Da: Juvenilia /
Opere giovanili [1548] [1]
.
De
sua in Candidam et Audebertum benevolentia
|
Sul
suo voler bene a Candida e ad Audebert[2].
|
/
p. 58v / Abest Candida, Beza, qui moraris?
Audebertus
abest, quid hic moraris? |
Lontana
è Candida, Beza, perché indugi?
Lontano è
Audebert, perché ti attardi qui? |
Tenent
Parhisii tuos amores,
habent Aurelii
tuos lepores,
et tu Vezeliis
manere pergis,
procul Candidulaque,
amoribusque,
et leporibus,
Audebertuloque? |
Parigi
possiede i tuoi amori,
Orléans
ha le tue grazie,
e tu continui
a rimanere a Vézelay,
lontano dalla
piccola Candida, e dagli amori,
e dalle grazie,
e dal piccolo Audebert? |
Immo
Vezelii procul valete,
et vale
pater, et valete fratres:
nanque [sic]
Vezeliis carere possum,
et carere
parente, et his, et illis,
at non Candidula,
Audebertuloque. |
Ma
anzi stammi bene Vézelay,
e stammi bene
padre, e statemi bene fratelli:
infatti posso
star lontano da Vézelay,
e dal padre,
e da questi e da quelli,
ma non dalla
piccola Candida e dal piccolo Audebert. |
Sed
utrum, rogo, praeferam duorum?
Utrum invisere
me decet priorem?
An quenquam
tibi, Candida, anteponam? |
Ma,
domando, chi dei due preferirò?
Chi conviene
che vada a visitare per primo?
O forse, Candida,
anteporrò qualcuno a te? |
/
p. 59r / An quenquam anteferam tibi, Audeberte?
Quid si
me in geminas secem ipse partes,
harum ut
altera Candidam revisat,
currat altera
versus Audebertum? |
O forse, preferirò
qualcuno a te, Audebert?
E che accadrebbe
se mi dividessi in due parti,
affinché
l'una vada a far visita a Candida,
l'altra corra
verso Audebert? |
At est Candida
sic avara, novi,
ut totum
cupiat tenere Bezam:
sic Bezae
est cupidus sui Audebertus,
Beza ut
gestiat integro potiri:
amplector
quoque sic et hunc et illam,
ut totus
cupiam videre utrunque [sic],
integrisque
frui integer duobus. |
Ma, lo so,
Candida è così gelosa,
che brama tenersi
Bèze tutto per sé:
Audebert è
così bramoso del suo Bèze,
che è
impaziente di possedere Bèze per intero:
abbraccio pure
in tal modo sia questo sia quella,
perché
tutto me brama di vedere entrambi,
e io intero
godere dei due interi. |
Praeferre
attamen alterum necesse est.
O duram
nimium necessitatem! |
Nondimeno è
necessario preferire uno dei due.
O necessità
troppo crudele! |
Sed postquam
tamen alterum necesse est,
priores
tibi defero, Audeberte:
quod si
Candida forte conqueratur,
quid tum?
Basiolo tacebit imo. |
Ma poiché
è necessario [scegliere] uno dei due,
ti concedo
il primato, o Audebert:
e se Candida
per caso si lamentasse,
ebbene? starà
zitta con un bacetto profondo. |
|
Il frontespizio
dell'opera.
|
In
quendam, ad Posthumum[3].
|
Contro
un tale, a Pòstumo[3].
|
/
p. 61r / Cincinnatulus ille, cui undulati
propexique
humeros gravant capilli,
qui tersa
cute, blaesulaque voce,
qui paetis
oculis, graduque molli,
et pictis
simulat labris puellam, |
Quel piccolo
cincischiato, i cui capelli
ondulati e
fluenti appesantiscono le spalle,
che per la
pelle liscia, e la voce alquanto blesa,
che gli occhi
obliqui, e l'andatura effeminata,
e le labbra
dipinte, simula una fanciulla, |
heri,
Posthume, nuptias parabat,
quum nequissimus
omnium sacerdos,
urbanus
tamen et facetus hercle,
utra sponsus
erat, rogare coepit. |
ieri,
o Pòstumo, andava a nozze,
al che il sacerdote
- il più sfacciato fra tutti,
e tuttavia
raffinato e in verità spiritoso -
iniziò
domandando quale delle due fosse lo sposo. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo qui ricopiato (a mano, da Daniele
Cenci, che ringrazio) è quello
online
come immagine .pdf sul sito "Gallica": Theodori Bezae
Vaezelii poemata iuvenilia., s.l, s.d. (ma 1580 ca.), alle pp. 58v-59r
e 61r.
La
traduzione in italiano, inedita, mi è stata offerta da Andrea
R., che ringrazio.
[2]
Beza, ovvero: l'anti-Della
Casa.
Il caso suo,
e del testo che riproduco accanto, è infatti l'esatto simmetrico
di quello di Della Casa.
Entrambi
si formarono nel periodo precedente all'acuirsi dello scontro di religione,
che condannò a morte lo spirito di tolleranza che il Rinascimento
aveva diffuso fino a metà Cinquecento.
Entrambi
scrissero poesiole ironiche nelle quali scherzavano sulla potenziale bisessualità
umana: l'uno ricordando
che si può "infornare" il "pane" in tipi diversi di "forno",
l'altro proclamandosi indeciso fra l'amico Audebert e l'amica Candida,
che abbraccia entrambi... ma preferendo Audebert.
Entrambi
divennero in età matura bastioni della guerra fra protestanti e
cattolici: l'uno nel campo calvinista, l'altro come censore
per la Controriforma.
Entrambi
infine vennero "messi in croce" dagli avversari per quelle due poesiole
(a Bèze fu particolarmente rinfacciato il verso "abbraccio ora
lui ora lei"... ma
lui a sua volta accusò Della Casa).
Per secoli
protestanti e cattolici s'insultarono a vicenda accusandosi
d'essere immorali sulla base di quei due scritti.
Questa poesiola
latina ebbe insomma, per motivi del tutto extraletterari, una fama
immeritata e un'importanza spropositata.
[3]
Questo epigramma è solo la versificazione d'una celebre barzelletta
su un uomo che vestiva troppo azzimato. |