Historia de las
Indias / Storia delle Indie [1561] [1]
V. Sobre el tercer viaje de Cristóbal Colón (...)
1. Informaciones hechas por Cristóbal Colón a los Reyes sobre su segundo viaje y gestiones iniciales para el tercero
Capítulo 112
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5. Sopra il terzo viaggio di Cristoforo Colombo. (...)
1) Relazioni fatte da Cristoforo Colombo ai re sul suo secondo viaggio, e preparativi per il terzo.
Capitolo 112
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/p. 959/ (...) Proveyeron Sus Altezas dos provisiones sobre esto:
La primera, que, (...) todas y cualesquiera personas, hombres y mujeres, delincuentes que hobiesen cometido hasta el día de la publicación de sus cartas cualquiera crimen de muerte o heridas y otros cualesquiera delictos de cualquiera natura o calidad que fuesen - salvo de herejía o laese maiestatis o perdulionis o traición o aleve o muerte segura o hecha con fuego o con saeta o de falsa moneda o de sodomía o de sacar moneda o oro o plata o otras cosas vedadas fuera del reino - viniesen a servir acá en lo que el Almirante, de partes de los Reyes, les mandase y sirviesen a su costa en esta isla, los que mereciesen muerte dos años, y los que no un año, les perdonaban cualesquiera delictos; y, pasado el dicho tiempo, se pudiesen ir a Castilla libres. |
(...) Presero le Loro Altezze due provvedimenti al riguardo:
Il primo che (...) si concedeva che qualsiasi persona, uomo o donna, delinquente che avesse commesso fino al giorno di pubblicazione delle determinazioni qualunque crimine capitale o di lesioni personali o di qualsiasi altra natura o qualità (con esclusione dell’eresia e della lesa maestà o del duello o del tradimento o del falso o dell’omicidio provocato con il fuoco o con una freccia o della falsificazione di moneta o della sodomia o del contrabbando fuori del regno di denaro o di oro o di argento o di altre cose proibite) venissero a servire quaggiù [2] per ciò di cui l’Ammiraglio [3], per conto dei Sovrani, li comandasse, e servissero in questa isola per due anni coloro che meritassero la pena di morte, e un anno gli altri, e venisse loro perdonato qualsiasi delitto e che, trascorso detto periodo di tempo, potessero ritornare liberi in Castiglia. |
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Firma di Bartolomé de las Casas.
Capítulo 23
De las gentes naturales que primero poblaron Cuba, de sus costumbres y religión
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Capitolo 23
Degli indigeni che per primi popolarono Cuba, dei loro costumi e religione
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/p. 1855/ (...) Como deximos en nuestra Apologética Historia, las gentes destas cuatro islas: Española, Cuba, Sant Juan [de Puerto Rico y] Jamaica, y las de los Yucayos, carecían de comer carne humana y del pecado contra natura y de hurtar y otras costumbres malas. |
Come abbiamo scritto nella nostra Storia apologetica, le genti di queste quattro isole: San Domingo/Haiti, Cuba, Portorico [e] Giamaica, e quelle degli <indios caraibici> Yucayos, si astenevano dal mangiar carne umana e dal peccato contro natura e dal furto e altri cattivi costumi. |
De lo primero ninguno dudó hasta hoy; de lo segundo, tampoco aquellos que // tractaron y cognoscieron estas gentes; solamente Oviedo - que presumió de escrebir historia de lo que nunca vio ni cognosció, ni vido algunas déstas - las infamó deste vicio nefando diciendo que eran todos sodomitas, con tanta facilidad y temeridad como si dixera que la color dellas era un poco fusca o morena más que la de los de España. |
Riguardo al primo fatto nessuno ha avuto dubbi fino ad oggi; riguardo al secondo, nemmeno coloro che conobbero e trattarono con queste genti. Solamente <Fernández de> Oviedo (il quale ha presunto di scrivere la storia di ciò che mai vide o conobbe) li infamò accusandoli di questo vizio nefando e dicendo che erano tutti sodomiti, con una tale leggerezza e temerarietà, quasi dicesse che il colore della loro pelle fosse più scura di quella degli spagnoli. |
Es verdad lo que aquí digo: que, /p. 1856/ por munchosaños que en esta isla estuve y vide y cognoscí las gentes della y tracté con los españoles, y con religiosos y españoles que con el primer Almirante la primera vez vinieron, y con mi mismo padre que con él entonces vino, y que nunca jamás oí ni sospeché ni sentí que hombre hablase ni sospechase ni sintiese dellas cosa deste vicio más que se habla ni entiende ni se siente ni sospecha de los de España que son los nuestros; antes, oí decir algunas veces a los mismos españoles que los oprimían y acabaron de matar: ¡Oh, qué gente tan bienaventurada era ésta si fueran cristianos!, cognosciendo la bondad natural que tenían y carencia de vicios. |
In verità affermo che per quanti anni ho vissuto in questa isola [4] e ho visto e conosciuto quelle genti e per quanto ho parlato con gli spagnoli, i religiosi che vennero per la prima volta con il primo Ammiraglio e con il mio stesso padre che giunse con lui, mai ho udito o avuto il minimo sospetto né ho mai sentito che alcuno parlasse o sospettasse o sentisse della pratica di questo vizio più di quanto non si parli, non si senta o non si sospetti dei nostri spagnoli; anzi, ho sentito dire agli spagnoli stessi che li opprimevano e finirono con l'ucciderli: "Oh che gente fortunata sarebbe stata se fosse stata cristiana!", riconoscendo la loro bontà naturale e l'assenza di vizi. |
Y después, mirando yo de propósito en ello y preguntando a personas que pudieran saber o sospechar algo dello si lo hobiera [sic], y me fue siempre respondido que ninguna memoria ni sospecha se tuvo desto. |
Successivamente, cercandolo io di proposito, e chiedendo se esistesse, a persone che potevano sapere o sospettare qualcosa in materia, sempre m'è stato risposto che mai se n'è avuto memoria o sospetto. |
Y, entre otras personas, fue una mujer vieja india, cacica o señora, que había sido casada con un español de los primeros en esta isla; estándola yo confesando miré en preguntarle si antes que los españoles a esta isla viniesen había entre los hombres alguna costumbre o mácula deste vicio, y me respondió: "Padre, no; porque, si // lo hobiera [sic] entre los indios, las mujeres a bocados los comiéramos y no quedara hombre dellos vivo". |
E, tra altre persone, v’era una vecchia india, cacicca ossia nobildonna, che era stata sposata con uno dei primi spagnoli di quest’isola; mentre la confessavo le chiesi se prima della venuta degli spagnoli in quest’isola vi fosse tra gli uomini qualche abitudine o macchia di questo vizio, ed ella mi rispose: “Padre, no; perché se così fosse stato tra gli indi, noi donne li avremmo mangiati a morsi e non sarebbe rimasto un uomo vivo, tra loro”. |
En la isla de Cuba, cuando allí fuimos, hallamos un indio solo que traía unas naguas, que es vestidura de mujeres, con que se cubren desde la cinta hasta la rodilla, de lo cual tuvimos alguna sospecha si había algo de aquello, pero no lo averiguamos. |
Nell’isola di Cuba, quando vi arrivammo, trovammo un solo indio che indossava naguas, che sono abito da donne, con le quali si coprono dalla vita al ginocchio, della qual cosa nutrimmo qualche sospetto, però non lo verificammo. |
Y pudo ser que por alguna causa, aquél o otros, si quizá los había, se dedicasen a hacer oficios de mujeres y truxese aquel vestido no para el detestable fin, de la manera que refiere Hipocras y Galeno que hacen algunas gentes [de] [Es]citia, los cuales, por andar muncho a caballo, incurren [en] cierta enfermedad y, para sanar della, sángranse de viertas venas, de donde finalmente les proviene a que ya no son hombres para mujeres; y, cognosciendo en sí aquel defecto, luego mudan el hábito y se dedican, ofrecen y ocupan en los oficios que hacen las mujeres, y no para otro mal efecto. |
E sarà
forse stato che per qualche ragione, quello o altri (ammesso ve ne fossero
altri) si dedicassero ad attività femminili e si mettesse quel vestito
non per quel fine detestabile.[5].ma
piuttosto fossero simili ad alcuni abitanti della Scizia che, come riferiscono
Ippocrate
e Galeno,
a causa del troppo cavalcare, sono colpiti da una certa malattia, e che
per guarirne, si salassano aprendo le vene, cosa che fa sì che non
siano più adatti per le donne, e riconoscendo in sé quel
difetto, cambiano l'abito e si dedicano e si occupano di compiti
da femmine per questo, e non per qualche altro scopo malvagio [6]. |
Así pudo ser allí o en otras partes destas Indias donde aquéllos se hallasen, o por otras causas, según sus ritos y costumbres, y no para fin de aquellas vilezas. |
Così poté essere là, o in altri luoghi delle Indie dove si trovavano coloro, o per altre cause, secondo i propri riti e costumi, e non per quelle sporcizie. |
Afirmar, pues, como hace Oviedo, que todos eran sodomitas, los de aquélla y desta isla, [y lo que peor es: que lo mismo afirma de todas las gentes destas Indias,] bien creo que de haberlo escripto, dondequiera que hoy esté, le pesa, y plega a Dios que sea pesar con fructo de su consciencia. |
Affermare quindi, come afferma Oviedo che erano tutti sodomiti, quelli di questa o quell'altra isola (e ancor peggio: costui afferma che lo erano tutti gli abitanti di queste Indie), credo bene che per averlo scritto, dovunque egli si trovi ora, ciò gli pesi, e prego Dio che ciò gli pesi a vantaggio della sua coscienza [7]. |
Levantóles a éstos destas islas y a otros munchos y a todos los destas Indias falsísimos testimonios, cierto, infamándolos de grandes pecados y de ser bestias; porque nunca abrió la boca, en tocando /p. 1857/ en indios, sino para decir mal dellos. |
Perché sugli abitanti di queste isole e su molti altri e su tutti gli abitanti di queste Indie riportò testimonianze falsissime per infamarli di peccati terribili e di bestialità, perché mai aprì bocca a proposito degli indi, se non per dirne male. |
Y estas infamias han volado cuasi por todo el mundo, como ha días que temerariamente publicó su falsa historia, dándole el mundo crédito, el cuál él no merecía por sus falsedades grandes y munchas que dixo destas // gentes. |
E tali infamanti accuse hanno fatto quasi il giro del mondo, da quando ha temerariamente pubblicato la sua falsa Storia, dato che il mondo gli ha dato un credito che certamente non meritava, per le falsità grandi e numerose che disse di queste genti. |
America settentrionale e Caraibi da: Paolo Forlani, Il disegno del discoperto della noua Franza... [1566].
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2. Descubrimiento del mar del Sur por Vasco Núñez de Balboa
Capítulo 47
En el cual se contiene cómo Vasco Núñez se determinó a ir con la gente que tenía a buscar la otra mar y las riquezas que le habían notificado. (...) Nota sobre el aperreamiento de algunos que dizque andaban vestidos como mujeres
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2. Scoperta dell'Oceano Pacifico da parte di Vasco Nuñez de Balboa
Capitolo 47
Nel quale si narra di come Vasco Nuñez si decise ad andare con la propria compagnia alla ricerca di un altro mare e delle ricchezze di cui gli avevano dato notizia (…) Annotazione su alcuni che si dice che andassero vestiti come donne e che vennero gettati ai cani
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/p. 1954/ (...) Entre los presos que allí tomaron, fue un hermano del mismo señor, y otros - no sé cuántos - que dizque andaban vestidos de hábito de mujeres; a los cuales, juzgando que del pecado nefando eran inficionados, los mandó luego, sin otra indagación ni juicio, aperrear, conviene a saber, echar a los perros bravos, que, mirándolos y regocijándose como si miraran una graciosa montería, en un credo los despedazaron. |
(...) Tra i prigionieri che presero là v’era un fratello dello stesso signore e altri (non so quanti) che disse che andavano vestiti con abiti femminili, i quali, ritenendo <Balboa> che fossero dediti al peccato nefando, comandò, senz’altra indagine o giudizio, che fossero gettati ai cani, che erano cani feroci i quali, vedendoli e rallegrandosi come se si trattasse di selvaggina, in un amen li fecero a pezzi. |
Todas estas obras, que por aquella tierra Vasco Núñez y sus compañeros hacían, era disponer aquellas gentes para que amasen el nombre cristiano y se aficionasen para rescebir la religión cristiana. |
Tutte queste opere, compiute in quella terra da Vasco Nuñez e dai suoi camerati, miravano a disporre quelle genti ad amare il nome di cristiano e vi si affezionassero per ricevere la religione cristiana. |
Bien creo que pensaban los pecadores que ofrecían a Dios algún sacrificio agradable, so color que punían o castigaban los quebrantadores de la ley natural (no advirtiendo con su ceguedad cuántas más veces ellos a cada paso la quebrantaban con mayores ofensas de Dios) destruyendo aquellos reinos y tantas gentes en ellos y haciendo heder el nombre de Jesucristo entre aquellas naciones con sus obras tan detestables, como dellos dixo Sant Pablo. |
Ritengo che questi peccatori pensassero di offrire a Dio qualche sacrificio gradito, con la scusa che punivano o castigavano i trasgressori della legge naturale (non rendendosi conto nella loro cecità di quante volte di più ad ogni piè sospinto essi stessi la infrangevano, con maggiori offese a Dio) distruggendo quei regni e tante genti, e facendo puzzare il nome di Gesù Cristo tra quelle nazioni con le loro opere tanto detestabili, come di loro disse San Paolo. |
Y que fuera verdad muy bien averiguada que aquellos que traían aquel hábito mujeril era por aquel pecado, ¿quién hizo juez a Vasco Núñez o con qué autoridad se [constituyó alcalde en] señorío y jurisdición ajena siendo él súbdito de aquellos naturales señores [por estar en su tierra], y que de justa justicia, por sus tiranías, invasiones y robos tan universales y por toda ley natural, divina y humana, dañados, si fuerzas tuvieran, podían hacerlos cuartos y tajadas? |
E anche fosse stata verità ben accertata che coloro che vestivano quell’abbigliamento muliebre erano sodomiti, chi nominò giudice Vasco Nuñez o con quale autorità egli si costituì arbitro in una giurisdizione estranea, essendo egli suddito di quelle autorità naturali (per il fatto di trovarsi nella loro terra) e con che giusta giustizia potevano farli a pezzi e squartarli, a causa degli atti tirannici, le invasioni e i furti così generalizzati e condannati da qualsiasi legge naturale, divina o umana? |
Cuánto más que aun traer algunos aquel hábito podía ser por otra causa, sin pensar en cosa del pecado nefando. |
Tanto più che alcuni indossavano l’abito femminile per ragione molto diversa dal compiere il peccato nefando. |
Esto parece poder haber sido por lo que refiere Galeno sobre Hypocras, en el tractado De Aere et aqua. |
Potrebbe essere per la stessa causa che riferisce Galeno commentando un testo di Ippocrate, il trattato De Aere et aqua[8]. |
Cuenta Galeno // allí que munchos de los scitas naturales [de] Scitia, región última de Europa (porque hay otra en Asia), son como eunucos, inhábiles para ser casados; por lo cual hacen todos los oficios de las mujeres, así en hablas como en obras, y llámanlos afeminados oficios, digo, no de vicios, sino honestos, los que las mujeres hacen; a los cuales adoran y reverencian los vecinos de aquella tierra temiendo no les acaezca el mismo defecto que aquéllos padecen. |
Racconta Galeno che molti abitanti della Scizia, regione estrema dell’Europa (perché ve n’è un’altra in Asia), sono come eunuchi, inadatti al matrimonio; per cui compiono tutte le attività femminili, nel parlare come nell’agire, e li chiamano lavori effeminati, voglio dire non viziosi ma onesti, come li compiono le donne; e che gli abitatanti di quella terra li adorano e riveriscono temendo di dover subire lo stesso difetto di cui soffrono costoro. |
Aquel defecto atribuyen a Dios o a la voluntad de Dios por sus pecados. |
Difetto che attribuiscono a Dio o alla volontà di Dio per i loro peccati. |
La causa de venir a caer en él, dice Galeno que le parece ser la vieja y continua costumbre que /p. 1955/ tienen de andar a caballo; porque les vienen ciertos dolores y, de traer las piernas siempre colgadas, hácense algo coxos; y, creciendo la coxedad, encógenseles las chuecas de los pies o desencá[jan]seles. |
La causa di quella condizione pare a Galeno sia l’abitudine antica e continua di andare a cavallo, perché insorgono certi dolori e, per il fatto di tenere sempre le gambe penzoloni, diventano un poco zoppi; e, aumentando la zoppia, si rattrappiscono le articolazioni dei piedi o si lussano. |
Para cura de la cual, sángranse de ambas a dos venas detrás de las orejas; y, por la muncha [sic] sangre que les sale, sucédeles flaqueza y luego tras ella el sueño. |
Per curarsi praticano salassi ad entrambe le vene dietro le orecchie e, a causa del molto sangue che ne esce, ne segue astenia e successivamente il sonno. |
Habiendo dormido, algunos se levantan sanos y algunos no. |
Dopo avere dormito alcuni si alzano sani ed altri no. |
Y porque las venas detrás de las orejas son de tal naturaleza que sangrándolas causan esterilidad, de aquí es que, cuando quieren tener la secreta conversación con sus mujeres, se hallan estériles. |
E poiché
le vene dietro le orecchie sono di tale natura che sanguinando causano
sterilità, ne deriva che, quando vogliono avere contatti intimi
con le loro donne, si scoprono sterili [9]. |
Y la primera vez pasan pacientemente, pero a la segunda o a la tercera creen haber ofendido a Dios y, por consiguiente, ser su voluntad en aquello de castigarlos. |
E la prima volta sopportano pazientemente, però alla seconda o alla terza temono di avere offeso Dio e, di conseguenza, di essere stati castigati per volontà sua. |
Luego, dice Galeno que se visten trajes o vestidos de mujeres y confiesan públicamente ya no ser hombres sino afeminados hechos; y, por tanto, se pasan al consorcio de las mujeres para exercer los oficios y operaciones mujeriles con ellas. |
Dopo di che, dice Galeno, si vestono da donne e confessano pubblicamente di non essere più maschi ma d'essere diventati effeminati, per cui si danno alla compagnia delle donne per esercitare i compiti e le occupazioni femminili con loro. |
En este daño e inconveniente incurren los más nobles y más ricos // principalmente, por causa de andar a caballo más a la contina; pero los pobres y de baxa suerte que no alcanzan caballos, en tal oprobio nunca se vieron.
Todo esto es de Galeno. |
In questo danno e inconveniente incorrono soprattutto i più nobili e ricchi, perché vanno a cavallo incessantemente; mentre non si sono mai visti in tale obbrobriosa condizione i poveri e gli uomini di bassa condizione sociale, che non arrivano a possedere cavalli.
E tutto questo è detto da Galeno. |
Luego posible cosa fue que, no por fin de cometer aquel vicio nefando se usase traer los hombres hábito de mujeres por aquella tierra firme; y, por consiguiente, haber ofendido gravísimamente a Dios Vasco Núñez y sus consortes aperreando [a] aquellos indios por aquel título aunque tuviera jurisdición y fuera competente juez, cuánto más que no lo era sino súbdito él y todos los que con él iban de aquel cacique y señor de aquella tierra, como queda dicho. |
Pertanto è possibile che l’uso di portare abiti femminili su quella terraferma non fosse per commettere il vizio nefando, e quindi che Vasco Nuñez coi suoi camerati avrebbe commesso gravissima offesa a Dio gettando ai cani quegli indi per quella ragione già avendo avuto giurisdizione ed essendo stato giudice competente, ma ancora di più non essendolo, ed essendo semmai suddito, insieme con gli altri, di quel cacicco e signore di quella terra, come ho già detto. |
Conquistadores.
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Capítulo 143
En el cual se interpone una impugnación general de la Historia de Gonzalo Hernández de Oviedo en lo tocante al concepto despectivo que ofrece de los indios
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Capitolo 143
Nel quale si inserisce una contestazione generale della Storia di Gonzalo Fernández de Oviedo riguardo il concetto spregiativo che offre degli indi
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/p. 2386/ Lo que yo creo de la escriptura de Oviedo y de toda su parlería [es] que lo que dice de los árboles y hierbas de esta isla, que escribe verdad, porque las vido [sic] y las ven cuantos verlas quieren y así será lo que escribiere de los de la tierra firme; pero lo que refiere cuanto a munchas [sic] cosas del tiempo del Almirante viejo, porque ya cuando vino él a vivir a esta isla no había de los indios cincuenta, y de los españoles sino dos o tres, y uno era un marinero llamado Hernán Pérez - el cual alega algunas veces como a su Evangelista, y éste, aunque fuese buen hombre, no era muy auténtico -, pero todo lo que refiere de los indios desta isla, que lo haya habido del dicho Hernán Pérez, marinero, o lo levante de sí mismo, mayormente cuanto a los vicios contra natura que a todas estas gentes impone, es falsísimo. |
Quello che ritengo credibile degli scritti di Oviedo e di tutte le sue ciarle è quanto dice degli alberi e delle erbe di quest’isola [10], in quanto scrive cose vere, perché le ho viste e possono vederle quanti vogliono vederle e così sarà quanto scriva di quelli della terraferma; però quanto riferisce riguardo a molte cose del tempo del vecchio Ammiraglio [11], perché quando venne a vivere in quest’isola non vi restavano più di cinquanta indi e di spagnoli solo due o tre, ed uno era un marinaio chiamato Hermán Pérez (che cita alcune volte come suo Evangelista, e costui, pur essendo un buonuomo, non era molto credibile), però è assolutamente falso tutto quanto riferisce degli indi di quest’isola, sia che lo abbia avuto dal detto Hermán Pérez marinaio oppure che se lo sia attribuito, soprattutto riguardo i vizi contro natura che imputa a tutte queste genti. |
Y esto sabemos por muncha [sic] inquisición e industria que para sabello tuvimos en los tiempos pasados, [munchos [sic] años] antes que Oviedo pensase quizá venir a estas Indias, como arriba, en el cap. 23 deximos [sic]. |
E questo lo sappiamo per le tante ricerche e l’impegno che abbiamo profuso per saperlo nei tempi passati, molti anni prima che Oviedo pensasse di venire in queste Indie, come abbiano detto sopra, nel capitolo 23. |
Y así, podemos convencer a Oviedo de inmensas mentiras, puesto que a sabiendas él no quisiese // mentir. |
E così possiamo dimostrare che Oviedo ha detto enormi menzogne, posto che egli non volesse mentire intenzionalmente. |
Pero la ceguedad que tuvo en no tener por pecados las matanzas y crueldades que se cometían y se cometen en aquestas gentes, y que él hizo y ayudó a hacer, y la presumpción [sic] y arrogancia suya de pensar que sabía algo, como no supiese qué cosa era latín - aunque pone algunas autoridades en aquella lengua, que preguntaba y rogaba se las declarasen algunos clérigos que pasaban de camino por esta ciudad de Sancto [sic] Domingo para otras partes -, le cegó también, con la permisión divina, a que diese crédito a los que le referían mentiras y él también de suyo las dixese sin creer que las decía. |
Però la cecità che egli ha avuto nel non considerare peccati le stragi e le crudeltà che si commettevano e che si commettono nei confronti di questa gente, e che egli compì ed aiutò a compiere, e la presunzione e l'arroganza sua nel ritenere di sapere qualcosa, come se sapesse che cosa era il latino (sebbene citi alcune autorità in quella lingua, gliele avevano rivelate, da lui richiesti e pregati, alcuni chierici che passavano per questa città di San Domingo per andare da altre parti) lo accecò, con il permesso divino, perché desse credito a coloro che riferivano menzogne e egli stesso da parte sua le dicesse, senza credere di dirle. |
Y con esta ceguedad dixo en el libro 3, cap. 6 de su primera parte historial, que dos veces que se halló en Castilla, en el año de 25 y en el de 32, por mandado del Consejo de las Indias le fue tomado juramento de lo que sentía destas gentes, y que había depuesto que eran llenas de /p.2387/ abominaciones y delictos [sic] y diversos géneros de culpa, y que eran ingratísimos y de poca memoria y menos capacidad; y que, si en ellos hay algún bien, [es] en tanto que llegan al principio de la edad adolescente porque, entrando en ella, adolescen de tantas culpas y vicios que son munchos [sic] dellos abominables; y que, si en aquel mismo día en que juró él estuviera en el artículo de la muerte, en verdad - dice él - aquello mismo dixera.
Éstas son sus palabras. |
E con questa cecità ha detto (nel libro 3, capitolo 6 della prima parte della sua Storia) che due volte si trovò in Castiglia, nel 1525 e 1532, per incarico del Consiglio delle Indie e rese giuramento rispetto a quanto sapeva di queste genti e che aveva deposto che erano piene di abominazioni e delitti e diversi tipi di colpa e che erano sommamente ingrati e di poca memoria e minore capacità; e che, se tra loro v’è qualcosa di buono, lo è finché non entrano al principio dell’adolescenza perché, entrando in quella età, peccano di tante colpe e vizi molti dei quali sono abominevoli e che, "se nello stesso giorno in cui formulò il giuramento fosse stato in punto di morte, in verità" - dice lui - "avrebbe detto lo stesso".
Queste sono le parole sue. |
Y en verdad que yo así lo creo: que, según su insensibilidad, que así lo testificara en el artículo de su muerte. |
E in verità
gli credo, cioè che, secondo la sua insensibilità, così
testimoniasse al momento della sua morte [12]. |
Pero véase aquí con [cuánta] verdad y con qué consciencia pudo decir e jurar de los indios desta isla, que no vido, cierto, dellos // cincuenta personas (puesto que él dice que no había quinientos, y dice verdad, porque ni cincuenta eran vivos de los naturales della), ni vido de las otras islas ninguno o alguno, que eran sodomitas y llenos de otros vicios abominables. |
Tuttavia si veda qui con quanta verità e con quale coscienza poté dire e giurare degli indi di questa isola che erano sodomiti e pieni di altri vizi abominevoli, non avendo visto di loro neppure cinquanta persone (dato che dice lui stesso che non ve ne erano cinquecento, e dice la verità, perché degli indigeni dell’isola neppure cinquanta erano rimasti vivi) né alcuna gente delle altre isole. |
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De las Casas in un dipinto ottocentesco di Constantino Brumidi (1876), nel Campidoglio di Washington.
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Capítulo 144
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Capitolo 144
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Se comienza a responder a cada defecto de los que Oviedo opone contra los indios
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Si comincia a contestare ciascun difetto attribuito da Oviedo agli indi
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/p. 2390/ (...) Todavía será bien responder a cada defecto de los que Oviedo contra los indios opone, y a munchos levanta, y a todos por ellos cuasi excluye de todo remedio de conversión y salvación, como si él estuviera ya muy cierto della. |
(...) Sarà opportuno rispondere a ciascun difetto che Oviedo attribuisce agli indi, e sono molti, a cagione dei quali quasi esclude qualsiasi rimedio di conversione e salvezza, quasi che se lui fosse già assolutamente certo della propria. |
(...)
Y a lo que dice que eran sodomitas, ya está, con verdad, en el cap. 23, afirmado que falsa y malvadamente de tan vilísimo crimen los infama.
(...) |
(...)
E laddove dice che erano sodomiti, abbiamo già affermato, in verità, nel capitolo 23, che li infama falsamente e malevolmente di un crimine tanto vile.
(...) |
Per altri testi sull'omosessualità e la sodomia nell'America premoderna, fare clic qui. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Dal sito del dizionario della RAE, (alle voci pecado contra natura, pecado nefando, sodomía, sodomitas, vicio nefando), che ripubblica il testo tratto da: Fray Bartolomé de las Casas, Historia de las Indias, Alianza Editoria, Madrid 1994. Questo scritto, iniziato nel 1527, è qui citato nella versione definitiva del 1561.
L'opera di
Fernández
de Oviedo contro cui Casas polemizza fu edita nel 1557, anno
della morte di Fernández.
La traduzione in italiano, inedita, m'è stata offerta da Salvatore Grillo, che ringrazio.
Bartolomé de las Casas è una (troppo) rara figura di religioso che, nel massacro generale della Conquista, si schierò dalla parte degli indios. Oggi la sua solitaria lotta, in gran parte inascoltata,è sfruttata per "dimostrare" che la Chiesa cattolica difese gli indios dalla crudeltà dei soldati, mentre la verità è che la Chiesa (e all'inizio lo stesso fra' Bartolomé) ricevette e possedette schiavi e terre senza batter ciglio, e anzi partecipò al grande massacro giustificandolo con motivazioni ideologiche da "crociata".
[2] In America.
[3] Cristoforo Colombo.
[4] L'isola è San Domingo/Haiti. Ovviamente qui è palese che gli indios superstiti avevano già imparato cosa rispondere per far piacere ai loro padroni.
Per quanta simpatia si abbia per Casas, qui è lui che prende un abbaglio, essendo intenzionato in modo preconcetto a lavare da ogni macchia gli indios.
La presenza
d'indios che si vestivano da donna, e addirittura si sposavano con uomini,
è
attestata da troppe fonti per essere liquidata come invenzione di Fernández
de Oviedo.
[5] Cioè per riuscire a praticare la sodomia, seducendo i "maschi".
[6] La dirò senza tanti giri di parole: qui fra' Bartolomé sta arrampicandosi sui vetri.
Il brano si appoggia ad uno scritto attribuito a Ippocrate(ca. 460 - ca. 370 a.C.), Arie acque luoghi (Perì aeron udaton topon = De aeris aquis et locis] Marsilio, Venezia 1986), III 22, che parla del "morbo sacro" o "morbo degli sciti" (popolo nomade della steppa russa).
Si tratta d'una delle più antiche testimonianze dell'esistenza di travestiti sciamanici fra le popolazioni primitive russe, documentata fino al XX secolo.
Eccone un estratto (a cura di Salvatore Grillo) nella traduzione di Giuliana Lanata, Le arie, le acque, i luoghi, cap. 22, Boringhieri, Torino 1961:
“Oltre a ciò, presso gli Sciti si trovano [sic] il maggior numero di uomini impotenti, che fanno lavori femminili, come le donne, e parlano allo stesso modo e uomini siffatti sono chiamati Anarreis.
I nativi ne attribuiscono la causa al dio e venerano questi uomini e si prosternano davanti ad essi, perché ciascuno teme per sé una sorte analoga.
A me personalmente sembra che questa malattia sia divina come tutte le altre, e che nessuna sia più divina o più umana dell'altra; e ciascuna di esse ha la sua propria natura, e nessuna si verifica senza una causa naturale. E io esporrò come mi sembra che si produca questa malattia.
A causa del continuo cavalcare gli Sciti sono colpiti da gonfiori alle articolazioni, perché stanno sempre con i piedi penzoloni da cavallo… e si curano nel modo seguente. All’inizio della malattia incidono delle vene dietro ciascun orecchio, e dopo che ne è sgorgato il sangue sono presi dal sonno a causa della debolezza, e dormono. Poi si risvegliano, alcuni guariti, altri no.
Ora a me sembra che con questo sistema di cura vada rovinato il seme. Infatti accanto all'orecchio vi sono delle vene che, se incise, rendono sterili colori cui è stata praticata l'incisione: ed io credo che incidano appunto queste vene.
E costoro, dopo questa operazione, quando si accostano ad una donna e non sono capaci di usarne, dapprima non ci badano, ma restano tranquilli.
Quando poi provano due e tre e più volte con l'identico risultato, pensano di aver commesso qualche errore contro la divinità, cui attribuiscono la causa, e vestono abiti femminili accusando così la loro mancanza di virilità. E si comportano come donne, e compiono assieme alle donne gli stessi lavori che anch'esse compiono. Questo accade agli Sciti ed essi sono più impotenti di tutti gli uomini sia per le cause predette sia perché portano sempre calzoni e stanno a cavallo la maggior parte del tempo, in modo che non toccano con la mano il membro, e a causa del freddo e della stanchezza dimenticano il desiderio della congiunzione carnale, e non fanno alcun tentativo prima di perdere interamente la virilità”.
[7] "Un modo elegante per dire che ora si trova o all'inferno o, nell'ipotesi migliore, in purgatorio, a scontare quello che ha fatto e detto". [Nota del traduttore].
[8]."In realtà è il testo stesso ippocratico, avvertendo che non si conosce un unico autore del cosiddetto Corpus Hippocraticum". (Nota del traduttore).
La tesi di Casas sulla "vera causa" della presenza degli amujerados riflette qui l'imbarazzo per un dato che, in base alla morale dell'epoca, gli è impossibile giustificare, e lo mette in difficoltà nel suo obiettivo di presentare gli indios come "nobili selvaggi" naturalmente virtuosi.
Il ricorso a un oscuro testo d'Ippocrate sulla "malattia sacra" degli sciti nel quarto o terzo secolo avanti Cristo è palesemente un escamotage disperato, un tentativo di sviare il discorso.
Se Casas qui mente sapendo di mentire, la sua statura morale ne risulta ridotta, se invece si dimostra uno di quegli uomini pii incapaci di vedere il male se non dove han deciso a priori di volerlo vedere, è la sua serenità di giudizio ad uscirne sminuita.
Io temo che la seconda ipotesi non sia del tutto falsa, facendo di Casas un nobile polemista, un personaggio "politicamente impegnato" dalla parte "giusta", ma con tutte le faziosità necessarie a volte nel corso di uno scontro politico, mai però nella ricerca culturale.
Vero è che Casas non poteva certo invocare il relativismo culturale (anche se qui accenna timidamente a volerlo fare) per difendere quell'omosessualità che anche secondo il suo giudizio è uno dei reati più orribili (fosse stato più avveduto, avrebbe semmai dovuto insistere sul fatto che dopo 1500 anni di cristianesimo gli spagnoli non ne erano affatto più immuni degli indios, ma Casas qui si rivela più passionale che avveduto: bada a lavare l'onta, anche a sprezzo del ridicolo - e della verità)...
Casas in effetti vide, come egli stesso ammette, segni dell'omosessualità socialmente integrata fra gli indiani, ma non volle interpretarli per quel che erano.
Un altro esempio della sua cecità si ebbe quando propose di importare schiavi negri per i lavori che stavano sterminando gli indiani. Casas si pentì della sua proposta quando vide a cosa aveva portato, ma ci voleva tanto a capire in anticipo il limite di tale ideuzza "umanitaria"?
Egli fu insomma un grande e nobile polemista, ma non un avveduto e sagace politico.
Quanto alle
sue tesi sull'omosessualità fra gli indios, spiace dire che,
fra la sua esagerazione polemica pro indiani e l'esagerazione polemica
dell'assassino e genocida Fernández
de Oviedo contro gli indiani,
la seconda era probabilmente più vicina alla realtà.
[9] Intende dire: "impotenti".
In margine: qui si legge in trasparenza una rarissima descrizione della scoperta dell'omosessualità, attraverso l'assenza di desiderio eterosessuale, presso una popolazione primitiva antica. Il significato soggettivo di tale scoperta è, prevedibilmente, diversissimo da quello nostro odierno: la cosa è vista come una malattia, che è però segno particolare d'intervento divino, cosa che conferisce quello status particolare che è il sacer, parola che nel latino antico significa tanto "sacro" quanto "maledetto" o il qadesh, la parola ebraica dal medesimo significato che si usa nella Bibbia per designare i prostituti sacri. È la posizione dell'oggetto colpito da un fulmine: toccato dal Sacro, e quindi consacrato, però maledetto da questo poco gentile "tocco".
In effetti quello che "Ippocrate" descrive è, come detto, il travestito sciamanico, che per la sua posizione è al tempo stesso partecipe della dimensione del Sacro, e come tale onorato, ma spregevole.
[10] Hispaniola (oggi San Domingo / Haiti).
[11] Cristoforo Colombo.
[12].Quindi non si pentì al momento della morte, quindi andò all'inferno... |