IL SUICIDIO DI UNO SCONOSCIUTO [25/9/1908] [1].
La
scorsa notte verso le due, le guardie di Finanza Giuseppe Zirielli e
Giuseppe Mengareli e la guardia daziaria Gulgielmo Mangili che si
trovavano di servizio presso la Punta della Salute dove si trovano gli
uffici della Dogana, udivano un colpo d'arma da fuoco.
Sulle
prime rimasero indecisi, non sapendo che cosa poteva essere stato, poi
si diressero verso il punto donde il rumore dello sparo era pervenuto.
Si trattava d'un giovanotto sui 22 o 23 anni, di media statura, con capelli e piccoli baffi castani. Vestiva un tout-de-même
blu con scarpe di vernice eleganti ed un cappello molle nero. Non dava
segni di vita. Apertagli la giacca, le guardie costatavano che aveva
una ferita al capezzolo della mammella sinistra, dalla quale usciva
poco sangue.
Il proiettile doveva essere penetrato in cavità ledendo il cuore e producendo così la morte istantanea.
Due
guardie rimasero a guardia del cadavere, mentre una terza si recava di
corsa al Commissariato di Dorsoduro. Il maresciallo di P.S. Poli a sua
volta si portava innanzitutto a casa del delegato Costi, col quale si
recava sul posto.
Il cadavere -
la morte era stata constata da un medico - fu subito perquisito dal
funzionario. Furono trovati un portafoglio con 37 lire, un orologio
d'oro, un anello senza pietra, una spilla d'oro ed un conto salato
dell'hotel Europa.
Il funzionario
sequestrò la rivoltella, licenziò il cadavere che la Croce Azzurra
trasportò più tardi nella camera mortuaria dell'ospedale civile.
Il delegato Costi poi si recò subito all'hotel Europa. Nel conto c'era anche il nome, Raimondo Laurent.
Il portiere
guardando il registro avvertiva che il forestiero con quel nome
occupava all'albergo la camera numero 81, ma era uscito la notte stessa
al tocco e non era più rientrato.
Lapide di Laurent, Cimitero di Venezia.
Foto inviatami da Samuel Cimma.
Il
funzionario salì in camera: la luce elettrica era rimasta accesa. Sulla
sedia molti vestiti, il letto a posto e sul letto dei libri, molta
corrispondenza sui tavoli e sul comodino, quattro lettere scritte
all'ultimo momento dal Laurent e lasciate in evidenza.
Una
era diretta al direttore dell'hotel Europa, una a Lady Layard, una a
Madamme C. Laurent a Guethares (Bassi Pirenei) e la quarta a Mr. L. A. Wister presso l'hotel Monaco.
Il
direttore dell'albergo disse che il Laurent, che normalmente doveva
abitare a Parigi, era andato ad alloggiare all'hotel Europa il giorno 8
corr. cambiando dall'Hotel Luna, che era di umore allegro, molto
intelligente, di modi distinti, ma altro non seppe dire né seppe
spiegare il perché del suicidio.
La
lettera lasciatagli dal defunto lo incaricava soltanto <di fare
avere> le sue cose a M.me Laurent, che deve essere sua madre.
Lady Layard, per la quale il suicida lasciò una lettera, non sentì mai nominare un tal nome né conobbe il giovane.
La lettera con le altre fu consegnata all'Autorità giudiziaria ma non le fu ancora recapitata.
Mr. Wister partì iermattina da Venezia. Quindi sulle cause del suicidio di questo giovane straniero resta per ora il mistero.
La Gazzetta di Venezia, 27 settembre 1908
IL SUICIDA FRANCESE R. LAURENT [27/9/1908]
Abbiamo narrato nel nostro numero dell'altro ieri che quel giovane francese Raimondo Laurent che si uccise l'altra notte alla Punta della Salute aveva lasciato alcune lettere a varie persone, fra cui Lady Layard.
Quella diretta a Lady Layard era una domanda scritta insieme a certo N.
Robert Halfor per ottenere licenza di visitare la galleria Layard. Il
Laurent era giovane molto colto in letteratura e molto amante delle
belle arti.
Rimangono però ignorate le cause che spinsero il disgraziato verso la morte.
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L'autore ringrazia fin d'ora
chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone,
luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] I
due articoli apparvero su "La Gazzetta di Venezia" del 15 e 17
settembre 1908 e trattano del suicidio, avvenuto a Venezia, del
ventiduenne letterato francese Raymond Laurent (1886-1908).
Del caso tratta Enrico Oliari nel suo libro L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, cap. 16: "Venezia, 1908 - In memoriam: Raymond Laurent".
Queste trascrizioni degli articoli furono in origine pubblicate sul
sito di Enrico Oliari, da cui sono state poi cancellate, e da cui le ho
riprese io.
Laurent si uccise per l'amore infelice per uno scrittore americano, eterosessuale, un certo L.-A. Wister.
Significativamente, il dettaglio è censurato dall'articolista, e la
causa della morte è pudibondamente presentata come "ignota".
Laurent era amico del celebre barone Fersen, che ne pubblicò una rievocazione sotto lo pseudonimo di "Sonyeuse" (In memoriam: Raymond Laurent,
"Akadémos", Janvier-juin 1909, pp. 64-71), svelando la causa del
suicidio, e accusando la società di averlo spinto ad uccidersi per le sue chiusure e i suoi pregiudizi.
Ulteriori notizie si trovano nello studio di Enrico Oliari.
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