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"Il cittadino di Brescia" [20/11/1902]

Busto di Luigi Vinanti.
Il busto del cavalier Luigi Vinanti. Foto di Enrico Oliari, che ha dedicato uno studio allo scandalo.
Scandalo in un convitto maschile  [20/11/1902] [1].
 
Scandalo in un convitto maschile
Conflitto fra il ministro della Pub.<blica> Istruzione ed un Consiglio scolastico.

Scrivono da Vicenza, 18 al <">Resto del Carlino<":>

Qualche mese fa trapelava fra il pubblico la notizia di turpitudini innominabili che un istitutore del frequentatissimo collegio maschile del cav. <Luigi> Vinanti a Bassano avrebbe tentato di commettere su alcuni convittori.

In seguito ai risultati di un'inchiesta ordinata dal provveditore degli studi Paolo Lioy, il nostro Consiglio scolastico deliberava la censura al cav. Vinanti, proprietario e direttore del collegio, e la chiusura dello stesso.
Invece il Ministero propose al Consiglio scolastico che il Convitto avesse a rimanere aperto sotto speciali e determinate garanzie. La proposta fu pienamente accolta e la questione sembrava finita.
Ma in questi dì il Ministero ordinò per suo conto un'altra inchiesta, in seguito alla quale il ministro autorizzò il Vinanti a riaprire il collegio nelle condizioni primitive.

Per ciò ieri il nostro Consiglio scolastico, su proposta di Antonio Fogazzaro.[2] e Almerico da Schio, considerata oltraggiata dal ministro la dignità del consesso, diede le sue dimissioni.

Il processo contro il turpe istitutore causa detto [3].scandalo e del conflitto, avrà luogo al Tribunale di Bassano il 4 dicembre.

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L'edificio dell'ex Istituto Vinanti oggi. Foto di Enrico Oliari.
In aggiunta a quanto viene pubblicato dal <">Resto del Carlino<">, troviamo nel <">Berico<"> di Vicenza che la prima inchiesta, ordinata dal Consiglio Scolastico, fu fatta dal Prof. Capetti Preside del Liceo; che i risultati furono così gravi da infliggere la censura al direttore Cav. Vinanti e ordinare la chiusura del Collegio a esami finiti.

Sen<n>onché più tardi il Sindaco di Bassano chiese al Ministero di revocare la deliberazione del Consiglio provinciale Scolastico circa la chiusura dell'Istituto<,> ponendo a garanzia dell'avvenire queste condizioni:

il Cav. Vinanti non rimarrà che semplice proprietario-economo e in di lui vece verrà nominato un direttore il quale, come tutto il personale insegnante, sarà indipendente dal Vinanti stesso, al quale è mantenuta la censura pronunciata al di lui carico dal Consiglio Provinciale Scolastico, cosicché la vertenza sembrava definitivamente chiusa.

Quand'ecco giunge un telegramma del Ministero il quale annunzia che un incaricato di sua fiducia sarà inviato sul luogo per una nuova inchiesta.

L'incaricato ministeriale viene e... non trova da fare osservazione alcuna, cosicché il Ministero con una eccezionale sollecitudine revoca la deliberazione precedente e dà facoltà al Vinanti di aprire il suo Convitto alle condizioni del passato.

Da ciò le dimissioni del Consiglio Scolastico di Vicenza, deliberate a unanimità dopo aver protestato contro l'incoerenza e la soperchieria del Governo, nonché contro le intromissioni di influenze parlamentari.
Si capisce che qui non si tratta di un collegio clericale.[4].
 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note

[1] Anonimo, Scandalo in un convitto maschile, in "Il cittadino di Brescia", anno XXV, n. 268, 20 novembre 1902, p. 1.

Ringrazio Stefano Bolognini, che ha trovato, scansito e inviato il testo. Ho aggiunto qualche minimo ritocco e integrazione <fra parentesi uncinate>, oltre a qualche "acapo" per migliorare la leggibilità online.

Enrico Oliari ha dedicato un capitolo di un libro, L'omo delinquente, ("Bassano, 1902: Antonio Fogazzaro e l'"affare" del collegio Vinanti") allo studio di questo scandalo.

[2] È il noto scrittore, originario di Vicenza.

[3] Refuso per "dello".

[4] Vuol insinuare che se il collegio Vinanti fosse stato gestito da preti, allora il consiglio scolastico (di simpatie politiche clericali) non avrebbe protestato.

Come si vede facilmente, questo scandalo si inserisce nella lotta fra la Chiesa cattolica, che ambiva a conservare il monopolio dell'educazione dei bambini, e lo Stato italiano, che giustamente intendeva gestirla in proprio.

Lo scandalo viene quindi gestito in modo assolutamente politico, con manovre e contro-manovre dei partiti clericali e anticlericali, allo scopo o di esautorare il proprietario (laico ed anticlericale) dalla gestione del collegio, o di mantenerlo al suo posto come se nulla fosse successo.

In questa vicenda, ciò che interessa di meno ad entrambi i partiti sono i bambini violentati dall'istitutore, non sufficientemente sorvegliato dall'alto.



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