Da: Carmina
/ Poesie [sec. XII] [1]
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Carmen IV
"Stulti cum prudentibus currunt
ad coronam"
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Carmen IV
"Stupidi e saggi corrono insieme
per il premio"
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(...)
XXIII
Senes avaritiae sunt imbuti felle,
odor lucri pueris dulcior est melle;
nolle pudicitiam, nummos autem velle,
hoc omnes discunt ante alpha et beta puellae. |
(...)
XXIII
I vecchi sono imbevuti del fiele dell'avarizia,
ai fanciulli l'odore del guadagno è più dolce del miele;
non desiderare il pudore, ma piuttosto i denari:
questo imparano tutte le fanciulle, prima dell'ABC. |
(...)
XXVI
Filii nobilium dum sunt juniores,
mittuntur in Franciam fieri doctores,
quos prece vel precio domant corruptores;
sic praetextatos [2].referunt Artaxata mores [3]. |
(...)
XXVI
Finché i figli dei nobili sono giovani,
sono spediti in Francia per diventare dottori,
e con preghiere o prezzo li domano i corruttori
"così
i ragazzi.[2].apprendono
costumi di Artaxata" [4]. |
XXVII
Mores habet barbaris, Latinus et Grecus,
sic sacerdos ut plebs est, caecum ducit caecus,
se mares effaeminant et equa fit equus,
expectes ab homine hoc usque ad pecus. |
XXVII
Il latino e il greco, dal sacerdote al plebeo,
ha i costumi del barbaro: cieco guida cieco,
gli uomini s'effeminano e il cavallo si fa cavalla:
aspéttati ciò dagli uomini fino alle pecore. |
XXVIII
Et quia non metuunt animae discrimen,
principes in habitum verterunt hoc crimen,
virum viro turpiter jungit novus hymen,
exagitata procul non intrat faemina limen[6]. |
XXVIII
E poiché non temono la perdita dell'anima,
i prìncipi fecero abitudine di quel crimine:
un nuovo Imeneo [5].lega, turpe, uomo a uomo,
la donna, scacciata, non oltrepassa la soglia [6]. |
Scrittore (evangelista).
Miniatura del 1180 circa.
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Carmen VIII
"Fallax est et mobilis lex
humanae sortis"
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Carmen 8
"La legge della sorte umana è fallace e instabile"
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(...)
X
Habundes.[7].in
capite cano senectutis
retinent
in moenibus.[8].flores
juventutis;
male sibi conscii de via virtutis
insectantur
alios gladios.[9].acutis. |
(...)
X
Il capo abbondantemente bianco di vecchiaia,
conservano in casa fiori di giovinezza;
con scarsa conoscenza della via della virtù
inseguono gli altri con spade affilate. |
XI
Ex iis esse novimus plures Sodomaeos
deas non recipere set amare deos,
set, quotquot invenerit hujus rei reos,
qui in coelis habitat irridebit eos. |
XI
Tra loro sappiamo che ci sono molti Sodomiti,
che non accolgono dee ma amano dèi,
ma Colui che abita in cielo irriderà
quanti troverà colpevoli di tal cosa. |
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Il testo da: Edélstand de Meril, Poésies populaires latines au moyen age, Firmin-Didot, Paris 1847, pp. 159-160, online su "The latin library". Anche in: Thomas Stehling, Medieval latin poems of male love and friendship, Garland, New York & London 1984, pp. 80-83 (con trad. inglese).
Una traduzione inglese è anche qui.
La traduzione in italiano, inedita, è stata offerta da Lorenzo Gallo, che ringrazio.
Gualtiero di Lilla (alias Gualterus de Insulis, Walter of Châtillon...), è un ecclesiastico che scrive fra le altre cose alcune poesie di tono moraleggiante prendendo spunto (e spesso citando interi versi) dalle Satire di Giovenale.
Qui ne presentiamo due estratti che esecrano il presunto dilagare della sodomia omosessuale.
[2].Letteralmente: con la praetexta, la tunica che identificava gli adolescenti romani di condizione libera (NdT).
[3] Citazione d'un verso di Giovenale (satira 2, 170).
[4].Capitale dell'Armenia, quindi "barbarica" (NdT).
[5].Dio pagano del matrimonio. Anche: "canto nuziale" (NdT).
[6].Citazione
da Giovenale
(satira 2,
88).
[7].Leggi: abunde (NdT).
[8] Stehling emenda, plausibilmente, in "renibus": "conservano nelle reni il vigore della gioventù".
[9].Leggi: gladiis (NdT).
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