Lettera di addio,
prima del suicidio
[1997] [1].
Palermo; Natale 1997
Caro Adriano;
quest'anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c'è nulla che riesca a richiamarmi alla vita.
I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l'ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell'incredibile.
Non sono riuscito a sottrarmi a questa idea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno fare finta di vivere e progettare per un futuro che non avrò: il mio futuro non sarà altro che le prosecuzione del presente.
Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l'ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.
Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l'omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l'omosessualità è sua figlia.
Alfredo
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Note
[1] Alfredo Ormando, un cattolico gay, si suicidò in modo spettacolare dandosi fuoco sul sagrato di san Pietro in Vaticano il 13/1/1998.
Il suo gesto è valutato in modo contrastante: parte del movimento gay, specie romano, lo giudica un martire che col suo gesto ha dato un volto alla sofferenza umana di milioni di persone; un'altra parte, (di cui faccio parte anch'io) è più colpita dall'aspetto folle del gesto.
La mia obiezione è che, se Ormando non sapeva cosa fare della sua vita, poteva sempre regalarla agli altri, invece di distruggerla.
I gay hanno i mezzi per cambiare la società senza autodistruggersi, e solo l'ottusità cattolica di Ormando (quella stessa che lui rimproverava alle gerarchie) gli impediva di prenderli in considerazione.
Ormando è morto per non venire meno alla sua ideologia, secondo cui la Verità viene solo dall'alto, per cui se "chi sta in alto" è ottuso, a "chi sta in basso" resta solo la morte, come liberazione, non certo l'uscita dalla Chiesa.
Non si capisce allora perché questa ideologia debba essere lodata in lui, ed esecrata quando è ribadita dalle gerarchie.
Nel caso Ormando si fronteggiano due gradazioni di fanatismo, non certo libertà e fanatismo. |