo abbia una chiave di lettura perfettamente eterosessuale,
ed è logico che così fosse, in quel contesto storico.
Nessuno era così pazzo da cantare apertamente un amore proibito
dalla legge e scandaloso anche solo da nominare: sarebbe stato come oggi
comporre una canzone sulla pedofilia!
Ma questo testo
è ancora più interessante proprio per il modo in cui
la relazione fra i due uomini (che non rinunciano a esibire l'un l'altro
la prescritta "eterosessualità obbligatoria") è tratteggiato
in controluce, nascosto ma visibile, a iniziare dall'insistenza, in ogni
strofa, sulla bellezza del compagno...
[2]
Letteralmente: "e ho paura che il geloso" (nella poesia trovadorica,
tipicamente, il "cornuto") "vi aggredisca" (N.d.R.).
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