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Si trova in questo momento nelle prigioni di Alessandria, sotto l'accusa di aver estorto del danaro ad una signora di Castellazzo Bormida, una certa Maria Alice Bertolotti. La faccenda sarebbe piuttosto banale se la protagonista della vicenda, cioè la Bertolotti, non portasse i pantaloni, non sostenesse di essere un uomo e non avesse dato in ismanie quando il giudice istruttore che la stava interrogando le disse, in un momento d'impazienza: "La smetta di fare commedie e si metta una sottana come tutte le altre donne". In attesa che la perizia medica definisca la strana posizione della detenuta e che dall'istruttoria risulti o meno la sua colpevolezza, si può far conto che Maria Alice appartenga al sesso femminile. La donna cui Maria Alice
Bertolotti avrebbe estorto del danaro è una vedova di 49 anni che
indicheremo con le iniziali R. S., dimostra qualche anno di più,
veste di nero ed è ormai del tutto grigia di capelli. Quando, qualche
anno fa, la buonanima di suo marito la lasciò sola, ella si trovò
in possesso di una piccola eredità che, in un paese senza tentazioni
come Castellazzo Bormida, le avrebbe permesso di vivere senza preoccupazioni
fino al termine dei suoi giorni. Ma l'amore entrò nella sua casa.
Da quel brindisi nacque una
simpatia, così almeno credeva la vedova, e in seguito, sempre nella
sua immaginazione, un fidanzamento. La gente di Castellazzo cominciò
a sorridere. "Ormai", dicevano, "ha perduto la testa". Se avessero saputo
che, oltre alla testa, la donna stava perdendo il suo patrimonio, insensibilmente,
sotto forma di piccoli prestiti al suo "fidanzato" assicuratore, avrebbero
riso di più.
Che cosa dicevano i rapporti
della questura?
Nel periodo della guerra
Alice non viene, naturalmente, chiamata alle armi, ma il suo aspetto maschile
attira l'attenzione delle pattuglie tedesche che percorrono le strade di
Verona dove a quell'epoca si trova. La prima volta che le vengono richiesti
i documenti, intestati al suo vero nome, non è creduta e, per una
specie di ripicca della sorte, viene inviata ad un campo di concentramento
a Vienna.
La prigionia le procura,
inoltre, un'altra soddisfazione. Fin dal 1935 Alice aveva conosciuto una
donna che era diventata la sua compagna in una circostanza che ricorda
un episodio da romanzo di cappa e spada: una sera di quel 1935, a Brescia,
quattro individui sotto l'eccitazione provocata dal giorno della festa
cittadina e dall'aspetto di una giovane donna che sembrava annoiarsi, si
erano permessi nei suoi confronti qualche manifestazione di galanteria
un po' troppo audace. Alice che, finito lo spettacolo, si era confusa tra
la folla del parco dei divertimenti aveva notato la scena ed era corsa
in aiuto della ragazza.
Terminata la guerra, Alice rientra in Italia, trasferendosi con la sua compagna ad Alessandria. Abbandonati per sempre i "muri della morte", il casco, i pantaloni alla cavallerizza, Maria Alice diventa un grave, occhialuto assicuratore in doppiopetto nocciola. Al "bolide della morte" ha sostituito il modesto e più sicuro "guzzino", con il quale appunto inizia ad allargare la sua cerchia di affari nei dintorni di Alessandria, ed è così che, pur continuando a convivere con la signorina L. P. inizia la relazione con la vedova R.S. Ma se lo spunto di questa
storia si svolge in un ambiente di sapore dichiaratamente boccaccesco,
la sua conclusione minaccia di risolversi alla maniera di una commedia
di Pirandello, ché, infatti, il magistrato che conduce l'istruttoria
è assediato dalle richieste, tanto dell'amante quanto della fidanzata,
che mirano alla pronta scarcerazione di Maria Alice.
Si discute domani dinanzi al Tribunale di Alessandria, sotto la presidenza del dottor Buzio, che ha pure istruito la delicata pratica, una delle più interessanti vertenze giudiziarie - sotto il profilo medico-legale - che mai siano state portate alla ribalta processuale. È la vicenda dell'ormai famoso uomo-donna, l'assicuratore Maria Alice Bertolotti, nato a Suzzara il 24 agosto 1910, e arrestato alla fine del febbraio scorso, su denuncia della questura di Alessandria alla Procura della Repubblica per truffa e falso in documenti. Sono noti i particolari di questa originale storia in cui campeggia questa strana figura di uomo-donna, tenacemente contesa da altre due donne: l'antica amante, con la quale ha convissuto intimamente per sette anni, e la nuova innamoratissima fidanzata che ha aiutato con generoso animo, colui che avrebbe dovuto prossimamente essere suo sposo. Nell'autunno del 1949 capitava
nella vicina Castellazzo Bormida l'assicuratore Bertolotti, munito di regolare
tesserino di riconoscimento dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni,
proponendo alla contadina Giannina Ferretti, di 59 anni, una polizza
sulla vita. La buona donna aveva sposato nel febbraio del 1948 il contadino
Raffaele Posteraro, calabrese e di appena 24 anni, colà sospinto
dagli eventi bellici. Due mesi dopo questi partiva per il fronte russo
e nel dicembre dello stesso anno veniva dichiarato disperso.
Mentre coltivava questa passione, il Bertolotti continuava a convivere con una certa Luisa, qui residente, la quale lo aveva seguito nel 1943 in un campo di concentramento tedesco, presso Vienna, di dove il Bertolotti venne liberato per infermità polmonare. Costei ha sempre asserito di non avere riscontrato alcuna anormalità fisica nel suo Mario, ha detto, e che i loro rapporti erano normalissimi. Si è poi saputo a quali... surrogati era ricorso il Bertolotti nel corso di tali rapporti, per sua stessa ammissione al giudice istruttore. Come è noto la perizia medica eseguita dal dottor Piero Maransana ha concluso come dal punto di vista giuridico, il Bertolotti debba considerarsi appartenente al sesso femminile, essendo questo che decisamente prevale nella sua struttura morfologica e nelle sue apparenze; dal punto di vista biologico invece il Bertolotti deve considerarsi come individuo dal sesso non bene definito. Il Bertolotti però
ha protestato contro queste affermazioni dei periti. Dalla sua cella isolata
nel reparto femminile delle noste carceri, in cui si trova tuttora, egli
dice di essere di sesso maschile.
Lo rivedremo dunque domani assistito dal'avv. Benzi e dall'avv. Mozzone, in abiti maschili, che non ha mai smessi, e lo sentiremo ripetere le vicende della sua vita avventurosa e prettamente maschile: fuggiasco di casa giovinetto ancora, nomade instancabile, acrobata audace, abile cavallerizzo, motociclista spavaldo, provetto meccanico, attratto dalle donne in numerose avventure amorose dalla prima innocentemente fiorita sui banchi della scuola elementare per una coetanea, a quella prorompente che lo portò a convivere per lunghi anni con la sua Luisa. Ma sono questi elementi sufficienti
per scardinare la triplice imputazione contestata dalla pubblica accusa
(truffa aggravata, sostituzione di persona, falso) anche se la Giannina
Ferretti ha più volte dichiarato di non essere mai stata truffata,
di avere donato spontaneamente il suo denaro e di non intraprendere alcuna
azione contro il Bertolotti se non quella per fargli riottenere la libertà
e convivere con lui onestamente?
Alessandria, mercoledì
sera.
Per sostenere tale tesi i
due valenti legali si basano sostanzialmente sulle perizie d'ufficio compiute
sulla Bertolotti e sulla Ferretti, ed anche sulle dichiarazioni che quest'ultima
fece al tribunale durante l'udienza del 27 giugno scorso.
In base alle risultanze dibattimentali riguardanti la Ferretti, i difensori fondano in parte la loro richiesta di assolutoria per la Bertolotti. Essi rilevano che fra le due donne - una che si dimostrava veramente tale e l'altra che invece, essendo di sesso neutro, vestiva e si comportava da uomo - non era mai stata scambiata promessa di matrimonio. E ciò per un motivo assai semplice: la Ferretti, vedova di guerra, non intendeva risposarsi per non perdere la pensione; avrebbe perciò accettato volentieri di convivere con «l'uomo» Alice Maria Bertolotti. E a quest'ultima «donò» dei quattrini, anche somme ingenti perché era innamorata. Non si tratterebbe affatto di raggiro. Verrà accettata tale tesi dalla Corte d'Appello? È assurdo fare previsioni del genere. Comunque la risposta non si farà attendere molto, perché pare che la data del processo venga fissata molto presto, trattandosi di una questione che riguarda una detenuta.
Si è iniziato stamane,
alla quinta Sezione penale dalla Corte d'Appello, il riesame del processo
contro la famosa Alice Maria Bertolotti di Alessandria, la strana
figura che i periti non hanno saputo classificare con assoluta certezza
donna o uomo. Dirige il dibattimento il presidente Vaccarino, sostiene
l'accusa il P. G. Ottello, cancelliere il dott. Cugnasco.
È appunto quest'ultima, con le sue dichiarazioni rese ai carabinieri durante le prime indagini, colei che ha fatto condannare, dal Tribunale di Alessandria il 28 giugno scorso, la Bortolotti a 10 mesi di reclusione e a 7 mila lire di multa. La Ferretti infatti aveva dichiarato che «l'assicuratore» Mario Bertolotti, qualificandosi «uomo», e comportandosi come tale, le aveva promesso di sposarla allo scopo di farsi consegnare dei denari. Più tardi la donna aveva ritrattato l'accusa; proprio in questo comportamento il Tribunale aveva ravvisato, a carico dell'imputata, gli estremi della truffa. Stamane il Procuratore generale dopo la dettagliata relazione del processo svolta dal consigliere dott. Cibrario ha chiesto alla Corte di respingere il ricorso della Bertolotti e di confermare la sentenza di Alessandria. Anch'egli, nel tardivo pentimento della Ferretti, scorge una conferma della tesi seguita dai primi giudici. Gli avvocati difensori Mazzone e Benzi sostengono invece che non esistono a carico della Bertolotti gli estremi della truffa perché essa ha ricevuto dalla vedova Ferretti le somme di denari, circa un milione, che quest'ultima le offriva spontaneamente e liberamente. Fra esse non sarebbe intervenuta alcuna promessa di matrimonio, ma unicamente una intesa per una convivenza «sui generis». La Corte ha confermato la sentenza di Alessandria.
La vicenda della donna-uomo
è riapparsa ieri alla ribalta della Giustizia col solito interessamento
che queste «pochades»
creano nel pubblico. Ma il protagonista o la protagonista (troviamo difficile
nell'indicarlo uomo oppure donna, mentre in sostanza non è né
una cosa né l'altra) non s'è presentata, e quindi la causa
ha perduto tutto il suo interesse.
Negli atti del Tribunale
in base a una perizia medica, però non precisa, l'imputata passa
sotto il nome di Alice Maria Bertolotti, ma effettivamente, vuoi
perché effettivamente l'apparenza era d'uomo, nel primo processo
di Alessandria Alice Maria fu trattata come un uomo, tantoché apparve
nell'aula ammanettato. Il brigadiere che colla sua scorta andò a
prelevarlo al carcere si trovò di fronte a un uomo e come vuole
il regolamento lo tradusse senz'altro in udienza ammanettato. Fu solo nell'udienza
pomeridiana e nel rientro alle carceri che venne trattato da donna, come
risultava nell'atto di citazione a giudizio.
Dirigeva il dibattimento
alla V Sezione penale della Corte il Presidente Vaccarino; Proc. Gen. Ottello:
Canc. dott. Cugnasco.
Il Tribunale d'Alessandria
aveva condannato per truffa l'assicuratore a 10 mesi di reclusione e a
7 mila lire di multa. In udienza è stato letto il suo vistoso certificato
penale, dal che si deduce che l'imputato, o imputata che sia, oltre che
ingannare la vedova Ferretti circa il suo sesso aveva ingannato la Società
d'Assicurazione, che l'aveva nominato suo agente produttore, ritenendolo
di specchiata onestà.
L'uomo-donna venne difeso
dagli avvocati Benzi e Mazzoni di Alessandria.
Alessandria, 15 gennaio. L'assicuratore Maria Alice
Bertolotti, l'ormai famoso uomo-donna, da ieri pomeriggio si trova
nuovamente ospite della prigione di via Parma in una cella isolata del
reparto femminile, e la fida amica Luisa Piemontesi ha cercato invano
di andarla a visitare.
Il motivo dell'arresto si
riallaccia ad una precedente truffa compiuta nel settembre 1949 a Bolzano,
dove l'assicuratore s'era recato per ragioni professionali. Qui aveva avuto
modo di conoscere la signorina Ginevra Mancabelli in relazione alla
stipulazione di una polizza d'assicurazione sulla vita. Il comportamento
garbato e cortese dell'assicuratore, la voce tenera e suadente, i modi
gentili avevano conquistato pure il cuore dell'ignara fanciulla, tanto
che questa se ne innamorò e pensò a un possibile matrimonio.
Con questo miraggio infatti la Mancabelli sborsava 300 mila lire, che lo
scaltro conquistatore di cuori femminili intascava, facendo quindi ritorno
ad Alessandria.
In attesa del nuovo processo,
di cui non si conosce ancora la data della celebrazione, la Maria Alice
Bertolotti ha ripreso stanza in quella angusta, isolata e gelida cella
sita sotto i tetti del reparto femminile, costretta ad una forzata inerzia,
mentre proprio in questi giorni si era illusa di poter riprendere la sua
attività professionale, interrotta con l'arresto del 22 febbraio
1951.
La Spezia, 23 marzo.
La Pino denunciava allora
l'accaduto, affermando di essere stata truffata per complessive 60 mila
lire. I carabinieri, iniziate le indagini, trovarono come unico indizio,
nella stanza occupata dai due, un telegramma diretto al Bertolotti e proveniente
da Borgomanero. Successivamente, le Poste di Borgomanero riuscivano a rintracciare
il mittente e quindi, attraverso altre indagini, si apprendevano i nomi
della coppia.
Trieste, martedì sera.
(U. S.).
Il presunto Mario Bertolotti
e Luisa Piemontesi arrivarono a Monfalcone il 23 gennaio provenienti
da Udine. Presero in affitto una stanza presso la signora Luigia Orlando.
Sembravano una pacifica coppia di sposi maturi che girassero per ragioni
di affari. Da un semplice controllo di polizia ha avuto origine il clamoroso
fatto. Gli agenti scopersero che i due erano una coppia di truffatori che
avevano avuto oltre a tutto l'abilità di ingannare la loro stessa
padrona di casa, dalla quale s'erano fatti dare circa mezzo milione di
lire, che la povera donna credeva di avere investito in polizze di assicurazione
dell'I.N.A.
Gli agenti prendevano in consegna i due. Senonchè, al momento di venire trasferito in carcere l'uomo, che si presentava con una certa eleganza, usciva in questa strabiliante frase: «Badate che io sono una donna, perciò dovete mettermi nelle carceri femminili». Commissario e agenti rimasero esterrefatti. E allibito rimase anche il medico dell'ospedale di Monfalcone quando, a richiesta della polizia, dovette dire l'ultima parola sullo strabiliante caso: se cioè doveva essere destinato allo strano individuo il carcere maschile o quello femminile. «Psicologicamente - stabilì il dottore - l'individuo fermato è indubbiamente maschio, ma non sempre psicologia e fisiologia vanno d'accordo. Gli atteggiamenti, le maniere e il "tono" sono maschili, ma non basta. Mandatelo nelle carceri femminili - fu il saggio consiglio del medico - ma mettetelo da solo in cella». Una volta in carcere il Bertolotti, la polizia ricostruiva, sulla base delle informazioni pervenute, la «carriera» del fermato. Anagraficamente il Bertolotti è indubbiamente una donna; il registro di Suzzara (Mantova) lo annota come Maria Alice, figlia di Adamo, nata 44 anni fa e precisamente il 24 agosto 1910. Ma Maria Alice non deve essere rimasta molto a lungo fedele all'anagrafe: appena ha potuto, si è messa i pantaloni e la cravatta, se li è messi tanto «efficacemente» che ha anche indossato la divisa militare ed ha subito alcuni anni di prigionia in Germania. Da almeno quindici anni Maria
Alice veste panni da uomo. Del suo passato per ora si sa che nel 1953 da
Imperia, dove si trovava, si trasferì a Macerata, facendosi assumere
come motociclista acrobata al «pozzo della morte» presso un
circo.
Segnalazioni di altre truffe
sono giunte ora da Imperia, Novara, Massa Carrara, Bologna, Savona e Bolzano.
Da Suzzara è venuto poi l'elenco del numerosi «fogli di via»
con i quali la Maria Alice è stata avviata al paese d'origine come
indesiderata.
Rimane intanto ancora insoluto
il «mistero fisiologico» del Bertolotti il quale, anche quando
è stato visitato dal medico dell'ospedale di Monfalcone ha sostenuto
di considerarsi un «uomo» benché avesse precedentemente
rivendicato le sue prerogative anagrafiche di donna. «Con un'operazione
- ha detto alla polizia lo strano individuo - potrei diventare manifestamente
un maschio. Ma non ne ho né il coraggio, né i soldi per farlo».
Oggi la polizia di Monfalcone ha chiesto al Pretore - che l'ha concessa - la protrazione del fermo in attesa di ulteriori accertamenti sui due.
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Note
[1] Il testo da: Enrico Roda, A vent'anni Maria Alice si rifiutò di restare donna, ''Oggi'' n. 21, 24.05.1951. Online qui. Il caso di Maria Alice (Mario) Bertolotti è stato rievocato in: Scandolara, Sandro, Arrestato a Monfalcone per truffa e raggiro. Ma la polizia si chiede - è uomo o donna?, ''Il Piccolo'', 04.04.2004. [2] G. C., L'uomo-donna davanti ai giudici, ''Stampa Sera'', 27.06.1951, p. 1. [3] Anonimo, I motivi del ricorso della donna-uomo, "Stampa Sera", 08.08.1951. [4] Anonimo, La "donna-uomo" rifiuta di comparire in udienza, "Stampa Sera", 19.09.1951, p. 2. [5] Anonimo, È stata riconfermata in appello la condanna della donna-uomo, "La Stampa", 20.09.1951, p. 2. [6] Anonimo, Raggirata una signorina con la promessa di sposarsi?, ''La Stampa'', 16.01.1952, p. 5. [7] Anonimo, La donna-uomo di Alessandria compie una truffa a La Spezia, "La Stampa", 24.03.1954, p. 5. [8]
U. S., La
donna-uomo arrestata a Monfalcone, "Stampa Sera", 30.3.1954, p.
5.
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