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[Ne
esistono in commercio
Dialogo filosofico [noto anche come Il convito e Il banchetto] che "dimostra" che quella fra uomini - purché casta - è la forma d'amore più alta... Non è eccessivo definirlo come uno dei "cardini" tradizionali dalla letteratura di tema omosessuale. (Per lo schema di questo dialogo fare clic qui).
L'amore qui presentato è quello omosessuale, molto idealizzato e spiritualizzato, fra un giovane (eròmenos, "amato") e un adulto (erastés, "amante", ). Dopo
un'introduzione "teologica" da parte di Fedro
e Pausania,
il commensale Erissimaco
afferma che esistono due amori, quello "volgare" (amore fisico,
soprattutto eterosessuale protetto da Afrodìte
Pandémia) e quello "celeste" (amore spirituale, omosessuale,
protetto da Afrodìte
Urània). Il secondo può e deve avere una connotazione
educativa:
attraverso esso l'amante cerca di migliorare l'amato, spingendolo... alla
virtù.
Socrate viene interrotto dall'irruzione di Alcibiade, ubriaco fradicio, che racconta come invano avesse cercato in passato di portarsi a letto Socrate, che pure è innamorato di lui, ma che grazie alla propria temperanza ha saputo resistere ad ogni tentazione. L'opera si conclude bruscamente a mo' di commedia con un'irruzione di amici ubriachi e la fine improvvisa della discussione. Questo è, in tre righe, il Simposio.
Va
ancora aggiunto che il
suo utilizzo per secoli a fini apologetici, da parte di varie generazioni
di persone omosessuali, quasi fosse un manuale d'istruzioni per bene amare
i ragazzi, ne ha fatto perdere di vista l'aspetto
satirico, se non
sarcastico. La figura di Alcibiade che irrompe ubriaco è un tale
esempio d'intemperanza da sfiorare, agli occhi di un greco colto,
la calunnia.
Il
Simposio-non
è insomma la descrizione del modo in cui i Greci amavano i ragazzi:
al contrario è la cosciente proposta di una spiritualizzazione "controcorrente"
della pratica omosessuale, la cui usuale fisicità e "grossolanità"
è messa in burla nel comportamento "ridicolo" e "disdicevole"
di Alcibiade.
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