Invertito,
malandrino e collaborazionista, Moris-[scil.
Maurice, ndr]-Sachs
è scomparso durante la guerra senza lasciare traccia: si
dice che egli sia morto in Germania [3],
ma la fantasia ama raffigurarlo in fuga verso l'Oriente, disgustato, come
Rimbaud
della civiltà, della letteratura, delle ipocrisie sociali.
Parigi,
aprile.
Il caso di
Maurice
Sachs è uno dei più bizzarri e dei più
interessanti della letteratura francese contemporanea.
Come re
Teodorico nella
poesia di Carducci, Maurice Sachs è stato rapito e sprofondato
in golfo misterioso.
È
nata così la leggenda di Sachs, di questo "snob" invertito
e malandrino, che si è rivelato improvvisamente scrittore di una
forza e spregiudicatezza straordinaria.
Prima che
la sua avventura si concludesse misteriosamente, Sachs godeva di un credito
mediocre nel mondo delle lettere francesi. Legato con tutti gli scrittori,
da Gide
a Cocteau
e a Paulhan, di casa alla N.R.F.,
autore di alcuni libri e di alcune traduzioni, Sachs veniva giudicato più
un dilettante che scrittore autentico.
Egli era
preso per la maggior parte dell'anno da altri interessi: il denaro
e l'amore dei giovinetti. Era prigioniero di un ciclo infernale:
i giovani gli rimanevano fedeli finché egli possedeva denaro. Ma
quando il portafogli era vuoto, si dileguavano.
Sachs confesserà
un giorno: "Ho avuto più di tremila avventure amorose, ma solo
quattro furono frutto della passione".
Fu il bisogno
di denaro a spingerlo sui sentieri di quella vita dannata: dopo aver
tentato inutilmente di farsi una posizione con il commercio dei quadri
si buttò a rubare, a truffare, a barare.
Non era
tipo da amare le posizioni e le situazioni regolari; il disordine e l'intrigo
lo attiravano irresistibilmente. Il bisogno dell'avventura e dell'azione
lo riprendeva a intervalli regolari e lo spingeva verso nuove follie.
Finché
il giuoco fu facile, Sachs lo sopportò. Ma il giorno in cui esso
diventò aspro e richiese l'impiego di qualità che il pigro
Sachs non possedeva, allora preferì fuggire. Si arruolò
come lavoratore volontario in Germania e venne inviato a Amburgo,
addetto alla manovra di una gru.
Solo, chiuso
nella cabina della gru a venti metri di altezza, l'ambizione letteraria
riprese Sachs e gli ispirò il suo ultimo libro.
Quando
era ancora in Francia aveva scritto due volumi, il Sabbat-[4]
e la Cronique
joyeux et scandaleuse, ma aveva dovuto lasciare i manoscritti
a conoscenti in pegno dei debiti che aveva contratto verso di loro.
Sono due
libri di memorie. Maurice Sachs, che si credeva un Casanova omosessuale,
vi racconta i suoi amori e vi espone l'arte di sedurre i giovinetti.
Il Sabbat,pubblicato
postumo nel 1947, fu una rivelazione. Chi aveva letto Alias,André
Gide, Maurice Thorez, Daumier, Au temps du boeuf sur
le toit-[5],
si trovò in presenza di un Sachs nuovo, dotato di uno stile vigorosissimo.
Vi erano
nel Sabbat(e
più ancora nella Cronique,
pubblicata nel 1948) dei capitoli e delle pagine urtanti. Il compiacimento,
la provocazione quasi con cui Sachs descriveva certe scene di seduzione
giovanile, imprimevano al suo stile il riflesso equivoco della pornografia.
Ma l'atmosfera picaresca della narrazione costituiva un'importante novità.
E tuttavia,
Maurice Sachs doveva ancora scrivere il suo capolavoro. Fu dunque ad Amburgo,
nella cabina della gru, che egli maturò le 190 pagine che compongono
il volume La
chasse à courre, uscito poche settimane fa.
La
chasse à courre è un'autobiografia e nello
stesso tempo una pittura felicissima della vita e della società
parigina tra il 1940 e il 1942. I giorni che seguirono l'ingresso delle
truppe tedesche a Parigi, la città era deserta:
"Nous
arrivâmes a Paris le 29 juin 1940. Il ètait à heures
de l'après-midi.
Des sacs de
sable obstruaient en chicane les artères d'entrée aux portes
de la capitale. Et, dans les avenues d'approche, tout au plus voyait-on
parfois pisser un chien, trolliner une concierge.
Nous eûmes
la curiosité de faire un tour de Paris. Il y avait un peu de monde
au Quartier Latin, quelques filles attablées chez Capoulade avec
des officers allemands, quelques passants encore boulevard Saint-Germain,
mais, rue de Rivoli, place de la Concorde, personne que de rares allemandes,
et surprenants, au premier coup d'oeil, les grands étendards rouges
à croix gammé flottant au centre de la citté.
Sur les Champs-Elysées,
trois voitures allemandes patruillaient avec deux tanks les gers.
On n'aperecevait
pas vingt piétons dans toute l'avenue. A l'Etoile quelques militaires
stationnaient sous l'Arc de Triomphe.
A Montmartre,
très peu de monde.
Quant à
Passy où j'allais, personne, vraiment, personne! Jusqu'aux concierges,
tout était tapi dans son coin". |
Poco alla
volta i parigini cominciarono a rientrare in città e a mettere il
naso fuori della porta.
Essi si
acconciarono ben presto alla nuova vita e seppero trarne profitto.
Una febbre
di traffici investì la capitale, e Sachs descrive il mercato nero
dell'oro, dei gioielli, della carne, dei cento generi alimentari, il mercato
delle influenze e delle protezioni, la vita facile della Parigi occupata.
Anche Sachs
diventa un piccolo re del mercato nero, traffica in napoleoni d'oro
e in gioielli, conduce la grande vita nei lussuosi appartamenti che abita
successivamente sul Quai de Conti, in Rue Royale, in Rue de Rivoli. Ha
intorno a sé tutta una corte di giovani che si agitano e si urtano
per poter essere ricevuti nel suo letto.
Fu
nel settembre del 1942 che Sachs tentò la sua ultima fuga. Stanco,
disgustato dalla commedia sociale, egli si rifugiò prima nell'Orne,
poi partì verso la Germania, il Paese che più amava.
Dopo la liberazione,
la polizia ricercò Sachs, contro il quale esistevano delle denuncie
come agente della Gestapo e delatore di patrioti. Ma Sachs era scomparso.
Le sue ultime lettere da Amburgo portano la data dell'ottobre 1943. Sachs
era morto sotto un bombardamento oppure era fuggito, come aveva sempre
sognato, verso l'oriente? [3][...]
Sachs si
è volatilizzato senza lasciare traccia, e la fantasia ama raffigurarlo
in fuga verso l'Oriente, disgustato come Rimbaud
dell'Occidente, della letteratura, della ipocrisia sociale.
La leggenda
di Maurice Sachs si sovrappone alla sua reale esistenza, e la riscatta
da tutte le sue bassezze di grande peccatore.
Egli si
era già salvato l'anima scrivendo La
chasse è courre, una spietata
confessione in cui il vizio perde il suo carattere di ignominia
e di perversione.
Qualche dilettante
ha tentato di stabilire un rapporto fra Maurice Sachs e un altro scrittore
pervertito, Jean
Genet. I romanzi semiclandestini di Genet straripano di
omosessualità: essi sono una provocazione, un tentativo di corruzione
più che una liberazione dal vizio e dal peccato.
Cioè
tutto l'opposto di Maurice Sachs, per il quale certe pagine del Sabbat
e più ancora tutta la Chasse
à courre rappresentano un mezzo per liberarsi
dal peccato e dall'ossessione del vizio.
Per quanto
Maurice Sachs appartiene alla famiglia dei moralisti e non dei provocatori
e dei corruttori come Genet
e gli altri scrittori che sono più vicini alla pornografia
che non all'arte. |