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"La Stampa", 1929 e 1937.

dimensioni h 170 x largh 132
Il capitano Victor Barker nel periodo 1919/1929.
 
La capitana Barker. 
Liberata dal carcere. 
Ritornerà donna o rimarrà uomo? [1929] [1].
Londra, 8, notte. 

I magistrati della Corte dei fallimenti rimettevano oggi in circolazione la signora, capitano o colonnello, sir Victor Barker, incredibile donna che per cinque o sei anni passò non solo da uomo ma da ufficiale dei lancieri e come tale arrivò perfino a prendere moglie, dopo avere avuto almeno un paio di mariti e dato alla luce due robusti figlioli. 

Essa stava da qualche tempo in prigione non per avere truffato il prossimo, ma soltanto per aver disubbidito ad una ordinanza della Corte dei fallimenti la quale era stata costretta ad occuparsi di lei in seguito ai pessimi affari in cui era precipitato un ristorante che la donna-uomo aveva aperto nel West-End. Ora la Corte si è accorta di essere caduta in errore. La sedicente capitano Barker non aveva realmente disubbidito all'ordinanza giudiziaria: anzi il suo avvocato ha potuto comprovare stamane in udienza che tutte le spiegazioni documentarie richieste erano state fornite al cancelliere della Corte, mentre quest'ultimo stava emettendo di mandato di cattura a castigo della presunta inadempiente.  
Perciò la Corte non ha potuto che rescindere l'arresto e la insuperabile trasformista è stata subito rilasciata. Essa guardava il sole a scacchi nelle carceri femminili di Holloway allorché nel pomeriggio di oggi il suo legale giunse sul posto sciorinando l'ordine di rilascio. 

Il popolino del quartiere circostante aveva subodorato la cosa e si era addensato sul piazzale della prigione. La ressa ad un tratto si fece così fitta che la polizia per regolarla dovette intervenire anche con manipoli di agenti a cavallo. La folla da ultimo rimase a bocca asciutta perchè la donna-uomo ritrovò la libertà alla chetichella attraverso una porta retrostante delle carceri. Il vicolo era deserto. Un'automobile si accostò alla porta e si eclissò recando seco nel mistero di Londra la misteriosa donna ed il suo avvocato.  

In attesa di ulteriori lumi, i fogli popolari stanno ricapitolando le tappe finora accertate della inaudita carriera di questo straordinario mostro di imposture. Dal 1912 al 14 fu Valeria Barker, figlia non ancora ventenne di un rispettabile contadino di Milford, fu educanda di una scuola conventuale di suore belghe a Bruxelles. Dal 1914 al 17 visse in parte nella casa paterna a Midford ed in parte al fronte francese quale infermiera addetta al corpo di aviazione. Nell'aprile dei 1918 essa sposava a Milford il tenente Smith, del corpo di aviazione australiano. Senonché nel 1919 la sposina si separava bruscamente dal marito ed il tenente Smith faceva ritorno in Australia, a Sidney, ove egli occupa una posizione eminente negli affari. Intanto la signora colmava alla svelta la lacuna andando a convivere presso Parigi con un altro ufficiale australiano, tale Krouch. Per qualche anno la Barker si spacciò per signora Krouch. Tra il 1922 e il 23 essa fece della pollicoltura in un cascinale sulla Mairlen, presso Lattelhampton, ove poco alla volta assumeva abiti maschili e finì per posare da uomo. 

Nel 1923 la Barker, facendosi passare per un capitano dei lancieri reduce di guerra, sposava a Brighton la figlia di un farmacista. Nel 1924 fece l'antiquario in una città di provincia, ad Andover, e nel 1925 condusse una tenuta agricola nel Sussex. 

Un episodio della sua vita nel 1920 fu oltremodo piccante. La Barker entrò in una compagnia teatrale di provincia recitando la parte di attore amoroso. Nel frattempo avveniva la separazione coniugale colla figlia del farmacista che tornava a vivere col padre. Nel 1927 il presunto capitano Barker venne a Londra e comparve in pubblico con una seconda moglie al braccio, ma la sua fortuna in affari fu così scarsa che per sbarcare il lunario Barker dovette adattarsi a fare il cameriere. Tuttavia un anno dopo essa apriva un ristorante nel West End, ma, dopo qualche mese di esercizio, essa faceva fallimento ed era arrestata il mese scorso dietro ordine della Corte dei fallimenti per la ragione che sapete. 



UNA DONNA-UOMO davanti ai giudici di Londra.
Vent'anni di vita buoni per romanzo d'appendice.
Due mariti, due mogli, due figli, due condanne. [1937] [2].

Askell-Smith è oggi, a Londra, la «donna del giorno». Ed è la donna del giorno perché tutti finora credevano che fosse un uomo. Non si tratta di uno di quei lenti passaggi da un sesso all'altro che si verificano di tanto in tanto e che ad un cento punto richiedono l'intervento degli uffici dello Stato Civile, bensì di un volontario travestimento il quale viene spiegato dalla signora Askell Smith con il fatto che l'uomo è sempre favorito in ogni circostanza della vita e con ragioni «che per il momento non possono essere rivelate, ma che quando saranno note, assicureranno alla signora Askell Smith — come ha detto il suo avvocato difensore — la simpatia dei giudici». 

Una vita sensazionale  
La donna-uomo, infatti, è comparsa oggi dinanzi ad un tribunale di Londra. Non bisogna credere che il suo reato fosse quello di aver indossato i calzoni. Il giudice, su questo punto si è espresso chiaramente: «Il fatto che la accusata si sia vestita da uomo — egli ha dichiarato — non mi interessa per nulla. Una donna che si vesta da uomo non contravviene alla legge, mentre potrebbe contravvenire alla legge un uomo che si vestisse da donna».  
Senza spiegare i motivi di questa apparente ingiustizia a danno del sesso forte, di questa limitazione, cioè, della libertà personale degli uomini proprio in un Paese che si vanta di essere il più libero del mondo, il magistrato è passato alla escussione di una serie di testimoni che dovranno comprovare la colpevolezza della signora Askell Smith per il furto di cinque sterline commesso ai danni di un londinese, presso il quale era impiegata in qualità di maggiordomo. La colpa è stata provata ed una lieve condanna è stata affibbiata alla colpevole.  
Ma ciò che ha interessato di più il Tribunale e il pubblico e che ha sollevato a Londra una vera sensazione, è la storia della signora Askell Smith, narrata per filo e per segno da un funzionario della polizia, in base a minuziose indagini da lui compiute in tutte le città nelle quali l'accusata soggiornò negli ultimi venti anni. Essa fu sorpresa dalla guerra nel Belgio — egli ha narrato — dove era allieva in un convento di Brusselle, e sembra che invece di rimpatriare di fronte all'esercito invasore, si sia arruolata nella Croce Rossa e abbia fatto la guerra come infermiera in un ospedale militare.  
Questo primo atto della sua vita si concluse, alla fine del conflitto, con il matrimonio con un ufficiale australiano, il quale tuttavia dopo sei mesi si stancò di lei e l'abbandonò in Inghilterra tornandosene nella sua lontana patria. La donna rimase fedele, se non all'uomo, alla sua bandiera, poiché passò a convivere con un soldato australiano per un periodo di due anni, durante il quale ebbe due figli.  

L'illustre «attore»  
Dopo la fine di questo secondo episodio amoroso, però, la Anskell Smith decise che, essendo la gonna nella vita attuale un ostacolo, di sbarazzarsene. Si tagliò i capelli e indossò i pantaloni trasferendosi a Brighton, dove iniziò la carriera teatrale con il nome di sir Victor Barker. Essa sostenne delle parti maschili in una compagnia di varietà per uno stipendio di cinquanta lire la settimana. La paga era modesta, ma il nome dell'«attore» era suggestivo ed affascinò una ragazza, l'attrice miss Layward a tal punto, che quest'ultima un bel giorno «sposò» sir Victor Barker nella chiesa del luogo. Strano a dirsi, i due sposini vissero felici per lungo tempo senza che nulla trapelasse dell'inganno. 

Nel 1926, trasferitasi a Londra, la signora Askell Smith apparve sotto il nome di colonnello Barker, decorato di guerra, e come tale ottenne un posto di fiducia in un grande albergo della metropoli. Un fratello le morì in quel tempo, lasciandole una eredità di mille sterline, ed essa le usò per acquistare un appartamento e sposarsi una seconda volta con un'altra attrice.  
Negli ultimi anni essa fece i mestieri più disparati, sempre in abiti maschili, ed avrebbe continuato a vivere sotto tale maschera se il furto non fosse stato scoperto.  

Nell'udienza di oggi è stato, fra l'altro, assodato che nel 1928 la signora Askell Smith, in qualità di colonnello Barker, ebbe a che fare con la giustizia, riportando una condanna a nove mesi di carcere. La pena fu scontata in una prigione maschile senza che nemmeno in quella occasione la vera identità della donna fosse scoperta dalle autorità.

 
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Note 

[1] Anonimo, La capitana Barker. Liberata dal carcere ritornerà donna o rimarrà uomo?, "La Stampa", 9 marzo 1929, p. 6. 
Online sul sito storico de "La Stampa". 

Il personaggio in questione è Valerie Arkell-Smith (1895-1960), alias "colonnello" Victor Barker. 
La sua vicenda è oggetto della biografia di Rose Collis, Colonel Barker's monstrous regiment, Virago 2001. 

Si noti come il quotidiano italiano, in epoca fascista, abbia completamente censurato il fatto che al momento del primo arresto "Barker" lavorava per i fascisti inglesi. 

[2] Anonimo, Una donna-uomo davanti ai giudici di Londra, La Stampa, martedì 23 marzo 1937, p. 8. 
Online sul sito storico de "La Stampa". 
 


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