2 - indice dei passi a tema omosessuale -nell'opera
di Luciano
di Samosata
L'accusato di due accuse,
o i tribunali
[Dìs kategoroùmenos;
Bis
accusatus] [ca. 163/165 d.C.], in:
DE, pp. 653-670.
Vedi il par.:
-
28 (pp. 667-668): accusato da Filosofia e Retorica per
averle "tradite" entrambe, e portato davanti a un simbolico tribunale,
Luciano è accusato in sovrappiù di essersi messo ad amoreggiare
col Dialogo, che pure ha la barba ed è più vecchio di lui.
È per costui che ha lasciato la Retorica, moglie legittima!
Alessandro o il falso
profeta [Alexàndros è pseudòmantis; Alexander]
[dopo 180 d.C.], in: DE, pp. 413-434. Anche come: -Alessandro
o il falso profeta, Adelphi, Milano s.d. (ma ca. 1992).
*
Scritto per sbugiardare il "profeta" Alessandro
abonotichita. Vedi i parr.:
-
5-6 (p. 415 dell'edizione DE): Alessandro da giovane
si era prostituto;
-
41-42 (p. 427): egli proibiva agli altri di andare a
letto coi ragazzini, però lui lo faceva, e permetteva solo ai ragazzi
di meno di diciotto anni di baciarlo sulla bocca;
-
50 (p. 430): una volta aveva pronunciato un ridicolo
oracolo secondo cui il servo "disonorato" da un presente, stava per vendetta
"disonorando" la di lui moglie.
L'amico della patria, o l'iniziato
[Filòpatris è didaskòmenos, Philopatris]
[ca. 969 d.C.]. In: DE, pp. 991-1004.
Pastiche di temi lucianeschi, opera sicuramente
apocrifa, di epoca medievale. Vedi il capitolo:
-
4 (p. 994): c'è da vergognarsi anche solo a nominare
certi aspetti di Giove, quali il suo amore per Ganimede
e la sua gravidanza!
Gli
amori. Vedi: Luciano di Samosata apocrifo,
Questioni d'amore.
Apologia di quelli che
stanno coi signori [Apologhìa; Apologia
pro mercede conductis], in: DE, pp. 253- 259.
Vedi i parr.:
Il banchetto o i lapiti[Sumpòsion
è Lapìthai, Symposium], in:
DE
pp. 917-930.
Filosofi a un banchetto: probabile, spassosa satira
dei Deipnosofistai
di Ateneo
di Naucrati. Si vedano i parr.:
-
15 (p. 921): Cleodemo intreccia sorrisi con il coppiere
(che ricambia), e quando gli rende la coppa assieme gli dà
anche una moneta, che però cade per sbaglio a terra, cosicché
i vicini si accorgono del maneggio. L'ospite, intuìta la situazione,
con presenza di spirito manda via alla chetichella il coppiere e mette
discretamente un cameriere/sorvegliante dietro a Cleodemo, soffocando lo
scandalo sul nascere;
-
26-29 (pp. 924-25): Etimoclete, non invitato per un
malinteso, si vendica mandando una lettera da leggere durante il banchetto,
nella quale rivela che Dìfilo, il precettore del figlio dell'ospite,
ha una relazione col ragazzo. I due, presenti, con la loro aria smarrita
sembrano confermare l'accusa. Dopo un po', discretamente, anche il figlio
viene allontanato dalla sala;
-
32 (p. 925): Zenotemi accusa Cleodemo di avere subìto
sodomia come punizione per essere stato scoperto in flagrante adulterio;
-
39 (p. 928): Jone afferma che sarebbe meglio non sposarsi
mai e amare i ragazzi, seguendo Platone
e
Socrate,
perché solo così si può essere perfetti nella virtù.
Tuttavia il matrimonio è... necessario.
Caridemo, o della bellezza,
[Charìdemos è perì kàllous; Charidemus],
in:
DE, pp. 1005-1015.
Opera apocrifa, di secolo ignoto, in elogio della
Bellezza. Vedi i parr.:
-
4-5 (p. 1007): a un convito è presente il giovane
e bellissimo Cleonimo, della cui bellezza tutti parlano incantati.
Si decide allora di dedicarsi a una discussione sulla bellezza;
-
7 (p. 1008): fu la bellezza del pastore Ganimede
che spinse Giove a rapirlo;
-
9 (p. 1008): gli dèi condivisero la stessa passione
di Giove: ad esempio Nettuno
amò Pelope,
Apollo
Giacinto, Mercurio
Cadmo;
-
23 (pp. 1013-1014): tutti vorremmo compiacere i belli,
e si preferisce obbedire a un bello che comandare ad uno non bello. Gli
altri beni saziano, la bellezza mai;
26-27 (p. 1014): solo i brutti noi li chiamiamo
"turpi" (aischroùs). E solo coloro che subiscono il
dominio della bellezza noi ammiriamo, e li chiamiamo galanti.
Il cinico [Kunikòs,
Cynicus]
[secc. II/IV d.C.], in:
DE, pp. 973-980.
Secondo alcuni commentatori, questo testo sarebbe
apocrifo, opera di un filosofo
Cinico intenzionato a difendere la sua scuola filosofica dalle
accuse di Luciano e metterla in buona luce. Si vedano i parr.:
-
10: quante cose gli uomini fanno e subiscono (poioùsi
te kài pàschousin) per soddisfare la loro brama sessuale?;
-
17 (pp. 978-979): un filosofo Cinico ha bisogno solo
di un mantellaccio, mentre gli altri si vestono con vestiti simili a quelli
dei cinedi [4],
e si profumano come cinedi;
19 (p. 979): i malakòi
(effeminati)-[5],
prosegue il filosofo, appena mi vedono cambiano strada.
Il conto senza l'oste, o del
giorno infausto, contro Timarco[6],
[Pseudologhistés,
Pseudologista],
in: DE, pp. 789-800.
Violenta invettiva contro un presuntuoso saccente.
Vedi i parr.:
-
17-19 (pp. 794-795): è infausto incontrare per
strada un cinedo [4],
e questo è quello che sei tu, che fosti già l'amante di un
"tristo soldato";
-
20-22 (pp. 795-796): la fama dei tuoi lavori di bocca
è viva in tutta l'Asia Minore, ed anche ad Alessandria ti facesti
cogliere sul fatto e cacciare. Superi in ciò le stesse femmine!
-
25 (p. 797): la tua lingua è ridotta a fare "l'uso
della mano";
-
27-28 (pp. 797-798): in Siria fosti detto per le tue
imprese "Rododafne", e altri soprannomi altrove alludono ai tuoi gusti
di succhiatore di membri virili. Tra gli altri quello di "Ciclope", per
il tuo stare a bocca aperta a farti infilzare da un palo.
Una donna ha rifiutato di sposarti dicendo: "Non
voglio un uomo che ha bisogno dell'uomo";
-
31 (pp. 799-800): Luciano incita la sua vittima a desistere
dai suoi vizi.
Contro un ignorante che comprava
molti libri [Pròs tòn apàideuton kài
pollà biblìa onoùmenon; Adversus
indoctum] [ca. 170 d.C.], in:
DE, pp. 767-778.
Anche come: -Contro
un bibliomane ignorante, Sellerio, Palermo 1995 (testo greco e
traduzione italiana).
Vedi i parr.:
-
2 (p. 768 edizione DE): a che servono i libri a un ignorante
come te, che non puoi goderne più di quanto un cieco possa godere
della bellezza di un amante? (paidikà);
-
22-27 (pp. 775-777): Credi che se anche un cinedo
si vestisse come Ercole
di una pelle di leone la gente non lo riconoscerebbe per quello che
è dal modo di camminare, dalla voce, dal modo di vestirsi?
È più facile nascondere cinque
elefanti sotto un'ascella che un cinedo! E tu credi di nascondere la
tua vita notturna nascondendola dietro ai tuoi libri? Ma ti sveleranno
comunque quei segni che voi cinedi avete, nel modo di fare.
Vendi perciò i libri, e lìmitati a
comprare schiavi, che a te piacciono ben cresciuti. È meglio che
tu spenda in schiavi, piuttosto che essere costretto a chiamare per quel
tuo vizio persone libere, che quando se ne vanno da casa tua, se non le
paghi bene, raccontano ai quattro venti cosa avete fatto assieme.
Così successe ieri con un cinedo
che usciva da casa tua, con il quale io mi sdegnai per le cose che raccontava
di te.
Del resto, avendo tanti libri, quali leggi? Quelli
di Platone,
Antistene, Archiloco, Ipponatte? O l'orazione
di Eschine contro Timarco? O Aristofane ed Eupoli, specie il
dramma I Bapti? [7]Ma
allora con che animo leggi libri come questi?
Del ballo [Perì
orchéseos; De saltatione] [ca. 162/165
d.C.], in: DE, pp. 435-454.
Vedi i parr.:
-
2 (p. 436): Cratone giudica indegno lo spettacolo di
un uomo effeminato che ballando in teatro rappresenta, con gesti e vesti
lascive, una donnetta: è cosa da schiavi;
-
28 (p. 443): il suo antagonista Licino gli risponde
che allora anche gli attori comici e tragici si vestono da donna, e molto
più che nella danza.
Del
modo di scrivere la storia, [Pòs dèi istorìan
suggràfein;
Quomodo historia conscribenda sit]
[ca. 165 d.C.], in:
DE, pp. 327-347. Anche:
Come
si deve scrivere la storia, Liguori, Napoli 2001 (testo greco e
traduzione italiana).
Vedi il par.:
-
9 (p. 331 edizione DE): se la storia oltre che vera
sarà bella, sarà meglio, perché attirerà più
innamorati, ma deve essere in primo luogo utile. Nello stesso modo
il bell'atleta
Alceo di Mileto, dopo aver lottato con il bruttissimo
ma formidabile campione
Nicostrato d'Isidoto ne divenne l'eromenos
(amato), come raccontano.
Del parassito, ossia
che la parassitica è un'arte [Perì parasìtou
òti téchne e parasitikè, De
parasito], in: DE, pp. 671-691.
Discorso buffo e paradossale che ha per tema la
nobiltà del mestiere di... farsi mantenere dagli altri. Vedi i parr.:
-
43: Socrate
passava il tempo in palestra a chiacchierare coi ragazzi, cosa che gli
pareva migliore del fare la guerra contro gli spartani;
-
48: Aristogitone
non era forse "parassito" di
Armodio-[8]?
Anzi non ne era anche amante? Infatti è ragionevole che i mantenuti
siano anche amanti di chi li mantiene.
Della dea
Siria [Perì tès Surìes theoù; De
Syria dea], in:
DE, pp. 931-948.
Relazione del tutto seria e perfino credulona, e
quindi con ogni probabilità apocrifa, sul tempio e i miracoli della
dea Atagartide
a Ieropoli di Siria. È un documento importante sulla natura e il
significato religioso dei galloi-[9],
uno
dei pochi documenti antichi che ne parlano senza intenti denigratori
o derisori. Per una traduzione inglese fare
clic qui.
Si vedano i parr.:
-
15 (p. 936): parla dei galli
che si castrano e fungono da sacerdoti della dea;
-
22 (p. 939): le donne s'innamorano dei galli
ed i galli impazziscono per le donne, e nessuno ne ha gelosia, ma
tutti ritengono che sia una cosa sacra.
Quest'annotazione di costume è preziosa smentita
a fronte dell'assioma di quegli scrittori antichi, pagani e cristiani,
che davano per scontato che al vestiario femminile dei galli corrispondesse
automaticamente una tendenza omosessuale;
-
26-27 (p. 941): dopo aver raccontato una storiella su
un certo Combabo,
che si era castrato da sé, dice che la sua statua è ancora
nel tempio, con figura di donna e veste d'uomo [fare
clic qui per una statuetta di Ur-Nanshé, assinnu, da Mari,
del ca. 2500 a.C.].
La castrazione dei galli ebbe inizio quando i suoi
amici lo imitarono perché non si sentisse solo nel suo gesto. E
le vesti femminili si spiegano col fatto che una donna si era uccisa perché
s'era innamorata di Combabo, vestito da uomo, e aveva saputo che era un
eunuco.
Combabo, addolorato, iniziò allora a vestirsi
da donna perché il fatto non si ripetesse, e come lui fecero i suoi
successori;
-
51-63 (pp. 946-47): racconta la cerimonia in cui i galli
si castrano pubblicamente.
|
Sacerdote romano di Agatartis
/ Agatartide. Roma, Musei capitolini.
|
Della morte di Peregrino
[Perì tès Peregrìnou teleutès;
De
morte Peregrini] [ca. 167 d.C.], in: DE, pp.
875-887.
Pamphlet contro il fanatismo, scritto in
occasione del plateale suicidio del filosofo Cinico-cristiano Peregrino.
Vedi i parr.:
-
9 (p. 877): da giovane a Peregrino
fu ficcato un rapanello nell'ano come punizione di un adulterio, dopodiché
stuprò un ragazzo;
-
43 (pp. 886-887): quando viaggiava si teneva sempre
con sé un bel ragazzino.
Di non credere facilmente
alla calunnia [Perì toù mè ra(i)dìos
pistéuein diabolè(i); Calumniae non
temere credendum], in: DE, pp. 779-788 .
Vedi i parr.:
-
1 (p. 779): la calunnia mette il figlio contro il genitore,
l'amante contro l'amato;
-
17 (p. 785): aneddoti sugli onori esagerati tributati
da Alessandro
Magno dopo la morte dell'amato Efestione.
Di quelli che stanno
coi signori [Perì tòn epì misthò(i)
sunònton;
De mercede conductis, Apologia de
mercede conductis], in: DE, pp. 233-251.
Vedi i parr.:
-
7 (p. 237): chi si mette al servizio di un potente è
come l'innamorato di un ragazzetto scaltro, che promette e lo incoraggia
per tenere viva la fiamma, ma non concede mai nulla, neppure un bacio,
perché sa che "godimento spegne amore";
-
12 (p. 239): chi si mette a servizio si espone all'invidia
e alla maldicenza di molti, e di lui si dirà che è un adultero
o un pederasta;
-
15 (p. 240): il potente fa spiare dagli schiavi se tu
per caso da lontano guardi spesso i suoi figli e sua moglie;
-
27 (p. 246): avrà molti dispiaceri, specie quando
vedrà che più di lui conta un bel ragazzetto, un ballerino
o un cantante. E come competere con costoro, che nascondono su di sé
lettere d'amore?
-
29 (p. 246-247): e se il suo padrone ha bei figli, e
lui non è alieno dall'amore, il pericolo che corre è grave;
-
33 (p. 248): come esempio delle noie di chi serve i
potenti Luciano presenta il caso di un amico, che aveva dovuto compiere
un viaggio assieme alla padrona e un suo favorito effeminatissimo, che
lei chiamava "rondinella", truccato, indecente, e per di più
molesto, garrulo e chiassoso;
-
39 (p. 250): ed ecco il
rischio che piova addosso l'accusa di aver sedotto il ragazzo amato dal
padrone, o la cameriera della padrona.
Di una sala [Perì
toù òikou; De domo] , in: DE,
pp. 801-809.
Vedi i parr.:
-
4 (p. 802): Socrate
già vecchio discuteva ancora sull'amore per i ragazzi;
-
24 (p. 808): descrizione delle pitture di una sala,
fra cui una che rappresenta Apollo
accanto all'amato Branco che gioca col cane.
Dialoghi
degli dèi [Theòn diàlogoi;
Dialogi
deorum] [ca. 162/166 d.C.]. -In:
Dialoghi
di dèi e di cortigiane, Rizzoli, Milano 1986 e 2000 (testo
greco e traduzione italiana). Anche in: DE, pp.
63-95.
In questi dialoghi dissacratori, gli dèi
antichi vengono canzonati per gli attributi eccessivamente "umani" e assai
poco dignitosi affibbiati loro dai miti greci e latini. Vedi i dialoghi:
-
II 1-2 ( = VI, 1-2 edizione Rizzoli): due accenni alla
trasformazione di Giove in aquila per Ganimede,
e all'amore fra Apollo
e Branco e fra Apollo
e Giacinto.
-
IV ( = X Rizzoli): l'intero, gustosissimo dialogo
mostra Giove mentre cerca di convincere Ganimede
(descritto simpaticamente come un bambinetto troppo semplice e ingenuo
per apprezzare "l'onore" capitatogli) a fare buon viso a cattivo gioco;
-
V (= VIII Rizzoli): Giunone protesta che da quando Giove
si è preso Ganimede
lei è trascurata. Il battibecco è molto vivace e godibile:
Giunone contesta l'ultimo amore di Giove, il quale si stupisce perché
credeva che Giunone fosse gelosa dei soli amoretti con donne, e difende
Ganimede.
Da notare un'esclamazione di Giunone a Giove, che
decanta la bellezza di Ganimede:
"ma questi sono discorsi da pederasti!" (paiderastòn
oùtoi lógoi);
-
IX 1 ( = XII 1 Rizzoli): a Poseidone viene detto che
non può entrare nell'appartamento di Giove. "Capisco", ribatte,
"c'è dentro Ganimede".
-
XIV ( = XVI Rizzoli): Apollo
piange la morte dell'amato Giacinto;
-
XV 2 ( = XVII 2 Rizzoli): Apollo
lamenta la sua sfortuna in amore, sia con Dafni che con Giacinto;
-
XVI 1 ( = XVIII 1 Rizzoli): Giunone schernisce Apollo
perché; lui, l'indovino, non è stato capace di prevedere che
avrebbe ucciso Giacinto
col disco;
-
XX: Vedilo a parte come: Il
giudizio delle dee;
-
XXIII 2 ( = III 2 Rizzoli): Dioniso rivela che trovandosi
a dormire a casa di Priapo,
costui ha cercato di sedurlo. Apollo commenta che se non altro la bellezza
di
Dioniso
è una scusa per l'accaduto. Ma anche tu sei bello, gli dice Dioniso.
Sì, ma oltre alla bellezza ho anche l'arco (per tener lontani i
pretendenti);
-
XXIV 1 (= IV 1 Rizzoli): accenno a Ganimede.
Dialoghi
dei morti, [Nekrikòi diàlogoi, Dialogi
mortuorum], in: DE, pp. 113-152. Anche in: Dialoghi
degli dei. Dialoghi marini. Dialoghi dei morti, Rizzoli, Milano 2002.
Vedi i dialoghi:
-
IX (= XIX): il vecchio Polistrato,
morto novantottenne, negli ultimi trent'anni di vita ha avuto mille
bellissimi ragazzi, e donne. I più bei ragazzi si davano a lui perché
era vecchio e senza eredi. Morendo, però, ha lasciato tutto a un
ragazzetto sui vent'anni, uno schiavo frigio, in cambio dei suoi servigi
anche sessuali;
-
X 2 (= XX 2): sulle rive del fiume dell'Aldilà
arriva, fra gli altri, Carmolao di Megara, il cui solo bacio costava
carissimo. Per attraversare il fiume deve spogliarsi della sua bellezza;
-
XIV 4 (= XII 4): Filippo,
padre di Alessandro
Magno, gli rimprovera l'esagerata passione per Efestione;
-
XX 2 (= VI 2): il filosofo Menippo definisce andrògunos
il re Sardanapalo;
-
XX 6 (= VI 6): Socrate,
nell'aldilà, ha accanto a sé Carmide,
Fedro
e Alcibiade.
Menippo osserva che nemmeno lì aveva abbandonato la sua arte (téchne)
coi bei ragazzi. "E cosa potrei fare di più piacevole?", ribatte
lui.
Dialoghi
delle cortigiane [Etairikòi diàlogoi; Dialogi
meretricii] [ca. 162/166 d.C.]. -In:
Dialoghi
di dèi e di cortigiane, Rizzoli, Milano 1986 e 2000 (testo
greco e traduzione italiana). Anche in: DE, pp.
847-874.
Dialoghi fra prostitute che si raccontano esperienze
e si scambiano consigli. Vedi i dialoghi:
L'eunuco [Eunouchos,
Eunuchus]
[ca. 179 d.C.], in:
DE, pp. 465-469. Anche come: -L'eunuco,
Aquilegia, Desio 1999.
Ancora una presa in giro dei filosofi. Due di loro
si contendono una cattedra, e il relativo stipendio. Per prevalere uno
accusa l'altro di essere eunuco: probabilmente qui Luciano prende di mira
Favorino
di Arles (nato
eunuco). Si vedano i capp.:
-
6 (p. 467 edizione DE): l'eunuco non è né
uomo né donna, ma una cosa intermedia, "estranea alla natura umana"
(éxo tès anthropéias fùseos);
-
9 (p. 468): l'eunuco, ribatte l'avversario, è
più adatto a educare i giovani, perché di lui non si sospetterà
mai, come si fece con Socrate,
che seduca i ragazzi.
Falaride [Fàlaris
a; Phalaris I], in:
DE, pp.
403-408.
Vedi par.:
-
3 (p. 404): il tiranno Falaride
si vanta di non avere mai "corrotto i giovani".
I fuggitivi [Drapétai,
Fugitivi]
[165/166 d.C.], in: DE, pp. 889-899.
Contro i filosofi, accusati di essere ipocriti,
anzi peggio, marmaglia di schiavi fuggiti. Vedi i parr.:
-
18 (p. 894): così severi esteriormente, i filosofi
se trovano un bel ragazzo o una donna non si può dire cosa ne facciano;
-
20 (p. 894): dopo avere guadagnato abbastanza comprano
campi, e ragazzi coi capelli lunghi.
Giove confutato
[Zéus elegchòmenos; Iuppiter confutatus],
in:
DE, pp. 589-596.
Vedi il par.:
-
16-17 (p. 595): se esiste giustizia divina, perché
quel Carope di Egina, un uomo kìnaidos,
poté far morire di fame impunemente la madre, e perché fu
re Sardanapalo,
che era effeminato (thélus)?
Giove tragedo [Zéus
tragoidòs; Iuppiter tragoedus], in:
DE,
pp. 597-618.
Vedi i parr.:
-
48 (p. 616): nella vita un kìnaidos
o un assassino spesso ottengono dalla sorte più che un uomo giusto;
-
52 (p. 617): il filosofo stoico Timocle insulta l'epicureo
Damide e lo accusa di "corrompere i giovani".
Il giudizio delle dee
[Theòn krìsis, Dearum iudicium],
in: Dialoghi di dèi e di cortigiane, Rizzoli, Milano 1986,
pp. 302-327 e in: DE, pp. 84-89.
Questa operetta si trova anche inglobata come dialogo
XX dei Dialoghi degli dèi.
Si vedano i parr.:
-
1 ( = p. 84 dell'edizione DE):
nomina Ganimede;
-
6 (= p. 86): Mercurio / Ermes dice di conoscere il monte
Ida perché vi andava a spiare Ganimede
per incarico di Zeus; era anche presente al rapimento, che avvenne su quel
monte.
Icaromenippo, o il
passanuvoli [Ikaroménippos è upernéfelos,
Icaromenippus]
[ca. 161 d.C.] in: DE, pp. 637-651.
Vedi i parr.:
-
2 (p. 638): a Menippo che torna dal cielo, l'amico chiede
come abbia fatto ad arrivarci, lui che non ha certo la bellezza di Ganimede
per farsi rapire da un'aquila;
-
27 (p. 649): in cielo Ganimede
, il coppiere degli dèi, ha permesso a Menippo di assaggiare l'ambrosia.
Le immagini [Eikònes;
Imagines]
[ca. 163 d.C.] in: DE, pp. 513-523.
Vedi il par.:
-
1 (pp. 513-14): a Licinio che dichiara di aver
visto una donna bellissima, Polistrato ribatte che deve essere una bellezza
suprema, se è riuscita a smuoverlo dalla passione per i ragazzi,
vedendo i quali di solito rimane a bocca aperta...
Lessifane [Lexifànes;
Lexiphanes],
in:
DE, pp. 435-454.
Vedi il par.:
-
12 (p. 460): il figlio di Damasia, Dione, ha
tentato il suicidio. È quel katapùgon
("culo allargato") che palpa in giro per vedere chi lo ha più grosso,
che lo prende e lo succhia.
Lettere saturnali [Epistolài
chronikài; Epistulae saturnales]. Sta in: I saturnali (vedi).
Lucio, o l'asino, [Loùkios,
è ònos; Asinus] [sec. II d.C.],
in: DE, pp. 563-588. Anche in: -Il
sogno - Lucio e l'asino - Il gallo, Mondadori, Milano 1994.
Romanzo considerato apocrifo da molti studiosi,
è la rielaborazione / riassunto di un omonimo romanzo di un certo
Lucio
di Patre. Vedine i parr.:
-
36-38 (pp. 578-581, edizione DE): Lucio, trasformato
per incantesimo in asino, è comprato da sacerdoti effeminati della
dea
Siria. Costoro parlano l'un l'altro al femminile e Luciano
li definisce a più riprese
kinaidoi.
Giunti in un villaggio i sacerdoti acchiappano un
ragazzotto del luogo e si fanno fare "quella cosa che piace ai
cinedi".
Lucio, di fronte a questo scempio, cerca di invocare
Zeus, ma dalla sua bocca esce solo un raglio, che attira gente. Così
i sacerdoti sono scoperti "mentre si fanno lavorare" (ergazoménoi),
e persa la reputazione sono costretti a fuggire di notte dal paese.
Il naviglio, o i castelli
in aria [Plòion è euchài;
Navigium]
[165 d.C.] in: DE, pp. 831-846.
Buffe fantasticherie di un gruppo di amici. Vedi
i parr.:
-
2 (p. 832): dopo la visita ad una nave enorme e bellissima,
gli amici non trovano più Adimanto. Lo avranno perso quando è
uscito dalla nave un ragazzetto: di sicuro è andato a fargli la
corte. Già, però quel ragazzo egiziano, così
scuro di pelle, non era certo molto più bello di quelli che Adimanto
può trovare ad Atene...;
-
18-19 (p. 837): ritrovato Adimanto, questi inserisce
nelle sue fantasticherie, fatte per passare il tempo del viaggio di ritorno,
anche il possesso di quel ragazzo, e la trasformazione in oro del carico
della nave. Ma la nave affonderebbe per il peso, e con essa anche il ragazzo!
Poco male: i delfini, colpiti dalla sua bellezza, lo salverebbero;
-
22 (p. 838): ancora fantasticherie: Adimanto vorrebbe
più di duemila schiavi bellissimi e tutti
giovani;
-
27 (p. 839):
ma, obietta
Licino, la ricchezza porta con sé effeminatezza, come nel caso del
ricco Fanomaco che subisce cose da femmina;
-
43 (p. 844): Timolao desidera un anello magico che faccia
cedere a lui tutte le donne e tutti i ragazzi belli;
-
44 (p. 845): Timolao vorrebbe fare addormentare a suo
piacere la gente, in modo da avere rapporti sessuali con i ragazzi mentre
dormono tutti, eccetto l'amato (paidikòis).
Nigrino, o dei costumi di
un filosofo [Nigrìnou filosofìa;
Nigrinus]
[ca. 159], in: DE, pp. 13-24.
Vedi i parr.:
-
7 (p. 16): gli amanti, lontani dall'amato, si beano
del suo ricordo;
-
31 (p. 22): biasima coloro che si danno a piaceri sozzi,
ed "entrano da ogni parte, eccetto che dalla porta".
Il parlamento degli dèi
[Theòn ekklesìa; Deorum concilium]
, in:
DE, pp. 967-972.
Si veda il par.:
-
8 (p. 970): Momo
svela le contraddizioni degli dèi pagani. Giove lo blocca in tempo
prima che inizi a parlare di Ganimede.
Il pescatore, o i risuscitati
[Anabioùntes è aliéus; Reviviscentes
sive piscator], in: DE, pp. 197- 217.
Vedi il par.:
-
31 (p. 209): Luciano paragona i falsi filosofi a un
attore "molle ed effeminato", che certo susciterebbe l'ira degli eroi che
impersona, se non addirittura delle eroine!
Il precettore dei rétori
[Retòron didàskalos, Rhetorum praeceptor]
[forse dopo 179 d.C.], in: DE, pp. 717-727.
Satira dei maestri di retorica. Vedi i parr.:
-
15 (p. 721): il tipico rétore alla moda è
effeminatissimo;
-
23 (p. 725): il rétore alla moda deve sapersi
prostituire agli uomini e succhiare membri maschili.
Tutti sanno infatti che le donne hanno la lingua
più pronta degli uomini, quindi è necessario fare esattamente
come loro per acquisire la stessa qualità;
-
24 (p. 726): gli inizi della carriera del rétore
che parla furono quando, da ragazzo, si mise con un amante povero ed avaro
che gli dava solo da mangiare; visto però che la via era giusta,
proseguì con altri sulla stessa strada e presto arrivò in
cima.
Pseudologista. Vedi: Il
conto senza l'oste.
-Questioni
d'amore, [Erotes; Amores] [sec. III
d.C.], Marsilio, Venezia 1991 e 1998 (testo greco e traduzione italiana).
Anche come: Gli amori, in: DE, pp. 487-511.
Questo testo, sicuramente non di Luciano,
è interamente dedicato al confronto fra gli aspetti positivi dell'amore
fra uomo e donna e quello fra uomo e ragazzo. Contiene
una delle più complete e dettagliate sintesi degli argomenti escogitati
(anche da varie scuole filosofiche) nel mondo antico pro e contro l'omosessualità.
I saturnali [Tà
pròs Krònon, Saturnalia], in:
DE,
pp. 901-916.
A Saturno erano dedicati i "saturnali",
equivalenti al nostro carnevale: questo è dunque un testo carnevalesco,
dal tono goliardico. Contiene anche quattro "lettere saturnali". Si vedano
i parr. e le lettere:
-
3 (p. 902): spesso la ricchezza arriva non agli onesti,
ma agli androgùnoi
e ai delinquenti;
-
24 = lettera I 24 (p. 911): dopo aver esecrato che solo
i ricchi abbiano tutto, l'autore della lettera chiede a Saturno che essi
condividano con tutti le ricchezze, altrimenti accadano loro sventure di
ogni tipo, fra cui che i loro ragazzini, i loro "Giacinti"
e "Narcisi"
belli e dai capelli lunghi, mentre porgono loro da bere, diventino calvi
di colpo, e che spunti loro la barba ispida;
-
28-29 = lettera II 28-29 (pp. 912-913): Saturno risponde
ai poveri a proposito dei ricchi, dicendo che a torto li invidiano: fra
le tante magagne della loro vita è la lussuria, a cui si abbandonano
con donne e ragazzini, e che provoca loro un'infinità di malattie.
E sempre hanno preoccupazioni: il figlio corrotto, il ragazzino amato
che sta con loro per necessità anziché per amore...
-
35 = lettera III 35 (p. 915): Saturno raccomanda ai
ricchi di essere generosi, se no rischiano le maledizioni dei poveri, fra
le quali per l'appunto quella che i bellissimi coppieri diventino calvi;
-
38 = lettera IV 38 (p. 916): i ricchi rispondono a Saturno
di essere anche disposti ad invitare a banchetto i poveri, ma a patto che
tengano giù le mani dai loro coppieri e dalle loro mogli.
Il sogno, o il gallo,
[Oneiros, è alektruòn, Gallus],
in: DE, pp. 619-636. Anche in: -Il
sogno - Lucio e l'asino - Il gallo, Mondadori, Milano 1994.
Il protagonista discute con Pitagora
che, secondo la sua teoria sulla reincarnazione, si è (beffardamente)
reincarnato in un gallo. Vedi i parr.:
-
19 (p. 630, edizione DE): Pitagora
da giovane "faceva da Aspasia"
col tiranno
(Policrate)
di Samo;
-
27 (p. 634): fra gli animali non esistono i "cinedi";
-
32 (p. 636): Eucrate sarà forse ricco, ma la
ricchezza deboscia, ed egli si fa sodomizzare da uno schiavo.
Una
storia vera
[Alethòn dieghemàton, oppure: Alethoùs
istorìas;
Verae historiae] [ca. 177/178],
in: -Racconti
fantastici, Garzanti, Milano 1977 e 1995. Anche in:
DE,
pp. 349-379.
Spumeggiante satira
dei romanzi d'avventura antichi. Per
una traduzione italiana online fare clic qui. Vedi:
-
I 22 (p. 148 della traduzione Garzanti = DE
p. 357): gli abitanti della Luna non conoscono donne, ma si riproducono
copulando fra maschi: fino ai venticinque anni sono passivi, dopo, attivi.
Tuttavia non hanno ano, per cui i ragazzi porgono agli amanti la piega
del ginocchio;
-
II 17-19 (pp. 170-172 Garzanti = DE
369): Socrate
nell'aldilà ha una relazione amorosa con Giacinto
e Narciso.
Lui nega, ma i due ragazzi confermano la cosa, e
gli altri lo accusano di spergiuro;
-
II 28 (p. 178 Garzanti =
DE 372):
Radamante,
giudice deimorti, nell'isola Beata dei morti, offre tre precetti filosofici
di condotta (ridicoli) il terzo dei quali è "non avere rapporti
con ragazzi di più di diciotto anni".
Timone, o il misantropo
[Tìmon] [ca. 165], in: DE,
pp. 31-49.
Dialoghetto che si fa beffe dei cacciatori di eredità.
Vedi il par.:
-
22 (p. 38): quando si apre il testamento, si scopre
che i beni sono andati a uno schiavetto che, benché già adulto,
soddisfaceva ancora le voglie del padrone;
Il tirannicida [Turannoktònos,
Tyrannicida],
in: DE, pp. 381-388.
Vedi i parr.:
-
5 (p. 383-4): il figlio del tiranno rapiva ragazzi (efeboùs)
e vergini. Dopo la sua morte i ragazzi non devono più temere.
Il tragitto, o il tiranno
[Kataplous è turannos; Tyrannus sive cataplus],
in: DE, pp. 219-232.
Dialogo ambientato nell'aldilà. Vedi i parr.:
-
10 (p. 224): purché lo
si lasci tornare sulla Terra, il tiranno Megapente
propone di lasciare in ostaggio il suo amato (agapetòn, ma
Settembrini traduce "figliuolo diletto"). Sarà presto anche lui
qui, gli risponde Cloto,
ucciso dal nuovo tiranno;
-
1_ (p. 226): Megapente si lamenta
di aver perduto cavalli, banchetti, ragazzi e belle donne;
-
22 (p. 229): dov'è ora
il bel Megillo, e Simiche più bella di Frine?;
-
26 (p. 230): Megapente,
salito al potere, disonorava i ragazzi e stuprava le vergini. E fece morire
chi non voleva prostituirgli i figli.
Vendita di vite all'incanto
[Bìon pràsis; Vitarum auctio],
in: DE, pp. 183-196.
Buffa vendita all'asta delle vite di alcuni filosofi.
Vedi il par.:
-
15 (pp. 189-190): Socrate
si vanta di essere "pederasta e dotto nelle cose d'amore". Ma specifica
che il suo è un amore casto e assolutamente virtuoso.
Il "compratore" però è scettico sul
fatto che si possa essere "pederasta" e al tempo stesso casto amatore di
giovani.
Vita di Demonatte, [Demònaktos
bìos; Demonax], in:
DE,
pp. 477-486.
Vedi parr.:
-
15 (p. 480): due battute di senso omosessuale del "filosofo"
Demonatte
contro un giovanotto importuno;
-
17 (p. 480-481): un ragazzo (meirakìskos)
reclamò un anello che Demonatte aveva trovato, ma non fu capace
di descriverglielo. Demonatte lo congedò dicendo di aver cura del
suo "anello", ché quell'altro non era suo;
-
24 (p. 481-82): Erode
Attico piangeva la morte del liberto che aveva amato, Polluce.
Demonatte andò da lui annunciando di avere un messaggio da Polluce:
egli si lamentava che Erode non lo avesse ancora raggiunto;
-
49 (p. 484): vedendo alcuni atleti battersi scorrettamente
anche con i morsi, disse che a ragione gli atleti erano detti "leoni" dai
loro innamorati (paromartoùntes);
-
50 (p. 484): aneddoto contro un proconsole romano che
si faceva depilare, accusato di kinaidìa
da un filosofo Cinico.
Zeus confutato.
Vedi: Giove confutato.
Zeus tragedo. Vedi:
Giove
tragedo.
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