Altas
undas que venez sur la mar [sec. XII] [1]
Altas undas que venez sur la mar
que faye le vent çay e lay demenar
de mun amic sabez novas comtar
qui lay passet no lo vei retornar |
Alte onde che venite sul mare,
che il vento fa qua e là dimenare
dell'amico sappiatemi raccontare
che andò laggiù, né lo vedo tornare, |
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et oy Deu d'amor
ad hora-m dona joi et ad hora dolor. |
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ed oh dio d'amore
a volte mi dona gioia e a volte dolore. |
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Oy aura dulza qui vens dever lai
un mum amic dorm e sejorn'e jai
del dolze aleyn un beure m'aporta-y
la bocha obre per gran desir qu'en ai |
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Oh dolce brezza che vieni da là
dove il mio amico dorme e giace e sta
portami un sorso del suo dolce respiro:
la bocca apro per il gran desiderio, |
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et oy Deu d'amor
ad hora-m dona joi et ad hora dolor. |
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ed oh dio d'amore
a volte mi dona gioia e a volte dolore. |
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Mal amar fai vassal d'estan pais
car en plor tornan e sos jocs e sos ris
ja nun cudey mun amic me trays
qu'eu li doney ço que d'amor me quis |
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Mal'amore dà il suddito d'altro Paese,
diventan pianti i suoi scherzi e le sue risa;
mai avrei creduto che il mio amico mi tradisse
dopo che gli ho dato ciò che d'amore mi chiese |
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et oy Deu d'amor
ad hora-m dona joi et ad hora dolor. |
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ed oh dio d'amore
a volte mi dona gioia e a volte dolore. |
Gentiluomo e marinai. Dal ''Codex Manesse'', 1300-1315 circa.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Testo e traduzione italiana in: Alberto Mamino (cur.), La poesia e la musica dei trovatori, Tolozzi, Genova 1986, pp. 298-299. Il testo qui presentato è quello online qui, con traduzione francese. Traduzione italiana mia.
Questa è una canzone (da qui il ritornello), nella tradizione del lamento della donna abbandonata (nell'ultima strofa il "dono d'amore" sarà la verginità?) dal cavaliere andato a combattere oltremare. A rigore non è una poesia "gay"... Ma quando si parla d'omosessualità le cose non sono mai così semplici.
Scrivere in nome di una donna era infatti, allora come oggi, la sola possibilità di creare una canzone omosessuale. Ancora oggi i "parolieri" gay amano scrivere al maschile e affidare a donne le loro canzoni.
Cristiano Malgioglio ha anche svelato il gioco, cantando lui le canzoni scritte per Mina.
Ma non parlo solo dell'Italia: un mio conoscente greco m'ha tradotto le canzoni di Manos Chatzidakis per la cantante Arleta (una diceva: "Addio, addio, eri un ragazzo bello come il Cristo")...
Insomma, questo è il solo modo in cui l'amore omosessuale ha potuto filtrare nella canzone.
Oltre tutto qui non c'era né Mina né Arleta; cantava l'autore... un uomo. |