Da: Parallèlement [1889]
Verlaine et Rimbaud a Londra nel 1872, caricatura di Félix Régamey
Rievocazione
del periodo di "vagabondaggio" a Bruxelles e Londra assieme a Rimbaud nel
1872, scritto dopo aver ricevuto la (falsa) notizia della sua morte. Il
titolo latino significa "felici ed errabondi".
A questo testo
fa riscontro la poesia
in prosa di Rimbaud, "Vagabonds".
Ovviamente nel ricordo gli aspetti negativi (dalle liti furibonde fra i due alla rottura con le rispettive famiglie ai problemi economici, che alla fine minarono il rapporto) sbiadisce, e spiccano soprattutto gli aspetti positivi.
Si tratta di una "leggenda" insomma, ma raccontata in modo superbo, con un tono di verità (e orgoglio) che tocca il cuore, e che ha consegnato alle generazioni future il ricordo di quel rapporto sotto questa luce. Dal punto di vista della creazione letteraria, questa costruzione funziona, come non riuscì invece a funzionare la relazione reale.
Verlaine fu
infatti un uomo troppo in anticipo sui suoi tempi (da questo punto
di vista, molto più di Rimbaud), e la sua pretesa di vivere apertamente
una relazione d'amore con un uomo, anziché essere visto come un
gesto di coraggio e sincerità, risultò per l'epoca solo il
gesto
d'un folle vizioso che per seguire i suoi capricci sessuali rovinò
se stesso, sua moglie (ingiustamente presa in giro in questa poesia come
"Madame Sorcio"), e la sua famiglia.
Laeti
et errabundi
Les courses
furent intrépides
|
Laeti
et errabundi
Le corse furono
intrepide
|
Nous allions, - vous en souvient-il, Voyageur où ça disparu? - Filant légers dans l'air subtil, Deux spectres joyeux, on eût cru! |
Andavamo - ve ne ricordate, viaggiatore scomparso chissà dove? - filando leggeri nell'aria sottile come due spettri gioiosi! |
Car les passions satisfaites Insolemment outre mesure Mettaient dans nos têtes des fêtes Et dans nos sens, que tout rassure, |
Poiché le passioni appagate insolentemente oltre ogni misura riempivano di feste le nostre teste e i sensi, che tutto rassicura, |
Tout, la jeunesse, I'amitié, Et nos coeurs, ah! que dégagés Des femmes prises en pitié Et du dernier des préjugés, |
tutto, la giovinezza, l'amicizia e i nostri cuori, ah quanto liberi dalle donne commiserate e dall'ultimo dei pregiudizi, |
Laissant la crainte de I'orgie Et le scrupule au bon ermite, Puisque quand la borne est franchie Ponsard ne veut plus de limite. |
lasciando il timore dell'orgia e lo scrupolo al buon eremita perché, varcata la soglia, Ponsard non ammette limiti. |
Entre autres blâmables excès Je crois que nous bûmes de tout, Depuis les plus grands vins français Jusqu'à ce faro, jusqu'au stout, |
Tra altri biasimevoli eccessi, credo che bevemmo di tutto, dai più gran vini francesi al faro, allo stout, |
En passant par les eaux-de-vie Qu'on cite comme redoutables, L'âme au septième ciel ravie, Le corps, plus humble, sous les tables. |
passando per le acqueviti considerate terribili, l'anima rapita al settimo cielo, il corpo, più umile, sotto i tavoli. |
Des paysages, des cités Posaient pour nos yeux jamais las; Nos belles curiosités Eussent mangé tous les atlas. |
Paesaggi, città posavano per i nostri occhi instancabili; le nostre belle curiosità avrebbero mangiato ogni atlante. |
Fleuves et monts, bronzes et marbres, Les couchant d'or, l'aube magique, L'Angleterre, mère des arbres, Fille des beffrois, la Belgique, |
Fiumi e monti, bronzi e marmi, i tramonti d'oro, l'alba magica, l'Inghilterra, madre degli alberi, e il Belgio figlio di torrioni, |
La mer, terrible et douce au point, - Brochaient sur le roman très cher Que ne discontinuait point Notre âme - et quidde notre chair?... - |
il mare, terribile e insieme dolce, ricamavano sull'amato romanzo cui non lasciava tregua la nostra anima - e quid nella nostra carne?... |
Le roman de vivre à deux hommes Mieux que non pas d'époux modèles, Chacun au tas versant des sommes De sentiments forts et fidèles. |
il romanzo di vivere in due uomini meglio che sposi modello, ciascuno versando nel mucchio somme di affetti forti e fedeli. |
L'envie aux yeux de basilic Censurait ce mode d'écot; Nous dînions du blâme public Et soupions du même fricot. |
L'invidia dagli occhi di basilisco censurava quel modo di quotarsi: pranzavamo di biasimo pubblico e cenavamo con la stessa pietanza. |
La misère aussi faisait rage Par des fois dans le phalanstère: On ripostait par le courage, La joie et les pommes de terre. |
Talvolta anche la miseria infuriava nel falansterio: si reagiva col coraggio, la gioia e le patate. |
Scandaleux sans savoir pourquoi (Peut-être que c'était trop beau) Mais notre couple restait coi Comme deux bons porte-drapeau, |
Scandalosi senza sapere perché (forse era troppo bello) la nostra coppia restava serena come due bravi portabandiera, |
Coi dans l'orgueil d'être plus libres Que les plus libres de ce monde, Sourd aux gros mots de tous calibres, Inaccessible au rire immonde. |
serena nell'orgoglio d'essere più liberi dei più liberi di questo mondo, sorda ai paroloni di ogni calibro, inaccessibili al riso immondo. |
Nous avions laissé sans émoi Tous impédiments dans Paris, Lui quelques sots bernés, et moi Certaine princesse Souris, |
Avevamo lasciato senza commozione a Parigi ogni impedimento, lui qualche sciocco sbeffeggiato, e io una certa principessa Sorcio, |
Une sotte qui tourna pire... Puis soudain tomba notre gloire, Tels, nous, des maréchaux d'empire Déchus en brigands de la Loire, |
una scema che finì anche peggio... Poi, ad un tratto, la nostra gloria cadde, e noi, da marescialli dell'Impero decaduti a briganti della Loira, |
Mais déchus volontairement! C'était une permission, Pour parler militairement, Que notre séparation, |
ma decaduti di nostra volontà! Fu come una licenza, per dirla militarmente, la nostra separazione, |
Permission sous nos semelles, Et depuis combien de campagnes! Pardonnâtes-vous aux femelles? Moi, j'ai peu revu ces compagnes, |
licenza sotto le suole delle scarpe, e dopo quante campagne! Avete perdonato alle femmine? Io, ho rivisto poco quelle compagne, |
Assez toutefois pour souffrir. Ah, quel coeur faible que mon coeur! Mais mieux vaut souffrir que mourir Et surtout mourir de langueur. |
abbastanza però per soffrirne. Ah, che debole cuore il mio cuore! Ma è meglio soffrire che morire e soprattutto morire di languore. |
On vous dit mort, vous. Que le Diable Emporte avec qui la colporte La nouvelle irrémédiable Qui vient ainsi battre ma porte! |
Dicono che siete morto. Il Diavolo si porti chi la diffonde la notizia irreparabile che batte alla mia porta! |
Je n'y veux rien croire. Mort, vous, Toi, dieu parmi les demi-dieux! Ceux qui le disent sont des fous. Mort, mon grand péché radieux, |
Non voglio crederci. Morto, voi, tu, dio tra i semidei! Sono pazzi quelli che lo dicono. Morto, il mio grande peccato radioso, |
Tout ce passé brûlant encore Dans mes veines et ma cervelle Et qui rayonne et qui fulgore Sur ma ferveur toujours nouvelle! |
tutto quel passato che ancora brucia nelle mie vene e nel mio cervello e che risplende e sfolgora sul mio sempre nuovo fervore! |
Mort tout ce triomphe inouï Retentissant sans frein ni fin Sur I'air jamais évanoui Que bat mon coeur qui fut divin! |
Morto tutto quel trionfo inaudito che risuonava senza freno né fine sul motivo mai svanito scandito dal mio cuore che fu divino. |
Quoi, le miraculeux poème Et la toute-philosophie, Et ma patrie et ma bohème Morts? Allons donc! tu vis ma vie! |
Ma come! il poema miracoloso e l'omni-filosofia, e la mia patria e la mia bohème morti? Ma andiamo! tu vivi la mia vita! |
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