Da: Carta del arzobispo
de Mexico D. Pedro de Moya y Contreras al Rey Don Felipe II -- Lettera
dell'arcivescovo del Messico don Pedro de Moya y Contreras al re don
Filippo II [1579] [1]
(...) Y desta suerte está claro que se evitarian ydolatrias y borracheras y peccados nefandos, que emanan dellas, y grandes ofensas de Dios, á que dá occassion la soledad, y que se aplicarian mejor á la lavor y offiçios mecanicos, y en effecto ternia se quenta con ellos en su doctrina y poliçia y aprovechamiento; porque son tan misserables, holgaçanes y baxos de entendimiento, que es neçessario apremiarlos y neçesitarlos á hazer lo que á ellos mismos les conviene como á menores. |
(...) In seguendo questo metodo è chiaro che si eviterebbero idolatrie e ubriacature e peccati nefandi, che da esse derivano, e grandi offese al Signore Iddio, provocate dalla solitudine; e si applicherebbero meglio al lavoro e ai lavori manuali, e in effetti si conta che si otterrebbe con essi dottrina, pulizia e profitto; perché sono tanto miserabili, oziosi e di così scarsa intelligenza che è necessario sollecitarli e spingerli a fare ciò che a loro stessi è conveniente, come se si trattasse di minorenni. |
Segun su complision é ynclinacion, conviene casarlos desde pequeña hedad, para que Dios no sea ofendido y çesen los delictos nefandos; y no alcançan acá los religiosos expertos que avemos consultado otro mejor remedio, y pareçe comunmente que solo Dios basta evitar los daños y quitarles sus costunbres viciosas, mayormente á los principales holgazanes, á los quales sus ynferiores, de quien son mandados y sojuzgados en estraña manera |
Secondo la loro costituzione fisica ed inclinazione conviene sposarli già in giovane età, perché Iddio non riceva offesa e cessino i delitti nefandi; e i religiosi esperti che qui abbiamo consultato non trovano altro rimedio, e pare comunemente che solo Dio riesce ad evitare i danni e togliere loro i costumi viziosi, specie ai nobili oziosi, da cui i sudditi sono sottomessi e soggiogati in strano modo. |
Il viceré spagnolo a colloquio con dignitari indigeni messicani.
Dal "Codex Mendoza" [1542].
Ansi mismo, porque el fruto más çierto y durable se esperava, como se vee, en los niños, y por quitar de rayz tan mala memoria, les tomamos todos los niños, hijos de caçiques y prinçipales por la mayor parte, quantos pudimos, para los criar é yndustriar en nuestros monesterios, |
Allo stesso modo, perché il frutto più sicuro e duraturo si aspettava, come si vede, dai bambini, e per togliere alla radice una memoria tanto infame, gli prendiamo tutti i bimbi, figli di cacicchi e di nobili per la maggior parte, quanti più possiamo, per allevarli e addestrarli nei nostri monasteri. |
y con ellos no poco trabajamos, enseñandoles á leer y escrivir y cantar canto llano y de organo, y deçir las oras cantadas y ofiçiar las misas é ynponerlos en todas buenas costunbres christianas y religiosas; por manera, que no solamente estos an sido traydos al camino de nuestra verdad y christiandad, mas ya ellos mismos, fechos maestros é predicadores de sus padres y mayores, discurren por la tierra descubriendo y distruyendoles sus ydolos y apartando los de sus viçios nefandos, y á vezes su vida corre peligro. |
E con loro lavoriamo non poco, insegnando a leggere e a scrivere e a cantare canto piano e con organo, e a dire gli offici cantati e a officiare alle messe e inculcando loro i buoni costumi cristiani e religiosi, in modo che non solo sono stati tratti sul cammino della nostra verità e cristianità, ma già loro stessi, fattisi maestri e predicatori dei propri genitori e anziani, vanno in giro per la regione a scoprire e a distruggere i loro idoli e ad allontanarli dai loro vizi nefandi, a volte a rischio della loro stessa vita. |
Per altri testi sull'omosessualità e la sodomia nell'America premoderna, fare clic qui.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Dal sito del dizionario della RAE, sub voce "nefandos", che ripubblica il testo tratto da: Pedro de Moya y Contreras, Carta del arzobispo de Mexico D. Pedro de Moya y Contreras al Rey Don Felipe II, Imprenta de Manuel G. Hernández, Madrid 1877.
Una versione un po' diviversa del testo di tutta la lettera si trova qui.
L'autore fu il primo inquisitore del Messico, arcivescovo, nonché viceré (1584-85).
Dedicò molti sforzi all'indottrinamento degli indigeni, cercando di porre un blando freno alla loro progressiva riduzione in schiavitù.
Questo brano è interessante per quel che rivela dello sforzo di imporre la morale cristiane alle popolazioni indigene, ovviamente svalutate come buone a nulla per poter sopravvalutare, per contrasto, gli occidentali.
Si noti quanta fatica sia stata necessaria per imporre una valutazione più spietata dei "vizi nefandi", a cui palesemente gli indigeni non volevano, orrore orrore, rinunciare.
|